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Promesse da marinaio: Harmony Collezione
Promesse da marinaio: Harmony Collezione
Promesse da marinaio: Harmony Collezione
E-book165 pagine3 ore

Promesse da marinaio: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

“Mi chiamo Gianni, faccio il marinaio…” L’aveva presa in giro, e lei si era cascata come una stupida! Non aveva calcolato, però, che prima o poi la comune amica Kelly avrebbe potuto distruggere il castello di bugie su cui era nata la loro breve storia d’amore. Così durante un casuale incontro a tre, viene a galla la verità: lui si chiama Gianfranco ed è miliardario. Anche lei, però, non ha programmato due”imprevisti”: primo, è innamorata; secondo, ora lei è incinta e…
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2016
ISBN9788858953143
Promesse da marinaio: Harmony Collezione
Autore

Jacqueline Baird

Inglese, coltiva da sempre due grandi passioni: la pittura a olio e la navigazione in barca a vela.

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    Anteprima del libro

    Promesse da marinaio - Jacqueline Baird

    successivo.

    1

    Con gli occhi persi nell'azzurro del lago di Garda, Kelly McKenzie sospirò soddisfatta, felice di potersi concedere un pomeriggio di completo relax. Indossava un paio di pantaloncini succinti e un top che le copriva appena il seno e si godeva il sole, distesa sul pendio erboso che dava sul lago. Era una splendida giornata di fine agosto.

    Si girò sulla schiena e osservò la villa alle sue spalle, un possente edificio del Rinascimento già residenza di nobili e personaggi illustri. La terrazza di marmo bianco si estendeva per tutta la larghezza della villa e, alle due estremità, crescevano rigogliosi cespugli di ortensie dai colori lilla e azzurro e cipressi altissimi.

    Fu proprio osservando i cespugli che notò qualcosa di strano. Pareva si muovessero, eppure non c'era un filo di vento! Si alzò a sedere per guardare meglio e lo vide.

    Tra i fiori c'era un uomo, che sbirciava dentro la casa con aria furtiva. Teneva in mano una spranga di ferro e aveva un'aria piuttosto pericolosa.

    Kelly rimase immobile per quella che le sembrò un'eternità. In preda al panico e con il corpo in tensione, guardò meglio l'uomo per capire se era davvero un ladro. Indossava un paio di pantaloni corti piuttosto sporchi e una maglietta bianca sdrucita. Era molto alto e muscoloso; un corpo da favola, se non fosse stato un delinquente. Un ladro che stava salendo la scalinata della terrazza e pareva voler entrare dalla portafinestra!

    Stai calma e respira, si disse Kelly. Puoi gestire la situazione, se vuoi.

    Tre mesi prima, quando a Bournemouth aveva rincontrato una vecchia compagna di scuola, Judy Bertoni, non aveva pensato neppure per un attimo di rifiutare la sua offerta. Avrebbe trascorso le vacanze in Italia, lavorando per lei come babysitter, e a fine estate avrebbe incominciato il proprio lavoro di ricercatrice chimica in un laboratorio governativo nel Dorset. Le era sembrata un'idea grandiosa, ma adesso rimpiangeva la propria impulsività.

    Era sola in casa. La famiglia si era recata a Roma per qualche giorno e Marta, la governante, era andata a trovare degli amici, dopo essersi raccomandata almeno cento volte di chiudere bene le porte, dato che ultimamente si erano verificati parecchi furti nella zona.

    Kelly si fece forza e rimase in silenzio a osservare quello che stava accadendo. Non potevano esserci equivoci. La spranga di ferro nelle mani di quell'individuo la diceva lunga. Ovviamente era intenzionato a forzare la serratura per entrare.

    Non ho molte alternative, si disse Kelly cercando di farsi coraggio. Le situazioni disperate necessitano di soluzioni estreme.

    Due anni prima era stata campionessa universitaria di kick boxing e sapeva bene cosa fare in questi casi. Mentre l'attenzione dell'intruso era fissa sulle finestre della casa, lei si preparò psicologicamente all'attacco, poi incominciò ad avvicinarsi all'uomo. L'adrenalina pompava al massimo nelle vene.

    All'improvviso, con un urlo potente, si fiondò contro il malcapitato e, con due mosse ben assestate, lo stese a terra privandolo anche della sbarra e torreggiando su di lui con il respiro affannato.

    Gianfranco Maldini, sentendo il grido, si era voltato esterrefatto e aveva fatto appena in tempo a scorgere una figura femminile che gli piombava addosso come una saetta, poi si era sentito mancare il respiro.

    Quasi non poteva crederci... Una ragazzina lo aveva messo al tappeto! Nei suoi trentun anni di vita, era la prima volta che una donna faceva una cosa simile. Stava per alzarsi, ma indugiò appena, giusto il tempo di dare un'occhiata alla sua avversaria.

    È fantastica!, pensò stringendo gli occhi scuri per vedere meglio. I capelli biondo platino legati con un nastro color pastello mettevano in risalto un ovale assolutamente perfetto, su cui spiccavano due occhi blu vividi e grintosi. Una bocca rossa e carnosa, due piccoli seni sodi schiacciati sotto un top di cotone, e per finire un paio di pantaloncini striminziti, che le coprivano a malapena le parti più intime.

    Per la prima volta dopo molti anni, Gianfranco si ritrovò davanti a una donna che lo lasciava senza parole. La visione celestiale di quella valchiria comparsa dal nulla lo eccitava a tal punto che lui stesso era stupito dalla reazione vigorosa del proprio corpo. D'altra parte, come poteva essere altrimenti? Era la donna più bella che avesse mai incontrato. Vibrante di vita, sicura eppure innocente nello sguardo, assolutamente irresistibile.

    Cosa ci facesse a casa Bertoni era tutto da vedere, ma si sarebbe divertito a scoprirlo.

    Da tre anni non faceva una vacanza e questo era il momento giusto per staccare la spina. Una telefonata in ufficio e si sarebbe liberato in un attimo.

    Aveva bisogno di un po' di divertimento senza troppe complicazioni e New York poteva aspettare. Sì, l'avrebbe corteggiata fino a farla cedere, decise con inconscia arroganza, tipicamente maschile.

    Kelly alzò la sbarra di ferro e guardò in volto il ladro. Folti capelli neri ricadevano in riccioli morbidi sulla fronte e due sopracciglia ad ala di gabbiano incorniciavano un paio di profondi occhi scuri. Solo una leggera gobba sul naso diritto caratterizzava quello che si sarebbe potuto definire un viso da copertina.

    Non poteva negarlo. Era l'uomo più bello che avesse mai incontrato. Pericolosamente bello, si corresse mentre le labbra di lui si curvavano in un sorriso sexy.

    Kelly sospirò. Perché un uomo così fantastico deve proprio essere un ladro? Anche in posizione di inferiorità, sprigionava un magnetismo che era impossibile ignorare.

    «Sentimi bene... sei venuto per rubare?»

    «Cosa!?» esclamò Gianfranco incredulo. Era già abbastanza umiliante essere atterrato da una donna, ma essere preso per un ladro era davvero troppo.

    «Non fare l'innocente con me, non serve a niente» ribatté Kelly, determinata. «Ho intenzione di darti una possibilità. Dato che non hai rubato niente adesso ti lascerò andare, ma devi promettere di non tornare più.»

    L'uomo scosse la testa, allibito. Doveva essere piuttosto ingenua per credere che un ladro vero se ne sarebbe andato come se niente fosse.

    «Era un no?» chiese Kelly «Perché, se è così, ho intenzione di colpirti in testa con questa spranga, prima di chiamare la polizia.»

    «No, cioè s... sì» balbettò Gianfranco vedendo che faceva sul serio. Era una pazza e lui doveva fare qualcosa. Aveva perso già troppo tempo steso per terra.

    Se un minuto prima Kelly si stava congratulando con se stessa per essere riuscita a mantenere il controllo della situazione, il minuto dopo le loro posizioni si erano invertite. Nel movimento brusco batté la testa sul pavimento di marmo e il dolore le fece vedere le stelle. Aveva le mani bloccate da una presa che pareva una morsa e il corpo possente e magnifico di quell'uomo era steso sul suo, impedendole ogni possibilità di movimento.

    «Lasciami andare, bastardo!» gridò dimenandosi alla meglio, ma senza risultato.

    Lui era molto più alto di lei e più forte.

    Per tutta risposta l'uomo strinse di più la presa e con l'altra mano le prese il mento tenendole ferma la testa, mentre la fissava con occhi furibondi.

    «Perché dovrei farlo?» le chiese Gianfranco in tono di scherno. «Se fossi davvero il cattivo che dici, credi davvero che ti lascerei andare?»

    Kelly non riusciva a pensare. Aveva il cervello in panne e faticava a respirare sotto il peso di quel corpo massiccio. Era in trappola.

    In un ultimo, disperato tentativo di liberarsi provò a colpirlo con un ginocchio e aprì la bocca, intenzionata a gridare con quanto fiato aveva.

    C'era quasi riuscita, ma una bocca infuocata la zittì, ricacciandole l'urlo in gola. Ritrasse le labbra più che poté, cercando di sottrarsi a quella dimostrazione di potere, ma d'improvviso qualcosa cambiò.

    La bocca di quell'uomo si fece più morbida, il bacio più gentile, voluttuoso sulle sue labbra arrendevoli e, non senza vergogna, si rese conto di sentirsi eccitata. Lentamente socchiuse la bocca e si lasciò guidare dal desiderio.

    La mano di lui scese piano lungo il collo, accarezzandole il seno con dolcezza. Il tempo si fermò di colpo.

    Sedotta dal suo tocco, dalla passione del bacio, dal profumo virile della pelle di quell'uomo, Kelly si abbandonò ai sensi e la paura scomparve come per magia.

    Quando infine lui la lasciò andare, interrompendo bruscamente quell'assurdo scambio di effusioni, lei lo guardò disorientata e incredula.

    Gianfranco, con quel poco di cervello che ancora funzionava, si chiese cosa diavolo stesse succedendo. Stava per sedurre un'inglese pazzoide nel giardino di un suo conoscente e in pieno giorno, per giunta!

    Pur ammettendo di esserne estremamente attratto, si sentì furioso con se stesso. Non era certo il tipo d'uomo che perdeva il controllo così facilmente.

    «Lasciami andare, per favore» lo pregò lei a bassa voce. Una gamba di lui si era insinuata tra le sue e la cosa si stava facendo minacciosa. Poteva essere chiunque, oltre che un ladro. «Adesso falla finita!» aggiunse alzando la voce. «Si va in galera per stupro.»

    «Sei pazza?» sbottò l'uomo.

    «No.» Doveva mantenersi calma e non farlo arrabbiare.

    «Chi sei? E cosa ci fai qui?» le domandò Gianfranco in tono aggressivo.

    «Mi chiamo Kelly McKenzie e lavoro qui. Sono la babysitter.» Se fosse riuscita a farlo parlare un po', forse le sarebbe stato più facile scappare. «Se te ne vai subito, ti prometto che non farò nessuna denuncia.»

    Quella farsa era andata già troppo oltre. «Kelly McKenzie, non ho alcuna intenzione di farti del male; non ho mai forzato una donna in vita mia e non inizierò certo con te. Capito?»

    Kelly alzò gli occhi verso quel viso così bello e desiderò credergli con tutta se stessa.

    «Adesso ti lascerò andare e chiariremo civilmente questo malinteso. D'accordo?» aggiunse lui serio.

    Kelly annuì, ogni muscolo del suo corpo in tensione, pronta per la fuga. L'uomo le lasciò andare i polsi e la fece sedere, ma subito le mise un braccio sulle spalle, quasi avesse capito le sue intenzioni.

    «Non sono neppure un ladro» continuò in tono pacato, «quindi stai seduta e ascolta.»

    Aveva forse alternative? «Cos'è il tuo... un passatempo? Girare per i giardini altrui con una spranga in mano?» chiese lei ironica. L'aveva forse presa per un'idiota?

    Per tutta risposta lui incominciò a ridere.

    «Ah, Kelly, adesso capisco. Carlo Bertoni è un amico. Ho preso in prestito questo utensile per fissare una ruota al traino della mia automobile, giù alla darsena. Sono venuto a riportarglielo.»

    Era certa di non avere nominato il nome del suo datore di lavoro, eppure quell'uomo lo conosceva e sapeva anche che Carlo Bertoni aveva una barca attraccata giù al porto. Kelly sospirò sentendosi sollevata.

    Una spiegazione così semplice, mentre lei aveva immaginato lo scenario peggiore!

    Suo padre le ripeteva sempre che aveva troppa immaginazione e che la cosa non le avrebbe portato niente di buono, ma questa volta aveva davvero superato se stessa.

    L'uomo parlava un inglese perfetto, ma con uno spiccato accento italiano.

    Probabilmente lavora al porto di Desenzano, pensò lei.

    «Il cancello era aperto e così sono entrato. Ho chiamato, ma visto che non rispondeva nessuno, ho pensato di lasciare la barra sul terrazzo. E poi una pazza furiosa mi è volata addosso e ha incominciato a darmi del ladro.»

    «Così non sei un ladro, ma un marinaio... Lavori giù al porto?»

    Gianfranco sorrise impercettibilmente. Allora era un vizio, il suo, di trarre subito delle conclusioni affrettate. Stava per correggerla, quando gli venne in mente che forse avrebbe potuto divertirsi un po'. Quale occasione migliore di quella...

    «Sì, ho lavorato su una barca tutta la mattina.» In fin dei conti non era proprio una bugia, anche se non era neppure quello che lei credeva.

    «In questo periodo deve esserci molto lavoro sul lago con tutti i turisti, e poi la prossima settimana c'è la regata...» Il suo datore di lavoro avrebbe partecipato alla competizione. «Immagino che sia per questo che parli così bene l'inglese.»

    Kelly si rese conto che stava farfugliando, ma era talmente contenta che quell'uomo non fosse un ladro, che non riusciva a pensare lucidamente.

    «Forse...» rispose lui enigmatico, «ma permettimi di presentarmi. Gianfranco...»

    «Piacere, signor Franco» rispose lei nervosa tendendo la mano. «Posso chiamarti Franco, vero?»

    «Preferisco Gianni. Allora niente più incomprensioni tra noi, Kelly. Amici!»

    Si scambiarono un gesto formale, ma l'espressione divertita negli occhi di lui la fece sorridere. La sua mano leggermente callosa la convinse una volta per tutte che le stava dicendo la verità.

    «Non posso credere di essere stata così sciocca» disse ridendo, ma il sorriso le si congelò sulle labbra nel momento in cui lui, con

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