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Inconfessabile desiderio: Harmony Destiny
Inconfessabile desiderio: Harmony Destiny
Inconfessabile desiderio: Harmony Destiny
E-book169 pagine2 ore

Inconfessabile desiderio: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

I Kincaid 6


Uniti da passioni e potere.
Divisi da un segreto ancestrale.


Per Jack Sinclair, figlio illegittimo di Reginald Kincaid, è arrivato il giorno della vittoria.
Lui, che non ha mai posseduto nulla, sta per assumere il controllo totale del Kincaid Group. Eppure il successo non gli porta la tanto sognata felicità. Tutta colpa di Nikki Thomas, la donna che credeva sua alleata, la donna con cui ha trascorso più di una notte di proibita passione. La donna al soldo del nemico, ma che non riesce a dimenticare.
Perché, per quanto denaro e potere possa ottenere, Jack alla fine desidera solo una cosa: Nikki, da amare.
LinguaItaliano
Data di uscita11 giu 2018
ISBN9788858983850
Inconfessabile desiderio: Harmony Destiny
Autore

Day Leclaire

Autrice americana creativa e versatile, ha scoperto in tenera età la sua passione per la scrittura.

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    Anteprima del libro

    Inconfessabile desiderio - Day Leclaire

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Very Private Merger

    Harlequin Desire

    © 2012 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Rita Pierangeli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-385-0

    1

    Dannazione!

    Sul marciapiede fuori dall’edificio del Kincaid Group Jack Sinclair osservò Nikki Thomas, quella che sarebbe diventata ben presto la sua ex amante, abbracciare Elizabeth Kincaid prima di entrare. Per quello che lo riguardava era il colmo dei tradimenti.

    Pezzi del puzzle, della cui mancanza non si era mai accorto, andarono subito a posto. Lei lavorava per il Kincaid Group, non c’erano altre spiegazioni. Per tutto quel tempo – quattro mesi fantastici passati insieme, una relazione che oscurava ogni sua precedente esperienza e che minacciava di trasformarsi in qualcosa di serio e duraturo – lei l’aveva usato. L’aveva circuito. Lavorando per il nemico. Prese un respiro profondo e si sforzò di assumere l’atteggiamento di fredda calma che aveva coltivato per tutta la vita. Ci riuscì... con difficoltà.

    Poteva esserci un’altra spiegazione per quell’abbraccio, insistette quel poco ancora in grado di funzionare del suo cervello. Poiché Nikki l’aveva comprato all’asta degli scapoli organizzata per raccogliere fondi per Leggere e scrivere, un evento che si era svolto a casa di Lily Kincaid e al quale aveva assistito metà dell’élite di Charleston, poteva aver conosciuto Elizabeth in quell’occasione. Oppure a un club femminile di cui erano socie tutte e due. Forse Elizabeth era amica della madre di Nikki. Dopotutto, appartenevano tutte all’alta società cittadina.

    Spiegazioni più che plausibili.

    Non solo, ma lui aveva chiesto a Nikki, nella sua veste di investigatrice, di scoprire chi possedesse quel cruciale dieci percento di azioni del Kincaid Group che non era controllato né da lui né dai Kincaid. Forse lei si trovava lì per cercare di appurarlo.

    Bene, era facile scoprirlo. Jack prese il suo cellulare e digitò il numero del Kincaid Group. La centralinista rispose al secondo squillo. «Kincaid Group. Con chi desidera parlare?»

    «Con Nikki Thomas.»

    La donna esitò. «Nikki? Nikki Thomas?»

    «È la vostra investigatrice. Mi ha detto che potevo chiamarla a questo numero.»

    «Oh, certo. Un momento, per favore.»

    Lui chiuse la comunicazione e imprecò a lungo, vedendo svanire le sue speranze di una spiegazione innocua. Sapeva fin dall’inizio che lei era un’investigatrice, ma il suo appello alla riservatezza l’aveva trattenuto dal fare domande. Adesso avrebbe dovuto rispondere a tutte.

    Si diresse all’edificio del Kincaid Group spinto da qualcosa di così profondo e primitivo da non riuscire a identificarlo. Sapeva soltanto che lo conduceva da Nikki. A un faccia a faccia con la donna che si era insinuata nella barriera da lui eretta a protezione della propria intimità.

    La donna che ben presto si sarebbe pentita di averlo preso in giro.

    Jack non sprecò altro tempo. Attraversò la strada incurante del traffico. Tutta la sua attenzione era concentrata sull’edificio di quattro piani che gli stava di fronte e sulla donna che vi lavorava. Negli ultimi cinque mesi vi era entrato spesso per riunioni con i figli e le figlie di suo padre, i Legittimi, come lui li chiamava. Non aveva dubbi che loro lo chiamassero il Bastardo, un soprannome che si era conquistato su più di un fronte.

    Si avvicinò al banco della reception. La donna che vi stava seduta dietro gli diede un’occhiata e impugnò il telefono. Jack si allungò sul banco e tolse la comunicazione senza alcuno scrupolo. La centralinista aveva senz’altro ricevuto ordini tassativi di avvertire uno dei Kincaid ogni volta che lui si presentava. Al loro posto, avrebbe fatto lo stesso.

    «Sa chi sono?» le chiese con voce pericolosamente soave.

    La donna annuì in silenzio.

    «Ottimo. Allora saprà anche che possiedo una porzione notevole di questa azienda.» Le fece cenno di rimettere il ricevitore sulla forcella. «Nikki Thomas. Dov’è?»

    Avvertendo la sua collera, un lampo preoccupato passò sul volto della donna. «Che cosa vuole dalla signorina Thomas?»

    «Non sono affari che la riguardano. Dov’è il suo ufficio? Non lo chiederò una seconda volta. Né mi scorderò della sua mancanza di collaborazione.»

    La preoccupazione della centralinista aumentò, ma in lei c’era anche un’espressione protettiva. Tipico di Nikki instillare un tale senso di lealtà nelle persone. Per un attimo, Jack pensò che non gli avrebbe risposto. Ma alla fine cedette. «Secondo piano... 210» mormorò lei, sconfortata.

    «Non l’avvertirà della mia presenza, intesi, vero?»

    «Sì, signore.»

    Jack rimase per un attimo incerto se servirsi dell’ascensore o delle scale. Optò per le scale. C’erano meno rischi di imbattersi in un Kincaid. Considerando il suo attuale stato d’animo non era sicuro di non mandare al tappeto il malcapitato. Non impiegò molto a trovare l’ufficio di Nikki. La porta era spalancata e anche se lei era in piedi davanti a una grande finestra che dava sul porto, dubitava che vedesse il panorama. Se ne stava con la testa china e le spalle curve, come oppresse dal peso di tutto il mondo. Da quando la conosceva, non l’aveva mai vista così depressa.

    Portava i capelli raccolti in cima, esponendo la pelle delicata del collo. La luce brillante del sole entrava dalla finestra, per perdersi nel nero corvino dei suoi capelli e al tempo stesso ponendo in risalto la femminilità della sua figura, fasciata in un abito blu oltremare. L’aveva vista indossarlo proprio quella mattina, conosceva la succinta biancheria di seta e pizzo che celava, il loro colore, in tinta con l’abito. Sapeva anche com’era lei in slip e reggiseno, come quella sfumatura di blu dava luminescenza alla sua pelle candida come un fiore di magnolia, e quanto fosse stato tentato di sbarazzarsene per trascinarla di nuovo a letto.

    Soffocò quell’ondata di desiderio con una inflessibilità che i suoi concorrenti avevano imparato a temere... e a rispettare. Lei l’aveva tradito, e dubitava di poterla mai perdonare. Adesso avrebbe scoperto fino a dove si spingeva quel tradimento, e che cosa l’avesse causato. Chiuse la porta. Il clic metallico assomigliò al rumore di un fucile che veniva armato, e risuonò violento quanto uno sparo.

    Nikki alzò di scatto la testa e si girò; la sua espressione confermò i peggiori sospetti di Jack. Doveva aver nutrito ancora un filo di speranza che lei gli avrebbe fornito una spiegazione plausibile, altrimenti non avrebbe provato un senso così opprimente di perdita.

    «Jack.» Il nome le uscì con un sospiro carico di sensi di colpa.

    «Credo che tu abbia omesso di dirmi qualcosa, Nikki. Un’informazione cruciale in ritardo di quattro mesi.» Jack aspettava ad avvicinarsi; doveva prima avere il pieno controllo sulla sua collera. «Ti va di riparare a quell’omissione?»

    «Posso spiegarti.»

    Lui non poté trattenersi dal ridere. «Quante volte una donna ha detto quelle stesse parole a un uomo? Naturalmente, di solito c’è un altro uomo nel suo letto quando ricorre a quell’espressione.»

    «Probabilmente tante volte quante un uomo le ha dette a una donna quando, tornando a casa d’improvviso, lo sorprende a fare l’amore con un’altra» ribatté Nikki. Subito dopo la sua ira si spense, scivolando in qualcosa in bilico tra malinconia e rimpianto. «Mi dispiace, Jack. Dire che posso spiegarti è un commento alquanto ridicolo, date le circostanze.»

    Lui si appoggiò alla porta e incrociò le braccia sul torace. «Mi chiedevo perché fossi disposta a pagare così tanto per me all’asta degli scapoli per Leggere e scrivere. Sostenevi che avevi fatto un’offerta per me perché nessun altro lo faceva, ma adesso sospetto che fosse premeditato. I Kincaid hanno escogitato questo astuto piano per metterti in grado di spiarmi, giusto? Adesso tutto ha un senso.»

    Lei alzò una mano e negli occhi le balenò un avvertimento. «Ehi, un momento. Se pensi per un solo istante che abbia fatto quell’offerta su richiesta dei Kincaid...»

    «Hai offerto mille dollari quando nessun altro l’avrebbe fatto.» La collera che faticava tanto a controllare, per un secondo gli sfuggì di mano. «Mi hai ingannato fin dal primo momento.»

    Lei scosse la testa, con tanta veemenza che ciocche di capelli si sciolsero e le accarezzarono l’esile colonna del collo. Dio, ricordava di aver affondato il volto in quei capelli profumati solo poche ore prima. Ricordava di aver tracciato una scia di baci lungo la vellutata linea della spalla. Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che i ricordi svanissero e lui ritrovasse la pace?

    «Non ti ho ingannato. Né allora né adesso.»

    Nikki avanzò di un passo ma qualcosa nella sua espressione la respinse, spingendola a indietreggiare inciampando, una mossa che risvegliò il predatore che c’era in lui. Lei doveva averlo intuito perché il suo respiro accelerò e gli occhi – quei maledetti occhi blu zaffiro – si velarono per il dolore e il rimpianto. Si strinse le braccia intorno all’esile vita, così attirando l’attenzione di Jack sul seno rigoglioso che premeva contro la giacca del tailleur.

    Si impose di distogliere lo sguardo e di concentrarsi sui suoi lineamenti, eleganti e ipocriti. Li aveva sicuramente ereditati dalla madre, il ramo aristocratico dell’albero genealogico della famiglia. Avrebbe dovuto capirlo che non ci si poteva fidare di chi era nato e cresciuto nell’élite di Charleston. Sua madre non l’aveva forse scoperto quando Reginald Kincaid aveva fatto di lei la sua amante?

    Angela Sinclair era nata nella classe sociale sbagliata, ciò che la rendeva idonea come compagna di letto ma mai all’altezza di essere sposata, così come il figlio che avevano generato non era degno di essere riconosciuto. Jack storse la bocca. Quantomeno, lo era stato soltanto quando il caro papà era ormai morto e sepolto, lasciando ad altri il compito di fare chiarezza nel caos che si era lasciato alle spalle.

    Per tutta la sua vita, Jack era rimasto all’esterno di quelle eleganti ville, mentre l’aristocrazia del sud era rimasta aggrappata alle sue rigide regole sociali. La società aveva fatto di lui un reietto a causa della sua condizione di bastardo, mentre aveva accolto l’uomo che aveva stabilito un doppio standard, l’uomo che aveva orgogliosamente abbracciato i Legittimi, i figli generati con Elizabeth Kincaid. E contemporaneamente aveva tenuto nascosti Angela e il suo primogenito. E ora l’ironia finale.

    L’unica donna della quale aveva finito per fidarsi, che credeva di poter amare per il resto della sua vita e alla quale intendeva offrire l’anello che si trovava nascosto in un cassetto del comò, era alle dipendenze dei Kincaid. Non c’erano dubbi che tutta la loro relazione si fondasse su un letto di bugie. Quello stesso letto in cui aveva goduto... fino a quel momento.

    Nikki tese una mano. «Ti prego, Jack. Devi credermi. Quando ho partecipato all’asta e ho offerto per te, non avevo idea di chi fossi. Non capivo perché nessun altro voleva fare un’offerta. Voglio dire, era per beneficenza. Non aveva senso.»

    «Ti aspetti davvero che io creda che non siano stati i Kincaid a convincerti a farlo? Spiacente, dolcezza. Considerando che lavori per loro e ti sei ben guardata di dirmelo, mi è impossibile credere a qualunque cosa tu dica.»

    «L’ho scoperto soltanto dopo quel primo bacio che ci siamo dati all’asta» insistette lei. «Lily ci ha sorpresi vicino alla rimessa, ricordi? Tu te ne sei andato e lei mi ha detto chi eri.»

    Oh, eccome se ricordava quel primo bacio, ricordava ogni secondo della passione irresistibile che li aveva travolti, un desiderio che li aveva resi ciechi e sordi a tutto quello che li circondava. In vita sua non aveva mai provato niente del genere. Capitava di rado che perdesse il controllo, e si vantava di riuscire a tenere sempre a freno le emozioni. Ma quella sera... Quella sera era stato lacerato in due dal bisogno impellente di possedere, di marchiare la donna tra le sue braccia in un modo primitivo e basilare. Di farla sua in ogni senso della parola.

    Era quello che i suoi genitori avevano provato l’uno per l’altra, il motivo per cui si erano beffati delle regole della società? Rifuggì da quel pensiero, non volendo esplorare la possibilità che il grigio interferisse con il suo mondo in bianco e nero. Naturalmente, quella sera non aveva fatto l’amore con Nikki, ma l’aveva fatto al loro incontro successivo, quando lei aveva preteso la cena vinta all’asta.

    Jack la fissò, esaminandola, analizzandola. «Anche se ti credessi... Tutti i Kincaid erano presenti quando hai fatto l’offerta. Sapevano che avevi vinto

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