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Se esiste un futuro
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E-book52 pagine34 minuti

Se esiste un futuro

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Info su questo ebook

Fantascienza - racconto lungo (30 pagine) - Quale futuro può esserci in una società nella quale non è possibile raggiungere l'età adulta?


In un mondo reso tossico dall’inquinamento, una mutazione cellulare ha ridotto l’aspettativa di vita dell’umanità a poco più dell’adolescenza. La rediviva società civile, gestita integralmente da bambini e ragazzi, non ha il tempo materiale di progredire e vive confinata in una enorme struttura di vetro e acciaio che la protegge dall’esterno, mentre la tecnologia del vecchio mondo inizia a perdere del tutto di efficacia. Un giorno però un uomo adulto viene catturato all’esterno della “sovrastruttura” e porta con sé la speranza di un mondo e di una vita diversa; una speranza rifiutata dai politici adolescenti accecati dal potere. Sarà la giovane Giulia a rischiare la sua breve vita per cercare di cogliere il fiore di un futuro migliore.


Stefano Spataro, classe 1985, è dottore in storia della scienza, ricercatore e musicista.

Ha pubblicato racconti su antologie, come Prisma Vol. 2 (Moscabianca Edizioni, 2020) e riviste online, tra le quali Crapula Club e la nuova carne. Scrive articoli e recensioni per diverse riviste web come Wired Italia, Crapula Club, La nuova carne, Andromeda, La Rivista Culturale.

Nel 2019 Prospero Editore ha pubblicato il suo primo romanzo, una space opera dal titolo Attis, Sogni dal terzo pianeta.

LinguaItaliano
Data di uscita16 feb 2021
ISBN9788825414820
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    Anteprima del libro

    Se esiste un futuro - Stefano Spataro

    pianeta.

    Deve esser terribilmente duro per i bambini, nel tuo paese.

    È già abbastanza triste qui dove i bambini

    sono amati da molte altre persone oltre ai genitori.

    Ernest Callenbach, Ecotopia

    1.

    La stanza degli interrogatori è grigia e in penombra. Intorno al tavolo d’acciaio un uomo e due ragazzi in divisa sono in silenzio. Gli occhi dei due giovani si muovono nervosi, all’unisono. Sebbene siano uno dietro l’altra le rispettive agitazioni e ansie sembrano essere collegate da un filo teso. La ragazza potrà avere sedici anni, è seduta di fronte all’adulto e si sistema l’uniforme che sembra ricavata dal tessuto di un sacco di canapa. Sfrega le dita di una mano sulla spallina opposta, il metallo riluccica di tonalità bronzee. L’altro è poco più che un bambino, è in piedi vicino alla porta, impettito. Ha il volto costellato di lentiggini. Lo sforzo di non tradire alcuna emozione alla vista di quella strana creatura è così palese che il suo intento è vano.

    Attendono. Il tempo sembra essersi sclerotizzato.

    La porta si apre con un cigolio. Nella stanza semibuia entra un altro ragazzo, più grande degli altri due, i capelli scuri, a spazzola, la mandibola spigolosa.

    La ragazza balza in piedi. – Generale Mattei.

    – Comodi. – Il ragazzo si avvicina al tavolo. Scruta l’uomo. – Dove l’avete trovato?

    – La ricognizione di stamattina. Un piccolo intervento di routine. L’hanno visto aggirarsi nei pressi della base della sovrastruttura.

    Mattei storce le labbra. – Cristo santo. È orribile.

    L’adulto solleva lo sguardo, fissa il ragazzo per qualche istante, poi, sempre in silenzio, abbassa il capo. La pelle del volto è appena rugosa, colorata dal sole e segnata dagli inverni che ha passato.

    La ragazza si alza e si avvicina al generale. – Dice di venire da fuori la sovrastruttura.

    Il generale piega la testa di lato. – Non mi faccia ridere, maggiore.

    – Sono seria. – Inarca le sopracciglia ma non dà altri cenni di fastidio. – Dice di venire da una zona in cui la gente riesce a invecchiare. Per quel che ne sappiamo, lì fuori potrebbe davvero esistere una civiltà del genere.

    – Perché usa il condizionale, maggiore? – La voce dell’adulto è roca. – Non è una possibilità quella di cui vi sto parlando. Guardatemi, è la realtà.

    Si voltano a guardare l’uomo. Il generale non ride più. Sospira. Con una mano si gratta un foruncolo sulla guancia.

    – Sembra di rivedere una fotografia degli uomini del vecchio mondo. – La voce della ragazza è leggermente tremula. – È incredibile.

    – Non sia ridicola, maggiore. – Il tono del generale è duro, ma in maniera forzata.

    – Vi dico che è vero. Non vi sto mentendo, è tutto vero. È possibile guarire dalla sindrome di Gaat. Dovete ascoltarmi.

    – Faccia silenzio! – Esplode il generale rosso in volto. – Si ricordi che siamo noi l’autorità qui. Lei parlerà solo se interpellato

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