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Cobe: Cobe, #1
Cobe: Cobe, #1
Cobe: Cobe, #1
E-book208 pagine2 ore

Cobe: Cobe, #1

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Info su questo ebook

Dopo essere stato abbandonato morente da un suo amico, Cobe ritorna al suo villaggio per trovarlo deserto. Cosa è successo alla sua famiglia?

Senza amici a parte un cane randagio di nome Lucky, Cobe non ha chance di sopravvivere, fin quando Adriana non gli spara in una coscia.

Le cose potrebbero peggiorare? Non domandare se non vuoi sapere.

Leggi Cobe: La Maledizione di Kampot per scoprire se troverà mai la felicità.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita25 nov 2020
ISBN9781071576137
Cobe: Cobe, #1

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    Anteprima del libro

    Cobe - Greg Alldredge

    La Tomba

    Jinx, se ci stai portando a caccia di fantasmi, ti spezzo il collo come un ramoscello.

    Cobe odiava essere chiamato Jinx. L’unico problema, d'altronde... era che Marion era l'unico a chiamarlo così. Se Cobe fosse stato grande il doppio o Marion piccolo la metà di quanto era, gli avrebbe fatto il culo. L'inconveniente maggiore: Cobe era un piccolo codardo, e Marion un bullo gigante. Inoltre, Marion trasportava una sbarra di metallo alta quanto Cobe. Se e quando avrebbe cercato vendetta su Marion, Cobe l'avrebbe fatto con calma, assicurandosi che provasse molto dolore. Dovrebbe prima esser sicuro che Marion stesse dormendo, così la sbarra sarebbe svanita.

    Guarda, ecco cosa ho trovato. Te l'ho detto che non posso aprirlo da solo. Deve essere enorme per avere una roccia così grande a bloccarlo. Cobe volle usare la logica. Avrebbe dovuto saperlo che non avrebbe mai funzionato in questo gruppo. Nel suo paesino, non c'era molta scelta tra i papabili gruppi di amici, la selezione era molto scarsa. Tutti i suoi coetanei erano muscolosi e col cervello piccolo. Cobe si auspicava di trovare, un giorno, qualcuno intelligente quanto lui, ma era una ricerca infruttuosa.

    Il flusso di pensieri fu interrotto da una sporca zolla di terreno che gli spiaccicò sul cranio. Dannazione, chi l'ha lanciato? Se non volete venire ad aprire la tomba con me, potete baciarmi le chiappe, e troverò il modo per farlo da solo.

    Calmati, Jinx, ci stiamo solo divertendo un po'. Se non ti scaldassi così facilmente, potresti essere sopportabile. Era Eddie, non male quanto Marian, ma qualche volta era un idiota. Cobe fantasticava di sgattaiolargli in casa di notte e tagliargli la gola, ma non avrebbe mai avuto lo stomaco di farlo.

    Cobe continuò per il percorso che intraprendeva quotidianamente da quando aveva iniziato a badare al gregge della Matrona. Di solito lo avrebbe condotto a valli più alte, così avrebbe speso questi giorni in pace lontano da tutti gli imbecilli del villaggio, come Marion, Edie e il resto. Li sopportava da quando aveva memoria. Erano cresciuti insieme, loro cinque: Cobe, Marion, Edie, Alon e Zibilly. Era stata un’infanzia tremenda, seguita dagli anni della scuola, e ora tutti gli indizi facevano presagire una maturità miserabile.

    Avrebbe lasciato quel villaggio sperduto se avesse avuto un posto e il fegato per farlo. Deluso, sgraffignò un pezzo di carne essiccata che aveva rubato e nascosto in una tasca segreta del suo cappotto. Il cibo lo avrebbe aiutato a tenere la mente occupata e lontana dal pensiero di farli fuori tutti.

    In un certo senso, Cobe si considerava fortunato. Avrebbe potuto trovarsi nella stessa situazione di Zibilly. Quando avevano circa otto anni, Marion picchiò Zibilly così forte che il poveretto non parlò più da quel giorno. Se sua madre non fosse stata la Matrona del villaggio, Cobe era certo che Marion sarebbe stato confinato nel deserto.

    Oh, come avrebbe voluto che sua madre fosse stata più influente. Da quando era fuggita con il maniscalco, suo padre era caduto nel vortice dell’alcool e non era mai risalito da lì. Cobe pensò che fosse meglio dimenticare quel cognome inutile e imprimersi in mente solo il nome. Un giorno, avranno paura del mio nome!

    Jinx, dannazione, dove dobbiamo arrivare? Mi sto stancando, e siamo via solo da un’ora. Alon, non uno dei più forti, si aggrappò alla camicia di Marion da bambino e non aveva mai smesso di farlo. Era diventato il perfetto yes-man. Cobe sapeva che sarebbe andato lontano nella vita. Se solo avesse tolto la testa dal culo di Marion per vedere il futuro.

    Te l’avevo detto che ci voleva un po’ per arrivare alla valle. Faccio questo tutti i giorni. Se non fossi un tale pappamolla, non ci sarebbero problemi.

    Cobe si rese conto di aver commesso un passo falso con quell’epiteto, ma gli stava bene. Finché non lo colpì un’altra manciata di terriccio.

    Pronto a litigare, si voltò per colpire chi gliel’aveva lanciata, fin quando vide Alon davanti Marion armato di due pugni di terra.

    Se non la smetti, non ti mostrerò dov’è la tomba. Mi ci sono voluti tre anni per imbattermici. Quanto tempo pensi che ci vorrà a trovarla?

    Marion parlò ridendo. Vai a farti fottere. Se non ci porti, ti picchieremo per fartelo dire.

    E ti rovineremo il culo mentre sei steso. Alon andò un po’ oltre per gli altri. Tutti lo ghiacciarono con occhi interrogativi.

    Cobe voltò e continuò la sua fatica sotto la luna piena. Maledisse la carne essiccata, morbida abbastanza da non farsi sentire dal gruppo. Cobe aveva escogitato un piano speciale, tutto organizzato per il culo di Alon. Avrebbe drogato la cena di famiglia, non sapeva ancora come e con cosa, e una volta addormentati, li avrebbe chiusi in casa e dato fuoco a tutto. Così imparano!

    Tre ore dopo, la luna piena si avvicinò al suo zenit nel cielo notturno. Giù nel villaggio, l’aria era molto più densa, calda e afosa. Lì nelle valli, un vento leggero accarezzava la carne scoperta. Cobe era stato abbastanza arguto da portarsi il suo cappotto preferito e una sciarpa per coprirsi. Gli altri non lo erano stati. Il trekking lungo il ripido canyon fece fuoriuscire un sudore che velocemente vaporò con il freddo della notte. Cobe sorrise ascoltando gli altri battere i denti dal gelo.

    Quanto manca? Se non c’è niente alla fine, te ne pentirai. Marion non era certo una cima, ma le sue minacce sembravano sempre molto probabili. Avrebbe fatto di tutto a chi lo contrariava. Era l’uomo più forte del villaggio, quindi anche gli anziani gli stavano alla larga.

    Ti direi di non prenderti troppo sul serio, le donne si lamentano meno di te. Te lo farò sapere quando saremo arrivati. È lì in quel rilievo roccioso.

    Subito Cobe scalò la parete della montagna, rendendo più difficile essere raggiunto dalla palla di terra. Poteva andare più velocemente, se non si fosse messo a controllare gli altri quattro.

    Gli altri passavano la giornata nella valle di giù spendendo i soldi di mammà. Cobe li considerava più inutili delle bestie che pascolava – almeno gli animali fornivano carne, pelliccia e pellame. Quanto è vero il cielo, li odiava quei quattro. Se avesse potuto chiedere aiuto a chiunque altro per quest’avventura, l’avrebbe fatto.

    Se ci fosse stato un modo per abbatterli nella montagna remota e non essere scoperto, l’avrebbe fatto in un battito di ciglio. Non riusciva neanche più a ricordare tutte le notti spese a pensare alla loro fine. Avrebbe dato qualsiasi cosa per spedirli al Tormento. Avrebbe vissuto al Tormento per sempre.

    Cobe non ci aveva mai pensato, ma ora sì, avrebbe potuto cambiare idea sui suoi pari. Il villaggio era così sperduto e piccolo che i cinque erano imparentati tra loro. La rarità di nuovi membri che si unissero alla comunità rese l’ibridazione, una realtà. Gli uomini erano tutti cugini, anche se Cobe non l’avrebbe mai ammesso. Avevano gli stessi capelli lisci lunghi, la stessa pelle abbronzata, anche alcuni tratti somatici; occhi ravvicinati e naso schiacciato.

    Aveva trascorso un insalutare lasso di tempo a riflettere su come uccidere i cugini nel sonno. Certo, doveva essere nel sonno. Non c’era possibilità che riuscisse a sconfiggerli lottando. Senno o codardia lo trattengono sempre dai più violenti propositi di vendetta.

    Ecco. Cobe era in piedi su una roccia più pesante del peso dei cinque insieme.

    Questo qui? Marion ispezionò la taglia della roccia davanti a loro.

    Zibilly scosse la testa, guardando Cobe con disgusto.

    Alon aveva le mani sui fianchi, ancora armato nel pugno di terra. È solo una roccia caduta dalla montagna.

    Edie, essendo quello intelligente, almeno prese il tempo necessario per ispezionare la roccia prima di commentare, No, penso che ci sia qualcosa, un’apertura dietro. Sento un fischio, come se ci fosse dell’aria che soffia intorno alla pietra.

    Magari è l’aria del culo di Jinx. Alon doveva sempre esagerare.

    Eddie annuì. Possibile, ma Cobe potrebbe aver trovato qualcosa. Dovremmo almeno controllare.

    Come spostiamo quella roccia? Pesa più di una casa. Marion batté sulla roccia con il palmo della mano.

    Cobe la accarezzò. Spostiamo le rocce attorno e usiamo la barra di metallo come leva.

    Marion guardò la sbarra. Una cosa?

    Cobe decise che non avrebbe sprecato tempo a spiegare, a Marion, un semplice attrezzo meccanico. Se avesse provato il sarcasmo nella voce si sarebbe avvertito. Non voleva che quest’avventura si concludesse con la perdita del dono della parola o peggio. Usando il cervello sui muscoli e saltando giù dalla roccia, prese il pesante pezzo di metallo da Marion e trovò un buco da cui spiare.

    Continuiamo a ficcare il naso qui, e ogni volta che facciamo una piccola crepa, ci mettiamo dentro una pietra per tenere la grande roccia al suo posto. Una volta tolto il peso dalle pietre più piccole, possiamo rimuoverle con le mani.

    Cobe percepì il fumo mentre Marion cercava di seguire la sua spiegazione, un'espressione vuota sul suo volto. Se non fosse stato per Edie e Zibilly, Cobe avrebbe rinunciato e sarebbe andato a cercare il gregge. Comunque, lavorarono tutti, rimuovendo e spingendo. Lentamente lo sforzo venne ripagato, creando un buco che si formò tra il masso e le rocce più piccole che riempiono il divario. Dopo un’ora o due, si aprì uno spazio abbastanza ampio da far passare due piccoli uomini, Cobe e Alon.

    Passami quella borsa, ho portato delle torce. Cobe si rivolse a Zibilly per farsi prendere il necessario.

    Edie, rapido con la pietra focaia e l’acciaio, accese due torce in un niente.

    Sei pronto? Vuoi andare per primo? Cobe aveva ascoltato troppe storie di fantasmi e leggende su quelli che depredavano le tombe, ma se c’era qualcosa di valore, avrebbe potuto scappare da quel buco di trenta famiglie che chiamava casa.

    Cobe sarebbe stato contentissimo di lasciar passare Alon per primo, ma la decisione non spettò a lui. Marion, Edie e Zibilly lo sollevarono e lo imbucarono nella fessura della caverna. La torcia passò dopo di lui, bruciandolo lievemente.

    Dopo aver imprecato, preso la torcia e fatto del suo meglio per sopportare il tutto, il cuore si fermò. La tomba era vuota. Qualcuno aveva già rubato il tesoro.

    Si addentrò sempre di più nell’antro buio, consapevole che quelli potevano essere i suoi ultimi passi. Non trovò niente. Concentrato sullo spazio vacante, non poté fare altro quando la voce di Alon lo raggiunse.

    Dov’è il tesoro? Alon non era mai stato bravo a mascherare le sue emozioni.

    Cobe lo ignorò, l’ultima cosa che voleva era discutere.

    Dico, dov’è il tesoro che ci hai promesso?

    Cobe non era nemmeno arrivato in fondo alla piccola grotta. Lasciò un profondo sospiro e si girò per affrontare Alon per l'ultima volta, con l’omicidio chiaramente nella sua mente. Non vide mai la torcia oscillare alla sua testa. Quando la testa fiammeggiante del bastone colpì Cobe sul lato destro del cranio, i suoi capelli bruciacchiati al cuoio capelluto, un rumore scoppiettante echeggiò attraverso la grotta.

    L’ultimo ricordo: le imprecazioni di Alon mentre usciva dalla cripta.

    La Bottega

    A diversi giorni di viaggio lontano da dove Cobe giaceva incosciente, Adriana ispeziona il suo piccolo negozio un'altra volta, impostando il suo miglior lavoro di sempre sul bancone. Era fiera delle sue gesta. Da quando aveva preso in mano il lavoro di sua madre, si era data da fare giorno e notte per costruirsi una reputazione. Le ci vollero mesi di lavoro, ma finalmente ottenne una commissione per creare un’intricata scatola musicale con due ballerine in cima, e il suono di un canto popolare negli ingranaggi.

    La commissione era delle migliori che potesse trovare. Se la vendita non fosse andata a buon fine, avrebbe perduto il negozio e sarebbe ritornata per strada ad aggiustare altri aggetti da signora, così come sua madre aveva iniziato. Quello scenario era troppo da sopportare.

    Per essere prudenti, posizionò il pacchetto pregiato sotto il suo scaffale. Ritornò nel retro della bottega per assicurarsi che la fucina fosse spenta. Sua madre l’aveva avvertita che poteva essere pericolosa, e Adriana accolse la lezione. Controllava sempre tre volte prima di andarsene.

    Molte cose ripeteva per tre volte. Contava il resto tre volte, controllava un contratto tre volte prima di firmare, e si assicurava che la fucina fosse spenta per tre volte. Sotto stress, poteva addirittura arrivare a contare cose irrilevanti mentre camminava, la posta soprattutto. Contare gli oggetti le dava un senso di controllo in un mondo totalmente fuori controllo.

    Mentre era nel retro, sentì la porta d’ingresso aprirsi e il campanellino che aveva installato in perfetta sinfonia, suonò, per tre volte. Sarò lì tra un attimo, urlò. Percepì un fruscio e un paio di risatine profonde.

    Faccia con comodo. Aspetteremo, sentenziò la vocina lamentosa di un uomo.

    Controllò la fucina, e un leggero sentore di preoccupazione le salì. Afferrò l’attizzatoio, per sicurezza. Accanto alla porta, mise la testa fuori, e lì vide l’uomo più subdolo che avesse visto in vita sua. Dietro di lui, a bloccare la porta d’ingresso, un blocco di carne leggermente più grande dell'apertura della porta. Non si sarebbe sorpresa se la creatura avesse posseduto sangue di drago a scorrergli nelle vene. Come posso aiutarla? Ai due non piacevano i suoi modi da fabbricante di carillon.

    Il Subdolo indossava un cappotto ricavato da pelle di animale o forse più di uno, cucite insieme in una caotica, folle coperta. Si grattò il mento, che sopportava una ricrescita di minimo cinque giorni. Le parole migliori per descriverlo erano barbuto e affamato. Visionò la piccola area di vendita, concentrandosi. Adriana spesso aveva delle difficoltà a capire e comprendere le emozioni, ma trovò un movimento instabile nella parte inferiore dello stomaco.

    Riprovò, Posso aiutarvi?. Gli occhi dell’uomo fissi su di lei, e istintivamente si sentì come una preda nel mirino del predatore. Una sensazione nuova, cui non sapeva come reagire.

    L’adrenalina correva nelle sue vene. Era pronta ad attaccare o a fuggire dalla porta posteriore prima che parlasse con una voce strana, come se avesse fatto i gargarismi con l’acido. Davvero un bel negozio. Non ci ero mai venuto.

    Sì sforzò di ricordare il suo volto, butterato, che si accompagnava benissimo alla voce che aveva. Era di mia madre prima che subentrassi io. Tentò disperatamente di sembrare

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