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Bruciante passione (eLit): eLit
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E-book185 pagine2 ore

Bruciante passione (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Kimberly Hayward ama la precisione quando lavora. Le sceneggiature che scrive sono curate in ogni dettaglio e l'autenticità è d'obbligo. Così, visto che nel suo ultimo lavoro le scene d'amore non sembrano abbastanza veritiere, e focose, dovrà aggiungere un po' di pepe. E poi dovrà trovare qualcuno disposto a collaudarle con lei.

Jason Parker non ha mai affrontato un incarico tanto singolare: deve pedinare una splendida bionda dal comportamento sospetto. Jason sa bene che il suo lavoro non prevede distrazioni di nessun tipo, ma come resistere a tanta prorompente sensualità quando, una notte, lei si spinge oltre e lo seduce?

La loro relazione è appassionata ed esplosiva. E il finale non è scritto nel copione!
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2019
ISBN9788830500402
Bruciante passione (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Bruciante passione (eLit) - Susan Kearney

    978-88-3050-040-2

    1

    «Perché si sta spogliando?»

    Jason Parker guardò il monitor puntato sul bagno pubblico. Le telecamere della sorveglianza gli permettevano di vedere l'interno, ma non oltre la porta chiusa dei singoli gabinetti.

    Kimberly Hayward aveva appena buttato sopra la porta il top aderente che aveva addosso, suscitando in lui il desiderio di vedere qualcosa di più dei suoi bei polpacci e dei suoi piedi sensuali. Aveva abbastanza buonsenso da non sospettare che Kimberly lo stesse provocando. Distraendolo dal suo lavoro.

    Ma lei non poteva sapere che la stava guardando, che era in missione per lo Shey Group e che il governo degli Stati Uniti l'aveva messa sotto stretta sorveglianza. Essendo priorità del governo fermare il terrorismo, il suo caso non veniva considerato abbastanza importante da affidare l'incarico a un agente ufficiale, così il capo dello Shey Group aveva scelto Jason per quella missione. Solo che lui non si era aspettato che sorvegliare Kimberly Hayward sarebbe stato così eccitante. Si spostò sulla sedia.

    Nell'ultima settimana, gli occhi maliziosi di Kimberly, il suo sorriso impudente e la sua falcata lo avevano fatto quasi impazzire. Probabile che quella sera dovesse fare un'altra doccia fredda per riuscire a trovare sonno.

    Per l'ennesima volta, imprecò contro Logan Kincaid per averlo scelto come volontario per quell'incarico particolare, un incarico che fino a quel momento aveva richiesto soltanto le elementari capacità di un guardone. Per quanto preferisse fantasticare sul corpo di Kimberly piuttosto che interrogarsi sui suoi moventi, non poteva non fare congetture sul suo strano comportamento. Come mai non stava esaminando i libri sugli scaffali alla ricerca di qualcosa da leggere durante la sosta in Cornovaglia o non stava mandando e-mail a casa come qualsiasi altro turista? Niente gli sarebbe piaciuto di più di riferire che non c'era alcunché di insolito nel comportamento di Kimberly.

    Invece no, si era infilata nella locale biblioteca ed era andata a spogliarsi in bagno. E il suo spogliarello gli stava facendo strani effetti.

    La guardia della biblioteca entrò nell'ufficio, guardò lo schermo con un certo cipiglio e disse: «Noi non permettiamo queste cose nei nostri bagni, signore. Se la signora è in vacanza e sta per incontrare...».

    «Non è così.» Kimberly era venuta in Gran Bretagna da sola, cosa che Jason trovava sia coraggiosa sia affascinante. Per esperienza sapeva che le donne tendevano a viaggiare in due, o con un uomo o con un'amica. Il fatto che Kimberly visitasse l'Inghilterra da sola rivelava che era sicura di sé. Non l'aveva vista parlare con nessuno, a parte la guida o gli altri turisti, e dubitava che stesse per fare qualcosa di illecito nel bagno della biblioteca.

    «Dovrò farla uscire di lì» disse la guardia.

    «Non ancora. Forse si sta solo cambiando d'abito.»

    In quell'ultima settimana, Jason aveva visto Kimberly bere tè con un abito scintillante che aveva uno spacco così profondo da farle rischiare l'arresto. L'aveva vista con dei calzoncini aderenti scendere due gradini alla volta dalla Torre di Londra e poi prendere il sole su una spiaggia di Brighton con un bikini mozzafiato. Sempre priva di trucco e con gli occhi scintillanti, aveva un'aria innocente come di rado gli capitava di vedere.

    Dopo una settimana di sorveglianza segreta e in attesa di una mossa sospetta, ormai conosceva e adorava i suoi occhi verdi a mandorla, l'angolazione della mascella quando era incuriosita e la bocca increspata ogni volta che si fermava a fare una fotografia. Aveva una bocca da baciare e un grazioso nasino, ma erano gli occhi ad affascinarlo. Iridi color smeraldo irresistibili.

    Oh, sì. La desiderava.

    E non ne capiva la ragione. Di solito era attratto da donne appariscenti che portavano abiti aderenti, troppo trucco e troppi gioielli. Donne che non chiedevano altro che spassarsela con lui. A Jason piacevano le donne che avevano esperienza e mai avrebbe pensato di provare interesse per una ragazza che sembrava appena uscita dal college.

    Kimberly lanciò la gonna sopra la porta del gabinetto.

    «Guardi che roba» disse la guardia annuendo con entusiasmo, nonostante la disapprovazione manifestata poco prima.

    Quando Jason notò che i jeans gli tiravano al cavallo, imprecò. Si stava eccitando. Chissà se lei portava un tanga o delle mutandine bianche di cotone? E il reggiseno, era di raso o di pizzo? La frustrazione crebbe al pari dell'erezione. Strinse i denti e cambiò di nuovo posizione.

    Fino a quel momento, Kimberly era sembrata una normale turista americana in giro per l'Europa. Il suo comportamento non aveva nulla di sospetto, perlomeno fino alla settimana prima, quando l'avevano fermata alla dogana mentre superava i controlli con delle pietre preziose nascoste nell'imbottitura del reggiseno. Le autorità l'avevano considerata una specie di prova in vista di una futura operazione di contrabbando. Lui non aveva creduto al rapporto della polizia... fino a quel momento.

    Quando Kimberly buttò anche un reggiseno bianco sopra la porta, imprecò di nuovo e puntò l'obiettivo sull'indumento. Piccolo, di pizzo, femminile. Impossibile nascondervi delle pietre. Che un ladro di gioielli del suo calibro si fosse ridotto a esaminare la biancheria di una donna proprio non gli andava giù, ma ormai si era impegnato. Anche se ladro, era pur sempre un uomo d'onore.

    Jason aveva promesso a Logan Kincaid che gli avrebbe restituito il favore. Un favore grosso che lo aveva tenuto fuori di prigione. Altrimenti, non si sarebbe mai trovato lì. Così, anziché bere champagne in Costa Azzurra, mescolandosi con i ricchi e potenti mentre alleggeriva segretamente le loro donne del peso dei loro gioielli, Jason Parker spasimava per una turista americana dall'abbronzatura dorata.

    Che fosse dietro la porta di un gabinetto con addosso soltanto gli slip lo incuriosiva abbastanza da fargli dimenticare il fastidio che quell'incarico gli procurava. Quello spogliarello era la prima cosa interessante che lei avesse fatto in quella settimana... senza contare il fatto che aveva versato del tè addosso a un conte durante una visita a Dumbroke Palace. Era anche molto curiosa, poneva così tante domande alla sua guida da fargli girare la testa.

    Passarono due minuti e Kimberly riprese tutti i suoi indumenti e uscì dal gabinetto, vestita di tutto punto.

    «Be', è davvero brava» borbottò Jason.

    Se non fosse stato un osservatore qualificato, se il capo dello Shey Group non avesse insistito dicendo che il governo degli Stati Uniti considerava pericolosa Kimberly Hayward, Jason non avrebbe mai riconosciuto la sexy bionda in vacanza sotto quel tailleur blu scuro con camicia bianca tutta abbottonata, occhiali di tartaruga, parrucca castana e quello che doveva essere un reggiseno imbottito, perché le dimensioni del petto erano notevolmente aumentate. Lei si fermò davanti allo specchio, si tolse il rossetto dalle labbra e raddrizzò la parrucca, poi uscì dal bagno a passo svelto.

    Addio, turista spensierata. Buongiorno, serissima signora. Con la fronte alta e le spalle dritte, aveva cambiato completamente personaggio. Non era solo brava, era stupefacente.

    Fino ad allora, Jason non aveva sospettato che fosse davvero una spia, ma adesso era assalito dai dubbi. Perché quel travestimento? Qual era il suo obiettivo?

    E allora Jason rimpianse di non avere prestato attenzione a tutte quelle fastidiose domande con cui lei aveva tempestato la guida. A meno che non ci fossero in ballo dei gioielli, il resto non gli importava. Tuttavia, sapeva che in quella biblioteca era custodito il Libro dei popoli celtici, un prezioso manoscritto tramandato da tempi antichissimi e tenuto rigorosamente sotto chiave, disponibile per consultazione solo a studiosi referenziati.

    Seguì i movimenti di Kimberly su una serie di monitor. Non camminava più ancheggiando, ma come una donna d'affari in ritardo a una riunione e, quando superò i suoi compagni di viaggio, nessuno la degnò di un'occhiata. Non la riconobbe nemmeno quel tizio che non aveva fatto altro che sorriderle per tutto il viaggio, un tale Alex Taylor.

    Da una grande sacca di pelle dove aveva probabilmente messo i vestiti che si era tolta, Kimberly estrasse un biglietto da visita e lo porse alla bibliotecaria. «Buongiorno.» La sua voce chiara e squillante gli arrivò attraverso il microfono. «Sono la dottoressa Johnson dell'Università di Stanford. Ho un appuntamento.»

    Per la seconda volta, la guardia di fianco a Jason si accigliò e allungò la mano verso il telefono.

    Jason lo afferrò al polso. «La prego, lasci che ci pensi io.»

    «Ma...»

    «Se le serve un permesso per farlo...» Jason si interruppe intenzionalmente. Girava voce che lo Shey Group avesse tentacoli dentro la Casa Bianca e il parlamento britannico, e al suo arrivo la guardia aveva chiamato i superiori per autorizzare l'americano a usare il loro sistema di sicurezza.

    La dottoressa Johnson seguì la bibliotecaria in una stanza sul retro.

    La donna indossò dei guanti, estrasse dalla tasca una chiave e la inserì nella serratura, poi con grande cautela prese un grosso libro rilegato in pelle.

    «È il Libro dei popoli celtici?» chiese Jason.

    «Esatto.»

    A occhi socchiusi, guardò lo schermo che mostrava la libreria a tutta parete piena di centinaia di volumi. «Può accendere la luce?»

    «No, signore. La luce diretta può danneggiare le pagine di questi libri antichi.»

    Jason guardò Kimberly portare il prezioso oggetto al tavolo più lontano. La bibliotecaria la lasciò sola nella stanza silenziosa. Kimberly gli voltava le spalle e lui non riuscì a vedere che cosa stesse facendo, ma il microfono trasmetteva il minimo rumore. Il fruscio delle pagine girate.

    Poi, a un tratto, l'inconfondibile rumore di un foglio strappato.

    La guardia imprecò.

    Kimberly si infilò il foglio sotto la giacca.

    «Ma è pazza?» esclamò la guardia alzandosi in piedi. «Non possiamo permetterle di uscire dalla biblioteca.»

    Soddisfatta per avere raggiunto il suo obiettivo, Kimberly restituì il libro alla bibliotecaria e tornò in bagno a cambiarsi. Sarebbe tornata l'innocua turista di prima.

    Soffocando l'eccitazione per il piano andato a buon fine, si avviò nel corridoio male illuminato, ma venne afferrata da un uomo sbucato da una rientranza buia. Lo sconosciuto le mise una mano sulle labbra, trasformando il suo grido in un ansito terrorizzato.

    Lei lasciò cadere la borsa, poi si rese conto che avrebbe dovuto almeno tentare di usarla per colpire l'uomo. Invece puntò all'inguine con il ginocchio.

    «Ehi, attenta! Potrebbe farmi male.» L'aggressore si spostò rapido e il colpo finì sulla coscia muscolosa. Dannazione!

    L'uomo aveva parlato con accento americano e lei tentò di guardarlo in viso. Aveva capelli neri corti, occhi blu scuro, l'espressione quasi divertita. Portava un impeccabile vestito grigio, camicia bianca e cravatta, non la solita uniforme di un criminale, ma la stava stringendo così forte da impedirle la circolazione del sangue.

    Non riuscì a pensare lucidamente, ma non per questo desistette. Alzò i pugni per colpirlo alla gola e lui le afferrò entrambi i polsi con una mano e la bloccò contro di sé. Poi si girò, intrappolandola fra il proprio corpo e la parete, e le coprì la bocca con la mano.

    «Non le farò del male.»

    Già, come no.

    «Se promette di non urlare, la lascerò andare» disse lui con voce calma e controllata, quasi cortese.

    Chi diavolo era?

    Non un ladro. Non le aveva preso la borsa.

    Non un aggressore, non le aveva fatto del male.

    Kimberly annuì in cenno di assenso.

    «Lo prendo per un sì» disse lui togliendole la mano dalla bocca, ma tenendole i polsi ben stretti.

    Oh, Dio. Tutto quello che lei sapeva dei comportamenti criminali le veniva dalle ricerche fatte per la sua sceneggiatura. Mai mostrare paura. Guardare l'avversario negli occhi gli avrebbe reso più difficile farle del male. Quanto a questo, be', in circostanze normali guardare quegli splendidi occhi azzurri non sarebbe stato un problema. Comunque fosse, il suo cervello aveva difficoltà a classificare come criminale un esemplare maschile tanto bello. D'altra parte, quei muscoli massicci rappresentavano un potenziale pericolo. La sua presa le ricordò che certi serial killer avevano circuito le vittime contando anche sul loro fascino. L'idea che quell'uomo potesse impedirle di gridare e bloccarla alla parete la lasciò con la bocca secca.

    «Che cosa vuole?»

    «La pagina che ha strappato dal Libro dei popoli celtici

    Oh, Dio. Non era uno stupratore o un assassino. Probabilmente lavorava per la biblioteca. «Lei non capisce...»

    «Mi illumini.»

    «Sono Kimberly Hayward e ho...»

    «Ha appena detto alla bibliotecaria di essere la dottoressa Johnson.»

    L'aveva sorvegliata. Aveva sentito la sua conversazione. E lei non aveva sospettato niente. «La prego, non riesco a respirare.»

    «Sputa il rospo, piccola.»

    «Il mio vero nome è Kimberly Hayward. Lei è della sicurezza?»

    «Sono io

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