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Il milionario senza passato: Harmony Collezione
Il milionario senza passato: Harmony Collezione
Il milionario senza passato: Harmony Collezione
E-book155 pagine2 ore

Il milionario senza passato: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

I Re di Russia 3/4

Nikolai Eristov vive secondo una sola regola: mai guardarsi indietro! Questo misterioso milionario ha seppellito il proprio passato così in fondo da renderlo inaccessibile al mondo esterno. Ma quando incontra l'elegante ballerina Rachel Cary a un matrimonio, tutte le sue certezze sembrano vacillare. Dietro al suo sorriso perfetto, alle movenze armoniose e alla sensualità innata, infatti, Nikolai intravede una donna che scappa da ombre scure quanto le sue. Dopo una notte esplosiva insieme, lui le promette quindici giorni di squisito piacere. Ma per la prima volta Nikolai ha mentito: due settimane non saranno sufficienti a placare la sua sete.
LinguaItaliano
Data di uscita11 nov 2019
ISBN9788830506589
Il milionario senza passato: Harmony Collezione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Il milionario senza passato - Carol Marinelli

    successivo.

    Prologo

    Nikolai Eristov era venuto a patti con il suo difficile passato. O almeno era convinto che fosse così. Eppure quella mattina, dopo che il maggiordomo gli ebbe servito il suo tè preferito, non sollevò la tazza come il suo solito perché gli tremava la mano e tanto tempo prima aveva deciso di non permettere a nessuno di notare la sua debolezza.

    Era così che era sopravvissuto.

    Una volta servita la colazione, il maggiordomo fece per lasciare la suite padronale sul ponte del lussuoso yacht, ma Nikolai lo bloccò.

    «Avrei bisogno che mi procurassi qualcosa.»

    «Certamente.»

    «Ho bisogno di un nuovo vestito.»

    «Savile Row e Jermyn Street sono...»

    «No» lo interruppe subito lui. Il maggiordomo aveva frainteso la sua richiesta. Non voleva che uno dei sarti più famosi di Londra salisse sullo yacht e nemmeno voleva recarsi in Savile Row. «Voglio che tu vada in un negozio e me ne compri uno. Conosci le mie misure.»

    «Sì, ma...»

    Nikolai scosse impaziente la testa.

    Lui non aveva bisogno di spiegare un bel niente al suo maggiordomo, pertanto continuò con la sua richiesta.

    «Possibilmente color antracite, oltre a una camicia e una cravatta adatti a una cerimonia in chiesa. Oh, e anche un paio di scarpe.»

    «Desidera che gli procuri degli abiti in un negozio?» chiese il maggiordomo, sempre più stupito. Il suo guardaroba era costituito da vestiti dei migliori stilisti, che erano più che contenti di vestire il signor Eristov nella speranza che quel bellissimo uomo venisse fotografato con indosso una delle loro creazioni. Perché mai doveva recarsi in un grande magazzino quando nel suo armadio era appeso il meglio della sartoria internazionale?

    «Sì» rispose Nikolai. «E ho bisogno che tu lo faccia subito. Il matrimonio è alle due.» A quel punto gli disse il budget di spesa che aveva in mente e vide il suo maggiordomo, solitamente impassibile, sussultare.

    «Non mi ero accorto che fosse arrivato di nuovo quel momento. E così presto...»

    Tutti gli anni, per un paio di mesi, Nikolai lasciava la sua vita lussuosa per lavorare su una nave rompighiaccio nell'Atlantico. In effetti era tornato da poco. In quei mesi indossava abiti caldi e ushanka. Per il resto del tempo si godeva la sua ricchezza.

    Era un uomo di successo in molti campi. Nessuno avrebbe potuto intuire le sue umili origini, o la vergogna e la paura che lo facevano svegliare di notte tutto sudato.

    «Devo comprare anche un regalo?» indagò il maggiordomo.

    «No.»

    Fu soltanto quando rimase solo che Nikolai sollevò la tazza.

    Aveva fatto bene ad aspettare perché la mano gli tremava mentre pensava a come affrontare al meglio quel giorno difficile, che avrebbe riportato a galla un'esistenza travagliata.

    Aveva combattuto contro le difficoltà, rifiutandosi di diventare un altro dato statistico. Invece di permettere al suo aguzzino di annientarlo, aveva lottato non solo per sopravvivere, ma anche per avere successo. Non aveva ceduto all'alcol e alla droga per smorzare il dolore, bensì lo aveva affrontato... e superato.

    Ovvio che fosse così, si disse Nikolai. Adesso possedeva una flotta di splendidi yacht e la sua presenza era regolarmente richiesta agli eventi più importanti. Partecipare a un party sul suo yacht era considerato un must.

    Aveva tutto. Grazie a Yuri, che era stato sia il suo mentore sia il suo salvatore. Avrebbe rinunciato a tutto pur di poter avere un'altra conversazione con quell'uomo. Mai come in quel giorno avrebbe avuto bisogno di un suo consiglio.

    L'unica persona che conosceva la verità sul suo passato era proprio lui: Yuri.

    «Beris druzhno ne budet gruzno» gli aveva detto. Era un vecchio proverbio russo che stava a significare: Se condividi il peso poi non sarà più così pesante.

    Nikolai gli aveva raccontato la verità solo per impedire che contattasse le autorità, che lo avrebbero rispedito all'orfanotrofio da dove era fuggito.

    A ogni modo Yuri aveva avuto ragione perché dopo avere condiviso il peso si era sentito più leggero.

    Ma adesso il suo mentore non c'era e spettava a lui decidere come affrontare al meglio quella giornata.

    Di certo desiderava vedere il suo amico sposarsi, però non voleva essere notato. Perché in quel caso Sev avrebbe voluto sapere perché era scappato senza dirgli niente ed era un argomento che non voleva affrontare.

    Il passato non doveva macchiare il suo presente. Sarebbe entrato e uscito dalla chiesa senza farsi notare. Un nodo d'inquietudine gli serrò il petto perché poteva quasi sentire Yuri ammonirlo dicendogli che intrufolarsi di nascosto non era affatto da lui.

    Attraversò la stanza e si fermò a guardare la banchina dove avevano attraccato la notte prima. La vetrata era stata trattata in modo che nessuno potesse vedere all'interno. Era una misura necessaria dal momento che la stampa amava catturare immagini del ricco e famoso proprietario di quello yacht e di ciò che succedeva a bordo.

    Osservò la gente che si fermava a fotografare l'attrazione che rappresentava la sua casa galleggiante. Ormai era abituato. Il suo yacht si chiamava Svoboda, parola russa che significava Libertà, e attirava un sacco di curiosi ogni volta che si fermava in un porto, soprattutto per vedere la rampa che si apriva per far uscire la sua automobile.

    La sua meta preferita era il sud della Francia, oltre al Golfo Persico. Era stato proprio durante una navigazione dalle parti di Aqaba che aveva scoperto di Sev e Naomi.

    Era sdraiato a letto incapace di dormire. Aveva pensato di svegliare la bionda che aveva accanto nel suo solito modo, invece si era alzato ed era andato sul ponte più alto e aveva acceso il computer sotto le stelle.

    Gli era capitato spesso di cercare notizie sui suoi amici, così aveva letto le ultime novità riguardo a Sev.

    L'esperto di sicurezza informatica, Sevastyan Derzhavin, è stato visto a Londra con un occhio nero e un brutto taglio. Con lui c'era la sua assistente personale, Naomi Johnson, con un enorme diamante all'anulare sinistro.

    L'immagine che accompagnava il breve testo era di loro due che camminavano per strada tenendosi per mano.

    Malgrado il volto tumefatto, Sev sembrava molto felice. Se lo meritava.

    Sev era stato la cosa più vicina a una famiglia che avesse mai avuto. In orfanotrofio lui, Sev, Daniil e Roman erano stati quattro ragazzini dai capelli scuri e la pelle chiara che avevano messo a dura prova gli assistenti. Erano nati senza speranza, ma ognuno di loro aveva dei sogni.

    All'inizio il sogno comune era quello di essere scelti da una famiglia.

    Non era successo e alla fine avevano capito che la gente preferiva adottare bambini biondi con gli occhi azzurri. Tuttavia avevano continuato a sognare.

    I gemelli, Daniil e Roman, sarebbero diventati due famosi pugili. Sev, con la sua mente brillante, avrebbe fatto sicuramente strada. E lui, sebbene non avesse idea di chi fossero i suoi genitori, era convinto che il padre fosse un marinaio. Da sempre aveva avuto dentro di sé un amore sconfinato per l'oceano ancor prima di vederlo.

    Purtroppo, in orfanotrofio, i sogni si spegnevano facilmente.

    A dodici anni, però, Daniil era stato scelto da una famiglia inglese.

    Da quel momento in poi il suo gemello era diventato ancora più ingestibile così lo avevano spostato in un'altra ala.

    Sev era stato trasferito in una classe più avanti e sperava di ottenere una borsa di studio per una scuola prestigiosa.

    Lui e Sev prendevano lo stesso autobus e dividevano la stessa stanza, ma senza l'aiuto dell'amico i suoi voti si erano abbassati e pertanto era stato preso in carico da un professore che detestava.

    «Spiegami come mai il tuo rendimento scolastico è sceso?» gli aveva chiesto.

    Lui si era stretto nelle spalle.

    Non gli piaceva quell'insegnante che lo puniva spesso, così che perdeva l'autobus e doveva tornare all'orfanotrofio a piedi.

    «Ti aiuta Sevastyan?»

    «Nyet. Posso andare adesso? Non vorrei perdere il pullman.» Faceva freddo quel giorno, nevicava e il suo cappotto non era caldo.

    «Dobbiamo parlare di questa cosa. Non gioverebbe alla domanda per una borsa di studio del tuo amico se scrivessi che ti ha aiutato nelle tue prove.»

    «Non lo ha fatto» aveva risposto lui.

    L'insegnante aveva tirato fuori un compito di matematica, poi gli aveva ordinato di sedersi e di scrivere le risposte alle domande.

    «Sei stato in grado di farlo due mesi fa, quindi perché non adesso?»

    «Non lo so.»

    «Tutto ciò potrebbe essere molto negativo per il tuo amico...»

    Lui aveva fissato i numeri, sperando di ricevere qualche illuminazione. Era ovvio che Sevastyan lo avesse aiutato, ma non lo aveva considerato un inganno, solo un amico che aiutava un altro amico. E adesso per questo avrebbe potuto avere dei guai.

    «Sevastyan fa i compiti al posto tuo?» gli aveva chiesto l'insegnante alzando una mano.

    Lui aveva pensato che volesse dargli uno schiaffo, invece gliela aveva posata su una spalla.

    «Nyet» aveva risposto lui cercando di scrollarsela di dosso.

    «Suvvia, Nikolai» aveva continuato l'altro prendendo una sedia e sedendosi vicino. «Come posso aiutarti se non mi dici la verità?»

    «Non ha mai fatto i compiti al posto mio.»

    «Allora dovresti essere in grado di risolvere questi esercizi di matematica.»

    Lui aveva sentito il clacson dell'autobus e aveva compreso che era partito.

    «Ti accompagnerò io a casa» gli aveva detto l'insegnante.

    Lui aveva aggrottato la fronte. Avrebbe preferito di gran lunga camminare nella neve.

    «Riguardo l'aiuto di Sevastyan...»

    «Non stavamo ingannando nessuno» aveva ribattuto nel tentativo di proteggere Sev ed evitare che perdesse la borsa di studio. «Mi ha soltanto mostrato come fare.»

    «È tutto okay» aveva mormorato l'insegnante con un tono gentile.

    Di fronte a quella strana gentilezza il suo cuore aveva iniziato a battere forte per la paura.

    «Se tutto quanto resta tra noi nessuno finirà nei guai.»

    Lui aveva continuato a fissare i numeri, poi aveva sentito la mano dell'insegnante risalire lungo la sua coscia...

    Il maggiordomo tornò e riuscì a non aggrottare un sopracciglio alla vista del tavolo che Nikolai aveva rovesciato in un attacco di rabbia al ricordo di cos'era

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