Non mi arrabbio più: Guida pratica alla Gestione dei Conflitti
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Info su questo ebook
Immagina di non arrabbiarti quando ti fanno un torto. Immagina di non perdere la pazienza in una discussione. Immagina di ottenere ciò che vuoi quando ti dicono di no.
Impossibile? Per niente. Devi solo imparare a gestire i conflitti e la tua reazione emotiva: non puoi evitare i conflitti, ma puoi imparare a vincerli.
Dall’esperienza professionale e personale di Daniele Giudici, Project Manager PMP e Scrum Master, nasce questo libro adatto a tutti, dal top manager a chi non riesce ad avere un rapporto sereno con il partner. Perché tutti abbiamo problemi, ma pochi sanno come affrontarli.
La gestione dei conflitti non è mai stata così semplice grazie a pratiche soluzioni ai problemi più comuni per capire bene le varie teorie esposte.
Basta scuse. Basta rabbia. Basta subire. È ora di agire.
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Anteprima del libro
Non mi arrabbio più - Daniele Giudici
INTRODUZIONE
Siamo circondati dai conflitti e dalle discussioni, e l’educazione e la pazienza sembrano aver lasciato il campo al voler avere ragione a prescindere, nessuno vuole essere criticato e il dibattito si è ridotto ai minimi termini. «Se sei d’accordo con me, bene, altrimenti non ti rispondo o ti blocco». Nessuno è disposto a cedere di un millimetro, anche quando si è oggettivamente nel torto, con il risultato di scontri senza fine e rapporti logorati.
Ho iniziato a pensare a un libro che potesse aiutare a gestire meglio i conflitti da qualche tempo, ma lo scoppio della pandemia per il Covid-19 mi ha spinto ad accelerare nella scrittura. Questo momento difficile vissuto da tutto il mondo contemporaneamente poteva essere un’occasione per riscoprire la solidarietà e l’educazione e invece abbiamo assistito all’inasprimento di una tendenza ormai inarrestabile: il muro contro muro. Tutti sono convinti di essere nel giusto e la discussione con altre persone non può essere un’occasione per testare le proprie convinzioni e magari rendersi conto di avere una visione limitata, no, gli altri sbagliano, non capiscono, non ci arrivano, sono ottusi. Gli altri.
Nessuno è più disposto ad ascoltare gli altri. Siamo talmente convinti di un’idea che cerchiamo solo opinioni e fatti che la confermino e non ci interessa cambiarla. Vale nelle discussioni più semplici e vale in quelle più complesse, vale nei rapporti familiari, in ufficio, con gli amici, al bar, in palestra, sui social, ovunque, e quando finisce il dialogo arriva il momento dello scontro, verbale o fisico. Perché se per me «La mia idea è migliore della tua», lo stesso vale per te, quindi o il dibattito scema e si esaurisce nel nulla (dopo un dispendio di energie inutile) oppure passa al livello successivo.
Non sono un avvocato, né un mediatore, sono un Project Manager (certificato PMP®) e in più di venticinque anni di carriera ho dovuto gestire moltissimi conflitti in ogni campo e ognuno di questi mi ha insegnato qualcosa dell’essere umano. Mi sono trovato a lavorare in ufficio fino alle due di notte (dalle otto della mattina) solo perché il mio caporedattore voleva vendicarsi
del fatto che l’editore mi aveva affidato anche ad un progetto concorrente e quindi usava me per la sua lotta di potere personale. Ho lavorato in redazioni composte da persone che si limitavano al compitino solo perché protette dall’alto o perché sapevano come farsi vedere impegnatissime quando i dirigenti erano presenti, salvo poi smettere appena questi si allontanavano. Ho affrontato richieste di aumenti, tradimenti, discussioni sfiancanti basate sui principi, e tanti altri episodi che comunemente vengono definiti conflitti, ovvero quei momenti burrascosi di scontro che potrebbero essere evitati usando solo il buon senso.
Questo libro è la summa di tutti gli insegnamenti che ho ricevuto studiando la gestione dei conflitti e attraverso la mia esperienza personale. Non sono sempre stato così, per niente. Quando ero piccolo la mia stessa famiglia mi chiamava bastian contrario
, davano per scontato che io avrei contrastato qualsiasi cosa avessero detto, e la frase tipica era: «Vuoi sempre avere ragione tu. Ok, hai vinto, tanto la ragione si dà ai fessi». Crescendo la situazione non è cambiata, e mi sono scontrato spesso con gli altri, pronto a tenere il punto sulle mie idee, finché non ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava, che non poteva essere tutto un conflitto. Ho iniziato un percorso di formazione continua a livello universitario, professionale e interiore, e al tempo stesso mettevo in pratica queste scoperte sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni.
La mia tipica espressione da bambino.
Oggi posso dire che non sono più quel bambino capriccioso che diceva sempre no
, e non sono più uno che cerca la guerra a tutti i costi, anzi l’opposto, non mi piacciono le urla perché ho capito che non servono (nella maggior parte dei casi), mi piace parlare per cercare una soluzione comune che vada bene a tutti. Sono convinto che l’importante sia portare a casa un risultato e non una vittoria dell’orgoglio, non avere ragione tanto per.
Tutto questo è ciò che ho voluto inserire in questo libro. Risolvere i conflitti mantenendo la calma significa evitare l’escalation di aggressività aumentando le percentuali di successo ed evitare di perdere tempo ed energie che potrebbero essere utilizzate in mille altri modi. Ecco perché ho sentito l’esigenza di scrivere Non mi arrabbio più
: viviamo in tempi che stimolano la nostra aggressività e quindi i conflitti, e per non farci travolgere (quindi perderli) dobbiamo imparare a gestirli con pazienza. Solo così potremo vincerli.
A CHI E PER COSA SARÀ UTILE QUESTO LIBRO
Questo libro è rivolto a tutti, perché tutti hanno a che fare con dei conflitti. Due partner che litigano perché non fanno più sesso, i condomini di un palazzo che discutono per un parcheggio, due familiari che tirano fuori vecchi rancori alla cena di Natale, il capo e il dipendente di un’azienda che lottano per un aumento, due gruppi che si vogliono spartire un territorio, ognuno ha il suo conflitto.
È utile a chi ne è coinvolto in prima persona e a chi si trova nella posizione di dover mediare, a chi ha a che fare con persone sempre pronte a reagire come se tutto fosse un affronto personale, e a chi si sente ripetere spesso «Con te non si può parlare». Vale per tutti, ma non mi sono limitato a fare un manuale pronto per l’uso, uno di quelli che spiegano due regoline e poi addio, ho cercato di essere il più esaustivo possibile perché dietro il litigio c’è tutto un mondo, ci sono millenni di evoluzione che hanno portato l’essere umano a diventare ciò che è oggi. Non potevo esimermi da queste tematiche perché alla base di tutto gestire
un conflitto significa innanzitutto capire questo.
Al termine di questo libro saprai maneggiare un conflitto con molta facilità perché avrai un quadro completo della situazione, e le tecniche e i consigli più pratici che ti darò assumeranno una rilevanza differente a seconda della situazione in cui ti troverai. È come un libro di cucina: posso spiegarti la ricetta per filo e per segno, ma se non ti spiego cos’è e perché in certi piatti è importante fare il soffritto o perché si usa un tipo di cottura anziché un altro, non imparerai davvero a cucinare. Certo, cucineresti dei piatti prelibati, ma solo perché avresti eseguito un compito, di tuo non c’è nulla, non sapresti creare un piatto da zero utilizzando degli ingredienti a caso. Tranquillo, però, anche se ho affrontato certe questioni antropologiche, sociologiche e psicologiche, ho cercato di rimanere asciutto e di non sforare in altre materie, le nozioni che ho riportato sono relative solo ai conflitti.
Ecco perché ti consiglio di leggere tutto il libro, ma se vuoi andare direttamente alla parte più pratica e pronta all’uso, allora puoi saltare direttamente al capitolo 4 per capire come funziona l’escalation e per preparare delle strategie efficaci oppure al capitolo 8 con le soluzioni in varie situazioni: al lavoro, in famiglia, nei gruppi, ecc.
Il libro è strutturato secondo questi capitoli:
Capitolo 1: Partiamo dalle basi, dal significato del concetto di conflitto
e dalla classificazione dei vari tipi di scontri che possiamo incontrare, oltre a vedere alcune teorie sull’aggregazione sociale e in quale fase potrebbero arrivare i problemi.
Capitolo 2: I conflitti sono fra due o più esseri umani e qui analizziamo i nostri comportamenti, le personalità, le reazioni, le motivazioni che ci spingono ad agire per qualcosa e le quattro ragioni principali entro cui possiamo far rientrare tutti i tipi di conflitto.
Capitolo 3: In questo capitolo ci occuperemo di quel fuoco
che anima un conflitto, quella aggressività innata che trasforma un semplice confronto in uno scontro. Vedremo le principali teorie al riguardo e capiremo perché purtroppo è più facile reagire e perdere la pazienza piuttosto che gestire l’autocontrollo. Vedremo come percepiamo il mondo e gli errori di analisi e di valutazione della nostra mente riguardo a tutto ciò che ci accade quotidianamente.
Capitolo 4: Iniziamo ad entrare in una parte più pratica e più inerente al funzionamento dei conflitti. In questo capitolo vedremo le teorie sull’escalation.
Capitolo 5: Quando ci siamo nel mezzo di un conflitto vediamo il confronto in termini di vittoria e di sconfitta. Nell’era dei Big Data e dei risultati misurabili, il fallimento è facile da vedere e non è ammesso, ma cosa significa davvero fallimento?
Capitolo 6: Per gestire i conflitti è importante prepararsi. In questo capitolo analizzeremo cosa fare prima di trovarci coinvolti, come possiamo intervenire su di noi, sull’ambiente dove si svolgerà lo scontro e anche sull’altro. Vedremo come preparare una strategia efficace per non farci cogliere impreparati.
Capitolo 7: Qui ipotizzeremo di essere nel mezzo di un conflitto e ti darò molti consigli utili per non perdere la bussola e uscirne vincitore.
Capitolo 8: Questo capitolo è puramente pratico. Ti spiego come comportarsi e cosa è più utile in varie situazioni comuni come al lavoro, in famiglia, in una comunità, in auto, con determinati tipi di persone, ecc.
Capitolo 9: Chiudo il libro spiegando un aspetto che non ho trattato per tutto il libro e che ho lasciato alla fine proprio per fare in modo che ti rimanga maggiormente impresso.
QUANTO CI PIACE DISCUTERE!
La società sta obiettivamente cambiando, non abbiamo più pazienza, lo studio è considerato una perdita di tempo, l’individualismo e il mors tua vita mea
(se tu muori, io vivo
) sono imperanti e abbiamo una rabbia repressa perché non possiamo vivere come vogliamo. Ok, ma nella pratica della mia vita quotidiana, del mio vicino, del mio compagno di scuola, la domanda è: perché litighiamo? A cosa servono i litigi, gli scontri, i conflitti? Si possono evitare? Sono necessari? Non sarebbe meglio se tutti andassimo d’accordo?
Certo, sarebbe meglio. In un mondo ideale, io dico la mia, tu dici la tua ed entrambi impariamo qualcosa. Nel mondo reale, però, non funziona così. Ogni persona sulla faccia della terra ha una sua storia, i suoi pensieri, le sue paure, le sue pressioni sociali che poi spingono ad avere reazioni scomposte, facendo nascere degli scontri con gli altri.
È bene essere chiari da subito, i conflitti sono inevitabili per tanti motivi che nascono proprio dalla natura stessa dell’uomo e sono sempre dietro l’angolo, possono scoppiare in ogni momento, anche quando meno ce lo aspettiamo.
Questo libro ti spiegherà anche come provare ad evitarli, ma soprattutto come affrontarli facendoti trovare pronto quando ti capiteranno.
Buon viaggio!
CAPITOLO 1. COSA SONO I CONFLITTI?
Cosa imparerai in questo capitolo: Partiamo chiarendo innanzitutto i diversi significati dei termini utilizzati quando parliamo di conflitti. Cos’è un conflitto? È una negoziazione o c’è dell’altro? C’è un solo tipo di conflitto? No, e lo capiremo classificandoli in base ad alcune variabili. In particolare vedremo come si formano le relazioni in gruppi con un interesse in comune e in quale fase possono nascere dei conflitti. Chiuderemo con l’analisi della reazione: non tutte le discussioni prendono fuoco, dipende sempre dal come reagiamo a un attacco, di qualsiasi intensità sia.
1.1 CHIARIAMOCI LE IDEE: DI COSA SI TRATTA?
Il conflitto è «Io voglio qualcosa, non posso ottenerla e lotto per averla». A grandi linee è questa la base di ogni conflitto, poi certo ci sono mille sfaccettature, milioni di modi diversi di espressione, di cause e di conseguenze, ma alla fine questo è. Se lo otteniamo, bene, altrimenti cerchiamo di ottenerlo e se incontriamo delle difficoltà arriviamo allo scontro. Attenzione, non mi riferisco a un prodotto o a un beneficio materiale (es. un aumento di stipendio), ciò che voglio potrebbe anche semplicemente essere l’aver ragione in un dibattito.
Partiamo però dalle basi. Cos’è un conflitto? Il dizionario Treccani ne dà una spiegazione chiara:
conflitto: 1. Combattimento, guerra, scontro di eserciti. 2. fig. Urto, contrasto, opposizione. 3. In diritto, situazione giuridica caratterizzata da posizioni contrastanti e incompatibili proprie di soggetti diversi, pubblici o privati, rispetto al medesimo rapporto giuridico in senso lato (diritti soggettivi, norme, poteri), e per la quale l’ordinamento positivo predispone adeguati mezzi di composizione.
In pratica il conflitto è esattamente ciò che si pensa: uno scontro, un contrasto fra due o più parti in opposizione fra loro, è la conseguenza peggiore di una discussione, ovvero l’esame più o meno approfondito di una questione attraverso l’esposizione delle rispettive tesi o ragioni per arrivare ad una conclusione. A ciò si arriva dopo una negoziazione, anche se, da dizionario, ciò che caratterizza la negoziazione è il fine commerciale o politico. Nei conflitti questi fini non ci sono sempre, pensa a due amici che litigano per la destinazione delle vacanze o due fratelli che non si parlano per anni dopo una litigata sul come accudire il loro padre anziano, c’è sempre una discussione che non trova sfogo in una soluzione condivisa. Questa condivisione, però, segue le stesse regole di una trattativa commerciale dove le parti vogliono uscire dal conflitto in modo soddisfacente.
1.2 I CONFLITTI NELLA SOCIETÀ DEGLI HATER
Tutti abbiamo l’impressione che oggi il mondo si sia incattivito rispetto al passato e che ormai il muro contro muro sia inevitabile in quasi tutti gli aspetti, non solo a livello di ideologia politica o sportiva, come negli anni passati. A te piace la musica trap? Io potrei chiederti informazioni, di farmi ascoltare qualcosa e magari scoprire che mi piace. Invece no, parto subito dicendo che è robaccia e che niente è meglio di De Gregori, Villa, Battisti, Ciaikovsky, Django Reinhardt. Oppure. Ti piace Ed Sheeran e a me Michael Bublé? Parte una discussione infinita su chi sia meglio fra i due. Ho fatto l’esempio della musica, ma potrei parlare di sport, di cinema, di cucina, di letteratura, di arte, di salute, di tutto, e il dibattito mascherina sì, mascherina no
nato con la pandemia del Covid-19, ne è l’esempio perfetto. Si è discusso addirittura sull’esistenza stessa del virus. E non parlo dei social network dove ogni argomento è motivo di divisione fra più fazioni.
Purtroppo il problema è molto più antico e ha a che fare con la natura stessa dell’uomo. Nessuno di noi ha la vita perfetta e tutti nascondiamo ciò che siamo veramente per il quieto vivere. Per essere accettati dalla società abbiamo costruito un mondo basato sul compromesso per cui non diciamo mai tutto ciò che vorremmo e non facciamo tutto ciò che ci piacerebbe fare per non ferire gli altri e per non essere feriti dagli altri, perché la conseguenza di queste azioni sarebbe la nostra esclusione. Per questo, al massimo ci concediamo di sfogare i nostri istinti più segreti di nascosto. Un esempio, la prostituzione è diffusissima eppure a voce nessun uomo è mai andato con una donna a pagamento.
Esclusione significa diventare il nemico: i gruppi sociali hanno vari collanti e uno degli aggregatori integranti più potenti è proprio l’avere un nemico comune e ci vuole un attimo per passare dall’essere parte di un gruppo ad esserne il nemico. Hai presente il film The Purge - il giorno del giudizio
con Ethan Hawke? Non parlo della sua qualità cinematografica, ma dell’idea alla base che è eccezionale: per una notte tutti gli abitanti degli Stati Uniti possono fare ciò che vogliono. Volendo anche stupri, rapine o omicidi, e senza avere conseguenze. Per una notte non c’è Polizia o controllo, tutto libero. Anche i poliziotti a loro volta potrebbero essere ladri o assassini.
Ecco, pensaci per un attimo, per una notte puoi fare tutto ciò che vuoi, anche distruggere l’auto del vicino che ogni giorno parcheggia nel posto riservato ai portatori di handicap e che ti risponde male ogni volta che glielo fai notare. Oppure andare dal collega che ti tratta con sufficienza e sbuffa quando parli e fargliela pagare. Cosa faresti? Pensaci molto attentamente, immedesimati nella situazione: in base alla gravità della tua risposta, puoi comprendere il grado in cui la civiltà ti ha addomesticato
.
Quando frequentavo dei gruppi di ritiro spirituale, in una meditazione in particolare (la Dinamica di Osho) c’era una fase di catarsi in cui, con gli occhi chiusi, ci si poteva sfogare in ogni modo possibile: urlare, cantare, parlare, offendere, tutto e volendo si poteva anche prendere a pugni e calci un cuscino messo a disposizione proprio per questo scopo. Qui ho visto persone tranquillissime esplodere sia fisicamente che verbalmente. Nulla di pericoloso, ovviamente, perché la meditazione si fa in condizioni di sicurezza con una certa distanza fra le parti, e nessuno può farsi del male, anzi, invece il senso di liberazione e di sollievo interiore è fortissimo. Per dieci minuti, chi pratica questa meditazione abbassa le difese, può scatenarsi, lasciarsi andare e rendersi conto che dietro la nostra educazione, tranquillità, serietà, serenità, c’è qualcosa di molto più profondo e normalmente nascosto che ci ricollega al mondo animale, quello a cui apparteniamo. Attenzione, non è una colpa né qualcosa da correggere, anzi, è solo il primo passo per capire perché gli scontri sono inevitabili.
Freud lo descrive nel suo saggio Il disagio della civiltà
: l’essere umano è come tutti gli altri animali, è istintivo, è selvaggio, e lo era allo stato brado finché non ha creato una struttura sociale con la funzione primaria di addomesticare e tranquillizzare queste pulsioni costruendo la base di una vita di pace. Una struttura che lui chiama civiltà
. Questa ci permette una vita serena e non autodistruttiva (come specie), ma ha un prezzo ed è quello di impedirci i piaceri e il godimento dei nostri istinti più profondi che quindi vengono più o meno repressi, o sublimati in altre forma. Risultato, spesso questo meccanismo riesce e tutto va bene, ma a volte esplodiamo con la rabbia e gli atteggiamenti aggressivi. Il web non ha fatto altro che alimentare quest’ultimo comportamento.
Poi c’è la questione della velocità e del voglio tutto è subito
tipico di questi anni. Non abbiamo più pazienza, non vogliamo perdere tempo a studiare, vogliamo subito essere protagonisti della nostra vita. Sull’esempio dei self made men
che senza studiare hanno costruito da zero degli imperi (Steve Jobs) o sono diventati delle celebrità (Gianluca Vacchi), tutti vogliamo tutto adesso. Vale anche per cose minori: nell’era dello streaming e del binge watching
(tutti gli episodi di una stagione di una serie tv caricati contemporaneamente) è impensabile aspettare una settimana e un orario preciso per la prossima puntata di una serie tv. Vale anche per le app. Sono cresciuto con i primi computer di massa, dai Commodore agli Spectrum e i primi Pc e Mac e ho avuto a che fare con tantissimi giochi e software. Manuali letti? Zero. Negli anni non è andata diversamente e con molti tentativi sono riuscito ad imparare software anche complessi come quelli di impaginazione grafica editoriale (Quark XPress e Indesign) o di fotoritocco (Adobe Photoshop) ma in quale percentuale? Forse il 60%, l’essenziale per usarli. Se all’inizio avessi studiato i manuali, cosa che ora faccio abitualmente, avrei sfruttato tutte le loro potenzialità. In questo sono stato un precursore, oggi tutti usiamo app senza la minima presenza di un manuale, al massimo un tutorial che comunque saltano quasi tutti.
Devo nuovamente chiamare in causa Freud citando la sua suddivisione della vita di una persona in fasi: orale, anale, fallica, latenza e genitale. Nello specifico, la Fase Orale si articola a sua volta in passiva e sadica: quella passiva ha una inclinazione al vittimismo, al volere tutto e subito, all’amore possessivo, al credere a tutto ciò che viene detto, al bisogno di bere (anche simbolicamente, ovvero ciò che si ascolta), all’obesità, al gioco compulsivo e alle dipendenze; quella sadica ha una tendenza all’aggressività verbale, all’arrabbiarsi se non ottiene ciò che vuole, all’atteggiamento polemico e alla verbosità. Questa è la prima fase nella crescita di una persona e corrisponde al periodo 0-18 mesi.
Ora, porta questa descrizione alla società, ti ricorda qualcosa? Freud negava di vivere in una società costruita sulle fantasie di onnipotenza («Io posso tutto»), i suoi tempi non erano così e spiegava che il possibile avvento di questo tipo di società avrebbe portato il mondo a regredire alla Fase Orale, a quella del tutto e subito
. Cento anni dopo, ci siamo arrivati, siamo regrediti. D’altronde i più avanti con gli anni possono testimoniare che la suddetta descrizione di una società nella Fase Orale non corrisponde a quella degli anni ‘60 o ‘70 del secolo scorso.
1.3 I CONFLITTI COME CONSEGUENZA DELLA SCARSITÀ DELLE RISORSE