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Fuori pericolo: Harmony Collezione
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E-book161 pagine2 ore

Fuori pericolo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Adesso, basta, però!

Quando si svolge un mestiere delicato come quello della guardia del corpo, vige un solo “imperativo”: non lasciarsi coinvolgere emotivamente da quello che accade, anche se si tratta di ingiustizie. Ma questa volta "Zach" Keller dubita di riuscirci.

Per l’ennesima volta ha assistito a...
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2017
ISBN9788858961797
Fuori pericolo: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Fuori pericolo - Arlene James

    successivo.

    1

    Due grosse fette di pane tostato spalmate di senape dolce, un'abbondante porzione d'arrosto disposta su una larga foglia d'insalata e ricoperta da uno strato di burro aromatizzato. Salsa di pomodoro leggermente piccante, condimento alla cipolla bianca, peperoncini sott'aceto e nessuna traccia di formaggio. Come tocco finale una generosa cascata d'olive nere snocciolate, tagliuzzate a piccoli anelli e innaffiate da una spruzzata d'aceto di vino rosso.

    Con cautela Jillian premette la seconda fetta di pane a copertura del trionfale sandwich. Lo avvolse in un tovagliolo di carta cerata, chiudendone i lembi con uno stuzzicadenti, e lo depose con cura nel sacchetto di carta marrone con la scritta Downtown Deli.

    Aggiunse una porzione di patatine arrosto, una mela rossa dalla buccia lucente e una barretta di cioccolato amaro alla menta. Richiuso il sacchetto, versò il caffè caldo in una larga tazza termica con tappo di chiusura e appoggiò entrambe le ordinazioni su un vassoio di cartone robusto.

    Era giunto il momento di pensare a se stessa.

    Si lavò le mani e, slacciatosi il grembiule, lisciò la gonna della sua uniforme grigia, ormai un po' sbiadita e consunta. Spinse in alto gli occhiali scivolati verso la punta del naso e raddrizzò la visiera di cartone decorato che precisava la sua appartenenza al personale di servizio del Downtown Deli. Con un rapido movimento del capo, gettò indietro le morbide ciocche dei suoi capelli castano dorato.

    Sospirò, sapendo di non essere particolarmente affascinante, così vestita. Alta e magra, con grandi occhi cerulei, l'espressione vaga e smarrita, sembrava somigliare a un'eterea fatina del bosco, tenera e infantile, piuttosto che a una donna capace di suscitare gli sguardi ammirati degli uomini.

    Zachary Keller, l'affascinante investigatore della Threat Management Incorporation, non avrebbe mai posato gli occhi su di lei.

    Era sicura che in oltre due mesi, da quando lavorava al Downtown Deli, lui non l'aveva notata, nonostante lei gli avesse preparato lo stesso panino imbottito almeno una dozzina di volte.

    Comunque Jillian aveva bisogno urgentemente della collaborazione dell'agente Keller. Gli avrebbe parlato, spiegato la situazione di Camille e, in questo modo, sarebbe riuscita ad attirare la sua attenzione. Era comunque certa che, portato a termine l'incarico, sarebbe ritornata a essere un'anonima figura dai contorni sbiaditi, uguale a tante altre che ogni giorno visitavano gli uffici della compagnia investigatrice.

    Zachary Keller. Un uomo attraente, con uno splendido corpo atletico, capelli scuri e occhi verdi. Il sorriso sfuggente, lo sguardo misterioso e impenetrabile. Era estremamente riservato, a volte scontroso, l'espressione del viso dura e volitiva.

    Un uomo così non avrebbe mai dimostrato interesse verso una giovane commessa di fast food. Una ragazza acqua e sapone, semplice e ingenua. Era Camille ad attirare gli sguardi degli uomini. Camille, la sorella maggiore. Una donna in carriera, brillante e sicura di sé. Una splendida bionda, sempre elegantissima e avvenente.

    Jillian fece un cenno al suo responsabile e ottenne il permesso di allontanarsi per consegnare l'ordinazione. Trasportando il vassoio, oltrepassò i banconi e si avvicinò agli imponenti ascensori dell'atrio. Incontrò Tess, una sua collega, intenta a riordinare il tavolino sul quale due segretarie avevano appena consumato un caffè.

    «Forza Jillian, non sprecare l'occasione!» la incoraggiò con un sorriso complice.

    Jilly rise e alzò una mano con due dita incrociate, un gesto augurale di buon auspicio. Ogni donna che lavorava nello stabile provava attrazione per l'investigatore Keller.

    Lois, la segretaria personale, era una bella signora divorziata, ormai prossima alla cinquantina, collaboratrice efficiente e affidabile. Spesso, però, indugiava in qualche chiacchiera di troppo e tra i corridoi degli uffici rivelava alle numerose spasimanti i gusti e le abitudini dell'avvenente signor Keller.

    Lois aveva garantito che era un incorreggibile single, completamente assorbito dagli impegni di lavoro. Si sospettava che fosse rimasto deluso da qualche relazione fallita, preferendo in seguito la solitudine alla compagnia delle donne.

    Jillian entrò nell'ascensore e schiacciò il pulsante del settimo piano.

    Zachary Keller stava leggendo ad alta voce alcuni appunti, quando fu interrotto da un colpo secco di nocche sulla porta del suo ufficio. Alzò gli occhi dal foglio e, una volta spento il registratore, si accomodò come di consueto, rilasciandosi sullo schienale e appoggiando un piede all'angolo della scrivania.

    «Sì, che cosa c'è?» disse automaticamente.

    La porta si spalancò e comparve il viso lungo e magro di Lois, incorniciato da una massa di capelli neri corvini, risultato di una tintura fin troppo carica. «È ora di pranzo!» annunciò la segretaria con la consueta voce squillante.

    Zach alzò un sopracciglio con aria stupita e, dopo una rapida occhiata all'orologio, commentò: «Un po' presto, oggi, no?».

    Lois non replicò e fece un cenno dietro alla porta. Rassegnato, Zach si rilasciò nuovamente sullo schienale e alzò entrambe le gambe sulla scrivania, ammirandosi compiaciuto i suoi stivali di cuoio e appoggiando le mani nella fibbia metallica della cintura.

    Vide entrare una ragazza alta e snella, che indossava un'uniforme grigia e un paio di occhiali dalla grossa montatura quadrata. Tra le mani reggeva un vassoio con un sacchetto dal contenuto sicuramente stuzzicante e il profumo gradevole. La riconobbe, nonostante gli sembrasse un po' diversa da quella che vedeva solitamente dietro il bancone.

    Gli appariva più alta ed esile, con un volto particolare, nonostante fosse nascosto dall'ingombrante paio di occhiali. Aveva sempre pensato che quella ragazza fosse molto miope e che gli occhi fossero grandi perché distorti dalle lenti.

    «Oggi non avevo ancora ordinato il pranzo» esordì lui con tono garbato ma indifferente.

    «Lo so» confermò lei timidamente, muovendo appena le labbra carnose. «Lo accetti come un tentativo di adescamento...»

    Zach stava per scoppiare in una risata, ma il tono serio della ragazza lo indusse a controllarsi. «I poliziotti sono irreprensibili e devono mantenersi alla larga da ogni tentativo di corruzione» replicò lui mantenendosi sullo scherzo, «ma dopotutto io non sono più un poliziotto, vero signorina...?»

    «Waltham, Jillian Waltham» intervenne prontamente Lois. «Jilly, ti presento il mio capo, Zachary Keller.» Rivolgendosi a lui proseguì con tono serio: «Jilly ha un problema che solo tu sei in grado di risolvere: le ho promesso che l'avresti aiutata».

    Un altro caso da accettare come opera di beneficenza, sancì Zach fra sé. Per qualche strano motivo, però, questa volta era perplesso. Generalmente non respingeva mai chi gli chiedeva la protezione, soprattutto quando erano donne vittime di uomini violenti.

    I suoi principali clienti erano personaggi politici o celebrità dello spettacolo che richiedevano una guardia del corpo in occasione di ricevimenti o manifestazioni pubbliche. Inoltre collaborava spesso con enti, istituti e multinazionali per investigazioni. Accettava anche clienti privati, vittime di minacce o di molestie.

    In quell'occasione, tuttavia, Zach aveva uno strano presentimento. Avrebbe preferito non accettare il caso. Tolse i piedi dalla scrivania e sedutosi composto allungò la mano per afferrare l'invitante sacchetto. Si rivolse alla ragazza con un sorriso benevolo.

    «Si accomodi, Jillian Waltham, e mi dica in che cosa posso esserle utile.»

    «So che sarebbe stato più corretto fissare un appuntamento, ma temevo che sarebbero trascorse troppe settimane prima che lei potesse ricevermi» iniziò Jilly sedendosi imbarazzata sulla poltroncina davanti alla scrivania.

    «Non si preoccupi, farò comunque il possibile per aiutarla» le rispose aprendo il sacchetto del pranzo.

    «È come lo ordina abitualmente» aggiunse lei indicando il panino.

    Lui le lanciò una rapida occhiata e prese la tazza del caffè, togliendone il coperchio. Sedutosi nuovamente, sorseggiò la schiuma e osservò con attenzione la ragazza di fronte a lui.

    Ammise con una certa sorpresa che, a parte la ridicola fascia di cartone sul capo e gli occhiali sproporzionati, il viso della giovane era grazioso, con lineamenti delicati e regolari, che conferivano un aspetto soave, candido. Si convinse che la montatura ingombrante era solo un pretesto per nascondere il volto.

    Jillian Waltham. Una ragazza particolare e riservata, dall'aspetto semplice, quasi dimesso. All'improvviso lui ne fu attratto e turbato al tempo stesso, provando un sottile disagio, inspiegabile.

    Con l'esperienza del lavoro, Zach aveva constatato che molti uomini, mariti o fidanzati, disprezzavano le rispettive compagne a tal punto che queste non avevano più fiducia in se stesse, riducendosi a donne trascurate, avvilite e depresse. Si chiese se per caso Jillian Waltham fosse una di loro.

    «È sposata?» domandò, lanciando una furtiva occhiata all'anulare privo di anello.

    «Uhm, no!» rispose lei colta un po' di sorpresa dalla domanda.

    «Non è mai stata sposata?» insistette lui.

    «Mai» confermò lei aggrottando le ciglia con fare sospettoso.

    «Allora è il suo fidanzato. Certo, il suo fidanzato o qualcuno con cui aveva una relazione e che la sta perseguitando o molestando. Sono situazioni frequenti, che ho risolto nella maggior parte dei casi.»

    Lei lo guardò incredula, sistemandosi gli occhiali con un leggero tocco del dito. All'improvviso il viso le si illuminò e lei scoppiò in una risata spontanea e limpida. Sembrava una ragazza surreale, simile a un personaggio ritagliato da un libro di fate e folletti del bosco. Semplice e splendida. Una bellezza inaspettata, rivelatasi d'incanto, come un fiore di raro splendore dischiusosi inaspettatamente.

    Zach fu preso in contropiede e appoggiò maldestramente la tazza, facendo fuoriuscire qualche goccia di caffè. Si asciugò le dita bagnate sfregandole contro i jeans e all'improvviso capì perché quella donna lo turbava tanto.

    Serena.

    Jillian Waltham gli ricordava Serena.

    Lui dovette fronteggiare l'ondata di emozione suscitata dal ricordo di Serena. Erano trascorsi ormai cinque anni, tuttavia il pensiero di quella morte insensata e crudele lo irritava profondamente e lo addolorava al tempo stesso. Era una ferita ancora aperta.

    Cercò di controllare i propri sentimenti e di guardare Jillian Waltham con lucidità.

    «No, non è il mio fidanzato!» puntualizzò lei sporgendosi in avanti con scioltezza. «È quello di mia sorella.»

    «Sua sorella?» ripeté lui perplesso.

    «Probabilmente ha già sentito parlare di lei. Camille Waltham, giornalista televisiva dell'emittente privata Channel 3

    Camille Waltham. Channel 3. Sorella di Jillian.

    Gli venne in mente una giornalista briosa, bella, bionda, sempre elegantissima e impeccabile. Si ricordò la voce. Sono Camille Waltham. Va ora in onda il notiziario di Channel 3. Grazie di aver scelto la nostra trasmissione.

    Zach si sentì di nuovo padrone della situazione, lucido e concentrato. Non si trattava di Jillian Waltham, nulla che gli ricordasse Serena, grazie a Dio! Si stava parlando di Camille Waltham, apprezzata giornalista televisiva. «Bene, entriamo subito in argomento» propose allora con decisione, prendendo un blocco di appunti e una biro. «Qualcuno sta dunque minacciando sua sorella?»

    «Non esattamente.»

    Zach depose la biro, guardandola con aria interrogativa in attesa di spiegazioni.

    Jillian proseguì. «Be', sì, potrebbero verificarsi minacce o ritorsioni. Tutto è iniziato quando lei l'ha lasciato. Janzen è fatto così, non accetta di essere respinto e interpreta la vita come una sfida continua, animato da un eccessivo orgoglio e un forte spirito di contraddizione.»

    Zach la stava ascoltando paziente. Emise un respiro profondo e le chiese: «Quando si sono lasciati?».

    «È successo circa due mesi fa, mi sembra l'otto o il nove maggio. Camille

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