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Vie sconosciute
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E-book106 pagine1 ora

Vie sconosciute

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Info su questo ebook

Tom Barker si interroga sul senso profondo delle cose ultime: l’inizio e la fine, le leggi che governano l’universo, il significato della realtà e quello al di fuori di essa. Attraverso forme di meditazione sempre più consapevoli riuscirà a connettersi con una dimensione sconosciuta. Di lì, Tom percorrerà un viaggio per le vie della consapevolezza verso un mondo nuovo che lo condurrà verso la fine. O a un nuovo inizio?
LinguaItaliano
Data di uscita25 mag 2020
ISBN9788831672801
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    Anteprima del libro

    Vie sconosciute - Giuseppe Medau

    633/1941.

    1

    Tutto è cominciato con la fuga dalla clinica psichiatrica di Lousville di un paziente estremamente particolare: Thomas «Tom» Barker.

    La clinica di Louisville era stata istituita come una struttura di recupero mentale a lungo termine. Le malattie mentali che affliggevano gli ospiti della struttura erano disturbi gravi: psicosi, disturbo illusorio, schizofrenia, depressione psicotica, cambiamenti comportamentali. Ma c’era un degente a cui la scienza non era riuscita a dare una definizione. Esso possedeva una struttura del cervello non diversa dal comune, ma riusciva a modificarla – insieme alle sue funzioni – attraverso la sola forza di volontà.

    Il dottor Jack Grisham sapeva che il cervello era un organo «plastico», ma le modificazioni che avvenivano nelle strutture cerebrali di questa persona avevano dell’incredibile. Le sue mappe sensoriali si ampliavano in modo assolutamente anomalo. Grisham dette un nome colloquiale a Barker: «dialogante». Il nome era riferito al fatto che questa persona sosteneva di parlare con delle imprecisate entità metafisiche.

    Tom era stanco di stare in quel centro psichiatrico e decise di uscirne, contro il parere dei medici, che, del resto, non potevano far nulla per trattenerlo.

    La prima cosa che fece fu contattare una sua ex ragazza (o comunque, qualcosa che si avvicinava molto a questo status). Si mise d’accordo con lei per vedersi il più presto possibile.

    - Finalmente! - Esclamò una voce.

    Tom si girò di colpo, riconobbe subito quel volto. Era il volto di una giovane donna, di bell’aspetto, con lunghi capelli neri e occhi verdi.

    - Temevo che non saresti venuta - rispose Tom.

    - Ed eccomi qui. Come avrei potuto non venire? Come avrei potuto ignorare la persona con cui mi sono persa negli oscuri meandri di questo universo? Con te, Tom, ho provato a carpire i segreti di quello che ci circonda in una sorta di rituale… -.

    - Credi che fosse assimilabile a un rito quello che facevamo? -.

    - Probabilmente la parola rito non è la più adeguata. I riti appartengono al passato, erano il fulcro delle religioni, del resto. Erano delle istituzioni che, tra le altre cose, servivano a mantenere coesa la società. Noi non abbiamo quell’obiettivo, la nostra ambizione è quella di conoscere la verità ultima. È vero, anche le religioni ambiscono a conoscere la verità ultima, ma hanno un modo sbagliato di farlo. L’adesione ai rituali pubblici non porta a nulla, credere ad antichi libri scritti in lingue arcaiche non porta a nulla, è la comprensione profonda delle strutture che compongono l’universo a portare alla verità. Solo quella -.

    Tom guardò Christine - questo era il nome della donna - ed esplose in una fragorosa risata.

    - Sono uscito da pochi giorni da quella clinica di pazzi, non puoi pretendere di parlare di verità ultime in questo momento! Sai - continuò Tom -, ho conosciuto un dottore davvero in gamba lì dentro. Si chiamava Grisham. Era un uomo di scienza, però era aperto anche a teorie non proprio «scientifiche». È stato il primo, dentro l’istituto, a capire che la mia struttura cerebrale subiva modificazioni anomale. Un altro dottore che operava nell’istituto era scettico, imputava questi cambiamenti ad un errore dello scanner cerebrale… Ovviamente non era così. Grisham sosteneva che l’area deputata a capire le relazioni simboliche funzionava in un modo peculiare. A volte avevo difficoltà nel comprendere semplici concetti di logica, altre volte riuscivo a capire facilmente complessi concetti di matematica, o di fisica, o di qualsiasi altra scienza… Ancora non so fino a che punto posso spingermi nella comprensione delle cose. Lo devo scoprire. Ma adesso sono io che sto facendo discorsi troppo seri - !

    Christine rise, e poi chiese a Tom come si sentisse.

    - Bene. Devo scoprire, però, che tipo di disturbo mi affligge - Rispose l’uomo.

    - Magari non è neanche un disturbo: è un dono! - Disse la donna.

    Risero entrambi, poi l’uomo disse:

    - Io credo che lo sia, invece. A stento riesco a controllare le mie reazioni quando entro in quello stato. Non riesco neanche a capire dove mi trovo. Dovrò imparare a controllarmi, prima di tutto -.

    - Cosa pensi di fare? Sei appena uscito dalla clinica, suppongo che le cure a cui eri sottoposto, non ti soddisfacevano -.

    - I dottori hanno ipotizzato una serie di disturbi, ma nessuna certezza. Il dottor Grisham ha provato a fare una ricerca su alcuni disturbi non comuni, ma senza esito. Nessuno aveva mai visto prima il mutamento che si è verificato nel mio cervello. Non so Chris, non so ancora cosa farò. Probabilmente cercherò di gestire questi forti impulsi da me, forse con la meditazione. E poi dovrei pensare a qualcosa di concreto, come trovare un lavoro -.

    Si congedarono così l’uno dall’altra. Si rividero una decina di giorni dopo, nella casa di Tom. Che aveva invitato anche un suo amico di vecchia data e che conosceva anche la donna. Tom lo aveva contattato per la profonda amicizia che li legava e anche perché era un astrofisico e sarebbe stato utile sentire la sua opinione.

    Christine e entrò nella casa, e dopo pochi minuti li raggiunse Mark (questo era il nome del loro amico).

    Si sedettero tutti e tre intorno ad un tavolo e, dopo aver ricordato i tempi passati insieme, cominciarono a parlare delle vicissitudini di Tom.

    - Sono stato per un po’ di mesi in una clinica psichiatrica - Cominciò Tom - Ho avuto modo di riflettere e di conoscere meglio le mie capacità neuronali. Prima del ricovero, cercavo la verità all’esterno. L’uomo, in genere, è protratto verso l’esterno, cerca le verità lì, non all’interno di sé stesso. Anche noi, quando svolgevamo il nostro rito, cercavamo l’illuminazione dall’esterno, mai dall’interno. Ogni modulo del cervello ha una sua funzione: uno per gestire i rapporti di parentela, uno per l’empatia, uno, forse, anche per la religione. O meglio, la religione è un prodotto indiretto… Gli uomini sono istintivamente dualisti, distinguono tra mente e materia, me è solo una sorta di errore evoluzionistico, l’uomo è un’entità singola, non separabile. Non c’è un altro io dentro di noi, nascosto da qualche parte. Però esiste un modo per connettersi all’universo, o almeno spero. Ho appurato, quando cercavo di modificare la mia struttura cerebrale, che riuscivo a esplorare dei non-luoghi, in questi non-luoghi ho incontrato delle entità che qualcuno potrebbe definire divine. Si trovano sia dentro di noi che ai confini dell’universo conosciuto. Insomma, connettersi con l’universo vuol dire guardarsi dentro, e per fare questo non c’è bisogno di nessuna navicella spaziale -.

    - Tom, sei un pessimo biologo! - Esclamò Mark -, non si può modificare la propria struttura cerebrale così facilmente e non ci si può connettere con presunte entità sconosciute! -.

    Tom rise.

    - Sapevo che non avresti creduto alla mia storia. Ma ascolta anche il resto del racconto -.

    Mark fece un sorriso accondiscendente e Tom continuò.

    - Comunque, come vi dicevo, quando ero in ospedale passavo la maggior parte del mio tempo a meditare: meditavo sulla mia malattia, sul senso di essere al mondo, sulla creazione… Mentre meditavo mi accorsi che riuscivo ad aprire un varco interno a me stesso. La chiave, credo che fosse il «cervello universale», cioè la connessione intima che si crea al di fuori della normale distanza spaziale. Sono riuscito a passare dentro quel varco e si è aperta una dimensione sconosciuta davanti a me. Il viaggio, però, è stato breve e confuso. Cercherò di essere il più esauriente possibile su quello che ho visto ed esperito. Comincerò col descrivere il varco. Non

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