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La cucina golosa di Madame Bovary
La cucina golosa di Madame Bovary
La cucina golosa di Madame Bovary
E-book95 pagine53 minuti

La cucina golosa di Madame Bovary

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Madame Bovary: bruna, snella, graziosa, sognatrice, illusa, delusa, disperata. A questa serie di aggettivi c’è da aggiungere: golosa. Golosa di vita, di gioie, di cibi. Emma, ci dice Flaubert, ama le confitures, i gelati, gli sciroppi ghiacciati, i frutti, i liquori dolci. Ne deriva una raccolta di gustose ricette che un cuoco d'oggi ha reso eseguibili ai nostri tempi, mantenendone però inalterato il sapore antico, dei tempi di Flaubert.
LinguaItaliano
Data di uscita17 dic 2009
ISBN9788896720677
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    Anteprima del libro

    La cucina golosa di Madame Bovary - Elisabetta Chicco Vitzizzai

    art Quanto si mangia nei romanzi di Flaubert! art

    "Quanto si mangia nei romanzi di Flaubert!" scriveva Jean Pierre Richard, con ragione. E quanti momenti chiave nello svolgersi della vicenda di Madame Bovary hanno per sfondo una cucina o una camera da pranzo o il tavolo di un ristorante. Dal primo fatale incontro di Emma con il medico di campagna Charles Bovary, venuto a visitare suo padre infortunatosi a una gamba.

    L’incontro ha luogo nella casa di Emma, alla fattoria dei Bertaux: Una giovane donna, che indossava una veste blu di lana merino, guarnita di tre volants, venne sulla soglia della casa per ricevere il dottor Bovary. Lo fece entrare in cucina, dove ardeva un gran fuoco. La colazione dei famigli bolliva dentro pentoline di coccio di diverse misure; dei vestiti umidi stavano ad asciugare nel camino. La paletta, le molle, il soffietto, tutti di proporzioni colossali, brillavano come acciaio forbito, mentre lungo i muri si spiegava un’abbondante batteria da cucina, nella quale si rifletteva con ineguali bagliori la fiamma chiara del focolare, insieme ai primi raggi del sole che entravano dai vetri della finestra. Dopo la visita il dottor Bovary è invitato a mangiare un boccone prima di ripartire e la scena si sposta nella camera da pranzo di Emma: Charles discese nella sala, al piano terreno. Due posti, con i piatti d’argento, vi erano preparati su una piccola tavola, ai piedi di un gran letto a baldacchino rivestito di tela indiana con delle figure che rappresentavano dei Turchi. Si sentiva un odore di ireos e di lenzuola umide che usciva dal grande armadio di quercia di fronte alla finestra. Sul pavimento, negli angoli, erano collocati, diritti, alcuni sacchi di frumento, che non avevano più trovato posto nel granaio adiacente, al quale si accedeva per mezzo di tre gradini di pietra. Per decorare la stanza c’era, appesa a un chiodo, in mezzo alla parete, il cui intonaco verde si scrostava sotto l’azione del salnitro, una testa di Minerva a carboncino, chiusa in una cornice dorata e che portava in basso, scritto a caratteri gotici: ‘Al mio caro papà’.

    I sacchi di grano negli angoli e i piatti d’argento sulla tavola: c’è già tutta Emma in questo sforzo di nobilitare la modestia campagnola delle sue origini. Emma, la piccola snob che si ritiene superiore al suo ambiente, perché ha ricevuto una bella educazione in collegio, dalle Orsoline, un’educazione da signorina.

    Era d’obbligo nell’ambiente borghese la camera da pranzo, magari modesta come quella di Emma ai Bertaux. Modesta e tuttavia pretenziosa, con quel gran letto a baldacchino e il tocco vagamente esotico della tela indiana con le figure dei Turchi. Era semplicemente inconcepibile per una signorina consumare i pasti in cucina, dove le persone di servizio li preparavano. Oggi, per comodità, capita invece sempre più spesso che si mangi in cucina, anche con gli ospiti, ma la servitù è un ricordo del passato. Allora, invece, una portata dopo l’altra, la domestica recava il cibo dalla cucina in sala da pranzo. Soltanto la gente semplice, i poveri o i contadini, come papà Rouault, il padre di Emma, consumavano i pasti in cucina senza sfoggio di argento né di vermeil. Papà Rouault che "amava il sidro forte, i cosciotti al sangue, i gloria (caffè mescolato con il rum) ben battuti".

    Quasi sempre Flaubert, che ama i dettagli, offre indicazioni su quel che viene portato in tavola. In alcuni casi la descrizione è circostanziata. Così è della pièce montée che viene servita nella festa di nozze di Emma e Charles Bovary, una torta da urlo: "Si era cercato un pasticcere a Yvetot per le torte e i croccanti. Siccome era nuovo in paese, aveva fatto le cose con molta cura, e portò egli stesso, al dessert, una pièce montée che fece gettare delle grida. Alla base c’era un piano di cartone celeste che raffigurava un tempio, con i suoi portici, il colonnato e delle statuette di stucco tutt’intorno dentro nicchie cosparse di stelle di carta dorata; al piano superiore si alzava un torrione di gâteau di Savoia, circondato da fortificazioni di erba angelica, mandorle, uva passa, spicchi d’arancio; e finalmente, sulla piattaforma più alta – che era una prateria verde con delle rocce, dei laghetti di marmellata e dei battelli fatti con gusci di nocciole – si vedeva un Amorino che si dondolava su un’altalena di cioccolato, i cui sostegni finivano in due bocciolini di rosa, in guisa di palle, là in cima".

    Ci sono quarantatrè invitati a questa festa e la quantità

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