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Incontri segreti: Harmony Destiny
Incontri segreti: Harmony Destiny
Incontri segreti: Harmony Destiny
E-book161 pagine2 ore

Incontri segreti: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Ally si ritrova all’improvviso senza lavoro, accetta quindi con entusiasmo l’offerta di un’anziana parente. Amministrarla sua stazione sciistica nel Wyoming. Ad accoglierla all’aeroporto trova l’affascinante T.J.Chance, che collabora con la direzione del complesso turistico. Nonostante il freddo, l’atmosfera si fa subito rovente, perché l’attrazione tra i due è immediata e irresistibile. Niente di meglio per scaldarsi un po’, anche se gli incontri avvengono rigorosamente in segreto….
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2016
ISBN9788858950906
Incontri segreti: Harmony Destiny
Autore

Jill Shalvis

JILL SHALVIS è una scrittrice che ha fatto del rosa malizioso e seducente la sua bandiera. Donna eclettica e vivace, sa dimostrarlo pienamente in ogni suo libro.

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    Anteprima del libro

    Incontri segreti - Jill Shalvis

    successivo.

    1

    «Licenziata.»

    «Cosa?» Ally avrebbe voluto rispondere in tono fiero, ma il risultato fu più simile allo squittio di un topo. «Lei... non può farlo!»

    «Oh, certo che posso.» Il professor Langley Weatherby III, in tutto e per tutto lo snob antiquato che il suo nome faceva supporre, la scrutò attraverso gli occhialini rotondi cerchiati di acciaio.

    «Lei non è più una bibliotecaria di questa università, signorina Wheeler. Si consideri ufficialmente disoccupata.»

    «Ma...» Ally amava il suo lavoro, ne amava tutti gli aspetti: sentire tra le mani i vecchi libri carichi di gloria, il profumo della carta che invecchia, il piacere di aiutare gli studenti ad assorbire tutta quella conoscenza.

    E il silenzio, amava soprattutto il silenzio.

    «Le daremo due settimane di stipendio come liquidazione» seguitò il professore. «Più che generoso, considerato lo scandalo.»

    Già, lo scandalo. Mai che nessuno le avesse permesso di scordarlo per un attimo. Eppure, non era stata colpa sua. Con la gola in fiamme Ally si sfregò gli occhi umidi, come se quel gesto allontanasse solo una pagliuzza fastidiosa e non piuttosto tutte le sue speranze e i suoi sogni.

    Il professore sospirò pesantemente e le cacciò un fazzoletto sotto il naso. «Lei sa qual è la nostra posizione» disse burbero, ma con un po' meno ostilità. «Ormai non possiamo farla restare.»

    Era difficile credere che la signorina Perfettina si fosse ficcata in un guaio così grosso. Prima con il professore, poi con lo stesso direttore della scuola e infine, quando nessuno aveva creduto alla sua storia, con le autorità. Aveva persino fatto una memorabile gita alla centrale di polizia di San Francisco per essere interrogata. Esperienza che senz'altro avrebbe segnato i suoi incubi per il resto dei suoi giorni.

    Buffo, perché in quasi ventisei anni di vita non era mai finita nemmeno nell'ufficio del preside. «Ma è stato Thomas a rubare i classici» ripeté almeno per la centesima volta.

    «Erano prime edizioni di classici letterari dal valore inestimabile e sono rimasti nella nostra università per decenni. Per rubarli, il suo fidanzato ha usato il suo permesso speciale, signorina Wheeler.»

    Ma cosa avrebbe fatto senza il suo lavoro? Era legata anima e corpo a quei muri di mattoni perché là non era più la timida Ally. Là era qualcuno. Si sentiva a casa.

    «È una decisione definitiva» decretò l'uomo.

    Non si sarebbe ridotta a implorare. Con il morale sotto i piedi si alzò, sollevò la testa all'altezza dell'aristocratico naso del professore e uscì per l'ultima volta dalla sua amata biblioteca. Attraversò la sede di biologia e l'atrio di sociologia, prima di dirigersi verso il parco, il secondo luogo che amava di più sulla faccia della terra. Vi parcheggiava la macchina tutte le mattine, così, al termine di una dura giornata di lavoro, poteva rilassarsi dando da mangiare agli scoiattoli.

    Licenziata. Licenziata. Licenziata. Quella parola le rimbombava nella testa.

    Bene, se essere cacciata era la cosa peggiore che le potesse succedere, meglio rassegnarsi. Era stata costretta a lasciare il miglior lavoro che avesse mai avuto. Sarebbe sopravvissuta. Probabilmente.

    Ma dov'era la sua macchina? Allungò il collo; guardò a destra, poi a sinistra. Oh, no.

    Davvero aveva pensato che la giornata non sarebbe potuta andare peggio?

    La sua Escort rosso pomodoro di quindici anni non c'era più. Era finita in fondo alla ripida discesa.

    Ed era andata a fracassarsi contro un'elegante BMW sportiva, dall'aria decisamente nuova.

    La segreteria telefonica era appena scattata quando rientrò sfinita nel suo appartamento.

    «Ally?» gracchiò una voce arrochita dal fumo. «So che ci sei. Tira subito su il telefono!»

    «Non ci penso nemmeno» replicò lei, felice di avere evitato la signora Snipps, l'infernale padrona di casa.

    «Ascolta, signorina, ho venduto la casa.»

    Ally lasciò cadere la borsetta e fissò la segreteria.

    «Mi ritiro alle Bahamas.»

    Ally sprofondò nel divano.

    «E hai tempo fino al mese prossimo per andartene» continuò la voce. «Sei settimane. Non crearmi problemi, ragazza.»

    Al suono del segnale acustico si lasciò sfuggire una risata soffocata. «Problemi?» borbottò. «È solo il mio secondo nome.» Era senza lavoro e presto sarebbe stata anche senza casa. Per non parlare della grossa ammaccatura che la sua macchina aveva provocato alla BMW nuova di zecca. Era assicurata, ma aveva anche una franchigia molto elevata che non sarebbe mai riuscita a pagare.

    Il telefono squillò di nuovo.

    E adesso? Diavolo, se era stanca! Stanca di sobbalzare al suono del telefono, stanca di essere sempre timida e insicura. Improvvisamente furiosa con se stessa, si raddrizzò sul divano.

    Basta farsi mettere i piedi in testa, decise, sollevando violentemente il ricevitore. «Pronto!» E dal momento che era così bello sentirsi forti, aggiunse: «Chi sei e che vuoi?».

    «Sono Thomas.»

    A sentire quella voce maschile così sicura, la sua pazienza già al limite esplose. Come osava telefonarle dopo che le aveva distrutto la vita? «Tu! Tu... tu, grandissimo bastardo!» Notevole. Possibile che il peggiore insulto che le venisse in mente fosse grandissimo bastardo?

    «Ascolta, Ally» disse rapidamente lui. Dalla cornetta veniva uno strano tintinnio. «Devi cercarmi un avvocato.»

    Cosa ci aveva trovato in quel tipo?

    Ma conosceva già la risposta, per dolorosa che fosse. Era un uomo bello, dolce ed elegante e l'aveva notata. A differenza di tutti quelli che aveva incontrato prima, lui non aveva bisogno dei suoi soldi, per pochi che fossero, e nemmeno delle sue doti materne. Non voleva niente da lei tranne... lei stessa. E, cosa ancora più importante, la riempiva di attenzioni.

    Che situazione patetica! Era riuscito a far sentire bella l'ordinaria Ally Wheeler, di altezza normale, corporatura normale, capelli e occhi normali.

    C'era voluto un bel po' perché le si schiarissero le idee. Soltanto allora era riuscita a capire che Thomas non era altro che un imbroglione e uno sfruttatore, ma ormai era troppo tardi per salvare il posto o i classici della biblioteca.

    «No, non ti troverò nessun avvocato» decise, raccogliendo tutte le forze per dare libero sfogo ai suoi sentimenti repressi. «E c'è un'altra cosa...»

    «Qui l'ufficiale Daniel.» All'orecchio le giunse una voce sconosciuta. «Il tempo è scaduto.»

    Ally fissò il telefono e per la prima volta dopo molti giorni scoppiò in un'autentica risata. Il tintinnio di prima parlava chiaro: Thomas aveva chiamato in manette dalla prigione. Non era emozionante la vita?

    Non avrebbe trovato da lavorare. Per colpa delle voci sul suo coinvolgimento nella scomparsa degli inestimabili volumi, nessuna biblioteca in tutto lo stato l'avrebbe mai assunta. E niente poteva addolcire la dura, fredda realtà. Non aveva quasi nessun risparmio, tre sorelle al college che contavano sul suo sostegno economico, genitori anziani e in pensione. Insomma, stava guardando la povertà dritta negli occhi.

    Aveva bisogno di un lavoro, di qualsiasi lavoro. Chi avrebbe affittato un appartamento a una disoccupata? Le sue sorelle vivevano in un istituto per studenti. I suoi, che erano diventati genitori già avanti negli anni, abitavano in un centro di soggiorno per anziani. Non poteva rivolgersi a nessuno.

    Fu allora che arrivò la lettera.

    Lucy era cugina di secondo grado di sua madre e, per quanto non si vedessero spesso, si scrivevano regolarmente. Le lettere della donna dal Wyoming, dove gestiva un centro turistico in montagna, rappresentavano sempre il momento più emozionante della giornata di Ally. Appena un mese prima c'era stato un incendio terribile e Lucy era distrutta per la perdita di più di quattromila ettari di vegetazione lussureggiante. Da allora si erano scritte spesso, con Ally che cercava di fare del suo meglio per sollevare il morale della cugina.

    Ma quella lettera, a differenza delle altre, scombussolò completamente la sua vita.

    Cara Ally,

    non ci crederai, ma mi sono rotta anca e caviglia e per un bel po' resterò in ospedale. Al diavolo queste mountain bike di ultima generazione!

    Batté le palpebre. Lucy con i suoi sessanta e passa anni in sella a una mountain bike?

    Stiamo correndo contro il tempo per rimuovere i resti dell'incendio prima che inizi la stagione estiva. Abbiamo bisogno che quel terreno venga ripulito per gli escursionisti e i ciclisti, altrimenti ci rimetterò di sicuro.

    Quindi mi serve un favore, Ally, un grande favore. Vieni a stare al centro mentre io sono in ospedale a riprendermi da quello stupido incidente. Ho degli ottimi collaboratori, ma chi può vigilare sui miei interessi meglio di uno di famiglia? Tu hai una buona esperienza con gli affari e una laurea. Sarai un'eccellente direttrice generale.

    Direttrice generale? Ally rabbrividì: nella mente le passavano visioni di mostruose raffiche di neve. Buio infinito, foreste incantate. Insetti giganti.

    Ti ho già inserita nel libro paga, quindi prenditi un permesso da quel tuo noiosissimo lavoro d'ufficio. Non te ne pentirai. Dammi un mese del tuo tempo, non ti chiedo altro. Fallo per me.

    Fallo perché sono disperata e ho bisogno di te.

    Fallo per te stessa. Baci, Lucy

    Dalla busta cadde un biglietto aereo per il volo che partiva due giorni dopo. Si sedette a fissarlo, gli occhi incollati alla data.

    Possibile che le avessero appena offerto un miracolo? Era davvero seduta davanti a un biglietto di sola andata che l'avrebbe portata lontano dal disastro che era diventata la sua vita? Dire che aveva paura sarebbe stato ben più che minimizzare. Le restavano meno di cento dollari sul conto, e non aveva né una macchina né un lavoro.

    Ma il Wyoming?

    La solita Ally, generalmente tranquilla e modesta, non avrebbe mai preso in considerazione una proposta del genere. Ma quella persona non esisteva più. Era stata sostituita da una donna decisa a smetterla di aiutare gli altri per pensare una volta a se stessa. E magari nel frattempo riuscire anche a divertirsi.

    Probabilmente avrebbe potuto convincersi che Lucy e la sua famiglia avevano bisogno di lei. Così avrebbe soltanto adempiuto l'ennesimo dovere familiare. Ma il pensiero la irritò. Tutta la sua vita era stata condizionata dai bisogni degli altri. Basta.

    Aveva toccato davvero il fondo. Quindi non poteva che risalire, giusto? E voleva più della semplice sopravvivenza, voleva avere successo in qualcosa. In qualsiasi cosa. Per una volta voleva riuscire nella vita. Sarebbe andata nel Wyoming.

    In guardia, insetti giganti!, pensò. Sto arrivando.

    2

    Due giorni più tardi Ally scese dall'aereo e, in preda al terrore, guardò l'ampia distesa del cielo e le sagome delle montagne aguzze e maestose. Sembrava tutto così grande.

    Mentre attraversava la pista di decollo fu investita da una folata di vento pungente che quasi la fece cadere.

    Nessun problema. Si sarebbe divertita. Continuava a ripeterselo, malgrado quella vocina noiosa che le ronzava nella testa... Rivoglio la mia vita comoda e tranquilla!

    Ma quella vita non c'era più. Il cielo, le montagne, ecco quello che aveva adesso. Sollevò il mento con spavalderia e continuò a camminare verso il piccolo terminal. Doveva solo ritirare il bagaglio, trovare un taxi e andare in ospedale dalla cugina per farsi aggiornare sulla situazione. Dopo sarebbe partita per il centro turistico e avrebbe incontrato i suoi collaboratori, che Lucy le aveva descritto come un gruppo unito, giovane e motivato.

    Si sentiva pronta. Si sarebbe tuffata nel lavoro, avrebbe aiutato a pulire i resti dell'incendio. Ce l'avrebbe fatta a qualsiasi costo.

    Barcollò

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