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La guerra dei maghi
La guerra dei maghi
La guerra dei maghi
E-book455 pagine6 ore

La guerra dei maghi

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Info su questo ebook

La guerra tra i demoni e i mortali è cominciata. Dylan e la sua famiglia devono scoprire i piani dei deomoni in tempo per impedire la morte dei loro alleati. E ora che la magia li sta deludendo, dovranno decidere che cos'è più importante per loro.

Poiché tutti lo hanno sempre conosciuto come “il figlio di Dylan”, Ron è pronto a dimostrare il proprio valore a tutti coloro che gliene daranno l'occasione. Quando lui e suo fratello verranno separati, Ron si ritroverà ad affrontare l'equilibrio da solo, e forse ciò che scoprirà su se stesso non sarà di suo gradimento. Per vincere, questa volta Ron dovrà scoprire che cosa significa perdere.

E ora che la verità sta per uscire finalmente allo scoperto, la famiglia di Dylan potrebbe avere difficoltà a gestirla. Ron e Hail dovranno affrontare una strada che non riescono ad accettare, Dylan dovrà scontrarsi con un nemico che lo farà dubitare del suo scopo nell'universo e questa volta la magia non sarà sufficiente per vincere la guerra.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita17 ago 2023
ISBN9781667461670
La guerra dei maghi

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    Anteprima del libro

    La guerra dei maghi - Rain Oxford

    La guerra dei maghi

    Il quinto libro del Guardiano

    Rain Oxford

    Traduzione di Alexander Powell

    Sommario

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Epilogo

    Capitolo 1

    Faceva freddo ed era buio, e la terrificante scena davanti a me era a malapena visibile. Di norma le visioni di Hail erano limpide e lui era distaccato dai suoi sensi. Provai a fermare la visione; niente al mondo avrebbe potuto prepararmi a quell’evento. Vedere mio zio col sangue sul petto e gli artigli di drago esposti non era tanto sconvolgente, dato che Mordon proteggeva mio padre dai mostri continuamente. Mi preoccupava il modo in cui guardava suo fratello. Non vedevo il volto di Mordon, ma scorgevo un’espressione di consenso sul viso di mio padre.

    "Hail, svegliati. Per favore, smettila."

    Nessuna risposta. Era troppo distante con la mente, cosa che non succedeva da anni. Non riuscivo neanche a chiudere gli occhi.

    La lama nera di Mordon brillò tra la luce fioca mentre lui prendeva la mira… e poi infilzò il petto di mio padre. A spaventarmi non fu tanto l’assoluta impossibilità di ciò che vedevo, né lo sguardo negli occhi di mio padre. Il calore fiorì nel mio petto, all’inizio poco a poco e poi si espanse. Prima mi catturò il fiato, poi la vista e alla fine riuscii a percepire solo il vuoto dell’oscurità e un dolore rovente. Dov’è Hail? Perché non riesco a percepirlo?

    *      *      *

    Mi svegliai al buio, ansimando, e guardai intorno alla stanza e vidi mio fratello che boccheggiava sul suo letto. Era pallido come le lenzuola del letto mentre la sua maglietta nera gli si era appiccicata per il sudore. Mi guardò come se io avessi tutte le risposte. Lo faceva sempre.

    "Non era normale. Non riuscivo a percepirti là." Scese dal letto, attraversò la stanza e mi spinse da un lato. Hail occupava la maggior parte del letto, ma io ero piccolo per la mia età, quindi avevo un po’ di spazio per respirare tra Hail e il muro. Per mio fratello non c’era niente di peggio che rimanere solo con le sue visioni, quindi cercava di assicurarsi che, se fosse precipitato in un’altra visione, questa volta sarei stato lì con lui. Volevo spingerlo lontano dal letto; non volevo rivedere quella scena. Purtroppo non potevo farlo soffrire da solo… ed ero troppo debole per spingerlo per terra.

    "Penso che fosse un futuro lontano." dissi, concentrandomi sulla scarsa lucidità della visione anziché sulla strana separazione.

    "Non era reale."

    "Le tue visioni si avverano sempre."

    Hail mi guardò con la bocca aperta come se fossi pazzo. "Mordon è il fratello di papà. Non c’è niente che potrebbe spingere Mordon a ucciderlo."

    A quello non sapevo come ribattere. "Non possiamo raccontarlo a nessuno. Nessuno ci crederebbe. Anzi, probabilmente papà sospirerebbe e direbbe che, se Mordon lo ucciderà, sarà perché avrà fatto qualcosa per meritarselo. Forse hai ragione; magari non era una visione." Ovviamente mentivo sapendo di mentire.

    Era un incubo. assentì Hail ostinatamente. In quanto quindicenne mezzo diliano e mezzo umano dai poteri Iadnah, mio fratello aveva un complesso di invincibilità. O forse era un complesso del toro. Se una cosa non gli piaceva, Hail la decretava falsa e buona fortuna a chiunque provasse a contraddirlo. Ho fame.

    Siamo nel cuore della notte. dissi. I suoi occhi viola s’imbronciarono e i suoi capelli erano ancora madidi di sudore, conferendogli l’aspetto di chi è appena annegato. Sospirai, alzai gli occhi al soffitto e gettai le coperte sul pavimento con tutta la rabbia che avevo in corpo, poi mi alzai e battei i piedi fino alla cucina.

    Accesi la luce della cucina e vidi che la stanza era ancora occupata. Mi pietrificai. Fatto un brutto sogno? mi domandò papà. Pareva esausto.

    Uhm… sì. Tutto bene? Papà mi guardò e mi resi conto che era peggio che esausto. Si mise il volto tra le mani.

    Sono stato meglio. borbottò.

    L’unico capace di cavargli di bocca le risposte che non era pronto a dare era Mordon, che però non c’era, quindi mi diressi verso la dispensa e tirai fuori le padelle e gli ingredienti per la colazione preferita di Hail. Ormai fare i pancake era divenuta un’abitudine. Mamma preferiva usare la cucina per preparare le sue pozioni piuttosto che del cibo vero e proprio, ma a Hail e a papà il cibo piaceva. Avevo imparato a cucinare quando ero molto piccolo, perché a Hail e me la carne non piaceva, e non potevamo nutrirci solo di carne e frutta. Grazie a dio, papà era più bravo come Guardiano che come chef, perché la sua idea di cibo fatto in casa erano le fettuccine al burro.

    Molte ricette le avevo imparate sulla Terra, dove avevamo vissuto per quasi due anni perché papà desiderava fare il dottore. Era un medico straordinario e salvava centinaia di vite, ma aveva sempre la magia a coprirgli le spalle. Quando riusciva a salvare miracolosamente un paziente davvero senza speranza, mandando in tilt tutti gli apparecchi elettrici dell’ospedale, la sua unica alternativa era stata di tornare su Duran.

    C’erano degli aspetti della Terra che adoravo, come le culture, gli animali e i milioni di persone che avrei potuto conquistare, ma quando pensavo alla mia casa pensavo a Duran. E poi odiavo la scuola pubblica e le zanzare erano creature infernali. Sulla Terra c’erano insetti e persone ovunque, in ogni nicchia e fessura. Avere un po’ di privacy era quasi un peccato.

    Nonostante i miei problemi con gli insetti e con i bambini scemi della mia scuola, tra noi quello che aveva avuto più problemi di tutti era Mordon. Mamma aveva dovuto nascondere i suoi poteri, Hail aveva dovuto nascondere le sue visioni e papà aveva dovuto nascondere a tutti i suoi colleghi la sua vera natura, ma Mordon aveva dovuto nascondere la sua forma di drago. Tante volte la situazione gli era diventata insostenibile e Mordon aveva reagito urlandoci contro e tentando di trasformarsi, quindi papà lo materializzava una volta a settimana su Duran così che Mordon potesse trascorrere la serata in volo.

    Anche se nella nostra cittadina c’era un gruppetto di draghi, Mordon non riusciva a dimenticare l’amore della sua vita, che era stata assassinata. Dato che il campo in cui i draghi erano soliti trasformarsi apparteneva a Sydney, Mordon non sopportava più di trasformarsi in quel luogo..

    Credo che alla fine aiutare Mordon fu la ragione che più di tutte spinse papà a decidere di tornare su Duran. Era triste pensare che entrambi avrebbero dovuto sacrificare ciò che desideravano davvero per garantire la felicità dell’altro.

    Preparai i pancake alla vaniglia e alla noce per Hail in una padella e quelli ai mirtilli senza zucchero per papà nell’altra. Hail entrò proprio mentre stavo servendo la sua colazione e io gliela porsi senza guardare. Hail la prese e mi abbracciò in segno di ringraziamento, poi andò a mangiare e io terminai la colazione di papà. Gli porsi la sua colazione, che era più piccola di quella di Hail, poi mi sedetti accanto a Hail e presi una forchetta.

    A Hail servivo sempre più cibo di quanto ne avrebbe mangiato, perché lui l’avrebbe condiviso con me sia che ne avesse abbastanza per sé o meno. Una volta zio Nila mi aveva detto che era una caratteristica dei diliani; tra fratelli avevano l’istinto di condividere i propri beni. Mi sembrava che la cosa cozzasse con la natura, ma Dios era molto diverso dagli altri mondi. Stavano ancora riprendendosi dopo essersi quasi estinti.

    Mangiammo tutti e tre in silenzio per la maggior parte del pasto. Dov’è Mordon? domandò Hail. Papà si strinse nelle spalle; pareva un po’ addolorato. Che vuol dire che non lo sai? La voce di Hail si fece sconvolta e mio padre fece una smorfia. Aveva mal di testa. Tesi la mano per aiutarlo, ma Hail mi fermò. Dov’è?

    Lui ed Emiko sono andati in vacanza una settimana fa.

    Hail sbraitò, proprio come faceva il drago quando discuteva con papà. Odio quella donna.

    Caro, non bisogna odiare nessuno. lo rimproverò papà con gentilezza.

    Mio fratello mi lanciò un’occhiataccia; si aspettava che io fossi d’accordo con lui. Sospirai. A Hail la ragazza di Mordon stava sullo stomaco, ma Emiko non avrebbe mai corso il rischio di scatenare l’ira di Mordon attaccando papà. La dragonessa sapeva benissimo al fianco di chi si sarebbe schierato Mordon in un momento critico. Presi la mano di Hail per dargli il mio sostegno senza essere effettivamente d’accordo con lui e Hail guardò nostro padre con un’espressione trionfante.

    A Mordon serve una tregua. Ci stiamo preparando per questa guerra da quattro anni.

    Papà prendeva molto seriamente l’incolumità nostra e di tutti gli altri contro i demoni. Dopo che i guardiani del vuoto erano stati attaccati e i demoni avevano dichiarato la loro intenzione di conquistare tutti i mondi, papà aveva usato il nostro tempo con saggezza. I Guardiani si erano finalmente alleati per sconfiggere la loro più grande minaccia. Avevano sparso la voce ogni giorno sulla guerra in arrivo.

    Tutti i nostri demoni buoni che si erano dichiarati intenzionati ad aiutare papà erano stati inviati a trovare tutti i guardiani del vuoto sopravvissuti. Per fortuna riuscirono a trovare due dozzine di sopravvissuti. Chiaramente i sopravvissuti erano riluttanti all’idea di farsi salvare dai demoni, ma alla fine furono trasferiti su Dios, dove Nila e Nano avrebbero potuto proteggerli. Purtroppo Janus era ancora disperso.

    Dopo che Rasik era morto, Azenoth si era affrettato a trovare un altro Guardiano che prendesse il posto del traditore prima che la guerra avesse inizio. Nostro padre, benché si fosse rifiutato di far lavorare Hail e me per Azenoth, aveva acconsentito a tenere al sicuro il libro dell’irascibile dio. Nel frattempo Edward e Nano assistevano i monaci intenti ad addestrare il nuovo Guardiano; un mago di ventun’anni.

    Xul assunse un ruolo molto più utile nelle nostre vite: aiutò papà a formare nuove alleanze, a ricavare informazioni indispensabili dove necessario e a fare ricerche sulle armi risalenti alla guerra degli Iadnah.

    Papà si alzò per lavare il piatto e mentre mi passava accanto mi scompigliò i capelli. Grazie per i pancake.

    Gli risposi con una risata strozzata. Papà! gracchiai mentre cercavo di sistemarmi i capelli. Senza il gel i miei spuntoni si appiattivano, ma dovevo comunque lottare. Hail ridacchiò, dato che portava i suoi capelli arruffati senza seguire alcuno stile. Al sole i suoi capelli castano ramato acquisivano una lucentezza patinata naturale con meches vivaci rosso dinamite, ma i suoi capelli non si intrecciavano mai. Non doveva mai curarseli.

    Mi appellai alla mia magia per far cadere la sua sedia all’indietro in segno di rivalsa, ma papà la afferrò prima che mio fratello colpisse il pavimento. Non si lotta in cucina; sveglierete vostra madre. disse.

    Scherzi? Con quell’urlo deve aver svegliato tutti gli abitanti di Shomodii. Mamma entrò con indosso una delle maglie blu scuro di papà e un paio di pantaloncini bianchi. Si passò la mano tra i capelli, cercando di tenere sotto controllo le ciocche nere. Papà si mosse per baciarla e mamma, nel suo stato insonnolito, rimase ferma per farlo avvicinare. Quando lui tornò al suo posto, mamma sbatté le palpebre verso di me per proteggersi dalla luce accecante. Ron, se prometti di non fare mai più quel suono, ti lascio fare la tinta ai capelli.

    Feci un salto per l’emozione, in procinto di esprimere la mia gioia a parole, quando Hail chiuse la mano sulla mia bocca e mi tirò giù. Ha detto che ti ringrazia, che è un accordo fantastico e che ti vuole bene. disse mio fratello con calma. Stavo già pensando a tutti i colori con cui avrei tinto i capelli.

    Mia madre rivolse l’attenzione a papà e fece una smorfia. Hai un aspetto da schifo. Da quant’è che hai problemi a dormire?

    Da qualche giorno. Sono privo di energia e mi fa male tutto. Mi sento come se avessi il raffreddore.

    Ma potresti ammalarti. Penso che sia per via di Mordon.

    Sugli occhi di papà comparve il panico. Pensi che sia malato?

    Papà dissi con il mio tono che sottintendeva sei un idiota, come avevo imparato da mamma. Mordon è il tuo equilibrio. Ti tiene in pace con l’universo. La tua anima è legata alla sua. Quando voi due state lontani per tanto tempo, il tuo corpo cerca di compensare. Alzai gli occhi al soffitto. Chiaramente papà avrebbe dovuto saperlo, visto che è il compagno di mia madre.

    Papà guardò la mamma con un’espressione persa e preoccupata. Tesoro, dov’è finito il nostro angioletto? Non mi piace molto questo adolescentello. Lascio te e i ragazzi. Mordon e io torniamo sulla Terra, ti farò avere le carte per il divorzio entro il fine settimana. Possiamo risposarci quando Ron avrà ventidue anni.

    Mamma gli rivolse un’espressione offesa. Come ti permetti?! Stavo per dirlo io tra, boh, tre secondi! Adesso hai rovinato tutto! Ti trascinerò in tribunale. Ti farò affibbiare la custodia completa dei ragazzi! Non puoi lasciarmi con due adolescenti!

    Papà la guardò in cagnesco ed entrambi si misero in guardia. Non puoi prenderti Mordon; il drago è mio e si schiererà dalla mia parte.

    Ai ragazzi serve un padre.

    Io non l’ho mai avuto e guarda come sono venuto! Papà batté le palpebre e guardò giù. No, aspetta… fingi che non l’abbia detto. Non sono un buon esempio.

    Pa’… piagnucolò Hail. Non posso accettare che un altro papà mi lasci. Faceva finta, ovviamente, ma papà non riusciva mai a dirgli di no. Hail era alto quanto mamma e molto più grosso del quindicenne atletico e robusto medio. Era viziato. E per quanto riguardava me, nonostante io fossi piccolo ed esile per la mia età, nessuno era indulgente verso le mie azioni.

    Scusa, caro, stavamo solo scherzando. Non avremmo mai la forza di lasciarvi. rispose papà, prevedibilmente, quando veniva fuori l’argomento abbandono.

    Mamma alzò gli occhi al soffitto. E lui si chiedeva da chi avevo preso. Guardai prima mamma, poi Hail dietro di me, ma qualcosa di rosso catturò la mia attenzione. Mi voltai rapidamente verso il petto di papà e battei le palpebre. Avrei giurato che la maglietta verde di papà fosse macchiata di sangue, ma era pulita.

    "Che c’è che non va?" domandò Hail.

    Lo guardai. "Pensavo di aver visto una cosa. Mi sono sbagliato." Mi girai di nuovo verso papà e improvvisamente ebbi difficoltà a respirare. Qualcosa mi premeva il petto… dall’interno. Per la prima volta da mesi, l’oscurità si agitò, ma non era fiacca come di norma.

    Prima che io potessi dire qualcosa a Hail, ogni cosa attorno a papà si si attenuò e lui si illuminò di una luce bianca e accecante. Era il vuoto, il nemico dell’universo; il mio nemico. Non avrei mai lasciato il vuoto libero. Lui stava facendo a pezzi tutto ciò che era buono e giusto e io lo vedevo. Lui era ancora più dannoso per l’universo degli dèi; lui aveva abbattuto le mura del vuoto in precedenza. Lui lo avrebbe fatto di nuovo. Lui non seguiva regole, niente poteva fermarlo. Dovevo annientare lo squilibrio. La forza più potente contro l’equilibrio stava proprio davanti a me e io avrei potuto distruggerla. Qualcosa mi bloccò, ma era una forza sbilanciata quasi quanto il primo bersaglio. Abbattere due nemici dell’equilibrio era anche meglio che abbatterne uno.

    Si formò il potere in quel contenitore, a malapena durevole quanto necessario a contenermi, ma il mio mondo si rovesciò proprio mentre il mio potere si liberava e io provai un lancinante dolore alla testa.

    I miei occhi ripresero a vedere la luce e i colori e io mi trovai il viso di Hail a cinque centimetri dal mio, i suoi occhi accartocciati… e il soffitto dietro di lui. Hail aprì i suoi occhi viola per guardarmi e il sangue gocciolò dal suo naso dentro al mio. Che ansimò MALE! gridò contro il mio viso. Tremai un poco mentre le urla mi risuonarono nelle orecchie. Hail non urlava mai contro di me. Mi voleva bene.

    Mio fratello si tirò su con una spinta, quasi dandomi un calcio e calpestandomi, e batté i tacchi fuori dalla cucina. Udii la porta d’ingresso sbattere; volevo seguirlo, ma il mio corpo non rispondeva. Hail mi aveva lasciato sul pavimento e io non riuscivo a muovermi. Mi aveva appena lasciato solo. Io non potevo seguirlo e lui non si era neanche voltato.

    Alzai lo sguardo e vidi mamma e papà seduti sul pavimento, con papà che teneva mamma stretta in grembo. Entrambi mi guardarono come se fossi un cane rabbioso pronto ad attaccarli. L’espressione sbalordita di mamma stava lasciando posto all’ira. Niente aveva senso. Avevo il cervello strapazzato. Mamma? la voce mi uscì dalla gola come un sussurro.

    Anziché confortarmi, mamma si alzò, tirò papà verso di sé e camminò verso la porta. Squittii mentre lei quasi mi calciò. Papà tolse la mano dalla sua e si accovacciò accanto a me. Vieni via da qui. gli ordinò mamma. Lui le rivolse un’occhiataccia.

    È ferito.

    Ha provato a ucciderti! urlò lei, facendomi sussultare. Mamma voleva uccidermi. Non amava nessuno quanto il suo compagno, nemmeno i suoi stessi figli.

    Papà le fece un cenno di disdegno con la mano, come se lei avesse detto una cosa tanto ridicola che sarebbe stato assurdo anche solo risponderle. Papà mi prese le mani con gentilezza mentre io tentavo di toccarlo, poi le incrociò sul mio petto e mi girò gentilmente sulla schiena. Non mi ero reso conto che mi ero rannicchiato sul fianco. Papà mise una mano sul mio petto e una sulla mia fronte. Mamma si mosse in fretta, ma papà fu più rapido e improvvisamente ci circondò un campo di forza scricchiolante.

    L’energia curativa di papà si diffuse dentro di me, soffice e gentile, come la sua anima. Non avevo mai incontrato una persona migliore del mio papà; era sempre cordiale, sempre il primo a offrire il proprio aiuto. Trattava tutti da amici fino a che non tradivano la sua fiducia, non provava mai rancore e non diceva mai nulla di sgarbato a nessuno. Provavo ad essere come lui, ma ero esigente, capriccioso e supponente.

    Allo stesso tempo mi accorsi che non stavo più soffrendo e mi resi anche conto che i miei occhi lacrimavano. Papà mi tirò verso di sé con un abbraccio. Non volevo che pensasse che ero un pappamolla, ma non riuscivo a trattenermi. Anche se mamma se ne era andata, percepivo la sua rabbia. Hail era fuori e anche lui emetteva emozioni negative, tanto velocemente che non sapevo se ci stava raggiungendo o seminando.

    Papà mollò la presa. Vai da Hell. Mi occupo io di tua madre. Anche papà, come Hail, era incline a dare i nomignoli alle persone. Tutti quanti chiamavano Samhail Hail, tranne papà, che lo chiamava caro o Hell.

    Cos’è successo, papà?

    Lui sospirò. Chiedi a tuo fratello. Papà si alzò e mi lasciò sul pavimento, senza neanche provare a calciarmi. Il pavimento era freddo e mi accorsi con un sussulto che l’unica luce nella stanza proveniva dal sole che sorgeva fuori dalla finestra; l’impianto di illuminazione era esploso.

    Quella era l’unica casa di Shomodii con l’elettricità, che tutti quanti gestivamo usando la magia dopo che molti anni prima papà aveva insistito che alla casa serviva un tocco umano. Usai la magia per raccogliere i frammenti di vetro e gettarli nel cestino, poi uscii. Passai davanti alla camera di mamma e papà il più silenziosamente possibile e resistetti alla tentazione di origliare.

    Fuori era sorta l’alba da poco e Hail camminava nervosamente avanti e indietro di fronte all’ingresso della casa. Gli colava il sangue dal naso, il suo corpo tremava come se avesse i brividi di freddo e serrava e allentava i pugni. Non mi guardò, ma sentivo che la sua anima aveva riconosciuto la mia presenza e si calmò un poco. Camminò più rapidamente.

    Devo curarti. dissi mentre scendevo dal porticato.

    Sta’ indietro! urlò lui, senza fermarsi né guardarmi.

    Non so che cosa sia successo. Per favore, non alzare la voce. Non so che cosa sia successo. Non posso sistemare niente se non so che cosa ho sbagliato.

    Sono io che mi sono sbagliato! Mi sbagliavo su tutto! Mi sbagliavo su di te, mi sbagliavo su di me, mi sbagliavo su tutto! Hail smise di camminare e mi guardò. Non funzionerà.

    Non riuscivo a respirare per il dolore che avevo nel petto, ma questa volta era diverso. Non capisco. dissi, soffocando le mie parole.

    Pensavo che tu potessi controllare l’equilibrio dentro di te, ma mi sbagliavo. Pensavo che tu non potessi farmi male perché sono tuo fratello, ma mi sbagliavo anche su quello.

    Non puoi lasciarmi. dissi, perché quella era l’unica cosa che contava. Se mamma e papà avessero deciso di lasciarci e andare sulla Terra, io sarei sopravvissuto fintanto che avevo Hail al mio fianco. Nient’altro era importante se paragonato a mio fratello.

    Finalmente ci fu un momento, solo un frammento di bagliore di calma nei suoi occhi che mi guardavano in cagnesco. No. Non ti lascerò. Sei mio fratello.

    Ti prego, dimmi cos’è successo. Mamma mi odia e tu non hai mai alzato la voce con me. Devo sapere che cosa ho fatto.

    Durante la maggior parte del nostro tempo sulla Terra, avevo cacciato me e Hail nei guai in tante occasioni. Mi serviva il caos, il brivido. Hail mi avvertiva tutte le volte, però mi seguiva per proteggermi e in genere cercava di prendersi la colpa quando eravamo nei guai. Non importava quanto fossero brutti i guai in cui ci imbattevamo, Hail non si arrabbiava mai con me. Stavolta dovevo aver compiuto un gesto terribile.

    Hail sedette sui gradini, senza guardarmi. Il suo corpo ancora tremava e io andai a curarlo, ma Hail tese la mano verso l’alto per tenermi alla larga. "Stavi guardando papà quando i tuoi occhi sono diventati quasi bianchi. Era un colore verde, quasi lattiginoso, davvero inquietante, come se la tua anima fosse svanita dietro l’oscurità. Non hai detto nulla né hai riconosciuto le nostre parole quando abbiamo provato a farla uscire da te. Ho fatto tutto ciò che potevo. Pensavamo che il nostro equilibrio lo avrebbe tenuto a bada, come ha sempre fatto finora, ma l’oscurità ha preso il controllo troppo in fretta.

    Hai preso la mira con la mano e si è formata una specie di energia bianca. All’inizio credevo che fosse il vuoto. Mamma si è messa in mezzo, ma tu non hai neanche esitato. Hai provato a uccidere mamma e papà e a me non veniva in mente nessun modo di fermarti.

    Però ci sei riuscito.

    Ti ho spinto a terra, mi sono messo in mezzo e mi sono beccato il colpo. Avresti potuto uccidermi.

    Ma non l’ho fatto. Non hai neanche perso i sensi. Avrebbe ucciso mamma o papà, o un dio e un Noquodi, ma tu sei sopravvissuto. Il motivo dev’essere che sei mio fratello. Per favore, fatti guarire. Non odiarmi per questa cosa, non la controllavo.

    Hail mi guardò e io percepii una lieve sensazione di stupore dentro di lui. Come fai a non odiarmi? Tu non avresti mai preso l’equilibrio dentro di te se non avessimo stabilito che io potevo fermarlo.

    Battei il piede a terra, il moccioso che avevo dentro stava riemergendo, insieme a una sensazione di sbigottimento. Non è colpa tua, stupido! Hai salvato mamma e papà. Era troppo forte perché tu o io potessimo fermarlo. Ti prego, fatti guarire. dissi. Hail mi lanciò un’occhiataccia come se mi stesse sfidando ad avvicinarmi. Mi metto a piangere. minacciai. Hail si calmò, abbassò la testa e un attimo dopo mi posizionai al suo fianco.

    Dovetti solo toccarlo. La mia magia capì immediatamente che mio fratello era ferito e che doveva curarlo. Sembrava una brutta abrasione, ma dopo poco Hail si sentì di nuovo bene e io riuscii a respirare più serenamente.

    Papà uscì fuori e tenne la porta aperta. Vai a parlare con tua madre. mi disse. Non ero convinto che fosse una cosa sicura da fare, ma Hail mi spinse verso i gradini. Chiusi la porta d’ingresso alle spalle e bussai dolcemente alla porta di mamma.

    Vieni dentro, Ron. disse lei. Aprii la porta. Le tende della finestra erano aperte, dando alla stanza piena di legno e raso scuro un aspetto più accogliente del solito. La camera dei nostri genitori non era mai stata un luogo repellente, ma quando i nostri genitori erano arrabbiati appariva molto sobria. Hail ti ha detto che cosa è successo?

    Annuii, deglutii e provai a parlare. Fuoriuscì solo un suono strozzato. Mamma tese la mano e io camminai in avanti per stringerla. Un momento dopo mamma dette un colpetto accanto a sé e quando mi sedetti lei mise il braccio attorno a me e mi tirò verso di sé.

    Quando scoprii che ti saresti unito alla nostra famiglia, ero terrorizzata. mi sussurrò all’orecchio. Provai a guardarla, ma lei mi tenne la testa appoggiata alla sua spalla. Non sapevo cosa pensare; un dio e un Noquodi che procreano. Tuo padre era così felice che quasi mi venne la nausea.

    Parlare con mia madre poteva rivelarsi pericoloso. A volte aveva dei modi molto mortali e materni, ma a volte si comportava proprio da dea. Certe volte sapeva essere anche molto indelicata. Non mi piaceva dove stava andando a parare la conversazione.

    Volevo tanto dargli dei bambini. Ti amava profondamente prima ancora che tu nascessi… ma avevo paura. Ero convinta che non sarei mai arrivato vivo al parto. Sapevo che non ero capace di fare da madre; non avevo l’inclinazione giusta, non ero abbastanza affettuosa, non ero abbastanza viva. E poi sei nato… eri bellissimo, identico a tuo padre. Eri vivo, in salute e perfetto. Ero orgogliosa di me stessa perché ero riuscita a farti sopravvivere alla gravidanza. Non parlavi mai e mi spaventai. Ancora una volta pensavo di aver rovinato tutto, anche se vedevo che nella tua mente era quasi tutto normale. Mamma mollò la presa e mi guardò. Poi, quando tu iniziasti a parlare, mi dovetti scusare con tuo padre.

    Sgranai gli occhi e iniziai a dire qualcosa, ma mamma mi intimò di rimanere in silenzio.

    Mamma fece un sorrisetto. Assomigliavi a tuo padre ma eri mio figlio. Capii dal primo momento in cui ci parlasti che eri carico di fuoco, di eleganza e di vita. Avevi in te la capacità di persuadere gli dèi con le parole dolci per farti dare i loro mondi o di prenderteli con la forza. Tuo fratello ti avrebbe sempre coperto le spalle, pronto ad abbattere chiunque ti si fosse parato davanti o non si fosse piegato alla tua volontà. In quel momento mi resi conto che avrei dovuto imparare in fretta a diventare una buona madre, perché tu non mi avresti dato molto tempo per capire come si fa il genitore. Il suo sorriso svanì. Oggi ho fatto un errore. Ti ho voltato le spalle quando avevi bisogno di tua madre più che mai. Avevo paura.

    Io non voglio che tu abbia paura di me. dissi. Mamma mi asciugò la lacrima dall’occhio.

    "Una volta tuo padre mi disse la stessa cosa. Tesoro mio, io non ho paura di te. Sì, avresti potuto ucciderci entrambi, ma il punto non è quello. Io avrei dovuto riuscire a proteggerti dall’equilibrio. Purtroppo il tuo stupido padre si è rivelato più furbo di me. L’ha capito prima di me mamma alzò gli occhi al soffitto come sempre. Mamma mise dolcemente le mani sulle mie guance. Non potevo proteggere il mio compagno e non potevo proteggere il mio bambino. E poi ti ho ferito ancora di più quando ti ho abbandonato."

    Provai a parlare e mamma mi strizzò lievemente le guance per zittirmi.

    So perché non sopporti l’abbandono. Aprì la bocca, sospirò e si fermò. Questa storia te la racconterò un altro giorno. Mamma alzò le coperte così che io potessi entrarci, cosa che feci, poi mi sistemai e tirai le coperte sopra di noi. Era uno di quei suoi rari momenti da mamma che adoravo.

    Pochi minuti dopo lo sentii avvicinarsi e subito dopo ricevetti un forte colpo al petto. Se tu dormi nel lettone, ci dormo anche io.

    Aprii un occhio per lanciare un’occhiataccia a Hail. Il tuo sedere ciccione non c’entra in questo letto. Vai in camera ad accaparrarti il mio, razza di grosso Neanderthal.

    Adesso ti faccio vedere io il mio sedere ciccione, grissino. Hail provò a sedersi su di me.

    Mamma! urlai io per chiedere aiuto.

    Dylan! Occupati dei tuoi figli! gridò lei senza aprire gli occhi. Feci schioccare una scintilla calda contro il sedere invadente di Hail, facendolo urlare.

    Papà! Ron ha provato a darmi fuoco!

    E lui ha provato a sedersi su di me! esclamai io.

    Va bene, c’è un modo solo di sistemare la cosa. Papà si tuffò al centro del letto, spingendoci da un lato e ondeggiando in un punto comodo. Mamma era così determinata a non finire per terra che io ero tranquillamente incastrato fra loro, ma Hail atterrò con un tonfo e un grugnito sul pavimento. Prendendola con filosofia, Hail si afflosciò di nuovo sul letto, occupando i centimetri rimasti e sdraiandosi per metà su papà. Qualche minuto dopo papà sospirò. Fa troppo caldo. Mi serve aria.

    Oh, cacchio. Ci sono troppi ragazzi in questa casa. Ci serve più estrogeno. disse mamma.

    Papà ansimò e iniziò a spingere giù la metà di Hail che si era sdraiata su di lui. Uscite, ragazzi! Andate fuori! Adesso Ma’ e Pa’ hanno bisogno di un momento per loro!

    Bleah. Niente fiki fiki nel giorno in famiglia. Non vogliamo una sorellina.

    Dovresti almeno offrirmi la colazione prima di provarci con me. disse mamma, facendo ridere Hail e me sotto i baffi.

    Ron, va’ in cucina.

    Cacchio, no. dissi. Non cucinerò mai più se è il prezzo da pagare per non avere una sorellina. Le ragazze fanno schifo. dissi. Dato che Hail non mi dette subito ragione, gli detti un colpo allo stomaco.

    Hail grugnì. Uhm… infatti. Le sorelle fanno schifo. disse senza crederci davvero.

    Tutte le ragazze fanno schifo.

    Come, scusa? domandò mamma.

    No… non tutte le ragazze. La ragazza di Eddy, per esempio, non fa schifo. Mi appoggiai su papà per guardare Hail a bocca aperta. Lui mi fissò. Cioè… è simpatica, tranquilla, carina.

    Hail e Meri si siedono sull’albero. E si B-A-C-I-A-N-O. Prima si innamorano, poi nonno uccide mio fratello perché se l’è meritato.

    Papà e mamma risero mentre il viso di Hail si arrossiva. Shinobu non rimase in disparte a lungo; balzò sul letto, tenendo attentamente gli artigli ritratti, e si accovacciò sul petto di papà. Shinobu aveva quasi attaccato papà appena prima che ci trasferissimo sulla Terra, quindi papà pensava che avremmo dovuto sbarazzarci di lei. Fortunatamente quando tornammo su Duran e la trovammo ad aspettarci, scoprimmo che il problema era che le naowen erano aggressive quando erano incinta.

    La sua coda dette dei colpetti avanti e indietro sotto al naso di Hail fino a farlo starnutire, al che lei gli rivolse un’occhiataccia e poi spostò la coda.

    *      *      *

    Un anno dopo

    La mia famiglia era fantastica. Trascorrevamo le nostre vacanze su altri mondi, tutti quanti si sostenevano l’un l’altro e la magia era potente. Certo, mamma e papà lavoravano tanto, ma ci portavano dei regali carini e ci portavano con loro quando potevano. In buona parte perché papà riteneva doveroso insegnarci a essere bravi Noquodi. Dovemmo sopportare la scuola pubblica solo in quei pochi anni in cui vivemmo sulla Terra; papà ed Edward erano grandi insegnanti.

    Negli ultimi dieci anni la vita di tutti i giorni era stata un’avventura. Avevamo visitato l’universo intero, combattuto mostri, risolto enigmi e fatto surf sulle spiagge. La nostra era una famiglia un po’ espansa, ma era variegata e stupenda. La cerchia ristretta, ovviamente, era composta da Hail, i miei genitori, Mordon e me.

    Eppure a volte era bello vagare in giro per casa per qualche giorno senza dover affrontare una crisi che riguardava il Consiglio dei Guardiani, la guerra contro i demoni, Raktusha, Lore o la Terra. Davvero, se anche Duran avesse avuto i vortici artici e cose simili, avrei voluto trasferirmi su un altro mondo.

    Vretial e Avoli pensavano di doversi affrettare a preparare i loro mondi, come se Hail e io avessimo operato la nostra scelta in base alla loro rapidità.

    Negli ultimi mesi la mia mente aveva vagato nel vuoto e stare a casa era così bello… per circa un minuto, quando mi resi conto che fissavo il muro marrone chiaro. C’è così tanto marrone chiaro. Eravamo a casa da troppo tempo. Non mi ero accorto che le pareti della camera da letto sono marrone chiaro. Le toccai col dito. Un bagliore si materializzò dal mio dito, come una minuscola esplosione, lasciando alle sue spalle una macchia verde neon a forma di esplosione. Toccai un altro punto sul muro, provocando un’altra lieve esplosione che lasciò una chiazza di blu marino. Poi color pesca. E poi una macchia color rosso scuro…

    Improvvisamente perdetti la voglia di pitturare le pareti e abbassai lo sguardo sul mio libro di testo aperto sulla scrivania davanti a me. Non avevo neanche voglia di fare i compiti, quindi mi appoggiai allo schienale e guardai Hail a testa in giù. Stava sdraiato sul letto a usare il portatile. Che fai? domandai.

    Hail mi guardò di sbieco per un secondo. Messaggio con Sari. Hail non mi mentiva mai.

    Su Duran c’erano i computer, le stampanti e una specie di email, come sulla Terra, ma quel tipo di tecnologia era insolita su Shomodii perché quella era la terra dei maghi allontanati.

    Mi tirai su a sedere dritto. Hai finito i compiti di fisica?

    Hail fece un sorrisetto. No, ma spero di finire i compiti di anatomia. Mi alzai e andai a sedermi sul letto accanto a lui e guardai lo schermo del computer. Hail non fece nulla per nascondere quello che stava facendo. Mio fratello era uno che, scherzando, cercava di sottrarsi alle proprie responsabilità, ma in verità era molto zelante e scrupoloso. Purtroppo gli piaceva molto quella ragazza.

    Stasera abbiamo un impegno con Avoli sull’acqua potabile pubblica di Lore. mentii. A differenza sua, io ero il tipo che prendeva gli impegni e se ne dimenticava. Riuscivo anche a mentirgli. Quando lui dedicava le sue attenzioni alla sua ragazza, io mi sentivo trascurato ed era in quei casi che finivo in guai seri.

    Hail sussultò e chiuse il portatile con un gesto netto. "Stasera devo andare a trovare Sari ad Anoshii! Devi andare senza di me. Ti prego, dimmi che puoi fare a meno di me. Sari non mi perdonerebbe

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