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Il ladro di bambini: eLit
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E-book152 pagine1 ora

Il ladro di bambini: eLit

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Info su questo ebook

Un'atmosfera di terrore avvolge una piccola città dell'Alabama: un misterioso rapitore fa sparire nel nulla alcuni bambini. Chi è il colpevole? Cosa si può fare per spezzare questa spaventosa catena di rapimenti? Jennifer Barkley e James Tenet sono decisi a risolvere il problema e a salvare il loro amico Eugene Legander, scrittore, ingiustamente accusato. Ma le tracce si confondono ed entrambi sembrano disorientati. Per fortuna Black, gatto ficcanaso e investigatore, mostra loro il sentiero della verità.

Serie "Black Cat Mysteries" - Vol. 5

LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2015
ISBN9788858933961
Il ladro di bambini: eLit

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    Anteprima del libro

    Il ladro di bambini - Caroline Burnes

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Familiar Tale

    Harlequin Intrigue

    © 1995 Carolyn Haines

    Traduzione di Tiziana Tursi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-396-1

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Non ho mai avuto un debole per i profumi floreali, ma le magnolie e i caprifogli della proprietà degli Adams mi hanno letteralmente intossicato. Mi sembra di essere finito in un paradiso tropicale.

    Se è uno stratagemma di Eleanor per alterarmi l’olfatto, ha completamente sbagliato. Ho già fiutato le prelibatezze del buffet a pianterreno. L’eco delle risa mi dice che la festa è in pieno svolgimento. Chi noterà un discreto gatto nero?

    Eleanor era così indaffarata con il piccolo Jordan Lindsey, che ha dimenticato di chiudere a chiave la porta della sua stanza. Una svista imperdonabile per una donna intelligente come lei. Forse, inconsciamente, mi vuole di sotto. Dopotutto, Eugene Legander, l’ospite d’onore, non è soltanto un autore leggendario, è anche un amante dei gatti. Non mi perderei il suo ricevimento per niente al mondo. Rischierò, nonostante Eleanor non mi abbia ancora perdonato la scappatella alla Casa Bianca dell’anno scorso.

    Una zampata e la porta si apre. Il corridoio è deserto. Una sbirciatina dalla ringhiera delle scale e l’avvistamento degli antipasti è compiuto. Fegatini di pollo e pancetta affumicata, prosciutto all’ananas e gamberetti alle erbe. La signora Adams non ha badato a spese. Ah, eccolo! È il tipo brizzolato che recita poesie. Devo incontrarlo.

    Ma chi è quella donna che gli si è avvicinata? Mai vista una chioma tanto folta e occhi più azzurri. Non è alta quanto la mia Eleanor, ma è senz’altro una bella ragazza. Mi domando perché ha quell’aria così preoccupata.

    Devo sentire cosa sta sussurrando a Eugene. Sembra in preda a una crisi di nervi.

    «Sta parcheggiando nel piazzale» esclamò Jennifer Barkley, contenendo a stento l’agitazione. «Irromperà nella sala e scatenerà una rissa. Tu non farti provocare, Eugene. Lo sanno tutti che Crush Bonbon è un pallone gonfiato.»

    «Non mi farò insultare da lui!» Eugene Legander si risistemò il cravattino e posò il bicchiere sulle copie autografate del suo ultimo romanzo per ragazzi, La tribù dei bambini scimmia.

    Jennifer gli serrò la spalla, mentre la porta d’ingresso si spalancava e un uomo assai imponente oscurava il sole. Un vocio si levò tra gli ospiti. Crush Bonbon non compariva sull’elenco degli invitati.

    Lei, allora, posò l’altra mano sulla spalla dello scrittore. «Quale tuo agente, ti ordino di non muovere un muscolo e sigillarti la bocca. Quell’individuo ha il potere di farti perdere le staffe...»

    Ma Eugene scattò in piedi. «È arrivato il momento di dargli una lezione» decretò.

    Jennifer levò gli occhi al soffitto. Eugene, o zio Eugene come lo chiamavano i suoi piccoli fan, era l’uomo più adorabile e testardo che avesse mai conosciuto. Lui e Crush, il più becero e reazionario conduttore di programmi radiofonici dell’Alabama, avevano una lunga serie di conti in sospeso. Dal giorno in cui il signor Bonbon si era trasferito a Mobile, dieci anni prima, non c’era stato un attimo di tregua. In pubblico e in privato.

    «Bene, bene, Crush» esordì Eugene, muovendo un passo verso l’avversario. «Non immaginavo che ti sentissi così solo da intrufolarti alle feste sprovvisto di invito.»

    «Sono qui per gridare a tutti che razza di mostro sei» lo sfidò quello, con il doppio mento che gli ballonzolava per l’indignazione. «I tuoi libri sono la quintessenza della perversione. Un inno alla malvagità infantile, alla stoltezza femminile e...» si guardò intorno per essere certo di avere monopolizzato l’attenzione generale, «... alla lassità dei costumi.»

    Una signora di mezza età si aprì un varco tra gli invitati. «Signor Bonbon, questo è un ricevimento privato. La prego di accomodarsi alla porta.»

    «Signora Adams, sono qui per metterla in guardia da questo losco individuo» esclamò l’intruso, puntando l’indice contro lo scrittore ottuagenario. «Finge di amare i bambini, di scrivere per divertirli, ma date un’occhiata ai personaggi dei suoi libri. Saltellano sugli alberi come macachi, si prendono gioco di genitori e insegnanti. Quest’uomo predica l’insurrezione e l’anarchia. Bisogna fermarlo prima che... un altro bambino scompaia.»

    La vittoria brillava nei suoi occhi, mentre i presenti lo fissavano allibiti.

    «Quale bambino?» domandò Eleanor Curry, avanzando con il piccolo Jordan tra le braccia.

    «Mimi Frost. L’ultima volta è stata vista al parco, con Legander, mentre dava da mangiare ai piccioni.»

    «Esca da questa casa!» gli ingiunse Eleanor con le gote in fiamme. «Non le permetterò di gettar fango su un uomo che conosco da quando ero bambina.»

    La signora Adams si coprì la bocca con la mano. «Non posso crederci. La piccola Mimi. Sono in corso le udienze per l’affidamento. Forse è stato il padre...»

    «Probabilmente, lui può dirci dov’è» insisté l’accusatore. «Tanto più che una pagina del suo osceno romanzetto è stata rinvenuta accanto al fermacapelli della piccola. Quella in cui il primo bambino viene catturato dalle scimmie. E la parola d’ordine è rapimento

    Un altro mormorio si levò tra gli astanti.

    «Gliel’ho chiesto cortesemente...» riprese Eleanor con voce concitata. «Se ne vada o chiamo la sorveglianza.»

    «Signor Bonbon» proruppe Jennifer, «le consiglierei di allontanarsi, prima che la sua lingua la cacci in guai seri. Nelle sue accuse ci sono gli estremi per una querela.»

    «La capisco, signorina Barkley. Eugene è il suo buono pasto. È normale che lo difenda a spada tratta, ma...» Crush s’interruppe. Un gatto nero gli aveva addentato la piega dei pantaloni e non si decideva a mollarlo. «Badi a ciò che le dico» riprese, senza staccare gli occhi dal felino. «Se Eugene Legander resterà a piede libero, altri bambini scompariranno. È un uomo malato. Un pedofilo» concluse e uscì prima che Black gli affondasse gli artigli nel polpaccio.

    Eleanor chiuse la porta e guardò il gatto che si leccava docilmente la zampa. «Come hai fatto a uscire dalla camera da letto?»

    L’animale si strusciò contro le caviglie della sua padrona.

    «Ti stava difendendo» notò Jennifer, impressionata. «È...»

    «Un gatto speciale» concluse la proprietaria. «E, come tutte le creature fuori del comune, spesso fa cose che non dovrebbe. Per questo non l’ho lasciato a Washington.»

    «Una creatura straordinaria!» le fece eco Eugene, chinandosi. «Dev’essere la reincarnazione di Lancillotto.»

    Black sbadigliò, manifestando il proprio sdegno per l’approssimazione delle valutazioni umane.

    Jennifer si appartò. Gli ospiti erano tornati a disperdersi, ma l’improvvisata di Crush li aveva disorientati. Sul serio una bambina del quartiere era sparita o era stata un’ignobile trovata di Crush per riaprire le ostilità? La sua trasmissione non faceva che fomentare la paura e il pettegolezzo. Se aveva deciso di far insorgere le mamme dell’Alabama contro lo scrittore, ci sarebbe riuscito. Poco importava che un innocente ci rimettesse la reputazione, gli indici di ascolto sarebbero saliti alle stelle.

    La sensazione di essere osservata la fece voltare di scatto. James Tenet, la penna più velenosa della città, le sorrideva beffardo. Soltanto due settimane prima, l’articolista aveva tuonato in prima pagina contro l’editoria prezzolata. Non era una critica diretta a Eugene, ma Jennifer lo aveva aspramente rimproverato quando lo aveva incontrato al centro commerciale.

    Il suo sguardo sornione lasciava intendere che si apprestava ad attaccare nuovamente gli scrittori. Nella sciabolata di Crush c’era di che riempire quattro colonne. A meno che lei non riuscisse a sgonfiare quella storia prima che raggiungesse le rotative.

    «Voglio sperare che si sia reso conto che le calunnie di Crush Bonbon non erano che un cumulo di menzogne» esclamò.

    «Forse, ma molto appetibili» replicò lui, lasciando indugiare lo sguardo sulla figura dell’interlocutrice. Adirata era ancora più bella. Era venuto al ricevimento proprio per incontrarla, e il rossore che le avvampava le guance costituiva la prova che ne era valsa la pena. La signorina Barkley prendeva troppo sul serio il suo ruolo di agente.

    Jennifer sentì lo stomaco contrarsi. Quel tipo era più pungente di un cactus. Se voleva tenergli testa, doveva rimanere tranquilla. Sfilò due coppe di champagne da un vassoio e gliene porse una con un sorriso sapientemente costruito. «Lei è troppo intelligente per lasciarsi manovrare da calunniatori come Crush.»

    «Né da altri» sorrise lui di rimando, sorseggiando lo champagne. «È vero che è scomparsa una bambina?»

    «Non lo so. Speravo che lei potesse illuminarmi.»

    «Alla Centrale sapranno dirmi sicuramente qualcosa. Farò qualche telefonata esplorativa. Mi lascio sempre guidare dai fatti, io.»

    «Parafrasando un vecchio detto, si può condurre un reporter alla verità, ma non lo si può costringere a pensare...»

    La frase a effetto fu interrotta dalle grida disperate di una bambina.

    Gli occhi dei presenti puntarono in direzione della portafinestra del giardino. Una bambina di otto anni, con l’abitino di organza, era in piedi sulla soglia. Aveva il visino rigato di lacrime ed era sporca di terra.

    «Daisy!» Amanda Adams si precipitò verso la figlioletta e l’abbracciò. «Cosa ti è successo?»

    «Mi ha pizzicato!» singhiozzò la piccola, tendendo il braccino sul quale risaltava una

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