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Una corona per il capo: Harmony Collezione
Una corona per il capo: Harmony Collezione
Una corona per il capo: Harmony Collezione
E-book164 pagine4 ore

Una corona per il capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il principe Logan non era destinato a indossare la corona - e di certo non la voleva! - ma la decisione di suo fratello di abdicare non gli lascia altra scelta. In questa situazione, c'è solo una cosa che lo rende felice: la certezza che la sua fedele assistente Cassidy Ryan rimarrà al suo fianco.

La vita di Cassidy viene messa sottosopra dall'inaspettato annuncio del suo capo. Lei non ha la minima idea di come si organizzi un'agenda reale... o di come gestire l'irresistibile attrazione che prova per Logan. Quando anche lui le confessa di desiderarla, Cassidy si trova davanti a un bivio: abbandonare subito qualsiasi fantasia romantica o sperare un giorno di diventare la sua principessa.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2021
ISBN9788830528512
Una corona per il capo: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Una corona per il capo - Michelle Conder

    successivo.

    1

    Cassidy confrontò il prospetto che aveva tra le mani con quello sullo schermo e sentì il mondo sprofondare sotto i suoi piedi.

    Gli aveva consegnato quello sbagliato.

    Era la fine.

    Sarebbe stata licenziata. La ciliegina sulla torta di una giornata iniziata male e peggiorata con il trascorrere delle ore.

    Non le capitava un giorno simile da quando suo padre aveva svegliato lei e sua sorella nel cuore della notte e aveva lasciato con loro la casa nella quale erano cresciute, quasi fossero dei criminali in fuga. Non lo erano, ma per un po' erano stati trattati come tali.

    Anche grazie a lei...

    Flagellarsi per gli errori del passato però non l'avrebbe aiutata in quel momento.

    Se non avesse trovato una soluzione, la mattina seguente il suo capo si sarebbe recato a Boston, dove avrebbe dovuto finalizzare un finanziamento di vitale importanza con le informazioni sbagliate. Questo avrebbe significato gettare al vento otto mesi di duro lavoro.

    Non poteva incolpare nessuno all'infuori di se stessa. Non avrebbe dovuto permettere che la notizia che sua sorella le aveva dato quella mattina la distraesse tanto e l'unica cosa che poteva fare ora era cercare di risolvere il problema.

    Aveva ancora tempo, si accorse guardando l'orologio. Controllò ancora una volta la versione aggiornata del documento, assicurandosi di aver inserito i dati giusti questa volta, poi avviò la stampa.

    Ovviamente la carta nella stampante si esaurì a metà del processo, ma cos'altro si sarebbe potuta aspettare? Quando una giornata iniziava in quel modo, la legge avrebbe dovuto permettere al malcapitato di poter tornare a dormire.

    Si portò le mani alla testa dolorante, ricordando il momento in cui una delle sue due nipotine di undici anni era entrata saltellando nella sua stanza quella mattina, annunciandole che la madre stava per sposarsi. Sua madre, la sorella di Cassidy. La donna che si era trasferita da lei dopo aver toccato il fondo per l'ennesima volta e che aveva giurato di non volersi mai più avvicinare a un uomo dopo essere stata abbandonata dal padre delle gemelle ancor prima della loro nascita.

    Peta era entrata nella stanza subito dopo la figlia, con un anello di diamanti al dito. «Non sapevo come dirtelo» aveva mormorato con un timido sorriso. «Dan mi ha colta di sorpresa con la proposta e vuole che io e le ragazze ci trasferiamo subito da lui. Non lo faremo, ovviamente» si era affrettata ad assicurare, «non finché non avrai trovato un'altra casa o un coinquilino. So che non puoi permetterti di pagare l'affitto da sola.»

    Ancora sotto shock, Cassidy era rimasta a fissarla in silenzio. «Sei fidanzata?»

    «Incredibile, non è vero?» Peta si era guardata la mano con espressione estasiata. «Fatico a crederlo anch'io, ma... è davvero speciale, Cassidy. E vuole anche adottare le bambine.»

    A quelle parole, la gola di Cassidy si era serrata in un nodo. Le piccole erano sue. Era stata presente al momento della loro nascita, aveva aiutato sua sorella a crescerle, aveva portato Amber al Pronto Soccorso quando si era rotta il braccio e Peta era bloccata al lavoro dall'altra parte della città. Aveva letto favole ad April per distrarla mentre la gemella era in sala operatoria.

    Dan era... una brava persona, ma un matrimonio?

    Pensandoci bene, avrebbe dovuto aspettarselo. Sua sorella era così bella che i passanti per strada non potevano fare a meno di voltarsi al suo passaggio. Le persone come lei e come il suo capo, il principe Logan di Arrantino, vivevano su un piano diverso dai comuni mortali, provocando capogiri e spezzando cuori senza nemmeno rendersene conto.

    Era sempre stato così. Alle superiori i ragazzi si avvicinavano a lei solo nella speranza di poter conoscere sua sorella. Era una cosa cui era abituata a tal punto che ancora adesso si chiedeva quale potesse essere il secondo fine, quando qualcuno la invitava fuori a cena. Non che avesse ricevuto molti inviti dopo l'ultima, disastrosa esperienza. Per una volta avrebbe voluto che un uomo desiderasse il suo corpo, lei, e non ottenere un favore. Era chiedere troppo?

    Un'immagine del suo capo le si fece strada nella mente e lei la scacciò con prontezza. L'unico motivo per cui avrebbe potuto desiderare il suo corpo era per seppellirlo dopo averla uccisa per tutti gli errori che aveva commesso quel giorno.

    Prima gli aveva passato la telefonata di una ex in lacrime invece di quella di un importante collaboratore, poi lo aveva mandato nel ristorante sbagliato per l'incontro con un cliente, all'ora di pranzo, causandogli un ritardo di venti minuti. Ora questo...

    Si alzò, raccolse con cautela i fogli e andò in cerca dell'occorrente per rilegarli. Tutti i suoi colleghi erano già andati via e, per una volta, ne fu davvero felice. Il pensiero di dover fare conversazione o tornare a casa senza essere prima riuscita a stamparsi in faccia un sorriso sincero da rivolgere a sua sorella la riempivano di angoscia. Non che non fosse felice per lei. Lo era. Aveva solo paura di quello che questa novità avrebbe significato per se stessa. Paura di affrontare un futuro nel quale non avrebbe potuto essere con la propria famiglia tutti i giorni. Un futuro di solitudine. Riusciva quasi a vedersi, una donna sola con uno scialle sulle spalle per scaldarsi e una dozzina di gatti intorno alle gambe.

    Le si chiuse la gola. Lei e sua sorella erano una squadra. Lo erano dal momento della nascita delle gemelle, quando Peta aveva appena compiuto diciassette anni e lei diciotto. Pochi mesi prima la madre le aveva abbandonate improvvisamente e il padre non si era mai ripreso del tutto dallo shock, perciò Cassidy era divenuta la roccia cui tutti si aggrappavano in cerca di sostegno. A lei andava benissimo così. Amava essere d'aiuto e non era certo tipo da scappare davanti alle situazioni difficili.

    Dopo aver trovato quello che cercava tornò nel suo ufficio e sollevò la cornetta per chiamare il corriere. Poi esitò. Vista la sua fortuna quel giorno, come minimo il corriere non si sarebbe presentato o avrebbe avuto un incidente e i documenti sarebbero finiti sul fondo dell'Hudson. Sarebbe stato un danno per l'ambiente e lei sarebbe comunque stata licenziata per la propria stupidità.

    Essere assunta come assistente personale di Logan solo pochi mesi dopo la laurea era stato un immenso colpo di fortuna cui faticava ancora a credere. Sapeva di aver ottenuto quel ruolo solo perché si era trovata al posto giusto al momento giusto e la responsabile del personale era ormai alla disperazione. Se non fosse stato per quella coincidenza, non avrebbe ottenuto quel lavoro che amava, per un uomo che chiunque non poteva che definire un genio della finanza. Era una forza della natura che non si fermava davanti a nulla, pur di ottenere quel che voleva, cosa che l'aveva imbarazzata all'inizio, ma che aveva imparato a mascherare con successo.

    «Le sue assistenti precedenti se ne sono andate perché non riuscivano a sostenere il carico di lavoro» l'aveva informata la responsabile del personale mentre percorrevano il lungo corridoio che portava all'ufficio del suo capo, «erano troppo intimidite dal suo titolo di principe, o si sono innamorate di lui. Una qualsiasi di queste cose ti farà perdere il posto nel giro di pochi secondi.»

    Con ormai solo pochi dollari sul conto corrente, Cassidy le aveva assicurato che l'amore era l'ultimo dei suoi pensieri. Inoltre, durante il quinto anno delle superiori era riuscita a fare due lavori e a diplomarsi prima degli altri, perciò sapeva bene cosa volesse dire lavorare duramente.

    Abbassò gli occhi sui documenti che aveva infilato in una busta marrone. L'appartamento del suo datore di lavoro era a soli quindici minuti di distanza a piedi e le era già capitato di consegnare qualche fascicolo a casa sua. Allora, perché no? Mentre camminava avrebbe potuto pensare a cosa dire a sua sorella una volta rientrata e sarebbe stata molto più tranquilla sapendo per certo di aver rimediato al proprio errore consegnando personalmente i moduli giusti al suo capo.

    Forse sarebbe stata tanto fortunata da trovare la casa vuota, così da poter scambiare i fogli senza che lui se ne accorgesse.

    Sentendosi già un po' meglio a quella possibilità, indossò la giacca del tailleur, raccolse la borsetta e lasciò l'edificio.

    Era metà luglio e la Fifth Avenue brulicava di turisti in pantaloncini e cappellini da baseball, carichi di borse. Avanzando in mezzo a loro, Cassidy non si accorse che il cielo si era oscurato finché una goccia cadde proprio nel mezzo del suo prezioso pacchetto.

    Sospirando e accettando che quella proprio non era la sua giornata, si rifugiò sotto al tendone di un negozio insieme a due donne, proprio un istante prima che il temporale si abbattesse in tutta la sua forza.

    Un'altra goccia le colpì la fronte e, alzando gli occhi, notò un buco nella tenda. A quel punto mancava solo che un furgone sfrecciasse accanto al marciapiede finendo in una pozzanghera e inzuppandola.

    «Mi scusi» la interpellò una delle due donne, «il mio telefono non funziona bene. Per raggiungere Broadway dobbiamo andare a destra o a sinistra? Siamo in ritardo per uno spettacolo.»

    «A sinistra.» Cassidy diede loro le indicazioni necessarie, desiderando ardentemente che il suo unico problema in quel momento fosse raggiungere Times Square per assistere a un musical. Non ricordava nemmeno l'ultima volta in cui era uscita a divertirsi. Chi aveva tempo per attività frivole?

    Si tolse la giacca, la avvolse intorno alla busta e cercò un taxi. Ovviamente, a seguito dello scroscio improvviso di pioggia, non c'era nemmeno una vettura gialla in vista.

    Rassegnata, si avventurò sotto al diluvio, consapevole che se non si fosse sbrigata non sarebbe mai riuscita a tornare a casa prima che facesse buio. Si augurò che il suo capo tenesse in conto la sua dedizione, al momento di distribuire i bonus annuali.

    Quando finalmente raggiunse l'edificio era ormai fradicia, tremante e senza fiato.

    Il portiere dovette rivolgerle una seconda occhiata prima di riconoscerla e affrettarsi a tenerle la porta aperta mentre scivolava nell'atrio.

    «Buonasera, signorina Ryan.»

    «Buonasera, Michael.» Fece una pausa per riprendere fiato. «Il capo è in casa?»

    «Sì, è rientrato un'ora fa.»

    «Perfetto» borbottò. Dunque non aveva speranza di riuscire a nascondere il proprio errore.

    Poiché non aveva risposto ai messaggi che gli aveva mandato poco prima, usò la sua chiave personale per accedere all'ascensore riservato che conduceva all'attico. Un'inaspettata agitazione la colse, mentre sfrecciava verso l'ultimo piano dell'imponente grattacielo. Le era già capitato diverse volte di consegnare qualcosa nel suo appartamento, ma mai quando lui era in casa. Il pensiero di vederlo in ambito domestico la innervosiva, ma si disse che probabilmente non era altro che lo strascico di una brutta giornata.

    Uscì dall'ascensore muovendosi in modo cauto per non scivolare sul pavimento di marmo. L'attico era meraviglioso, caldo e invitante grazie al legno che l'arredatore d'interni aveva usato in contrasto alle immense vetrate dalle quali si godeva di una visuale a trecentosessanta gradi su Manhattan.

    Consapevole di essere zuppa, cercò di rimanere immobile e lo chiamò ad alta voce. Non ottenne risposta e per un momento si perse a osservare il tramonto che tingeva d'oro le cime dei grattacieli. Espirò lentamente, sentendosi avvolgere da un senso di calma e pace. Nella quiete dell'appartamento, il traffico e il frenetico andirivieni dei pedoni sembravano lontani e quasi surreali. Era come ritrovarsi in un bozzolo protettivo, un vero conforto, dopo quella giornata infernale.

    Il sollievo si interruppe bruscamente

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