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Nella morsa della follia: Un racconto breve
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Nella morsa della follia: Un racconto breve
E-book92 pagine1 ora

Nella morsa della follia: Un racconto breve

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Info su questo ebook

Anche il luogo più tranquillo può nascondere segreti inimmaginabili.

Nora Watts, alle prese con un nuovo incarico di sorveglianza per un controverso caso di custodia minorile, si presenta a Spring Love, una comunità agricola alternativa sull'isola di Salt Spring, per raccogliere informazioni su una delle ospiti della comune e su suo figlio Trevor. Ma i gestori del centro, che ha fama di essere un luogo disponibile nei confronti dei forestieri, si rivelano tutt'altro che amichevoli e Nora scopre ben presto di non essere la benvenuta. Forse fin troppo presto.

Quell'isola idilliaca, che in passato è stata un rifugio per gli afroamericani in fuga dalla schiavitù, per lei non è affatto un luogo sicuro, e dal poco che ha visto Nora sospetta che non lo sia nemmeno per i suoi abitanti. Soprattutto per il piccolo Trevor...
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2019
ISBN9788858991633
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    Anteprima del libro

    Nella morsa della follia - Sheena Kamal

    successivo.

    1

    Quest’uomo sta mentendo, non ha fatto altro per tutto il pomeriggio. Ne sono quasi certa. Ne sarei sicura al cento per cento se non fosse per gli analgesici che prendo per il dolore alla spalla, ma dobbiamo tutti fare qualche sacrificio per alleviare le nostre sofferenze a questo mondo. Io ho dovuto sacrificare buona parte del mio sesto senso per le bugie, e Vikram Sharma evidentemente ha rinunciato a dire la verità.

    Sono arrivata sull’isola di Salt Spring con un traghetto da Vancouver. Passando tra i cespugli di more, mi sono presentata senza preavviso in questo centro yoga barra azienda agricola barra comunità in cui regna l’armonia interrazziale. Questo esperimento sociale è una stronzata, ho voglia di dirlo da quando ho messo piede in questo posto, ma mi sto sforzando di tenere a freno la lingua. Lo sanno tutti che l’armonia interrazziale non esiste.

    «Sai, i nostri volontari – nonché aspiranti nuovi membri della comunità, come te – rimangono sempre sorpresi nel constatare che in questa parte dell’isola viviamo tutti insieme pacificamente» dice Vikram Sharma. Unico componente del comitato di accoglienza, Vikram ostenta il genere di tranquillità che di solito è associata ai monaci, ma che a me fa pensare a uno che si è fatto una canna di troppo. Alto e serafico, con la pelle scura e i capelli neri fino alle spalle, sembra il guardiano della porta d’accesso alla pace interiore. Ora mi sta facendo visitare l’area principale di questa… non so nemmeno come definirla. «Quando non possiamo usare i pannelli solari, utilizziamo dei generatori di corrente. La nostra azienda agricola funziona bene, e destiniamo una parte del raccolto al consumo interno. Siamo vegani, quindi riusciamo a coltivare quasi tutto quello di cui abbiamo bisogno. Non molto lontano da qui c’è un negozio di alimentari in cui troviamo facilmente quel poco che ci manca. Tutto sommato è un ambiente ecosostenibile. I nostri raccolti sono piuttosto abbondanti.»

    «Fantastico!» esclamo, cercando di sembrare interessata al veganismo e alla sostenibilità. Piuttosto abbondanti è un eufemismo per Spring Love, una delle aziende agricole più prospere dell’isola. Da quello che ho visto finora, al di là delle bugie di Vikram, questo posto sembra un’oasi felice, ricca di natura e di prodotti biologici. Proprio quello che vengono a cercare sulla West Coast i sognatori di tutto il mondo.

    Il caldo di mezzogiorno ci schiaccia, opprimente come può essere soltanto ad agosto. Vikram lo sopporta molto meglio di me. È il genere di persona che non potrebbe sudare nemmeno se lo volesse, mentre io mi sento appiccicaticcia da stamattina.

    «Fantastico, sì. Lavorare tutti insieme alla semina e al raccolto per sfamare i membri della nostra comunità è la gioia della mia vita. Sono qui da cinque anni e non penso che potrei più vivere in un altro modo. L’unica cosa che chiediamo alle persone che vogliono aderire al nostro stile di vita, o che sono interessate a provarlo, è di rinunciare al mondo digitale. Soltanto staccando la spina è possibile godere appieno di quest’esperienza. Di solito informiamo i volontari per telefono. Quelli che ci avvisano del loro arrivo, ovviamente.»

    È un rimprovero in piena regola, ma non importa. Non li ho chiamati prima di venire per non rischiare che mi dicessero di no. «Volete il mio cellulare?»

    Scoppia a ridere, e sono abbastanza sicura che sia sinceramente divertito. Mi chiedo se esista qualcosa al mondo in grado di scalfire l’entusiasmo di quest’uomo, i cui profondi occhi marroni mi ricordano quelli di un golden retriever. Forse sento solo la mancanza del mio cane, Fruscio, ma so che se la passa bene a Vancouver. L’ho lasciata in buone mani. In questo momento si starà lamentando del caldo come solo lei sa fare, con lunghi sguardi tristi e silenziose richieste di cubetti di ghiaccio nella ciotola dell’acqua.

    «Esatto, confischiamo i cellulari, i computer portatili, gli e-reader e le consolle dei videogiochi. Puoi andartene quando vuoi, ma finché sarai intrappolata qui con noi, il Grande Fratello non potrà controllarti.»

    Credo si aspetti che partecipi alla sua manifestazione d’ilarità, così inizio a ridere anch’io. Ma non sono una brava attrice, e non penso di risultare credibile.

    Ah ah. Certo che voglio unirmi a una comune di Salt Spring, la più hippie delle isole Gulf, tutte frequentate da fricchettoni. A chi non piacerebbe?

    Vikram mi porta verso i dormitori delle donne, in un edificio separato da quello principale. Mentre camminiamo, passiamo davanti alla scuola. Da una porta aperta intravedo un gruppetto di ragazzini di varie età. Hanno la pelle di diverse gradazioni di marrone e lavorano in autonomia attorno a lunghi tavoli. Ne osservo uno, un bambino di circa dieci anni, con la pelle molto scura e una capigliatura un po’ afro, ma distolgo subito lo sguardo.

    Vikram si accorge del mio interesse. «Quello è lo spazio riservato ai più giovani. Ci sono dei corsi pomeridiani pensati apposta per loro. Uno dei nostri membri, Shoshanna, è un’insegnante. Tu hai bambini?»

    «Sì, ho una figlia adolescente. Si è trasferita da poco a Toronto.» Mi sforzo di mantenere un tono neutro, ma Vikram è un tipo perspicace. Mi posa una mano sulla spalla. D’istinto la scrollo via. Certe abitudini sono dure a morire, anche se stai cercando di convincere qualcuno – forse perfino te stessa – che vuoi sinceramente far parte di questo tripudio d’amore insulare.

    Lui si accorge della mia reazione, ma non si scusa. Poi, come se niente fosse, commenta la mia risposta. «È davvero un peccato. I figli non dovrebbero mai vivere lontano dai genitori. È un’aberrazione della società moderna, che turba l’ordine naturale delle cose. Ci vuole una comunità per crescere un bambino, e ci vogliono i bambini per innalzare spiritualmente una comunità. Qui a Spring Love ne siamo fermamente convinti. Crediamo nel potere curativo del gruppo.» C’è qualcosa nella sua voce che mi disturba, come una punta di durezza nascosta sotto il tono mellifluo. Il golden retriever per un attimo si trasforma in un pit bull, poi torna a guardarmi con i suoi grandi occhi scuri.

    Quando raggiungiamo i dormitori delle donne mi accompagna in una stanzetta arredata soltanto con un letto, un armadio e una cassettiera. «I bagni sono in fondo al corridoio. In cucina stanno iniziando a preparare la cena. Quando hai disfatto i bagagli, vai pure a dare una mano. Forse ti sorprenderà, ma tutti contribuiamo alla preparazione dei pasti, fin dal primo giorno. È anche questo che rende la nostra comunità così speciale. Credo che ti troverai bene qui, Nora.

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