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Il destino in un diamante
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E-book219 pagine3 ore

Il destino in un diamante

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1832. Lord Beldon Stratten, un perfetto gentiluomo ben inserito nell'elegante e compita società inglese, sta cercando una moglie altrettanto perfetta che apporti all'unione rispettabilità e denaro. Queste caratteristiche mancano totalmente a Lilya Stefanov, una straniera su cui aleggia un alone di mistero, tuttavia Beldon rimane folgorato dalla sua esotica bellezza e dalla sua raffinata eleganza. Conciliare le esigenze del casato con il richiamo del cuore sembra impossibile. Finché non viene alla luce uno scandaloso e terribile segreto.
LinguaItaliano
Data di uscita11 dic 2017
ISBN9788858975633
Il destino in un diamante
Autore

Bronwyn Scott

Bronwyn Scott is the author of over 50 books. Her 2018 novella, "Dancing with the Duke's Heir" was a RITA finalist. She loves history and is always looking forward to the next story. She also enjoys talking with other writers and readers about books they like and the writing process. Readers can visit her at her Facebook page at Bronwynwrites and at her blog at http://www.bronwynswriting.blogspot.com

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    Anteprima del libro

    Il destino in un diamante - Bronwyn Scott

    Immagine di copertina:

    Nicola Parrella

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secret Life Of A Scandalous Debutante

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2011 Nikki Poppen

    Traduzione di Daniela Mento

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-563-3

    1

    Beldon Stratten, il quarto Barone Pendennys, in quel momento era coinvolto in un’importante missione, una missione matrimoniale.

    I suoi affari erano in ordine, requisito necessario per un buon matrimonio o per una buona morte nell’alta società londinese. Così almeno gli avevano insegnato, perché non poteva saperlo per esperienza personale, non essendosi mai sposato e non essendo ancora morto. Alcuni dei suoi amici avrebbero sostenuto che non c’era molta differenza fra l’una e l’altra cosa.

    E chi avrebbe scelto come moglie? Forse la bella Miss Canby, nobile ma con pochi soldi, o Miss Ellsworthy, nipote di un visconte, così ricca da farsi perdonare tutti i suoi difetti? O l’elegante Elizabeth Smithbridge, dotata di un’algida bellezza e di ventimila sterline di dote?

    No, non Miss Smithbridge. Troppo fredda, e il denaro non era tutto nella vita.

    Miss Canby gli aveva forse fatto l’occhiolino? E proprio mentre gli era passata accanto danzando con l’erede di una contea. Sì, lei gli aveva proprio fatto l’occhiolino, decise Beldon prendendo al volo una coppa di champagne dal vassoio di un cameriere di passaggio.

    La Stagione mondana era a dir poco un periodo incredibile. Quattro mesi per approfittare di tutte le opportunità che si sarebbero presentate. E quattro mesi in cui le donne lo avrebbero visto come una preda.

    Non era certo un ingenuo, quelle fanciulle lo stavano esaminando con la stessa cura con cui lui le esaminava a sua volta.

    Beldon sorseggiò lo champagne. Lady Eleanor Braithmore, la figlia di un conte e il miglior partito della Stagione, gli passò accanto volteggiando nel suo abito di pizzo bianco e nastri rosa. Il buonsenso gli diceva che sarebbe stata la candidata giusta. Ricca, giovane e bella, era tutto quello che un gentiluomo come lui poteva desiderare.

    Poi vide lei.

    Non sapeva chi fosse, ma era splendida.

    E non riusciva a vedere altro che la sua schiena, ma che schiena! Quell’anno la moda aveva decretato che le scollature degli abiti mettessero in mostra con generosità le spalle nude delle dame.

    La giovane donna in questione aveva i capelli corvini raccolti e adornati di fili di perle, che lasciavano vedere il suo bel collo flessuoso e la sua nuca sensuale. La sola vista di tanta bellezza accese la fantasia di Beldon. Che cosa avrebbe mai potuto fare, con una donna del genere?

    Chiuse gli occhi, immaginandosi di sfiorare quel collo.

    Sognò di sedurla a quella distanza, di baciare la sua nuca. Di abbassare il suo vestito fino a rivelare tutta la sua schiena, fino ai fianchi che dovevano essere ugualmente splendidi.

    Nuda doveva essere superba.

    Un uomo queste cose le intuiva. E un uomo intelligente evitava di indulgere in quei pensieri, perché non interferissero troppo con la sua razionalità.

    Beldon Stratten era un uomo intelligente. Gli era capitato altre volte, in passato, di indulgere in simili fantasticherie, ma adesso stava cercando una moglie, non un’amante.

    Il visconte sospirò e abbandonò le proprie fantasie. Chiunque fosse, non sarebbe stata una buona candidata per ovvie ragioni. Una moglie troppo attraente portava soltanto complicazioni nella vita di un uomo. Doveva fare una scelta equilibrata, suo padre si era lasciato andare agli eccessi e sapeva bene quali potessero esserne le conseguenze.

    In quel momento la donna si voltò, vide il suo viso e tutte le sue buone intenzioni andarono in fumo.

    Lilya.

    La donna del mistero non era altri che Lilya Stefanov, la pupilla di suo cognato Valerian. L’aveva già conosciuta nella residenza di campagna di Valerian, in Cornovaglia, ma non di recente. Nell’ultimo anno i suoi affari lo avevano portato spesso lontano da casa.

    La trasformazione di Lilya era stata stupefacente. Non somigliava affatto alla ragazzina vestita semplicemente che si ricordava. Era diventata una donna di straordinaria bellezza.

    Quella sera era splendida in un abito color avorio. Riusciva ad apparire eterea, mentre le altre debuttanti sembravano insignificanti nei loro abiti da ballo rigorosamente bianchi. Era come una donna sicura di sé in una sala da ballo piena di ragazzine appena uscite dal collegio, che non avevano mai posato il braccio titubante sulla manica della giacca di un uomo prima di quella sera.

    Nel suo sguardo non c’era timidezza. Nei suoi bellissimi occhi brillava una sorta di promessa di natura esotica.

    Beldon notò che era circondata da giovani bellimbusti. Chi avrebbe potuto rimanere indifferente alla sua bellezza? Presto avrebbe avuto mezza Londra ai suoi piedi, ma non lui.

    Non la considerava una possibile candidata come moglie. Sapeva bene cosa voleva, aveva trascorso l’intero inverno a dipingere il ritratto della moglie ideale: una donna che avesse abbastanza esperienza per amministrare una tenuta, che portasse una certa sicurezza finanziaria al loro matrimonio. Aveva impiegato dieci anni per rendere di nuovo rispettabile il nome dei Pendennys e voleva una consorte che potesse aiutarlo a continuare in quell’impresa.

    Per quanto Lilya fosse bella, non possedeva nessuna di queste qualità. Era la pupilla di Valerian, una profuga greca che veniva da Costantinopoli, forse incapace di integrarsi nella buona società inglese. E se anche si fosse rivelata una padrona di casa esemplare, rimaneva sempre la barriera finanziaria. Valerian le avrebbe di certo dato una dote generosa, ma Beldon non avrebbe potuto accettare i soldi del suo amico e cognato. Scrupoli a parte, c’era il fatto che aveva bisogno di sposarsi per denaro. Non poteva permettersi il lusso di scegliere una donna povera.

    Tuttavia Lilya aveva qualcosa di irresistibile. Lui avrebbe dovuto almeno farsi vedere, per il fatto di essere amico oltre che cognato di Valerian. Tutti avrebbero considerato strano che non la salutasse. Sarebbe andato da lei per poi tornare a dare la caccia a Eleanor Braithmore, la perfetta rosa inglese.

    Quell’uomo così affascinante la stava fissando con i suoi intensi occhi azzurri, che sembravano scavare fin dentro la sua anima. Quella strana sensazione attirò l’attenzione di Lilya su di lui.

    No, ora non la guardava più, stava venendo proprio verso di lei. Non lo riconobbe subito, per quanto le sembrasse un volto familiare. Le spalle larghe, l’altezza, i capelli castani. Mentre si avvicinava riconobbe gli occhi. C’era soltanto un uomo al mondo con occhi azzurri come i suoi.

    Beldon Stratten.

    Così era tornato.

    Il suo cuore accelerò i battiti quando si chinò a baciarle la mano, con eleganza raffinata e fascino virile, nel suo abito scuro.

    «Miss Stefanov, è da molto tempo che noi due non ci vediamo.»

    «Lord Pendennys, che piacere incontrarvi di nuovo...» mormorò lei di rimando.

    Lilya gli fece con modestia una riverenza, ricordandosi qual era la realtà. In quanto cognato di Valerian era stato obbligato ad andare a salutarla. Una fanciulla più sciocca sarebbe svenuta per l’emozione, lei invece provò un brivido quando le prese la mano. Forse era per quel suo fascino che le altre donne al ricevimento li stavano spiando discretamente da dietro i loro ventagli. Un uomo così attraente, che si muoveva con tanta sicurezza, era destinato ad attirare gli sguardi femminili.

    Si chiese quali altre qualità segrete potesse avere Beldon Stratten per essere così popolare tra le donne. E se toccandola semplicemente le provocava un brivido, di che cosa altro sarebbe stato capace se gliene avesse dato la libertà? L’idea la eccitò ancora di più.

    Beldon si impossessò con destrezza del carnet da ballo che pendeva dal suo polso e scoprì che il suo prossimo valzer era ancora libero, l’unico ballo che non fosse stato prenotato.

    «Vorrei che lo riservaste a me. Spero di essere ancora in tempo.»

    Fu subito chiaro che non era un uomo come gli altri che la circondavano, quei bellimbusti dall’aspetto acerbo. Era un uomo ancora giovane per godere i piaceri della vita, ma con un’età sufficiente per assumersi le proprie responsabilità.

    Quali fossero quei piaceri della vita, Lilya poteva soltanto intuirli. Non era il tipo che si lasciasse consumare dagli eccessi per il gioco e per le donne, come altri membri dell’alta società. Dalla formalità dei suoi modi lui appariva controllato e riservato. Emanava un’aura di potere, un certo mistero.

    Era sicura che se fosse riuscita ad andare oltre il suo sguardo e a penetrare nella sua mente, avrebbe scoperto grandi segreti, e forse qualcosa di addirittura primitivo nella sua forza. Ma per il momento Beldon per lei rimaneva una fortezza impenetrabile.

    E voleva danzare con lei.

    Subito.

    Provò un altro brivido. Era una ragazzina al confronto di un uomo come lui, esperto e raffinato.

    «Avete paura, Miss Stefanov?» le sussurrò in modo che fosse la sola a sentire la sua voce calda e profonda, mentre la guidava in mezzo alle altre coppie. «Da voi non me lo sarei mai aspettato.»

    «Paura?» Non era la parola giusta per descrivere quello che stava provando. «È solo che è da parecchio che non vi vedevo.»

    «Anch’io non vi vedevo da molto tempo. Quando vi ho riconosciuta sono rimasto senza fiato.»

    Com’era esperto nel lusingare una donna. Lilya quasi gli credette. Se il suo sguardo fosse stato meno distaccato, forse gli avrebbe creduto davvero.

    La musica cominciò. Beldon le posò una mano sulla vita, salda e possessiva.

    «Balliamo, Miss Stefanov? Non mi sembrate una donna che prova paura per un semplice valzer.»

    «Come avete fatto a capire così bene il mio carattere, dopo soltanto pochi minuti?»

    Anche se Beldon era il cognato di Valerian, non aveva mai parlato da sola con lui. Sotto tutti i punti di vista era un estraneo per lei, per quanto lo avesse ammirato da lontano. Bello, audace come gli eroi dei romanzi.

    Se fosse stata furba non avrebbe voluto conoscerlo meglio. Era più prudente farlo rimanere nei suoi sogni. Poteva indulgere al massimo in quell’unico valzer, se non voleva finire con il cuore spezzato, o anche peggio. Beldon Stratten non era per lei.

    Lilya posò una mano sulla sua spalla, conscia della sua intima vicinanza. L’essenza di sandalo e limone della sua colonia la avvolse, sentì i muscoli delle sue spalle anche attraverso la stoffa della giacca, particolari che le ricordarono ancora una volta quanto lui fosse virile. Una sensazione che la inebriava, ma doveva provargli che lui non la intimoriva.

    Aveva già danzato con altri uomini, era già stata fra le loro braccia, ma nessuno dei suoi cavalieri le aveva dato quelle sensazioni.

    Beldon danzava con consumata abilità, senza rendersi conto dell’effetto che aveva su di lei. Forse era un effetto che aveva su tutte le donne. Lilya lo seguì, danzando secondo lo schema familiare del valzer. Poi commise il suo primo errore.

    Secondo il protocollo avrebbe dovuto fissare un punto nel vuoto, al di sopra della spalla del cavaliere, invece cadde nella tentazione troppo forte di studiare il suo viso. Capì subito di avere commesso un grave errore, perché il fascino e il mistero di quell’uomo erano scolpiti nei suoi lineamenti.

    Gli occhi intelligenti, il naso ben disegnato, le labbra che sorridevano raramente. Era il volto di un uomo bello, ma inaccessibile. Non era il tipo d’uomo che si faceva avanti per caso con una donna, ma che decideva quando e come farsi avanti, scegliendo di volta in volta la sua vittima. Era ancora più eccitante che avesse scelto lei.

    Tutto di Beldon Stratten esprimeva forza di volontà, era così diverso dagli altri uomini con cui aveva ballato. A volte uomini più anziani, con la noia scritta sul viso, o uomini così giovani che ancora non si capiva bene che cosa sarebbero diventati.

    Questo era un uomo che sapeva bene chi era e che cosa voleva dalla vita e questo fatto lo rendeva oltremodo interessante.

    Forse questo era il motivo per cui le donne continuavano a spiarlo senza sosta di nascosto da dietro i loro ventagli.

    «Vi state divertendo?» le chiese lui mentre volteggiavano per la sala.

    «Certo, è tutto magnifico a Londra. Com’è possibile non divertirsi?»

    «Ho notato che voi avete segnato anche il nome di Lord Idlefield sul vostro carnet. Posso permettermi di consigliarvi di non danzare con lui? Può diventare terribilmente noioso.»

    Lilya si stupì che le desse un simile consiglio, anche se in modo scherzoso. Non si era aspettata che un tipo come lui potesse scherzare.

    «E che cosa mi dite di Lord Fairborough? Dovrò danzare con lui dopo il rinfresco» gli chiese lei, sorridendo civettuola.

    «Lasciatelo perdere. Alleva pecore, si interessa più a loro che alle donne» replicò lui con finta serietà.

    Lilya rise e successe l’imprevedibile. Beldon Stratten la premiò con uno dei suoi rari sorrisi, che gli trasformò il viso. Per un breve istante furono due complici, che ridevano e scherzavano insieme.

    Il valzer finì, portandosi via quel sorriso e il momento magico che avevano vissuto insieme. Beldon la accompagnò al suo posto, gentile e distaccato come sempre.

    «Grazie per il ballo, Miss Stefanov. Non ricordo di avere mai danzato un valzer migliore.» Si chinò a baciarle la mano, questa volta per congedarsi. «Non c’è da meravigliarsi che siate assediata da stuoli di ammiratori. Siete davvero una gemma fra le gemme.»

    Una gemma fra le gemme.

    Lilya sapeva bene cosa significasse quella frase. Serviva a descrivere una donna bellissima e raffinata, un modello di virtù. Ma per lei le gemme avevano sempre rappresentato qualcosa di molto più sinistro.

    «In questo caso dovremmo danzare insieme di nuovo» gli rispose.

    Ma non troppo presto, aggiunse nella sua mente. Aveva abbastanza buonsenso per rendersi conto che Beldon Stratten costituiva una distrazione troppo pericolosa per lei. Quello che aveva provato danzando con lui ne era la prova, non doveva cedere alla tentazione, per quanto le potesse sembrare attraente.

    Per il bene di Beldon, oltre che per il suo.

    Lilya sapeva di essere una debuttante del tutto particolare. Non importava quanti corteggiatori avesse, oppure quanto denaro Valerian offrisse per la sua dote, lei non avrebbe mai potuto essere come le altre fanciulle, che avevano una dote e un titolo nobiliare.

    Lei era stata allevata per essere la custode del diamante di Phanar, che avrebbe potuto cambiare il destino di intere nazioni.

    2

    Quella notte Lilya sognò della sua casa a Negush, anche se avrebbe preferito sognare di Beldon Stratten e del valzer che avevano ballato insieme.

    Rivide invece il volto di suo padre, i suoi occhi brillanti, la sua voce profonda che le spiegava ancora una volta il destino degli Stefanov.

    Chiunque possieda il diamante ha in mano le finanze della nazione. Non esiste un’altra gemma come questa, è la gemma fra le gemme. Nelle mani dell’uomo giusto può essere uno strumento di grandezza. Nelle mani dell’uomo sbagliato, uno strumento di tirannia. Chi può dire chi è quell’uomo, o che cosa potrebbe diventare? Per questa ragione il diamante è stato affidato segretamente a noi, e sta a noi controllare che nessuno se ne impossessi. Il rischio sarebbe troppo grande. Questo è stata la missione affidata agli Stefanov quattro secoli orsono, a Costantinopoli, una missione che continua ancora oggi...

    Lilya balzò a sedere sul letto, madida di sudore, ansimando forte.

    Aveva rivissuto in

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