La zona
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Narrativa - racconto lungo (35 pagine) - Qualcosa di misterioso piovuto dal cielo porta alla quarantena di un piccolo villaggio. Ogni legge della fisica è stravolta...
Un evento non meglio specificato, riconducibile a un qualcosa di piovuto dallo spazio, porta alla quarantena di Pripia. Ogni legge della fisica, compresa la legge di gravitazione, è stravolta. Mutazioni genetiche e sospetti di morbi contagiosi allarmano il governo. Nella zona rossa, sorvegliata da militari, si parla della presenza di strani reperti, dotati di poteri alieni, che divengono mercanzia per mercenari e disperati. Penetrare là dentro, però, significa compiere un viaggio nell'inferno, tra mutanti, trappole e un ambiente in perenne evoluzione. Arcadi, mercenario di professione, sarà il virgilio della situazione, alla caccia di una fantomatica sfera in grado di esaudire i più reconditi desideri dell'uomo.
Matteo Mancini nasce a Pisa nel 1981, dove si è laureato in giurisprudenza. È conosciuto soprattutto per la tetralogia dedicata al cinema western italiano uscita per Il Foglio con il titolo Spaghetti Western (2012-19). Ha inoltre pubblicato il volume I re senza corona della Formula 1 (2017) e l'antologia Sulle rive del crepuscolo (2011). Curatore di diverse antologie horror nonché ospite di diversi volumi dedicati al cinema italiano (tra i quali L'ultimo artigiano, Soprassediamo e Io Daniela), è stato selezionato in numerosi concorsi da Carlo Lucarelli, Edoardo Montolli, Gianfranco De Turris, Pietro Guarriello e Giovanni De Matteo. Collaboratore della rivista Zotique e del sito Club Ghost, nel 2021 darà alle stampe un saggio sullo scrittore Libero Samale meglio noto, nella collana horror I racconti di Dracula, quale Frank Graegorius.
Si è dilettato inoltre alla regia e ha scritto diverse sceneggiature per corti e mediometraggi. Di recente è stato menzionato al Premio Hypnos ed è stato finalista al concorso “La Paura fa 90” al Fipili Horror Festival di Livorno. Gestisce due blog, uno dei quali dedicato all'ostacolismo ippico italiano.
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Anteprima del libro
La zona - Matteo Mancini
9788825413823
1
È freddo, terribilmente freddo. La voglia di coprirsi è una tentazione troppo forte, ma non c'è libertà di movimento. Non è possibile sottrarsi da quanto sta per rendersi manifesto. Le immagini prendono forma in modo graduale, assimilabili alla pozza di una vernice su cui plana un panno assorbente che, a poco a poco, ne mutua forme e colori. Dall'indeterminatezza più insondabile si allargano i tratti riconducibili a un qualcosa percepibile dal cervello. Un verde vivace a formare un prato baciato da una luce spettrale, un fascio freddo vomitato dall'alto per sconfiggere la monotonia figlia della notte. Una lunga distesa frantumata da uno schianto irregolare scavato nel verde, al di là del quale un'indefinita oscurità rende impossibile procedere oltre, se non con la fantasia. Che diavolo cela l'abisso…? Chi sono i protagonisti del sogno…? Ed è davvero un sogno…?
Così, come tutto ha preso sostanza, una mano, preceduta da un albore fosforescente, emerge dalle profondità, accompagnata da una nebbia generata dal contrasto di calore tra la temperatura atmosferica e il caldo della terra. Il tremore, questo salta subito agli occhi. Un tremore ipnotico, lento, da suggerire che l'intera visione sia deformata da una realtà troppo assurda per essere compatibile col profilo temporale che cadenza la vita di tutti i giorni.
Dita scheletriche, nervose, impegnate nel tentativo di far presa in un terreno friabile. Ma ecco che la parte terminale di uno stivaletto entra in scena. Un solo passo, a pochi centimetri dalla disperata mano in cerca di un appiglio. Forse siamo al punto focale al momento catartico che risolve ogni enigma. Una nuova mano scende dall'alto. Chi osserva la scena è un testimone oculare paragonabile a uno spettatore che vede un film dalla poltroncina di un cinema. La mano va giù, intreccia la traiettoria dell'altra, sembra afferrarla ma è un'illusione. Termina la sua azione su uno strano oggetto luminescente dalla bizzarra fisionomia stelliforme. Una luce gialla, fortissima, cancella ogni altra prospettiva. Lo stivaletto sposta il posto di quiete ed esce di scena facendo schioccare i passi resi ovattati dall'erba. Il giallo vorace prende a sfumare in un urlo progressivo che si spegne ingoiato dagli abissi della terra.
2
Il rumore di un bicchiere che si frantuma sulle mattonelle sveglia un trentenne ricurvo su un tavolo. È magro, con la testa glabra incastonata in un fisico atletico eppure sofferente. Calza due guanti neri, recisi all'altezza delle nocche, e una maglia sporca di colore scuro.
– Maledizione – sussurra, massaggiandosi gli occhi col pollice e l'indice. Ha la bocca impastata, la schiena indolenzita. Allunga la mano, scaccia col medio una piattola e prende la bottiglia di J&B che ha davanti. Il rumore della parte inferiore del contenitore, trascinata sulla superficie di legno, ricorda il brusio del vento.
La svogliatezza dell'uomo è tale che sembra rendergli difficoltoso persino la presa della bottiglia. La alza, se la porta alle labbra e fa per liberare in gola il whisky, poi si ferma. Ruota la testa verso la televisione, un vecchio modello di quarant'anni riparato più volte e non più provvisto della scheda colore.
C'è il primo piano di un uomo, dietro al quale campeggia la cartina geografica dei cinque continenti.
– I settori interessati sono almeno cinque sparsi nel mondo – spiega dalla televisione un tipo sotto il quale appare in sovrimpressione la scritta Astronomo.
Il volto paffuto, una giacca chiara da cui affiora il nodo di una cravatta