L'Italia fa da sé: GLI ATOMI micro romanzi per chi va di fretta volume 10
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Anteprima del libro
L'Italia fa da sé - Claudio Montini
ARRIVEDERCI!
L'Italia fa da sé
GLI ATOMI volume 10
Claudio Montini
L'ITALIA FA DA SE'
GLI ATOMI
micro romanzi per chi va di fretta
Volume 10
Fuoco di paglia
Cominciò a pensare d'aver sbagliato numero, tanti erano ormai gli squilli a vuoto di cui aveva perso il conto; eppure se li era trascritti con cura sull'agendina che aveva battezzato anfora del fiato sprecato
: non si fidava degli elettroni al servizio dell'uomo perchè, più di una volta, si era ritrovato senza energia nelle batterie oppure con le dita che non riuscivano a cogliere l'attimo fuggente nello scorrimento e finivano per selezionare un comando indesiderato.
In fondo, era un uomo del secolo breve, quello in cui carta e matita o carta e penna a sfera avevano ancora un valore pratico, non solo estetico o artistico. L'avvento della telefonia senza fili, la miniaturizzazione dei terminali e delle reti di calcolo ad essi collegati, insieme alla relativa sofisticazione dei sistemi di scrittura non avevano minimamente scalfito le sue abitudini né la regola che si era imposto nell'uso del telefono cellulare: se non rispondi al terzo squillo, o non sei libero o non hai il telefono con te oppure hai di meglio da fare e allora ciao, sarà per un'altra volta. Se e quando avrai davvero bisogno, ti farai trovare, al massimo, al secondo segnale di linea libera: ma non era mai stato abbastanza cinico da metterla in pratica. In fondo all'anima, nasceva il timore che, dietro all'assenza di risposta, si celasse una situazione di emergenza o una richiesta d'aiuto e l'ansia lo portava a richiamare almeno una volta.
Nel caso attuale, aveva volutamente ignorato la norma per una serie di ragioni che andavano collocate negli ambiti irrazionali dell'istinto animale. Aveva voglia di vederla, di incrociare il suo sguardo e assistere alla nascita del suo miglior sorriso, di seguire il suo profilo un passo dopo l'altro.
Un complesso di cose in tutto e per tutto simile a quella nota, ma misteriosa, forza che li aveva spinti in un motel ad amoreggiare eccitati e ardenti come ragazzini in gita scolastica, staccando le batterie dei cellulari per non essere localizzati né rintracciati; come se fosse la prima volta che scoprissero la reciproca nudità e la crescente consapevolezza del piacere, della tenerezza e del desiderio di sentire pelle contro pelle, labbra sulle labbra, mani intrecciate eppure piene di vita e di sospiri e di carne; come se il fuoco di paglia scoppiato dentro, ma invisibile a chiunque altro, fosse cresciuto fino a lambire quella notte la buia volta del cielo e lì si fosse disperso in un ventaglio di minute scintille.
La migliore scopata della mia vita... Non so lei, ma per quanto mi riguarda... Non ho mai più fatto l'amore così bene... No, non è stato solo sesso: peccato che sia peccato... Ma il vero peccato è non poterlo raccontare ad anima viva... Solo per il gusto di poter dire che non è stato fare sesso, ma fare l'amore...
Il moto perpetuo della mente, che mescola ricordi e riflessioni a ciclo continuo e li presenta alla nostra consapevolezza, lo colse impreparato ma divertito mentre provava ad intuire da dove lei sarebbe arrivata in Piazza della Vittoria, se da Corso Strada Nuova che unisce il Castello Visconteo al fiume per secoli patronimico della città oppure sarebbe scesa da un autobus che attraversa Pavia, perpendicolarmente a quella strada lastricata di botteghe e caffetterie e buone intenzioni, dalla periferia dove sorge a quella dove il sole usa tramontare passando per la stazione dei treni.
L'uscita di scena l'uno dalla vita dell'altra, dopo quella notte rubata con inoppugnabili bugie ai rispettivi compagni di vita, schiena contro schiena diretti ai propri orizzonti con la muta promessa di ritenersi sazi di quell'occasione, aveva il sapore di collaudato copione di canzonetta o di fotoromanzo: eppure la giostra degli ormoni ci mette più tempo di quel che si pensa ad arrendersi alla ragione, alle convenzioni, alle convenienze.
Nel posto giusto e al momento sbagliato, a tempo ampiamente scaduto per entrambi, avevano ceduto alla follia come non avevano fatto in gioventù e non avrebbero mai immaginato di fare dopo che quella fosse evaporata in maturità adulta: quando Milano era la porta di servizio dell'Europa e a Londra o Parigi ci si arrivava più in fretta che non a Roma o a Palermo ovvero quando, alla fine del secolo breve, avevano deciso di costruire qualcosa per il futuro come una casa e una famiglia, altrove e con altri compagni.
Forse aveva ragione Seneca, quando sosteneva che una volta all'anno è permesso impazzire: proprio lui che aveva educato al comando un paranoico presuntuoso incendiario cui non aveva dato la soddisfazione di condannarlo a morte, quando quest'ultimo aveva deciso di fare a meno della sua filosofia; oppure ne aveva avuta di più sir Winston