Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Un corpo da guardare: Harmony Destiny
Un corpo da guardare: Harmony Destiny
Un corpo da guardare: Harmony Destiny
E-book141 pagine2 ore

Un corpo da guardare: Harmony Destiny

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Julie Roper è una ragazza ricca ed esuberante. Ha una irresistibile voglia di libertà, e una sera, senza pensarci troppo, prende la Porsche e si allontana da casa a velocità sostenuta, ma non sa che gli occhi attenti di Billy Licas, guardia del corpo ingaggiata dal fratello di lei, la seguono da vicino. E per fortuna! Perché quando Julie rimane senza benzina in una zona isolata, è proprio Billy a toglierla dai pasticci. Adesso però è lui a trovarsi nei guai fino al collo. Anzi, fino al cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858952856
Un corpo da guardare: Harmony Destiny

Correlato a Un corpo da guardare

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Un corpo da guardare

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Un corpo da guardare - Ryanne Corey

    successivo.

    1

    Quel lavoro era a dir poco una delizia.

    Billy Lucas se ne stava comodamente disteso sul letto con tre soffici cuscini di piuma dietro la schiena, intento a mangiare un ghiacciolo alla menta. Cuscini e ghiaccioli facevano parte degli extra offerti dal suo datore di lavoro.

    Qualunque cosa ti serva, chiedilo, gli aveva detto Harris Roper.

    Billy aveva approfittato dell'offerta. E in più c'era una bella domestica sudamericana pronta ad accorrere dalla cucina ogni volta che lui ordinava da mangiare. Non parlava inglese, ma aveva due splendidi occhi neri e rideva quando lui le faceva l'occhiolino.

    Senza dubbio a Billy non mancavano né le doti né le qualità che servivano ad attirare l'attenzione di una donna. Anzi, ne aveva più che in abbondanza. Il suo fascino era un dono naturale di cui nella vita aveva pienamente goduto, senza mai approfittarne, per la verità. Rispettava profondamente le donne, ma sapeva di non essere il tipo che prende impegni di lunga durata. La vita era troppo interessante per rassegnarsi a viverla in una casetta di periferia. Solo a pensarci gli venivano i brividi.

    La stanza che gli avevano assegnato doveva essere quella destinata all'autista, almeno così gli sembrava. Non era nato nel lusso di Palm Beach, ma in una zona malfamata di Oakland, in California. Nel posto dove era cresciuto non c'erano stanze per gli autisti; quelle case avevano le inferriate alle finestre e cocci di bottiglia sui muri di cinta. Però era laggiù che aveva imparato l'arte, difficile e necessaria, di sopravvivere. E c'era un'altra cosa da dire: di certo nei suoi trentatré anni di vita non aveva mai provato la noia che aveva visto dipinta sui visini di quei poveri bambini ricchi di Palm Beach.

    E sapeva bene quel che diceva. Al soffitto della sua stanza erano appesi ben cinque monitor che pendevano sopra il letto. Uno gli offriva una vista panoramica della facciata stuccata in rosa del palazzo centrale, un altro mostrava il sentiero che portava alla villetta degli ospiti. Un terzo ne sorvegliava il lato ovest, un altro il lato est, dov'era situata l'autorimessa. E l'ultima telecamera, che era la sua preferita, gli offriva un primo piano della porta d'ingresso dell'appartamento di Julie Roper.

    Da quasi due settimane seguiva giorno e notte ogni spostamento di Julie. Nelle rare occasioni in cui la ragazza usciva sola, lui diventava la sua ombra invisibile. Una sera, molto tardi, l'aveva seguita fin giù alla spiaggia, rimanendo a guardare di nascosto mentre lei saltellava a piedi nudi nel mare. Sì, saltellare era proprio la parola giusta, come una bambina che stenti a trattenere la propria vivacità. E quella sera Billy aveva capito che la signorina Roper era imprevedibile, il che rendeva il suo compito ancora più interessante.

    Era piccola e fragile, almeno in apparenza, ma lui cominciava a pensare che l'apparenza poteva anche ingannare. Elegante per natura, era dotata di quel certo stile, di quella classe così particolare che trapelava da ogni sguardo, da ogni minimo gesto che faceva. I capelli biondo scuro, sapientemente illuminati da sottili ciocche color platino, le sfioravano appena le spalle. Vestiva con la semplicità di chi si può permettere quanto c'è di meglio, ma si è infilata addosso la prima cosa che ha trovato nell'armadio, e camminava sempre con un portamento perfetto: le spalle indietro, la testa alta e il busto eretto.

    Billy non aveva mai visto una vera principessa, ma pensava che, se ce n'erano ancora, dovessero muoversi e camminare proprio come lei. Per qualche misteriosa ragione, Julie aveva deciso di abitare nella casetta degli ospiti anziché nella casa padronale. E lui, caso piuttosto strano per uno che, modestia a parte, nel suo ambiente aveva fama di saper indovinare con grande precisione la prossima mossa di chiunque, trovava difficile capire il motivo di quella decisione e la personalità della sua protetta. Ma la piccola Julie Roper faceva eccezione. Un'ereditiera da qualche milione di dollari che saltellava sulla battigia? Una miliardaria che aveva preferito vivere in una casetta invece che in un palazzo? Una donna che aveva uno sguardo invitante ma non incontrava mai un uomo, tranne qualche sera passata con un tipo tarchiato che sembrava un sergente dei marine? Niente baci, niente carezze, solo un rapido abbraccio sulla porta.

    Proprio in quel momento, Billy aguzzò lo sguardo, osservandola uscire dalla villa padronale, che sembrava un mostruoso confetto rosa. Il suo vestito, un semplice tubino bianco corto e molto, molto aderente, scintillava mentre la ragazza percorreva il sentiero illuminato verso la villetta per gli ospiti. Camminava lentamente, come se non sapesse dove andare e avesse tutto il tempo per arrivarci. Stranamente, però, teneva il capo chino e i capelli le nascondevano il viso. Anche il suo portamento sembrava diverso: non più freddo e composto, ma qualcosa che faceva pensare a un cuore infranto. Guardandola meglio, sembrava indifesa, un piccolo angelo biondo incorniciato da siepi di rigogliosa vegetazione tropicale.

    C'era qualcosa che non andava.

    Camminò a passi lenti fino alla porta d'ingresso, digitò il codice segreto, poi la porta si aprì e lei scomparve in casa. Un attimo dopo le finestre si illuminarono a una a una.

    Billy si alzò a sedere sul bordo del letto, senza preoccuparsi di infilare una camicia o di pettinarsi, e i suoi occhi d'un azzurro carico si fecero ancora più intensi mentre fissava il monitor.

    Poteva anche darsi che non fosse in grado di capire Julie Roper, ma capiva benissimo quando c'erano grane in vista. Era stato quell'istinto, quel talento innato che l'aveva fatto uscire vivo e quasi indenne da otto anni di lavoro alle prese con i malavitosi di Oakland, come potevano testimoniare le tre cicatrici di ferite d'arma da fuoco che portava sulla schiena. Un'altra cicatrice sull'addome, all'altezza della cintura, era il ricordo della sua unica ferita di arma da taglio. Era triste, ma in quei tempi tutti quelli che passavano per la strada, buoni o cattivi che fossero, giravano armati. Il suo ultimo viaggio all'ospedale aveva avuto come conseguenze una medaglia al valore e il suo ritiro dalla polizia. Non gli era dispiaciuto. Sapeva di aver sfidato la sorte per troppo tempo. E poi, l'idea di cominciare un'attività in proprio gli piaceva. Non correva grandi pericoli facendo il babysitter per i ricchi e i paranoici.

    Si scosse da quelle riflessioni e riprese a osservare l'ombra di Julie che andava avanti e indietro in camera da letto. Solo che all'improvviso aveva cominciato a muoversi rapidamente, come se avesse qualcosa di urgente da fare.

    Billy indossò una camicia a fiori e cominciò a mettersi le scarpe da tennis, senza staccare l'occhio dalla scena ripresa dalla telecamera. «Che diavolo stai facendo, sorellina?» domandò all'immagine sullo schermo.

    Non dovette aspettare a lungo la risposta: la porta dell'autorimessa si aprì, e la Porsche di Julie uscì a marcia indietro, sgommando. A quanto pareva la signorina aveva fretta, ed evidentemente non si trattava di una visita notturna alla spiaggia.

    Il catorcio di automobile che aveva noleggiato avrebbe faticato, lui lo sapeva bene, a tenere il passo con la Porsche, specie se al volante della macchina sportiva si trovava una bionda in preda a chissà quali emozioni. Billy afferrò il cellulare e uscì di casa senza darsi il tempo di pensare, senza neppure avere il tempo, cioè, di rispettare la prima regola del contratto stipulato con Harris Roper per la sorveglianza della sua sorellina. Se succede qualcosa d'insolito, chiamami immediatamente, gli aveva detto il capo. Billy doveva scegliere: chiamare Harris e rischiare di perdere il contatto con la persona che gli era stata affidata, o seguire Julie e telefonare a Harris appena possibile.

    Ci sono casi, nella vita, in cui le decisioni assumono una loro autonomia e praticamente si prendono da sole...

    Per Julie la serata era cominciata come una delle solite, vale a dire ricca di sbadigli. Harris aveva organizzato uno dei suoi soliti ricevimenti esclusivi, invitando quelle poche persone che riteneva adatte alla compagnia di sua sorella: gente altolocata e tremendamente noiosa, che aveva avuto almeno un antenato sul Mayflower, tutti appartenenti alla buona società. Come al solito era stata una serata dignitosa e tranquilla. Le signore si erano riunite sul sofà, con le mani in grembo, esempi di modestia e riservatezza. I signori si erano raccolti nel bar pieno di specchi, bevendo poco e osservando con soddisfazione il bell'aspetto che avevano nei loro abiti da sera fatti su misura.

    L'unica eccezione era rappresentata da Beauregard James Farquhar terzo, un giovanotto bello e affascinante di Palm Beach, un vecchio amico di famiglia che Harris teneva in grande considerazione per il suo fiuto finanziario, le sue maniere impeccabili e il suo carattere paziente. Aveva l'aspetto di un giocatore di tennis professionista, abbronzato, con i capelli biondi a spazzola e una faccia quadrata che a Julie ricordava quella di Ted Kennedy quand'era giovane. Era tornato proprio quel giorno da un giro di assaggi dei vini d'Europa, aveva dichiarato di essere terribilmente contento di vederla, e non si era staccato dal suo fianco per tutta la serata; ma d'altronde era stato terribilmente contento di vederla in tutte le occasioni che lei potesse ricordare.

    Le era molto affezionato fin da quando lei non era altro che una ragazzina viziata di diciotto anni. E anche se era riuscita a tenerlo a distanza di sicurezza finché non era tornata a casa dal college, qualche mese prima, sapeva che era solo questione di tempo, e poi Beau le avrebbe chiesto di sposarlo. Da allora l'oggetto di quelle attenzioni aveva cominciato a soffrire di orticaria e vedeva avvicinarsi quel fatidico giorno come una grossa nuvola nera che annunciava un temporale.

    Quella sera, poi, benché non fossero ancora arrivate le dieci, lei stava lottando disperatamente col sonno. Peccato che la voglia di dormire le fosse passata nel momento stesso in cui era entrata nella villetta degli ospiti che lei considerava il suo nido. Lontano da Beau e dai discorsi centrati sulla finanza, si era sentita perfettamente sveglia e aveva cominciato a fumare.

    Forse, poteva fare un giro con la Porsche prima di andare a letto. Non si era presa neppure il disturbo di cambiarsi d'abito, limitandosi a togliere i collant e le scarpe con i tacchi alti, e a infilare un comodo paio di scarpe da tennis. Aveva un aspetto ridicolo, ma si sentiva bene come non lo era stata per tutta la sera. E poi non l'avrebbe vista nessuno. Quasi di certo Harris non si sarebbe nemmeno accorto che si era allontanata.

    Guidava distrattamente, godendosi l'aria fresca sul viso accaldato e riflettendo sulla strana cultura di quei giovani beneducati

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1