Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Inferno di ghiaccio (eLit): eLit
Inferno di ghiaccio (eLit): eLit
Inferno di ghiaccio (eLit): eLit
E-book383 pagine5 ore

Inferno di ghiaccio (eLit): eLit

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Black Falls, tranquillo, pittoresco paese fra le montagne del Vermont, è stato sconvolto da un'ondata di violenza che sembra non volersi arrestare. Dopo che Lowell Whittaker è stato mascherato e arrestato, tutti, in paese, speravano che il drammatico momento fosse definitivamente chiuso... Lo sperava soprattutto Rose Cameron che, toccata da vicino dalla serie di omicidi, ha ora bisogno di un momento di tregua per rimettere ordine nella propria vita e vedere chiaro nei propri sentimenti. Ma quando ricompare l'affascinante e un po' misterioso Nick Martini, con cui Rose ha trascorso un'unica, infuocata notte d'amore, riprendono gli incendi e le esplosioni. Il rischio è che ora si inneschi di nuovo una spirale di violenza senza fine. Che cosa è venuto a fare Nick a Black Falls, in realtà? Indaga su un presunto piromane seriale o vuole solo rivendicare il cuore della donna che lo ha stregato?
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2018
ISBN9788858981597
Inferno di ghiaccio (eLit): eLit
Autore

Carla Neggers

Carla Neggers is the New York Times bestselling author of the Sharpe and Donovan series featuring Boston-based FBI agents Emma Sharpe and Colin Donovan and the Swift River Valley series set in small-town New England. With many bestsellers to her credit, Carla and her husband divide their time between their hilltop home in Vermont, their kids' places in Boston and various inns, hotels and hideaways on their travels, frequently to Ireland. Learn more at CarlaNeggers.com.

Autori correlati

Correlato a Inferno di ghiaccio (eLit)

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Inferno di ghiaccio (eLit)

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Inferno di ghiaccio (eLit) - Carla Neggers

    successivo.

    1

    Black Falls, Vermont – Verso la fine di febbraio

    Nick Martini scese dal letto a colonne nella sua spaziosa camera nella parte più antica di Black Falls Lodge e accese la luce sul tavolino da notte. Scoccò un'occhiata all'orologio della radiosveglia.

    Le quattro e mezzo.

    «Diavolo» brontolò, tentato di tornare sotto il piumone.

    Invece, rimase in piedi sul folto tappeto a colori vivaci – girasoli gialli su fondo blu – posato sul parquet di assi di pino e si avvicinò alle doppie finestre dalle tende color crema, ben chiuse contro il freddo del Vermont.

    Era arrivato quando era già buio, la sera prima. E fuori doveva essere ancora buio anche adesso.

    Comunque, aprì le tende.

    Già. Proprio buio.

    Sentì l'aria gelida esterna filtrare attraverso la finestra, ma tenne aperte le tende. In California meridionale sarebbe stato immerso nel sonno. E anche nel nord del New England, con le tre ore di differenza, avrebbe dovuto essere addormentato. Dopo il lungo volo del giorno prima e il percorso in macchina dal piccolo aeroporto, un'ora a nord della locanda, era stato sul punto di invertire la marcia e trovare qualche altro posto in cui passare la notte.

    Aveva sempre pensato che sarebbe andato a vedere Black Falls, Vermont, a un certo punto, ma non era per la sua decennale amicizia con Sean Cameron, suo socio in affari e collega come vigile del fuoco paracadutista in California, che finalmente era venuto nell'Est, nelle Green Mountains, nella terra dei Cameron.

    Era per un piromane seriale. Un assassino.

    Ed era per la sorella di Sean, Rose.

    Nick guardò il letto, con le sue quattro colonne, e immaginò Rose nel proprio letto, a Beverly Hills, otto mesi prima, la sua pelle luminosa, dopo che avevano fatto l'amore. Lo aveva sorpreso a fissarla e aveva coperto la propria nudità con il lenzuolo, come se solo allora si rendesse conto di che enorme sbaglio avevano commesso.

    Nick si passò una mano fra i capelli e schizzò nel bagno, con le lucenti porcellane e cromature e le soffici salviette candide. Aprì il rubinetto della doccia e strappò la confezione di una saponetta al latte di capra, un prodotto locale, mentre aspettava che l'acqua diventasse calda. Entrò sotto il getto, bollente quanto riusciva a sopportarlo, e si disse che poteva ancora tornare indietro.

    Non era costretto a vedere nessun altro, a Black Falls.

    Non era costretto a vedere Rose.

    Per dieci anni aveva combattuto gli incendi boschivi, e per sei, in precedenza, aveva prestato servizio su un sottomarino militare. Aveva affrontato pericoli e privazioni, aveva visto delle persone morire... era andato vicino alla morte lui stesso. Aveva sempre fatto del proprio meglio e agito onorevolmente, anche quando aveva fallito.

    Fino a Rose Cameron.

    Mentre chiudeva il rubinetto e prendeva un asciugamano, poteva sentire il sapore della sua bocca, la morbidezza dei suoi seni sotto le mani, udire le sue grida sommesse quando, travolta dall'orgasmo, si era aggrappata a lui, singhiozzando il suo nome.

    Avevano saputo esattamente che cosa stavano facendo, quella notte.

    Esattamente.

    Nick si asciugò e si vestì, indossando gli indumenti più pesanti che aveva portato con sé. Dubitava che sarebbe passato per un montanaro del Vermont, ma non se ne curava. Uscì nel corridoio, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle e scendendo le scale che portavano al foyer.

    La locanda, di cui i Cameron erano da molto tempo proprietari e gestori, non era sembrata affollata, quando era arrivato, la sera prima alle nove. A quanto aveva saputo da Sean nel corso degli anni, la maggior parte della clientela preferiva i mesi caldi.

    Meglio così, considerando l'ondata di violenze che il paese aveva sperimentato a partire dall'autunno.

    Anzi, dalla primavera precedente, in realtà.

    Un pieghevole aperto, attaccato a una bacheca nel foyer, elencava le attività invernali giornaliere. Nick poteva scegliere tra numerose possibilità, come escursioni con le racchette da neve, sci di fondo, arte e artigianato, yoga, passeggiate nella natura e lezioni di ballo. Non gli sarebbero mancate di certo le cose da fare... tranne che non era alla locanda per divertirsi.

    Il fuoco stava già scoppiettando nel caminetto di pietra a pochi passi dal banco della reception, dove A.J. Cameron, il maggiore dei quattro fratelli, era in piedi, ancora nel suo pesante giubbotto di tela. Gli occhi azzurri e la linea dura della mascella gli ricordarono Rose. Lei gli aveva detto che il più gentile e accattivante della famiglia era Sean.

    Di sicuro non era A.J.

    E neppure lei, quanto a questo.

    «C'è del caffè» disse A.J. «La colazione non è pronta fino alle sei.»

    «Va benissimo. Pensavo di andare alla tenuta dei Whittaker. Sean mi ha accennato che Rose allena laggiù il suo cane da ricerca, un paio di mattine alla settimana.» Nick cercò di adottare un tono disinvolto, anziché avere l'aria di un uomo che era impulsivamente andato a letto con la sorellina minore dei Cameron in un momento in cui lei era troppo vulnerabile. «Dice che è mattiniera.»

    A.J. aprì la lampo del giubbotto. Diversamente dai suoi due fratelli minori, aveva trascorso l'intera vita nel Vermont. E così pure Rose, che però, a causa del suo lavoro di consulente e membro di una squadra di ricerca e soccorso, viaggiava spesso.

    Suo fratello corrugò le sopracciglia.

    «Immagino che voglia vedere con i suoi occhi il luogo dove Sean è quasi rimasto ucciso, il mese scorso.»

    «Sì» concesse Nick, cauto, scegliendo una risposta incompleta. «Ormai sono alzato. Tanto vale che mi muova.»

    A.J. non si rilassò, ma non sembrava neppure avere dei sospetti.

    «Presumo che abbia conosciuto Rose nei suoi viaggi in California.»

    «Ci siamo imbattuti qualche volta l'uno nell'altra, quando è passata a trovare Sean.»

    Era una risposta che Nick aveva provato a lungo, e riteneva di averla recitata ragionevolmente bene.

    Gli occhi azzurri, caratteristici dei Cameron, si strinsero. Nick capiva lo sguardo scrutatore di A.J., la sua diffidenza. Per diciotto mesi il tranquillo, intellettuale Lowell Whittaker aveva diretto una rete di killer a pagamento, facendo da collegamento fra persone che volevano fare uccidere qualcuno e altre persone disposte a fare il lavoro. Durante quel tempo lui e sua moglie Vivian avevano comprato una casa di campagna a Black Falls.

    Ora erano entrambi in prigione, Lowell con una serie di gravi accuse per il suo ruolo di ideatore di delitti, Vivian per tentato omicidio. Lei stava collaborando con le autorità per mitigare le accuse. Suo marito non collaborava con alcuno, compresi, a quanto pareva, i suoi legali, che lo sollecitavano a fornire tutte le informazioni in suo possesso sui suoi killer, i suoi clienti e le loro vittime e potenziali vittime.

    Tra le vittime di Lowell Whittaker c'era anche Drew Cameron, il padre settantasettenne di A.J., Elijah, Sean e Rose Cameron, ucciso l'aprile precedente, dopo che era andato troppo vicino a capire che il nuovo arrivato a Black Falls non era il gentiluomo di campagna che fingeva di essere.

    Sul momento, la morte di Drew Cameron in una tormenta di neve primaverile era sembrata accidentale. Prima della fine di novembre, tutti sapevano che non era andata così. Era stato assassinato. Deliberatamente lasciato a morire per assideramento da due dei killer di Lowell Whittaker, adesso entrambi morti anche loro.

    Fra aprile e novembre, Rose Cameron era andata a Los Angeles per dirigere una sessione di addestramento in ricerca e soccorso.

    E adesso io sono qui, pensò Nick.

    A.J. piegò la testa da un lato.

    «Vuole dirmi che cosa l'ha spinta a venire nel Vermont?»

    «Curiosità» rispose Nick con un sorriso.

    A.J. non insistette e gli diede le indicazioni. E perché no? Perché uno qualunque dei Cameron non avrebbe dovuto fidarsi di lasciarlo solo con sua sorella?

    Non c'era motivo. Assolutamente nessun motivo.

    «Non ho rimpianti sulla notte scorsa» gli aveva detto Rose, quella mattina di giugno. «Solo, voglio tornare a casa nel Vermont e fingere che non sia mai successo. Non dirò nulla a nessuno. E spero che non lo farai neppure tu.»

    Nick aveva promesso di tenere la bocca chiusa.

    Ringraziò A.J. per le indicazioni e uscì, nella gelida aria di montagna. Il suo giaccone, gli stivali e i guanti non erano pensati per temperature di dieci o quindici gradi sotto zero, ma sarebbero dovuti bastare.

    Il cielo si stava rischiarando, Cameron Mountain incombeva dalla parte opposta della strada silenziosa che correva lungo il costone, al di sopra del paese di Black Falls.

    La stazione turistica di Cameron Mountain consisteva nell'edificio principale della locanda, alcuni cottage, un negozio, un padiglione per le attività ricreative e diverse centinaia di acri di prati e boschi pittoreschi, che confinavano con terreni demaniali, offrendo agli ospiti una vasta rete di piste per escursioni a piedi, in mountain bike o con sci di fondo.

    Un'altra volta, pensò Nick.

    La sua auto a noleggio partì al primo tentativo. Considerando le condizioni invernali e le strade di montagna, aveva scelto un veicolo a trazione integrale. Seguì il costone oltre una linea di aceri spogli fino a un incrocio che A.J. aveva chiamato Harper Four Corners. Su uno degli angoli sorgeva una ex taverna del diciannovesimo secolo di cui Sean era proprietario. Di fronte c'era un vecchio cimitero, le cui lapidi rettangolari di granito si stagliavano contro la grigia luminosità che precedeva l'alba. Una chiesetta con il campanile bianco occupava l'angolo opposto. Al quarto angolo c'era un granaio che cadeva a pezzi.

    Sean aveva cercato di descrivergli il suo paese natale, ma ora Nick poteva vederlo con i propri occhi, mentre superava la taverna e il vecchio granaio e imboccava Cameron Mountain Road. Sapeva che la casa di Rose era lassù, da qualche parte.

    Lei viveva una vita completamente diversa dalla sua nel sud della California.

    La strada serpeggiò fino a un fiumiciattolo cosparso di rocce, ghiacciato e coperto di neve. Nick si trovò davanti a una grande villa costruita sulla cima aperta di una collina, al di sopra del fiume. La casa era parzialmente bruciata in gennaio, quando Lowell Whittaker aveva fatto esplodere una bomba, sperando di uccidere sua moglie e Bowie O'Rourke, un muratore locale che stava cercando di incastrare come capro espiatorio dei propri delitti.

    La moglie aveva intuito ciò che stava accadendo, si era salvata e aveva lasciato Bowie a morire fra le fiamme. Sean lo aveva soccorso e portato in salvo. Ora, Vivian Whittaker asseriva di essere stata in preda allo shock. La verità era che aveva voluto che suo marito la facesse franca per tutti gli omicidi.

    Tranne, naturalmente, il suo.

    Nick aveva visto delle foto dei Whittaker. Sembravano una normale coppia benestante.

    Si fermò accanto a una berlina Volvo nera. Non era di Rose. Non sapeva di lei tutto quello che avrebbe dovuto, data la loro breve, intensa relazione – senza contare che era la sorella di Sean – ma sapeva che aveva una Jeep.

    Quindi, di chi era la Volvo?

    Corrugò la fronte, scendendo dall'auto. E se lei si fosse incontrata con un uomo, laggiù, e non avesse voluto farlo sapere ai fratelli? I pettegolezzi di un piccolo paese, e cose del genere.

    Nick non vedeva Rose e non aveva contatti con lei da otto mesi. Non poteva aspettarsi che la sua vita avesse subito una battuta d'arresto, specie visto che fingeva che la loro notte insieme non fosse mai avvenuta.

    Lui no. Non ne aveva parlato e non l'avrebbe fatto, ma non aveva intenzione di fingere che non fosse mai successo. Voleva ricordare ogni secondo di quando aveva fatto l'amore con lei, anche se era stato un errore.

    Un grosso errore.

    Incurvò le spalle contro la brezza fredda e imboccò un sentiero liberato dalla neve che conduceva a una piccola costruzione di pietra che, dalla descrizione di Sean, sapeva essere la foresteria dei Whittaker. Notò delle impronte sul manto bianco che copriva il pendio che saliva all'edificio principale. Non gli sorrideva l'idea di una passeggiata nella neve alta fino al ginocchio. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era finire per cadere e dover aspettare che Rose Cameron e il suo cane andassero a recuperarlo.

    Mise il piede su una della impronte, e una manciata di neve bagnata gli cadde dentro lo stivale.

    Mi servirà di lezione, si disse, seguendo le tracce, che sembravano relativamente fresche, fino al margine del bosco al di sopra del fiume. Pensò che avrebbe potuto lasciar perdere tutto, tornare alla macchina e andare a mangiare frittelle alla locanda, ma continuò verso la casa.

    La brezza si levò di nuovo mentre lui raggiungeva la sommità della collina.

    Sentì odore di fumo nell'aria e si fermò.

    L'odore era distinto, inconfondibile e recente. Nick era certo che non fosse un residuo dell'incendio di gennaio che aveva quasi ucciso due persone e danneggiato la casa.

    Si chinò per superare un pino bianco e guardò la casa. L'aurora splendeva all'orizzonte e i suoi colori rosati si allargavano attraverso il cielo.

    C'era qualcosa che non andava. Qualcosa di grave.

    Rose.

    Nick si mosse più rapidamente attraverso la neve.

    2

    Rose Cameron si fermò sul sentiero liberato dalla neve che saliva alla casa, costruita negli anni Venti da un newyorkese che aveva una visione romantica del Vermont. Troppo costosa per gli abitanti di Black Falls, era sempre stata di proprietà di forestieri, ma nessuno, pensò Rose, spregevole come Lowell e Vivian Whittaker.

    Non voleva pensare a loro e spostò l'attenzione su Ranger, il suo golden retriever di otto anni, che correva nella neve a lato del sentiero. Era agile e in buona salute, non rigido come nel pieno dell'inverno. Il tempo che si era concessa per concentrarsi sull'allenamento stava dando i suoi frutti. Aveva posteggiato la Jeep nella strada d'accesso principale, e il cane era balzato giù, impaziente come un cucciolo.

    Sorrise mentre osservava attentamente i vivaci toni di fucsia e violetto dell'aurora sfumare nel cielo del primo mattino. Il freddo non la infastidiva. Era vestita nel modo giusto. Apprezzava la solitudine e la pacata bellezza della tenuta in riva al fiume, con i suoi muri di pietra e i vecchi alberi, aceri e querce. Voleva credere che il classico, pittoresco paesaggio avrebbe aiutato chiunque, compreso un futuro acquirente, a dimenticare gli ultimi proprietari.

    Gli investigatori della polizia di Stato e di quella federale avevano concluso il loro lavoro da oltre un mese, esaminando ogni metro del luogo in cerca di prove materiali. Ormai, solo un'auto della polizia locale passava ogni tanto da quelle parti. Rose non ne aveva mai vista una così di buon mattino, nelle settimane in cui era andata là.

    Ranger abbaiò una volta, attirando la sua attenzione. Lei si voltò, smettendo di ammirare il sorgere del sole, e vide che il cane la stava guardando, in attesa, vicino a un capanno dietro la casa. Era palesemente confuso, ma Rose non riuscì a capire il perché.

    Una leggera brezza spirava dal fiume, portando un lieve, ma distinto odore di fumo. Era inquietante, inaspettato.

    Ora Rose capiva che cosa disturbava il cane.

    Gli segnalò di aspettare e si incamminò verso di lui. L'odore non si dissipò. Era forte, persistente, innaturale nell'immacolato paesaggio invernale. La villa aveva subito estesi danni per il fuoco, il fumo e l'acqua degli idranti, in gennaio. Era possibile che qualcuno avesse rimosso le assi che chiudevano alcune finestre e in qualche modo avesse lasciato uscire gli odori dell'incendio?

    «Ranger, qui.»

    Il cane obbedì, aprendosi la strada attraverso la neve bagnata, pesante, fuori dal sentiero. Rose gli ordinò di restarle al fianco e proseguì con lui, girando intorno alla casa per portarsi sul retro e fermandosi davanti al capanno. Guardò, in fondo all'ampio pendio scoperto, la foresteria in pietra della tenuta che era stata la realizzazione del sogno di Lowell Whittaker di sentirsi un gentiluomo di campagna. La luce del primo mattino creava ombre ondulate nella neve intatta. Non c'era segno di alcun'altra presenza. Nessun fumo dal camino della foresteria, nessuna impronta nella neve.

    La brezza cessò. Tutto era immobile e silenzioso. Il fiume era ghiacciato, nessun suono proveniva dal suo fluire verso est, dove infine si sarebbe gettato nel Connecticut River. Questo sarebbe venuto più tardi, con il disgelo primaverile.

    Rose poteva sentire solo accanto a sé l'ansare di Ranger, in attesa del prossimo ordine. Era un cane da ricerca esperto, ma lei non gli aveva detto che cosa fare. Non si era aspettata l'odore di fumo e doveva decidere se cercarne l'origine o chiamare qualcuno.

    Il sole sorse all'orizzonte, scintillando sulla neve, e il cielo divenne di un azzurro limpido e freddo. Rose indossava caldi indumenti a più strati, isolati e impermeabili, ma aveva lasciato lo zaino con i generi di prima necessità in macchina. Lei e Ranger non erano in missione. Gli batté una leggera pacca sulla testa. Il cane era paziente, ma attento, sul chi vive. Avevano incontrato i resti carbonizzati lasciati da altri incendi, nel loro lavoro insieme, ma non dopo l'estate precedente in California.

    Ora non era il momento di pensare a quell'esperienza.

    Rose notò che la porta del capanno era chiusa con un lucchetto. Lowell Whittaker vi aveva impilato davanti della legna da ardere, recitando il ruolo del gioviale nuovo vicino, mentre all'interno aveva assemblato almeno tre diverse bombe rudimentali.

    Rose si fermò a qualche passo dalla porta. La casa abbandonata, i danni del fuoco e il misto di spazi aperti, boschi e fiume offrivano un ambiente stimolante per mantenere in allenamento il suo cane. Nelle ultime sei settimane, ogni mercoledì all'alba, e a volte anche più spesso, erano andati laggiù, con qualunque tempo – pioggia, neve, nevischio, nebbia, temperature gelide. Tranne l'occasionale automobile o furgone di passaggio, non avevano incontrato anima viva.

    Era possibile che qualcuno si fosse accampato là, o si fosse fermato per vedere il luogo dove aveva abitato il ricco creatore di una rete di killer... dove due bombe rudimentali erano esplose?

    Le porte della villa erano sbarrate con delle assi. Entrarvi avrebbe richiesto un piede di porco, o un'ascia. La temperatura si aggirava sui sei o sette gradi sotto zero, al momento, e Rose si chiese se le condizioni di umidità e le temperature più miti degli ultimi giorni avessero rinfocolato gli odori di fumo e di legno bruciato.

    Ranger alzò la testa, con il naso in aria e fiutò, allertato da un nuovo odore. Rose gli segnalò di seguirlo. Il cane si mosse rapidamente, conducendola lungo uno stretto sentiero ghiacciato che girava attorno a una piccola costruzione aggiunta sul retro del capanno, di fronte ai boschi sopra il fiume.

    Il golden retriever, di solito giocherellone e curioso, abbaiò furiosamente, fermandosi alla solida porta di legno della seconda costruzione. Rose vide che la porta era socchiusa, il lucchetto spezzato in due.

    L'odore di fumo era acuto, nauseante.

    Rose richiamò Ranger al proprio fianco e gli segnalò di sedersi. Lui obbedì, ansante, ma tranquillo, e lei bussò alla porta, aprendola un po' di più. Se una qualunque parte del capanno fosse bruciata in gennaio, lo avrebbe sentito dire.

    Sbirciò all'interno. Il sole non raggiungeva l'unica finestrella in alto sulla parete di fondo, e i suoi occhi non erano abituati alla semioscurità dell'interno.

    Aprì maggiormente la porta spingendola con il piede, facendo entrare più luce, e lo stomaco le si rivoltò al forte odore di carne bruciata, capelli bruciati, indumenti bruciati.

    Con la mano guantata sulla bocca, Rose varcò la soglia. Un sacco a pelo e uno zaino giacevano sul rozzo pavimento di legno accanto alla porta, come se qualcuno ve li avesse gettati appena entrato. La baracca era piccola. In origine era servita a riporre vecchi mobili e attrezzi da giardino usati raramente.

    Rose si fece forza per prepararsi a ciò che sapeva avrebbe visto e, ricordando il proprio addestramento, si concentrò sul compito che aveva davanti.

    C'era qualcuno morto, là dentro. Probabilmente qualcuno che conosceva.

    I suoi occhi si abituarono alla semioscurità. Nell'angolo in fondo il corpo di un uomo era disteso a faccia in giù sul pavimento. Era chiaramente morto, carbonizzato dalla vita in su, irriconoscibile. Frammenti di vetro e metallo erano conficcati nel collo, nella testa e nella parte superiore del torso. Qualcosa, forse una lampada a kerosene, doveva essere esplosa, e l'uomo era stato investito in pieno dalle fiamme e dalle schegge.

    All'apparenza, il fuoco si era spento. Rose sospettò che il corpo dell'uomo avesse estinto le fiamme quando era piombato sul pavimento. Era quasi certamente morto ore prima che lei e Ranger uscissero di casa nel buio che precedeva l'alba.

    Riuscì a distinguere delle ciocche di capelli biondi che non erano del tutto bruciate. L'uomo sembrava alto circa un metro e ottanta e indossava pantaloni impermeabili, calze pesanti e dei buoni stivali che non erano stati toccati dalle fiamme. Un costoso parka era appeso alla spalliera di una vecchia sedia di legno.

    Perché accamparsi là, al freddo? Come c'era arrivato? Stava facendo un'escursione nei boschi lungo il fiume? Si era smarrito, non sapeva a chi appartenesse la tenuta e aveva approfittato di un posto asciutto dove passare la notte?

    La sua morte era stata solo uno sfortunato incidente?

    Lowell si era lasciato dietro una micidiale, piccola bomba che la vittima aveva fatto esplodere per caso?

    Rose respinse tutte quelle domande. Una regola base del suo lavoro era attenersi ai fatti e non saltare alle conclusioni. Niente indicava chi fosse l'uomo, ed era compito della polizia controllare lo zaino e le tasche del giaccone per cercare i documenti.

    Tornò fuori, dove Ranger era ancora in posizione di attesa.

    «Oh, Ranger» disse Rose a bassa voce. «Non è un bello spettacolo, lì dentro.»

    Si sfilò un guanto e tirò fuori il cellulare dalla tasca del giaccone. Facendo parte di una squadra regionale di ricerca e soccorso, lei e Ranger di solito si occupavano di escursionisti smarriti o feriti, malati di Alzheimer disorientati, ragazzi scappati da casa che si erano cacciati nei guai nei boschi. Shock e ipotermia erano, di solito, la preoccupazione principale, ma avevano a che far anche con abrasioni, lividi, fratture, traumi cranici e attacchi di cuore.

    E morte, pensò.

    Il loro lavoro era spesso emotivamente coinvolgente, ma questo caso era diverso. Era stata colta di sorpresa, e lei e Ranger non erano con una squadra. Erano soli.

    Non riuscì a ottenere un segnale e fece cenno a Ranger di seguirla sul davanti del capanno. Lowell Whittaker aveva usato un cellulare per far esplodere due bombe sulla sua proprietà, quindi doveva esserci un segnale laggiù, da qualche parte.

    Udì un movimento nei boschi giusto mentre Ranger si irrigidiva, abbaiando una volta. Lo zittì con un comando manuale e si immobilizzò, preparandosi a fuggire o a difendersi. Poteva afferrare un pezzo di legna da ardere, una pala. Non era del tutto certa di come avrebbe reagito il cane se fosse stata aggredita. Non era addestrato alla difesa, e per il suo lavoro di ricerca e soccorso, come pure per carattere, era a suo agio con gli sconosciuti.

    Un'ombra si allungò sulla neve e un uomo uscì da dietro un abete.

    Rose notò con un'occhiata i corti capelli brizzolati, gli occhi scuri, la mascella decisa, il fisico snello e muscoloso, e fece cenno al cane di restarle al fianco.

    Nick Martini, sexy, duro e atletico, era nel Vermont, a meno di dieci metri da un morto.

    A meno di cinque metri da lei.

    «Ciao, Rose.»

    La sua voce era tesa, controllata, lo sguardo scrutatore fisso su di lei. Rose strinse le dita attorno al cellulare.

    Otto mesi prima erano caduti l'una nelle braccia dell'altro dopo un altro incendio, un'altra morte.

    «Nick» rispose Rose, anche lei con voce tesa. «C'è stato un incendio. Un uomo è morto.»

    «Lo so. Ho visto.»

    «Devo chiamare la polizia.» Rose notò che aveva un segnale e compose il 911. «Perché sei qui?»

    «Cercavo te. Ho passato la notte alla locanda. A.J. mi ha dato le indicazioni per trovarti.»

    «Perché sei nel Vermont?»

    «Ne parliamo più tardi.»

    «Sean è con te?»

    «Sean è in California.»

    Il centralinista rispose. Rose gli spiegò i fatti in tono secco, professionale, anche se la sua mente era un tumulto di ipotesi su chi potesse essere la vittima... o perché l'ombra di Nick Martini si allungasse su di lei in una fredda, luminosa mattina del Vermont.

    «La polizia sta arrivando» annunciò, chiudendo la comunicazione. Dibatté fra sé se chiamare A.J., ma si rimise in tasca il telefono. Avrebbe aspettato la polizia e i vigili del fuoco e avrebbe risposto alle loro domande, prima di cercare di contattare suo fratello. «Sai chi è la vittima?»

    Nick scosse la testa, senza smettere di fissarla, come se sorvegliasse ogni suo movimento, ogni suo respiro.

    «E tu? Hai qualche idea di chi sia?»

    «No, nessuna.» Rose si rimise il guanto. «Aveva un sacco a pelo e uno zaino. Doveva avere intenzione di accamparsi nella baracca. A quanto pare non ha avuto molto tempo per sistemarsi, prima dell'incendio.»

    «Il fuoco è spento da un po'» osservò Nick, non con indifferenza, ma neppure con molta emozione. «Sembra che sia esplosa una lampada a kerosene.»

    «È quello che ho pensato anch'io, ma il kerosene non esplode così facilmente.»

    «Forse la lampada non conteneva kerosene.»

    Rose batté le palpebre alla luce brillante del sole e si sforzò di abituarsi alla presenza di Nick. Lui indossava indumenti caldi, ma non adatti a rimanere a lungo all'aperto in quel freddo clima invernale. Come per rammentarle le condizioni del tempo, una folata di vento la colpì in pieno viso, gelandole le guance. Nick dava le spalle al vento e non parve accorgersene.

    «Quando sei arrivato qui?» gli chiese Rose.

    «Poco prima di te. Ho parcheggiato alla foresteria. C'era già un'altra macchina. Una Volvo nera. Ha la targa del Vermont e diversi adesivi di località sciistiche sul paraurti.»

    Rose sentì lo stomaco contrarsi, e le ginocchia le si piegarono.

    Una Volvo. Adesivi di località sciistiche.

    Derek.

    «Rose?» Il braccio di Nick scattò, afferrandola per le spalle, sostenendola. «Di chi è la macchina?»

    «Non posso dirlo con certezza.»

    «Di chi, Rose?»

    Lei strinse i denti.

    «Di un maestro di sci di nome Derek Cutshaw.»

    Gli intensi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1