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Sentimento Sconvolgente: Romanzo lesbico, #1
Sentimento Sconvolgente: Romanzo lesbico, #1
Sentimento Sconvolgente: Romanzo lesbico, #1
E-book180 pagine2 ore

Sentimento Sconvolgente: Romanzo lesbico, #1

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Info su questo ebook

Lana Queen ed Emma Nollan sono colleghe e amiche da quando Emma è entrata a far parte della Omicidi di New York. Una sera, mentre Emma decide di dimenticare i suoi problemi a un tavolo da poker, tutto crolla ed è la tragedia. Lana riceve una chiamata dal pronto soccorso. Emma è ricoverata, gravemente ferita da un colpo di arma da fuoco. Quando Lana interroga Emma sulle ragioni della sua aggressione, Emma prima di confidarsi, ma poi rifiuta di confessare che l'aggressore è una donna, un'ex fidanzata con cui aveva intrecciato una relazione anni prima. Turbata da questa confessione, Lana farà di tutto per farla uscire dai pasticci ... finché l'indagine non le avvicinerà. Lana capisce quindi che i sentimenti di Emma nei suoi confronti vanno ben oltre l'amicizia.

LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2021
ISBN9781071587218
Sentimento Sconvolgente: Romanzo lesbico, #1

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    Anteprima del libro

    Sentimento Sconvolgente - Kyrian Malone

    SENTIMENTO SCONVOLGENTE

    VOLUME 1-ACCETTAZIONE

    Questo libro è un’opera di fantasia. I personaggi e i dialoghi sono frutto dell’invenzione dell’autrice. Qualsiasi somiglianza con persone esistenti o che sono esistite, è puramente causale.

    CAPITOLO 1

    CAPITOLO 2

    CAPITOLO 3

    CAPITOLO 1

    Ci sono persone che scelgono di passare all’altra sponda, sessualmente parlando. Un padre o una madre violenti, compagne o compagni troppo invadenti, portano alcuni a odiare le persone del sesso opposto e a convertirsi ai piaceri della carne con partner dello stesso sesso. Alcuni trovano spiegazioni alla loro sessualità, altri non ne trovano affatto. A volte gli eterosessuali mutano orientamento per le ragioni più disparate. Per volontà, curiosità o semplicemente in modo naturale. Alcuni non si fanno troppe domande, e attingono ai piaceri di entrambi i sessi.

    Emma Nollan non si sentiva parte di una casistica generale. Nessuno dei suoi amici e colleghi della Omicidi di New York avrebbe potuto capire la sua storia privata, perché Emma non si confidava mai, con nessuno. Si dedicava anima e corpo al suo lavoro, poiché la sua vita fuori dal commissariato era un disastro.

    Tutto era cambiato la Vigilia di Natale dopo il lavoro ad Atlantic City. L’avevano chiamata per un’emergenza, era uscita lasciando il figlio di sette anni solo in casa e al suo ritorno la mattina presto, un colpo di pistola era risuonato nel suo appartamento mentre si trovava sulla soglia della porta. Emma non avrebbe mai dimenticato quella mattina.  Non avrebbe mai dimenticato il colore del cielo, l’odore del corridoio, e la detonazione della sua pistola, che continuava a echeggiare nel sonno di ogni notte. Era entrata in casa, tremante, aveva camminato fino alla sua stanza e aveva trovato Timmy riverso sul pavimento, bagnato in una pozza di sangue. Dopo la sua compagna, le avevano strappato via anche suo figlio, e non si sarebbe mai perdonata di non essere stata più attenta. Il suo rifugio era stato dapprima il lavoro di ispettore alla stazione di polizia di Atlantic City. E fuori dall’ufficio, aveva scoperto l’adrenalina del gioco d’azzardo. Era del tutto naturale nella seconda città d’America famosa per i suoi casinò e strip club. Eppure, nonostante i suoi squilibri, nonostante i suoi drammi, Emma si era ripresa. Nel corso delle settimane, dei mesi, aveva fatto di tutto affinché la sua vita si stabilizzasse. Aveva anche conosciuto una ragazza carina di nome Karen. Una ragazza che non faceva domande, che non respingeva il suo aspetto da ragazzo. Unico sostegno nella sua cerchia di conoscenze al di fuori della sezione, Karen era diventata il suo punto di riferimento, e in seguito la sua amante, ma stasera, poco prima che lei lasciasse il commissariato, l’aveva chiamata per dirle che al suo rientro non l’avrebbe trovata...Quindi neanche Emma sarebbe tornata a casa, così come non sarebbe andata in un bar per dimenticare l’ennesimo fiasco nella sua vita privata. Il suo rifugio in quel momento non era altro che il grande Casinò di New York sulla Quinta Strada. Slot machine, tavoli da poker, blackjack, roulette, solo l’atmosfera di quei luoghi impregnati dal vizio e dalla lussuria placava i suoi tormenti. Più che mai risoluta ad abbandonare qualsiasi pensiero rivolto al futuro, Emma aveva deciso che ognuno era libero di annientarsi come meglio credeva. E le sue armi non erano né l’alcool né la droga, ma l’adrenalina del gioco, l’assoluta dipendenza da un piacere effimero, che consisteva nel guardare delle carte girarsi su un tappeto verde. Il poker era una dipendenza distruttiva che la strappava dal senso di vuoto nel quale sprofondava di nuovo una volta trascorsi quei pochi istanti.

    * * *

    Non ho bisogno di parlarti, ho bisogno di una boccata d’ aria!

    Queste erano state le ultime parole di Emma stasera, prima che Lana Queen lasciasse l’ufficio a sua volta. Non aveva mai visto Emma così. La sua collega non era mai stata così fredda, distante, aggressiva e vendicativa nei suoi confronti. I suoi colleghi e partner sul campo, Connor Morran e Somers Harris, le avevano spesso ripetuto che Emma la considerava un esempio da seguire all’interno della sezione, eppure, la sua reazione nei suoi confronti era stata piena di risentimento, come se Emma la ritenesse responsabile del fallimento della loro ultima indagine. Pete Alexander, sospettato di omicidio, era stato dichiarato non colpevole dalla giuria, un caso al quale Emma si era dedicata anima e corpo.

    Vieni a letto? suggerì Sean, che tornava dal bagno con un asciugamano intorno alla vita.

    Seduta sul divano con le gambe piegate sotto i glutei, Lana si riscosse dai suoi pensieri. Da alcuni mesi, Sean Lockley, il suo ex collega, viveva con lei. Erano stati amanti in passato, lo erano di nuovo da quando un’indagine comune li aveva riavvicinati. Lana si era lasciata incantare dalle avances del suo ex collega, che le procurava tenerezza e sicurezza.

    Arrivo tra un attimo, rispose lei.

    Sean si chinò sul divano e le diede un bacio sulla fronte.

    ­Ok, ci vediamo dopo allora.

    Rimasta sola, Lana prese il cellulare dal tavolino da caffè. Aveva inviato diversi messaggi a Emma, senza risposta. Era preoccupata, tesa, tormentata da un brutto presentimento. Conosceva il passato di Emma, e sapeva fino a che punto potevano ridursi alcuni poliziotti quando le cose andavano male. E per Emma, quanto era successo oggi in tribunale era stata sicuramente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Lana sospirò in silenzio e finalmente si alzò. Forse si stava preoccupando per niente... Forse Emma era già profondamente addormentata nel suo letto e si sarebbe presentata di buon umore domani mattina in ufficio.

    Stava per imboccare il corridoio quando il telefono squillò. Controllò il numero sconosciuto e rispose:

    ­Sì?

    #"Ispettore Queen?"

    ­­Sì, sono io, con chi parlo? chiese con tono preoccupato.

    # "Sono l’infermiera Holden, la chiamo dal Mercy hospital. Dobbiamo segnalare alla polizia le ferite da arma da fuoco ed Emma Nollan ci ha chiesto di avvisarla prima di essere portata in sala operatoria."

    Lana sentì il sangue raggelarsi per la paura. Una ferita d’arma da fuoco?? Emma veniva portata in sala operatoria?

    ­Io... arrivo subito, disse senza indugio.

    Riagganciò, si precipitò verso la stanza  togliendosi  i pantaloni di raso e la canottiera di cotone.

    ­Emma è all’ospedale, annunciò a Sean.

    Quest’ultimo si raddrizzò subito sul letto, coperto solo dai pantaloncini di stoffa.

    Cosa? Emma? Parli della Nollan? Che succede?

    ­Non lo so, rispose Lana infilandosi velocemente i pantaloni...Qualcuno le ha sparato.

    Sean si alzò.

    ­­Aspetta, ti accompagno.

    ­No, fece Lana. Devo andare, ti chiamo dopo.

    Sean la seguì con lo sguardo mentre usciva dalla stanza abbottonandosi ancora la camicetta.

    Se Lana preferiva andarci da sola, allora si sarebbe rassegnato ad aspettarla finché non avesse chiamato.

    * * *

    Il sole stava sorgendo sulla metropoli di New York e Lana aveva aspettato fino ad allora in una sala d’attesa fuori la sala operatoria. Le avevano detto che Emma era arrivata all’ospedale da sola, coperta di sangue, prima di crollare sul pavimento e dare il suo nome e il suo numero di telefono. Lana non era riuscita a ottenere altri dettagli dal personale.

    Un medico si avvicinò e Lana chiese:

    ­Come sta, dottore?

    È fuori pericolo, rispose lui. Il proiettile si era fermato vicino ai polmoni, e l’estrazione è stata più lunga del previsto.

    ­Le ha detto qualcosa, le ha parlato?

    No, ha avuto giusto il tempo di chiederci di avvertirla prima di perdere conoscenza. Abbiamo riscontrato diverse fratture alle costole oltre a ferite multiple al viso e alle mani. Aveva bevuto. Le analisi del sangue hanno rilevato un tasso alcolemico pari a un grammo e dieci.  Con tutta evidenza, ha lottato prima che le sparassero.

    Vorrei vederla, se è sveglia...

    ­Dovrà aspettare qualche minuto, il tempo di condurla in camera, ma è ancora molto debole, quindi le chiederei di non restare troppo.

    ­D’accordo, rispose Lana.

    Pochi minuti dopo, Lana entrò nella stanza di Emma. La sua collega non era la prima giovane donna che veniva a visitare all’ospedale per constatarne le ferite in seguito a un’aggressione violenta. Tuttavia,  a differenza delle sue indagini per la sezione  il fatto di conoscere la vittima, rendeva il compito psicologicamente più difficile. Si avvicinò al letto di Emma e notò subito le ferite sul suo viso. I lividi, i graffi, gli arrossamenti testimoniavano effettivamente una forte colluttazione.

    Ehi, sussurrò con voce bassa.

    Emma strinse delicatamente le palpebre e girò la testa verso la piacevole voce che l’aveva appena chiamata. Era la seconda volta quest’anno che si svegliava in ospedale dopo un intervento.  Era anche la seconda volta che le sparavano in tre anni di servizio.

    Ehi, rispose con una voce quasi impercettibile.

    Lana si fermò davanti al letto e, con un gesto naturale e rassicurante, le prese delicatamente la mano stringendola nella sua. In quindici anni alla sezione criminale, aveva affinato quel suo dono naturale di empatia mista a dolcezza con le persone che le andavano a genio, e a volte anche con le vittime.

    ­Come ti senti? domandò Lana.

    Nonostante la morfina, Emma soffriva. Forse erano dolori più mentali che fisici, perché il suo orgoglio aveva ricevuto un colpo quella notte, più di uno a dire il vero...

    ­Grazie... di essere venuta, disse lei con difficoltà.

    Lana tentò un sorriso che rivelò suo malgrado la sua preoccupazione. Vedere Emma con una flebo, con dei tubi sottili che le uscivano dalle narici, con il viso coperto di ferite, la sconvolgeva.

    ­Ho bisogno che tu mi dica cos’ è successo questa notte. Sai chi ti ha sparato?

    Emma chiuse gli occhi per un breve istante prima di riaprirli su Lana.

    Nessuno deve saperlo... Per favore...

    Lana si rabbuiò per queste parole, questa richiesta che non aveva previsto e che non poteva accettare, vedendo lo stato della sua collega. Scrutandola con il viso leggermente inclinato, tentò di farla ragionare:

    ­Sai che devo dirlo a Becker. Sei stata aggredita, le tue ferite sono gravi, dobbiamo aprire un’indagine e trovare il bastardo che ti ha fatto questo.

    Ancora una volta Emma chiuse gli occhi in segno di diniego, poi riprese a parlare con difficoltà:

    ­Ti prego ...Lana... Lascia perdere Becker...

    Lana cominciava a rendersi conto che la bionda era troppo debole per parlare, e ancor prima di risponderle, la vide chiudere gli occhi e addormentarsi sotto gli effetti degli antidolorifici. Le lasciò la mano e si ritrasse, facendo scorrere una mano nervosa tra i capelli. Alla fine, uscì dalla stanza e raggiunse un bancone dove si trovavano diverse infermiere:

    Buongiorno, sono l’ispettore Queen. Sapete chi mi ha chiamato ieri sera per dirmi dell’arrivo dell’ispettore Nollan?

    Un momento, rispose una di loro, ora controllo.

    Lana la vide picchiettare sulla tastiera del computer:

    È Helena Carusco, era di turno fino alle cinque. Ha finito il turno due ore fa.

    Ha chiamato qualcun altro? domandò Lana.

    No, sarebbe stato annotato sulla cartella della paziente.

    Per fortuna, l’ospedale non aveva avvertito direttamente il commissariato o il 911, abituato a vederla intervenire con altri suoi colleghi. Lana pensò rapidamente e continuò:

    Devo assentarmi per qualche ora, potete avvisarmi non appena Emma Nollan si sveglierà? Devo interrogarla.

    Certo, la chiameremo ispettore Queen.

    Grazie.

    Senza aggiungere nulla, Lana si allontanò telefonando . Doveva avvertire Sean che la bionda  era sana e salva, ma avrebbe dovuto anche decidersi a parlare dell’aggressione al suo capitano e agli altri membri della squadra, nonostante la richiesta di Emma.

    * * *

    Un’ora dopo Lana uscì dall’ascensore degli uffici della sezione.

    Era rientrata a casa per farsi una doccia e un caffè prima di raggiungere il commissariato. Come spesso accadeva, era arrivata prima degli altri ispettori della sezione. Appese  la giacca e la borsa  allo schienale della sedia, e si voltò verso l’ufficio  del capitano. Anche lui arrivava presto e  Lana aveva deciso finalmente di parlargli. Aveva fiducia in lui, nonostante le riserve di  Emma. Si avvicinò alla porta e non ebbe il tempo di bussare che  Becker l’aprì.

    Buongiorno Lana. Entra, ti stavo aspettando.

    Lana eseguì, comprendendo che anche il capitano aveva qualcosa da dirle.

    Che  succede? chiese subito lei.

    Becker passò dietro la sua scrivania, prese un distintivo dorato che le porse.

    Dato che hai ufficialmente superato il concorso, ecco il tuo nuovo distintivo, Sergente Queen.

    Lana sorrise, guardando umilmente il  nuovo distintivo. Aveva riflettuto a lungo prima di accettare di sostenere il concorso di sergente, ma questa promozione era nell’ordine delle cose dopo tredici anni di buoni e leali servizi all’interno della sezione. Era giunto il momento di lasciare la parte operativa delle indagini e di inquadrare i nuovi ispettori come Nollan o Morran.

    Grazie.

    Te lo meriti, disse Becker,

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