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Il guscio delle uova: La tavola nelle pagine di Pirandello
Il guscio delle uova: La tavola nelle pagine di Pirandello
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E-book142 pagine1 ora

Il guscio delle uova: La tavola nelle pagine di Pirandello

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Info su questo ebook

Dentro l’uovo è racchiusa l’esistenza dell’essere umano, fatta di emozioni, sentimenti, modi di vivere. Quando questo uovo viene bevuto, facendo un piccolo foro sulla sua superficie, non rimane che un guscio intero ma vuoto e insignificante, che può rimanere pura esteriorità, essere schiacciato tra le mani o gettato via. Esplorare l’universo narrativo di Pirandello attraverso i sapori, gli odori e i cibi che attraversano la sua opera è un modo insolito ma affascinante di indagare la dimensione esistenziale dei suoi personaggi e addentrarsi, con gusto, nel “giuoco” della vita.
LinguaItaliano
Data di uscita13 ott 2020
ISBN9788865803103
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    Anteprima del libro

    Il guscio delle uova - Lina Grossi

    Il banchetto della vita

    La tavola descritta nella scrittura letteraria

    Nella quotidianità delle vicende proprie della narrativa pirandelliana, la sala da pranzo è uno degli ambienti ricorrenti e centrali nella descrizione degli interni di una casa: è un luogo in cui i personaggi e le loro storie si incontrano e si intrecciano. Gli interni descritti da Pirandello sono quelli della sua epoca (l’azione scenica di molte sue commedie si svolge in una città qualunque. Oggi, come egli stesso specifica nella didascalia), con i raffinati ed eleganti salotti e le tavole finemente imbandite nelle dimore di personaggi di ceto medio e alto, agli inizi del XX secolo in Italia. Quando invece la dimensione sociale e culturale dei personaggi è diversa, la sala da pranzo diventa una più modesta cucina o un ambiente semplice e disadorno.

    Nella novella La casa dell’agonia, la casa è silenziosa e sospesa in un’atmosfera quasi da racconto fantastico in cui l’unico suono è il rumore cadenzato di un antico orologio a pendolo. Un anonimo visitatore, quasi dimenticato in salotto, nella tristezza lugubre dell’ambiente, ha un vago presagio di morte nel vedere un vaso di gerani rossi in bilico su una finestra, temendone la caduta sulla testa di qualcuno fugge a precipizio ma, destino vuole, proprio nell’attimo in cui il vaso cade, egli è sotto in strada. La casa che fa da sfondo all’inquietante vicenda è solo descritta negli ambienti (il salotto, la sala da pranzo, la cucina che ospitava la servitù) e negli arredi che la compongono: il silenzio era tanto, che un tic-tac lento di antica pendola, forse nella sala da pranzo, s’udiva spiccato in tutte le altre stanze, come il battito del cuore della casa⁴.

    Una sala da pranzo animata dalla presenza di numerosi commensali riuniti per un pranzo di nozze è invece l’ambientazione della novella Scialle nero. Senza scendere nei particolari della descrizione delle vivande portate in tavola, Pirandello caratterizza l’ambiente attraverso gli arredi della sala e l’enfasi per i preparativi del pranzo. Il rituale del pranzo è occasione per fare emergere sentimenti e stati d’animo: il desiderio di apparire e di fare bella figura da parte dello sposo, ostentando opulenza nell’organizzare il banchetto di nozze, in quanto di ceto sociale più umile rispetto a quello della famiglia della sposa.

    C’era il desiderio dei piatti fini, ch’ora sarebbero venuti in tavola, ma c’era anche in tutti quei convitati una seria costernazione per tutto quel superfluo che vedevano luccicar sulla tovaglia nuova, che li abbagliava: quattro bicchieri di diversa forma e forchette e forchettine, coltelli e coltellini, e certi pennini, poi, dentro gl’involtini di cartavelina.

    Della preparazione dei cibi e delle raffinatezze culinarie Pirandello non dice nulla in quanto l’imbarazzo, espresso nei gesti impacciati degli ospiti non abituati a una tavola finemente imbandita, prevale sul desiderio di assaggiare i piatti fini: il pranzo è un rito che si consuma mestamente e in silenzio tra un apparecchiare e uno sparecchiare la tavola, quasi una parentesi narrativa tra un prima e un dopo le nozze riparatrici.

    Seduti ben discosti dalla tavola, sudavano anche per i grevi abiti di panno della festa, e si guardavano nelle facce dure, arsicce, svisate dall’insolita pulizia; e non osavano alzar le grosse mani sformate dai lavori della campagna per prendere quelle forchette d’argento (la piccola o la grande?) e quei coltelli, sotto gli occhi dei camerieri che, girando coi serviti, con quei guanti di filo bianco incutevano loro una terribile soggezione.

    La tavola, finemente imbandita con cibi prelibati e stoviglie luccicanti, caratterizza ancora lo spazio narrativo de I vecchi e i giovani, il romanzo storico che ritrae la crisi dell’Italia postunitaria e il crollo delle speranze e dei valori risorgimentali, ispirato a fatti di cronaca realmente accaduti. Don Salesio, uno dei personaggi, costretto a una rigida economia per poter degnamente comparire in pubblico ma amante dell’eleganza e dei piaceri della gola, è ospite nella tenuta di Colimbetra di proprietà del principe Laurentano, in esilio volontario nella sua proprietà in quanto si rifiuta di riconoscere la legittimità del nuovo Stato italiano. La descrizione della tavola è qui filtrata attraverso gli occhi di un personaggio che è soggiogato dal desiderio di sentirsi parte di un mondo che non gli appartiene e, al contempo, è rapito dai piaceri della tavola.

    (Zio Salesio) camminava su gli spessi tappeti più che mai in punta di piedi; faceva il bocchino a tutte le cose belle e preziose che vedeva; a tavola per poco non sveniva dal piacere davanti a quelle finissime stoviglie luccicanti, o quando Liborio in marsina e guanti bianchi gli presentava i cibi prelibati.

    Nelle pagine pirandelliane, come si è già avuto modo di osservare, è difficile imbattersi nella rappresentazione del cibo per scopi che non siano legati all’esigenza di conferire realismo alla narrazione e non siano funzionali alla connotazione di una determinata situazione narrativa. Una significativa eccezione è costituita dalla novella Un invito a tavola che mette in maniera immediata al centro della scena proprio il cibo e il significato che a esso viene attribuito dai protagonisti della vicenda. Si tratta di otto fratelli i quali, per sdebitarsi di un grosso favore ricevuto, hanno deciso di fare un invito a pranzo. Ovvio, dunque, che tengano molto a fare bella figura ma la loro preoccupazione va ben oltre il desiderio della buona riuscita del pranzo ed esprime il desiderio della nascente borghesia di legittimare la propria esistenza economica, politica e sociale; nel farlo essa spicca per iperbole in cattive maniere.

    Il racconto si apre in medias res, all’interno di una cucina, nel tempo che precede l’invito a pranzo, con la domanda reiterata Basterà? non basterà? che ha la funzione non solo di introdurre l’evento principale, il pranzo, creando una atmosfera di ansiosa incertezza, ma soprattutto di presentare al lettore i protagonisti della vicenda.

    Al centro del racconto sono, in realtà, anche le dimensioni esagerate della fisicità dei fratelli Borgianni, il loro modo di essere, la forma dell’esistenza che riescono a darsi e a dare alle cose che fanno.⁸ I fratelli, i cui caratteri sono tratteggiati con decisa comicità, si muovono in una dimensione quasi surreale. Il pranzo, preparato con cura e abbondanza e con largo anticipo, è sulla tavola in mezzo alla stanza, composto da numerose portate esposte in bella vista che vengono enumerate in modo puntuale. I cibi preparati per il pranzo non sono importanti per la loro prelibatezza o raffinatezza, ma per la loro quantità, espressione analogica della personalità dei personaggi. Nell’ossessivo basterà... basterà? emerge tutta l’evidenza di un senso del gusto e di uno stare a tavola che non si è evoluto nei protagonisti, nei quali è ancora troppo forte il retaggio di un’abitudine al mangiare e bere come ostentazione di benessere sociale.

    Per questo motivo non è la cura della tavola e la preparazione delle vivande a prevalere nelle descrizione, ma l’insieme dei cibi che la ricoprono. Sulla tavola campeggiano infatti numerose pietanze di carne (porchetta ripiena di maccheroni, lepre con contorno di tordi, tacchino, abbacchio, trippa e cute), vino in fiaschi in abbondanza e quantità di frutta. Oltre alla quantità, il modo in cui è presentato il cibo tradisce vistosamente anche il livello basso e arretrato di comportamento e di buone maniere a tavola, rispetto ai processi di trasformazione e di raffinamento dei costumi nei quali si collocano in genere il pranzo e il cibo. All’interno del processo di civilizzazione del mondo occidentale, infatti, come nota Elias Norbert, gli uomini cercano di rimuovere ogni carattere animale che avvertono in sé tanto che le pietanze di carne in buona parte mascherano e modificano talmente, attraverso la preparazione e la trinciatura, la forma dell’animale, che mangiando non ci si ricorda quasi della loro provenienza⁹. I protagonisti della novella ostentano invece sulla tavola pietanze con la forma dei tanti animali uccisi per una libagione così

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