Goldflayer: Gli esploratori delle ombre Vol 2
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Info su questo ebook
Ma la situazione politica nelle Evergar Wilds è impegnativa. Le due principali nazioni sono in guerra e c’è una terza parte, una popolazione che si nasconde nei boschi e che pratica una forma rudimentale di magia. In un mondo ostile e spaventoso, con un alleato (e amante) di cui non sa se fidarsi, per Meriel la sfida più impegnativa sarà quella contro se stessa.
--
Mi stiracchiai sotto alle coperte e Lynx mi accarezzò un fianco. «Sei bella, al mattino. Non dovrei perdermelo così spesso».
«Di’ pure sempre» borbottai, infilando anche la testa sotto.
«Okay, diciamo sempre. Sono un tipo mattiniero». Spense il pad e lo posò di lato, sullo schienale di un sedile, poi scivolò sotto anche lui.
Mi trovai il suo naso a un millimetro dal mio.
«Lynx, io penso che tu sia bipolare» gli dissi, serissima.
Lui appoggiò la fronte alla mia. «Un po’ impegnativo, forse» minimizzò.
Risi. Gli accarezzai una guancia, scompigliandogli il pizzetto. «Sei contorto. E manipolatore. E insensibile. E a volte sei semplicemente stronzo».
«Ma ho dei begli occhi?».
«Ma ti amo».
Lui posò la guancia contro la mia. «Anch’io, a modo mio. Ma, tanto, non mi credi».
Era vero, non gli credevo. La sera prima stava per uccidermi. Non ero ancora del tutto convinta che fosse un bluff.
Posò il corpo contro il mio. «Uno di questi giorni dovrò dimostrartelo».
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Anteprima del libro
Goldflayer - Amanda Blake (Miss Black)
Amanda Blake
Goldflayer
Gli esploratori delle ombre Vol. 2
UUID: 7ff05ab2-7cba-4d61-9484-9fd2fa2cb549
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Indice dei contenuti
Luoghi e personaggi
Le norme di Lynx Nightshade per i membri della spedizione:
Diario di Meriel Goldflayer
31° giorno
32° giorno
33° giorno
34° giorno
35° giorno
46° giorno
47° giorno
48° giorno
49° giorno
51° giorno
52° giorno
58° giorno
59° giorno
64° giorno
65° giorno
70° giorno
71° giorno
72° giorno
73° giorno
76° giorno
77° giorno
Amanda Blake (Miss Black)
Luoghi e personaggi
SHADEN:
Shaden: continente da cui proviene la missione. Governato da un Imperatore e da una Madre Spirituale, i suoi abitanti hanno perfezionato la magia fino a comprenderne i processi, a codificarla e a integrarla nella loro tecnologia (tautecnologia). I praticanti sono detti iniziati alle scienze esoteriche
.
Abitanti: shadenar.
Risen: Entità Superna che si manifesta attraverso una matrice tautecnologica. In una parola, un’intelligenza aliena che vive nello spazio tra i mondi. Tutto considerato dal buon carattere, grazie agli eletti che nel corso del tempo si sono succeduti nella sua matrice.
Guardiani del Kyat: un ordine monastico guerriero i cui membri sono tecnomagi esperti in discipline di combattimento esoteriche.
Meriel Goldflayer: narratrice. Ha un passato nei Guardiani del Kyat, da cui però è fuoriuscita. Capo dell’Agenzia a cui è stata appaltata l’organizzazione della spedizione nelle Evergar Wilds.
Lynx Nightshade: nella sua prima vita è stato il fondatore dei Guardiani del Kyat, un iniziato delle scienze esoteriche e un illuminato. È morto settantatré anni fa ed è stato assorbito nella matrice di Risen. È ora tornato al mondo in un corpo artificiale identico al suo, ma dotato di un cervello tautecnologico. Normalmente sarebbe in costante collegamento con Risen, ma non mentre è nelle Evergar Wilds.
Annec Arzhand: furiere della spedizione. Invadente e polemica, ma molto competente, è una buona amica di Meriel.
Illig Denur: addetto agli armamenti. Ha una faccia da criminale e fino a qualche anno fa in effetti lo è stato, prima di essere assunto dall’Agenzia di Meriel.
Thurien Venien: responsabile dei mezzi di trasporto durante la spedizione.
Sed Aquara: iniziato e detentore di una cattedra in antropologia esoterica all’Accademia, a Shaden.
Finnis Gloom: ambasciatore shadenar aggregato alla spedizione.
IGNIT e CONFEDERAZIONE DI XYGEN:
altre nazioni che hanno aggregato i loro diplomatici alla spedizione, Jessup Halawi per gli ignitor e Chat Rostos per gli xygenar.
EVERGAR WILDS:
Evergar Wilds: il continente perduto. Duecento anni fa, facendosi la guerra tra loro, gli evergariani hanno causato un cataclisma nucleare e da allora Shaden li ha banditi e ha proibito ogni contatto con loro. Finora.
SANGUINE:
Nuova Alleanza Sanguine: nazione dell’est del continente, i cui abitanti sono chiamati sanguine. È una società patriarcale e dai costumi castigati. La principale città è Bottleneck. Venerano gli Dei del Profondo, il Grande Mago e il suo avversario: lo Spirito della Morte che vive nei boschi.
Consiglio della Nuova Alleanza dei Sanguine: governo di Bottleneck e della nazione in generale.
Zebu Guaw: ministro (primo ministro) del consiglio.
SITHYE:
Sithya: nazione dell’ovest del continente, le cui abitanti, le cui donne, sono la classe dirigente. Sono note come sithye. Gli uomini sono subalterni. La capitale è Hill.
Venerano la Grande Madre e temono il Cacciatore, uno spirito malvagio che porta la morte.
Circolo delle Anziane: governo di Sithya.
Prima Guida: Ametista II
VERMIN:
Popolo che vive nel centro del continente, coperto dalle foreste. Si distinguono in Talpe e Scoiattoli, a seconda delle abitazioni. Sono i rinnegati delle altre nazioni e praticano una forma rudimentale di tautecnologia. Venerano quello che i sanguine chiamano lo Spirito della Morte e le silthye il Cacciatore
Le norme di Lynx Nightshade per i membri della spedizione:
1) Dovete il massimo rispetto a chiunque incontriate, anche se stesse mangiando un armadillo crudo e inculando una pecora. Immaginate di parlare con l’Imperatore e andrà bene.
2) Dimostratevi gentili e un po’ sperduti. Se vi offendono, fate finta di non capire. Non azzuffatevi, non uccidete nessuno se non per auto-difesa.
3) Se vi chiedono spiegazioni, fornitele, ma non parlate di scienze esoteriche. Dite da dove venite, chi siete e che cosa state facendo. Ditelo in modo da essere capiti. O, almeno, da non essere presi per pazzi pericolosi.
4) Non cedete pezzi di attrezzatura. Non barattate, non vendete, non regalate. Mai. Se avete un’arma, prima di separarvene, fosse anche per andare al cesso, disattivatela completamente.
5) Se, in stato di necessità, siete obbligati a barattare qualcosa con del cibo o dell’acqua, fate in modo di barattare qualcosa di completamente inutile: i vostri pantaloni, le vostre mutande, le vostre scarpe. Se vi chiedono di zappare, di portare pesi e così via, potete farlo. Se vi chiedono una consulenza di tipo assolutamente tecnico, potete farlo, ma...
6) ...Non date consigli a vanvera su cose che non vi competono. Non esprimete giudizi, non prendete le parti di nessuno.
7) Non rubate cose, neanche se vi sembrano inutili o di nessun valore.
8) Non accettate doni, a meno che non vi rendiate conto che non farlo sarebbe molto offensivo. In quel caso, tornerete il giorno dopo e farete un dono anche voi. Ma cercate di non accettarli e basta. Adducete motivi religiosi, etici, medici, non importa.
9) Non scopate con i locali. Non fatelo punto e chiuso, nemmeno se vi sembra che si offenderanno. Piuttosto, scappate. Adducete i soliti motivi pretestuosi. Potete usare anche un classico del genere: sono impotente. Le donne possono attingere a un campionario più vasto, ingegnatevi.
10) Non scopate con i bambini locali. Se lo fate, vi uccido.
Diario di Meriel Goldflayer
31° giorno
È passato esattamente un mese dal giorno del nostro arrivo. Ricorrenza degnamente celebrata visitando l’inferno in terra. Un inferno coltivato e perfettamente funzionale, made in west.
Nell’ultimo mese ero arrivata a pensare di aver capito i fondamentali delle Evergar Wilds, il continente perduto su cui nessun abitante del mondo civile metteva piede da due secoli.
Ma mi sbagliavo.
Credevo di aver compreso le basi della loro società. La Sithya a ovest – nazione relativamente evoluta, pacifica e matriarcale – e i sanguine a est, rigidi e patriarcali, per lo più contadini, con la capitale nelle rovine della distrutta metropoli Bottleneck. Al centro, nelle immense foreste radioattive, gli scarti della società vivevano rubando e trafficando: i vermin.
Ma una simile divisione schematica non poteva essere anche esaustiva, no?
Infatti.
Il 31° giorno scoprimmo lo sporco segreto che rendeva la società delle sithye così più evoluta.
Vapor è una città relativamente piccola, decentrata, nella zona centro-occidentale del continente. È anche uno dei motori dell’economia sithye, almeno a giudicare dall’estensione dei suoi campi di grano, mais e altre graminacee.
Io e Lynx siamo partiti di prima mattina dal Campo Base 2 con la wyvern. Abbiamo con noi molte provviste, diversi cambi d’abito e due lama, perché non intendiamo rientrare immediatamente.
Abbiamo anche del denaro sithye e dell’oro, se avessimo bisogno di comprare qualcosa.
Siamo atterrati a un paio di chilometri da Vapor verso le nove del mattino e, per prima cosa, siamo andati in città. Come dicevo, è una cittadina. È anche graziosa, curata, costruita quasi interamente di legno. Ci siamo presentati alla Guida della città e le abbiamo chiesto il permesso di visitare la zona. Il permesso ci è stato concesso senza problemi, segno che la notizia della nostra presenza le era già arrivata.
Il clima era caldissimo, opprimente. Entrambi abbiamo indossato dei cappelli.
Dopo aver visitato la città, ci siamo diretti verso i campi. Sono semplicemente sterminati.
Anche alcune zone di Shaden sono così, ma non sono zone che io abbia mai visto.
«Sai, tutta la parte agricola provincia di Oryx era più o meno così, quand’ero ragazzo. Anzi, credo che lo sia ancora» ha detto Lynx. «Ma non ci sono degli esseri umani a coltivare la terra, ovviamente».
Abbiamo costeggiato un gigantesco campo di frumento, le cui spighe, alte e dritte, formavano una sorta di oceano dorato.
Era bello da togliere il fiato, eravamo rilassati. La serata di ieri è stata triste e cupa, quel gigantesco mare sussurrante mi stava ridando un po’ di pace interiore.
Abbiamo continuato ad avanzare sotto il sole, in groppa ai nostri lama tautecnologici, per quasi un’ora prima di vedere anima viva. Da lontano, sembravano parte di una coreografia, ma erano degli uomini in fila che falciavano il grano in un rettangolo di campo.
Usavano delle lunghe falci, tagliando le spighe e raccogliendole in covoni. Era chiaro che si trattava di un lavoro massacrante.
Avvicinandoci abbiamo visto che erano giovani uomini, per lo più con le spalle arse dal sole, che indossavano semplici pantaloni di tela e, qualcuno di loro, delle camiciole sottili. La fila era composta da una ventina di uomini e due donne supervisionavano il lavoro.
Solo avvicinandoci ancora ci siamo accorti che le due sorveglianti avevano una pistola a testa e una frusta alla cintura.
Le pistole erano nel fodero, ma sembravano piuttosto strane. Non le vecchie armi delle Talpe, ma delle rozze armi da fuoco costruite in tempi molto più recenti.
Ci siamo accostati e abbiamo chiesto a una delle sorveglianti che cosa stessero facendo, anche se la risposta era evidente.
La donna ci ha amabilmente parlato della raccolta del frumento, in ogni sua fase. Ogni tanto si interrompeva per gridare a uno dei raccoglitori di non battere la fiacca.
Mentre ci allontanavamo ne abbiamo sentiti due che parlavano tra loro: il loro accento era indiscutibilmente sanguine. Lynx mi ha lanciato un’occhiata, ma non ha aperto bocca.
Dietro di noi abbiamo sentito uno schiocco. Voltandoci, abbiamo visto che una delle sorveglianti aveva appena colpito un raccoglitore alla schiena con un colpo di frusta.
L’uomo aveva emesso un gemito e aveva ripreso a falciare.
Io e Lynx abbiamo continuato a cavalcare fino al confine del campo. Qua abbiamo trovato le abitazioni
dei raccoglitori.
La cosa a cui assomigliavano di più era una fila di scatole per l’imballaggio. E, in effetti, sono statole. Scatole di legno leggero o di paglia intrecciata, che possono riparare a stento uno o due corpi durante la notte. All’interno di quella sorta di loculi, c’erano coperte, qualche vestito consumato, qualche brocca e una statuetta del Buon Mago intagliata rozzamente nel legno.
«Quanti saranno?» chiesi io.
«Una quarantina di questi ripari... forse ottanta o cento schiavi» rispose Lynx, atono.
Aveva usato esattamente il termine che avevo in mente, ma che non osavo dire ad alta voce.
«Credi che siano tutti sanguine?».
Lui fece una smorfia impotente. «Non lo so. Senz’altro molti di loro lo sono. Forse sono stati fatti prigionieri durante qualche guerra. Sono forza lavoro gratuita o quasi» aggiunse, indicando i campi.
Continuammo a seguire quel mare di grano. In molti appezzamenti c’erano delle squadre al lavoro.
Gli schiavi, come li aveva giustamente definiti Lynx, erano immancabilmente chini sulle falci, sorvegliati da donne armate.
In realtà, la sproporzione era tale che, volendo, avrebbero potuto ribellarsi e sopraffarle, ma sembravano semplicemente rassegnati.
«Oh, immagino che ogni tanto qualcuno provi più semplicemente a scappare» disse Lynx. «Ma di qua fino ai primi insediamenti sanguine c’è un bel pezzo di strada, a piedi, senza cibo né acqua».
Proseguendo, vedemmo altre squadre, più piccole, intente alla manutenzione dei canali di irrigazione o di edifici più grandi e solidi, granai e fattorie.
Ci avvicinammo a una delle fattorie dopo pranzo. Nessuno dei due aveva voglia di correre il rischio di venire invitato a tavola da quelle persone, per cui avevamo mangiato seduti lungo un fosso.
Il sole era ancora alto e opprimente, ma la fattoria verso cui andammo era circondata da vari alberi, che proiettavano un po’ d’ombra sulla facciata.
Era una costruzione di legno a due piani, tinteggiata di bianco, con accanto delle stalle e un recinto per i cavalli. Ne avevano anche uno nero come la notte, ma non mi interessava più. Davanti all’abitazione c’era un porticato, di legno anche quello, che correva circa mezzo metro sopra il livello del suolo. Sul porticato, tranquillamente distesa su un’amaca, c’era una donna giovane, completamente nuda, che beveva qualcosa da un elegante bicchiere di vetro. Accanto a lei, in piedi, c’era un uomo tarchiato, sulla ventina, rosso di capelli, con un bel viso e un torace poderoso. A giudicare dall’abbigliamento, doveva essere un altro schiavo sanguine.
Ci avvicinammo al porticato e scendemmo dai lama.
Lo schiavo disse qualcosa alla donna e venne verso di noi.
«Buongiorno ospiti. Siete i benvenuti nella casa. Chi siete, chiede la mia padrona?».
Ci presentammo. Nel frattempo, la donna si era sollevata a metà per osservarci.
«Ah, dovete essere gli stranieri di cui ci sono giunte nuove!» esclamò, sorridendo. «Venite, accomodatevi... Amis provvederà immediatamente a dissetarvi».
«Non è necessario» disse Lynx, salendo i gradini del portico. Bisognava ammettere che all’ombra il clima era delizioso.
«Amis, porta delle sedute!» ordinò, allora, lei, scendendo del tutto dall’amaca. Era piccola come tutti i wilders, dalla pelle olivastra e dai lunghi capelli lisci e neri.
Amis e un altro giovane uomo portarono fuori delle chaise longue o qualcosa di simile, di bambù e tela chiara.
«Prego, mettetevi comodi. Sono onorata di avervi nella mia modesta dimora. Il mio nome è Iara, amministro alcuni dei campi, qua attorno».
«Li abbiamo visti passando» si tenne sul vago Lynx.
«Magnifico. Le mie due compagne sono fuori a controllare l’andamento del raccolto, ma al calar del sole saranno qua. Sarebbe per noi un grande piacere intrattenerci con voi».
«Mi dispiace, a quell’ora saremo già tornati al nostro mezzo volante» si scusò Lynx.
La donna lo guardò un attimo e rise. «Allora è vero quel che dicono! Viaggiate in aria!».
«Già» si limitò a dire, lui. Si rilassò sulla chaise longue e allungò i piedi davanti a sé.
«Amis, porta del tè fresco!» trillò la nostra ospite. Il giovanotto rosso di prima si diresse verso l’interno dell’abitazione senza una parola.
«Con questo caldo, le membra si fiaccano facilmente» spiegò Iara, continuando a sorridere. «Quali intenzioni vi portano a Vapor?».
«Nessuna intenzione specifica. Solo osservare, conoscere, se possibile comprendere».
«Si dice che siate stati alla Città sulla Collina» disse lei, senza riuscire a nascondere la curiosità. Amis tornò con un vassoio e dei bicchieri di tè alla menta freddo. Poi rimase in piedi dietro di noi, in attesa di ordini.
«Ci siamo stati» confermò Lynx. «Abbiamo incontrato la vostra Prima Guida, il Concilio delle Anziane e così via. È stato... istruttivo».
«Oh, ma come sono sciocca! Non vi ho chiesto se desiderate prendere un bagno».
Dato il caldo, io l’avrei anche desiderato, ma Lynx scosse gentilmente la testa in segno di diniego. «Non intendiamo restare a lungo, ma ti ringrazio».
Iara ci fece varie domande sul nostro luogo di provenienza e sulle nostre esperienze sul suolo wilder, decisamente incuriosita, e Lynx rispose cortesemente a tutte.
«L’estensione di questi campi è incredibile» commentò, a un certo punto. Stava introducendo l’argomento che gli interessava. «Amministrali deve essere complesso e faticoso».
«Oh, sì» disse lei, seria. E d’altronde, si vedeva che si spaccava in due dalla fatica ogni giorno...
«È assai impegnativo» aggiunse. «Dalla Città sulla Collina giungono spesso richieste supplementari ed è nostro dovere cercare di esaudirle al nostro meglio. Inoltre, dall’ultimo trattato la manodopera scarseggia».
«Gli uomini che abbiamo visto lavorare nei campi... sono sanguine, giusto?» chiese Lynx, in tono conversevole. «Credo di aver riconosciuto l’accento».
Iara rise. « Credi? Ma, già, voi siete stranieri, forse non la barbarie cui sottopongono la lingua ancestrale di tutti noi. Sono poco più che bestie illetterate, quando arrivano, a stento in grado di articolare i loro pensieri. I più tardi comprendono a malapena quali mansioni devono svolgere. Ma con molta pazienza li si può educare. Guardate Amis» aggiunse, con un certo compiacimento. «Non dico che sia un grande conversatore, ma ha imparato a comportarsi da persona civile. Continua a venerare il suo sciocco dio con il bastone, purtroppo, ma bisogna ammettere che la sua mente è troppo limitata per l’idea della Grande Madre... come per buona parte del resto» concluse, con una lieve risata. «Amis, vieni qua» chiamò, come a darci una dimostrazione delle sue buone maniere.
Lo schiavo la raggiunse e si inginocchiò accanto a lei, mormorando: «Padrona».
Iara lo accarezzò gentilmente sulla testa. «Non è paragonabile ai servitori delle Città sulla Collina, ma questa è solo una provincia. È carente in molti ambiti. Io e le mie compagne abbiamo rinunciato a farci intrattenere con la bocca, non ne è proprio capace. Va meglio con il resto».
«Capisco» disse Lynx, con un sottile sorriso. «A est hanno delle usanze notevolmente diverse dalle vostre».
«Oh, sì. Deve trattarsi di un popolo molto triste. Non conoscono amore».
«E gli uomini che lavorano nei campi...» riportò il discorso verso l’argomento che gli interessava, Lynx.
Iara