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Una famiglia per l'ostetrica: Harmony Bianca
Una famiglia per l'ostetrica: Harmony Bianca
Una famiglia per l'ostetrica: Harmony Bianca
E-book195 pagine2 ore

Una famiglia per l'ostetrica: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa

L'ostetrica Lana Sanders sta per adottare la piccola Maggie e avere così la famiglia che ha sempre desiderato. Fino a quando il pediatra Trent Montgomery non irrompe nelle loro vite affermando di essere lo zio della bambina e rivendicandone la custodia.

Lana non si arrenderà senza combattere, anche se resistere alla provocante sensualità di Trent si rivela una battaglia che non era preparata ad affrontare. La loro chimica è perfetta quando lavorano insieme, fanno scintille in camera da letto e potrebbero occuparsi insieme di Maggie. Che cosa volere di più? Forse solo la certezza per Lana di potersi fidare dell'uomo di cui si è innamorata.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2020
ISBN9788830520073
Una famiglia per l'ostetrica: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Una famiglia per l'ostetrica - Deanne Anders

    1

    Le luci fioche della sera e il dolce rumore delle onde che si infrangevano a riva avevano creato un'atmosfera calma e rilassante nella stanza, ma l'ostetrica Lana Sanders sapeva che la sua paziente aveva smesso di farci caso da tempo.

    «Stai andando alla grande» disse Lana, aiutando Kim a superare un'altra contrazione, mentre lei osservava il monitor fetale. Vide il ritmo cardiaco del nascituro accelerare e poi scendere alla linea di base. Fino a quel momento, il travaglio era andato alla perfezione.

    «Farai tardi» sussurrò Jeannie a Lana, mentre sistemava il carrello chirurgico.

    «Non manca molto» rispose Lana tranquilla, in modo da rassicurare sia l'infermiera che la sua paziente.

    «Spingi. Ora

    Kim si preparò allo sforzo.

    «Aspetta, devo prendere la videocamera!» esclamò Tom, il marito di Kim, mentre si voltava di spalle e iniziava a frugare in un borsone appoggiato sul comodino.

    «Aspetta?» sbottò Kim, con una voce più alta di un'ottava e il tono roco simile a quello di una donna posseduta dal demonio. «Si può sapere che cos'hai fatto finora?»

    «Tranquillo, Tom. Abbiamo ancora un paio di minuti» commentò Lana.

    Kim si lasciò sfuggire un ringhio di disappunto.

    «Forse no» si corresse Lana, mentre vedeva spuntare una corona di riccioli scuri tra le gambe della giovane.

    Posizionò il carrello chirurgico in modo che fosse a portata di mano in caso di bisogno, e poi rimosse il telo protettivo, che lasciò cadere sul pavimento.

    «Kim, ne abbiamo già parlato, ricordi?» Lana attese di avere la completa attenzione della paziente prima di proseguire: «La testa del bambino sta iniziando a uscire, quindi... appena ti senti pronta, spingi».

    «Ora!» esclamò Kim, facendo un profondo respiro.

    Tom si precipitò al suo fianco e la aiutò a mettersi in posizione, mentre la moglie si sollevava un poco sui gomiti. Lana guardò la coppia sostenersi l'un l'altro per il bene del loro bambino. Il viso di Kim era arrossato ma luminoso, e la sua attenzione era rivolta unicamente allo sforzo che stava compiendo per mettere al mondo una nuova vita. Assistere a un tale miracolo era, per Lana, uno spettacolo meraviglioso e al tempo stesso straziante.

    «Fa' un altro respiro» disse alla sua paziente. «È terminata la contrazione?»

    «No» rispose Kim, prima di immettere aria nei polmoni e riprendere a spingere.

    «D'accordo, Kim. Ho bisogno che tu mi ascolti attentamente» disse Lana un istante dopo. «Manca solo un'ultima spinta e il bambino sarà fuori. Puoi farcela. Te lo prometto.»

    Kim annuì con la testa e afferrò la mano di Tom, mentre si posizionava e spingeva.

    Qualche secondo dopo, Lana si ritrovò tra le mani una creaturina urlante che si contorceva tutta. Con una cannula aspirante ripulì la bocca del piccolo, poi tagliò il cordone ombelicale e porse il bimbo a Kim. La neomamma lo strinse subito a sé con fare protettivo mentre Jeannie lo asciugava. Assistere al primo incontro tra madre e figlio era un'esperienza davvero straordinaria per Lana.

    «Sei stata bravissima» disse alla donna. Poi estrasse la placenta e si assicurò che le perdite ematiche della sua paziente fossero nella norma.

    Quando ebbe finito quell'operazione, gettò un'occhiata all'orologio sopra il letto, e improvvisamente fu colta da un senso di panico. Se non fosse uscita dall'ospedale nel giro di venti minuti, non sarebbe mai arrivata in tempo in tribunale.

    Abbracciò Kim e posò per una foto ricordo quando il resto della famiglia Callahan fu autorizzata entrare nella stanza. Poi si precipitò nella saletta delle infermiere, si cambiò velocemente e lasciò l'ospedale. Quello era uno dei giorni più importanti della sua vita. Stava per diventare ufficialmente mamma, un evento che fino a un anno e mezzo prima non credeva sarebbe mai accaduto.

    Non poteva assolutamente arrivare in ritardo.

    Lana attraversò il traffico congestionato di Miami con le mani strette al volante. Le file di macchine in colonna nelle tre corsie sembravano non voler avanzare, e lei cominciava a trovarsi a corto di tempo e anche di pazienza. Per la prima volta temette davvero di arrivare tardi all'appuntamento con il giudice che avrebbe deciso sull'adozione di Maggie.

    Pensare alla sua dolce e adorabile bambina l'aiutò a rilassarsi. Fece un profondo respiro e si disse che sarebbe andato tutto bene. Era a un passo dal realizzare il suo sogno, e ce l'avrebbe fatta. Dopo oltre dodici mesi di visite degli assistenti sociali e numerose udienze in tribunale, il destino non poteva giocarle un brutto scherzo proprio in quel momento. Anche perché era stato il destino a far entrare quella bambina nella sua vita, dopo che Lana aveva aiutato la giovane madre a mettere al mondo la piccola. Quando Chloe si era resa conto di non riuscire a gestire la responsabilità di un figlio, si era presentata alla porta di Lana e le aveva lasciato Maggie insieme a una lettera autenticata in cui dichiarava di volere che sua figlia venisse adottata proprio da lei. Era stato quasi un miracolo.

    La corsia alla sua destra si liberò improvvisamente e Lana vi si immise, percorrendo quella striscia d'asfalto fino all'uscita successiva. Quindici minuti più tardi stava parcheggiando davanti al tribunale, giusto in tempo per l'udienza. Appena arrivò davanti all'aula, rimase sorpresa nel notare che non c'era nessuno ad aspettarla, né il suo avvocato né la babysitter con Maggie. Eppure, aveva mandato un messaggio a entrambi per far sapere loro che sarebbe arrivata in orario.

    Vide appeso sulla porta un bigliettino che informava gli interessati che l'udienza era stata spostata in un'altra stanza. Lana attraversò il corridoio di corsa e raggiunse l'aula indicata, ma quando fu sul punto di afferrare la maniglia della porta, una mano possente le si piazzò davanti.

    «Lasci fare a me» disse una voce maschile con un accento talmente sensuale da mandarla in visibilio.

    Lana si voltò di scatto, e il suo sguardo sorpreso percorse quel braccio teso, fino a mettere a fuoco l'uomo a cui apparteneva. Aveva capelli neri come il carbone, che si arricciavano intorno a un viso spigoloso in cui due profondi occhi azzurri creavano un contrasto mozzafiato. Ignorando il fatto che stava bloccando l'ingresso, fece correre lo sguardo lungo il completo scuro su misura, scendendo fino alla punta degli stivali da cowboy di pelle nera che spuntavano dall'orlo dei pantaloni.

    Che cosa ci fa un cowboy a Miami? si chiese incuriosita.

    Quel pensiero la fece sorridere, ma lo mise subito da parte. Ringraziò velocemente l'uomo di fronte a lei ed entrò nell'aula.

    Vide subito Amanda, la sua babysitter, seduta su una sedia in prima fila di fianco a Nathan, l'avvocato di Lana. La donna, che teneva in braccio Maggie, la salutò con aria agitata e appena la piccola vide la sua mamma cominciò a protestare, impaziente di abbracciarla. Amanda le aveva fatto indossare il vestitino rosa che Lana aveva comprato recentemente, e con quei riccioli scuri e i grandi occhi blu, la bimba sembrava una vera e propria bambolina di porcellana. Lana si avvicinò e la prese tra le braccia, facendola ridere di gioia.

    «Come mai questo cambio d'aula?» domandò a Nathan, mentre si metteva sulla sedia accanto a lui.

    «Ssh...» sussurrò l'uomo, concentrato sui documenti che teneva in mano.

    Amanda guardò entrambi e poi scrollò le spalle, facendo capire a Lana che non aveva idea di ciò che stava accadendo.

    Lei allora studiò l'espressione del suo avvocato, che, come al solito, aveva un'aria seria e cupa. Ma la cosa non la sorprese più di tanto. Sapeva che i casi di affidamento di cui Nathan si occupava erano spesso molto stressanti, soprattutto dal punto di vista emotivo, eppure l'espressione con cui stava analizzando quei documenti le fece capire che qualcosa non andava.

    D'un tratto, Lana venne colta da un improvviso senso di panico. Era la stessa profonda inquietudine che provava ogni volta che si svegliava dall'incubo ricorrente in cui Chloe si presentava alla sua porta per portarsi via Maggie, sostenendo che aveva cambiato idea sul fatto che lei fosse una buona madre per sua figlia.

    Aveva avuto quell'incubo parecchie volte nei mesi precedenti, era certa ma dopo l'udienza tutto sarebbe svanito. Una volta portata a termine l'adozione, lei sarebbe diventata la madre di Maggie a tutti gli effetti, e allora nessuno avrebbe mai più potuto portargliela via.

    Quando il giudice Hamilton entrò nella stanza, tutti si alzarono in piedi, per riaccomodarsi un attimo dopo. Lana si guardò intorno e notò che l'assistente sociale che si era occupata del suo caso, la signora Nelson del Dipartimento Minori e Famiglia della Florida, era seduta nelle prime file di destra. Osservò la donna porgere alcuni documenti all'ufficiale giudiziario, che li consegnò al magistrato.

    Inquieta, Lana guardò di nuovo il suo avvocato, totalmente concentrato sul giudice, che era in procinto di leggere la documentazione che l'assistente sociale aveva appena presentato.

    «Questa è l'udienza per il collocamento definitivo della minore di nome Maggie. So che Maggie è stata data in affido temporaneo alla signora Sanders da quando...» Il giudice Hamilton si fermò per leggere i documenti. «Da quando aveva sei settimane di vita, e che la madre biologica della bambina ha espresso personalmente la volontà che sia proprio la signora Sanders ad adottare sua figlia.»

    L'anziano uomo alzò lo sguardo verso Lana e le sorrise. Quel gesto allentò la tensione nel suo animo e la fece rilassare. Sapeva di essere in buone mani. Il giudice Hamilton non aveva mai opposto resistenza alla sua richiesta di adottare Maggie.

    «La signora Sanders si è sempre dimostrata disponibile verso le richieste espresse dal tribunale e ha soddisfatto tutti i requisiti del Dipartimento Minori e Famiglia.»

    Il magistrato afferrò nuovamente i documenti tra le mani. Ormai era fatta, era arrivato il momento in cui avrebbe sentito pronunciare le parole che aveva tanto atteso. Di lì a poco, Maggie sarebbe stata tutta sua.

    «Questa udienza avrebbe dovuto essere l'ultima, e l'adozione avrebbe dovuto essere portata a termine oggi.»

    In che senso, avrebbe dovuto? si chiese Lana.

    «Signora Nelson, nella sua richiesta di rinvio dell'adozione, ha indicato di essere in possesso di alcune nuove informazioni che devono essere prese in considerazione. È corretto?»

    Lana vide l'assistente sociale alzarsi e dirigersi verso lo scranno del giudice. Lanciò un'occhiata verso il suo avvocato per capire che cosa stava accadendo, ma notò che l'uomo non sembrava affatto sorpreso della situazione. Quando poi Nathan si voltò verso di lei e la prese per mano, le rivolse uno sguardo così preoccupato che le trafisse il cuore.

    Doveva essere successo qualcosa di davvero grave per suscitargli una simile reazione.

    Amanda le prese l'altra mano e, negli occhi di lei, Lana lesse lo stesso terrore che stava provando a sua volta. La piccola Maggie, pensando che si trattasse di un gioco in cui non era inclusa, afferrò le loro mani e cominciò a balbettare con la sua dolce vocina.

    A quel punto Lana ritrasse la mano e avvolse la piccola in un tenero abbraccio. Probabilmente era solo un ritardo, nulla di cui preoccuparsi. Dopotutto, ce n'erano stati diversi nell'ultimo anno. Tuttavia, loro tre erano riusciti a superare ogni ostacolo e arrivare fino a lì, perciò sarebbe riuscita a gestire qualunque altra richiesta che il tribunale avrebbe avanzato.

    «È stata mossa un'istanza per bloccare l'adozione da parte di una persona che afferma di essere un familiare della bambina, un fratello del padre biologico» affermò il giudice Hamilton.

    Il cuore di Lana vacillò per un attimo, poi riprese a battere a una velocità tale da farla sussultare. Si strinse Maggie al petto, mentre una scarica di adrenalina le attraversava il corpo. L'istinto le diceva di scappare subito o prepararsi a combattere.

    Dopo qualche secondo il giudice si rivolse all'aula. «La persona che ha presentato l'istanza è qui tra noi?»

    Lana vide il suo incubo trasformarsi in realtà appena il cowboy che aveva incontrato prima si alzò in piedi.

    «Giudice Hamilton, mi chiamo Trent Montgomery e ho ragione di credere di essere lo zio di Maggie.»

    Trent entrò nella saletta adiacente all'aula e si accomodò al tavolo che vi era al centro. Dall'altra parte si sedette la giovane donna che aveva incrociato all'entrata, la donna che ora sapeva essere Lana Sanders.

    Era sorpreso di non averla riconosciuta dalla foto presente tra gli oggetti che suo fratello aveva con sé quando era stato portato in ospedale. D'altronde, la ragazza ritratta nell'immagine aveva un'aria spensierata e sorrideva alla bambina che teneva per mano, mentre la donna che aveva ora davanti a sé aveva un aria molto più formale con il suo vestito sobrio e i capelli raccolti dietro la nuca.

    La studiò in viso per un attimo cercando di intuire le sue intenzioni. Sembrava avere un diavolo per capello e lo stava squadrando con i suoi occhi verde brillante, mentre parlava con una donna più anziana al suo fianco. Era chiaro quanto fosse impaziente di dirgliene quattro.

    Trent non poteva certo biasimarla se in quel momento era così furiosa. Quando l'avvocato di suo fratello l'aveva contattato per parlargli della bambina, aveva sentito l'irrefrenabile bisogno di colpire qualcosa, qualsiasi cosa pur di sfogare la rabbia che aveva provato nei confronti del fratello. Come aveva potuto nascondergli di avere una figlia?

    L'avvocato gli aveva riferito che Michael non aveva creduto al contenuto della lettera ricevuta dalla sua ex fidanzata. Tuttavia, quando l'investigatore privato che suo fratello aveva assunto gli aveva portato le foto di una bambina sorridente con riccioli neri e occhi azzurri, aveva subito capito che era sua figlia.

    Dopo che l'avvocato aveva letto le ultime volontà di Michael e lasciato alcune foto della piccola, Trent era giunto alla stessa conclusione. Quella bambina non poteva che essere una Montgomery. Un altro membro della famiglia che era stato abbandonato.

    Nelle ultime due settimane si era ritrovato spesso a guardare quelle fotografie nel tentativo di decidere cosa fare. La piccola sembrava felice mentre sorrideva a quella bella donna bionda, che ricambiava il sorriso con un amore profondo che traspariva dal suo volto.

    Perché avrebbe dovuto separare quella coppia così apparentemente affiatata? E che cosa ne poteva sapere lui di come si cresceva una bambina? Seduto lì, di fronte alla sua interlocutrice che lo guardava come se desiderasse che una voragine si aprisse ai suoi piedi e lo risucchiasse, si chiese per la centesima volta come mai avesse lasciato Houston per recarsi in un posto dove non voleva stare e dove si sentiva un pesce fuor d'acqua.

    Ciononostante, sarebbe andato fino in fondo. E questo, perché suo fratello gli aveva chiesto di prendersi cura di quella bambina, nel caso in cui a lui fosse successo qualcosa. D'altra parte era pur sempre una Montgomery, quindi una sua responsabilità.

    Non era riuscito a salvare Michael dall'influsso

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