Ascolta il pianto di un folle
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I protagonisti, tutti uomini, la vivono come una scelta programmata o indotta dal tempo, o come risultato imprevedibile degli eventi, o ancora come caduta rovinosa nelle spirali del destino.
Un’inevitabile compagna delle proprie esistenze, che le condiziona al punto da diventarne padrona assoluta.
Ci sono storie ambientate nel presente e altre in un prossimo futuro, dove la condivisione dei propri sentimenti col mondo esterno è sempre più complessa, al punto da risultare pressoché inaccessibile.
Questi uomini lottano ogni giorno, facendo costantemente i conti con la propria coscienza che non accetta l’isolamento e che morde ogni singolo respiro, mutandolo in sospiro.
L’ultimo dei racconti, che dà il titolo alla raccolta, è però un inizio di speranza, dove al protagonista viene fornito un indizio per trovare, proprio nel luogo più improbabile, la spinta necessaria ad allontanare dalla propria vita lo spettro dell’isolamento, recuperando così la consapevolezza di avere ancora la possibilità di scegliere.
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Anteprima del libro
Ascolta il pianto di un folle - Alessandro Barocchi
Alfieri)
1) ... MI PIACE BRAHMS
«Per fortuna che col diretto Genova-Nizza me la cavo in tre ore. Cavo
per modo di dire, considerando che sono meno di duecento chilometri. Ma il pensiero di prendere l’auto mi fa venire i brividi. E poi non posso certo lamentarmi. Primo violino della nuova Filarmonica di Nizza non è cosa da poco. Soprattutto vincendo su tutta quella concorrenza! Finalmente un po’ di lustro al mio nome nell’ambiente. Era ora! Dopo decine e decine di concorsi. Alla mia età, o succedeva adesso o mai più. E pensare che stavo rinunciando. Tutte quelle male lingue alle mie spalle: - tanta tecnica ma poco cuore -… i soliti invidiosi. Chissà ora come schiumeranno di rabbia. E poi in Francia pagano bene e si suona il doppio che in Italia. Pubblico generoso, forse meno competente rispetto alle grandi città del nord, ma qui fa meno freddo e si mangia meglio.
Quello che mi preoccupa un po’ è il Maestro Schulz. È vero che è stato lui a scegliermi, ma ha la fama di essere un rompicoglioni, come sanno esserlo solo i tedeschi. Vabbè, staremo a vedere. Domani ci sarà il debutto con la sua direzione e il mio in assoluto da primo violino. Una bella sfida».
Il treno si muove lentamente, come per permettergli di gustare meglio lo spettacolo della costa e del mare azzurro fuori dal finestrino. È quasi mezzogiorno e manca ancora un’ora all’arrivo. Alberto comincia a sentire il peso della notte precedente, passata tra sonno e risveglio dovuti alla tensione dell'esibizione. Chiude gli occhi, ma li riapre subito, stringendo a sé la custodia col prezioso strumento accanto a lui.
Il terrore che qualcuno possa portarglielo via gli fa gelare il sangue. Venerdì, ci sono pochi passeggeri, ma è proprio in questi casi che bisogna tenere gli occhi aperti.
Arrivato in stazione trova subito un taxi all’uscita. Un piccolo lusso, considerando che l’Hotel è a cinque minuti, ma vuole cominciare bene la sua nuova carriera.
In camera trova dei documenti sulla scrivania. Sono sicuramente di Madame Landowski, la manager della filarmonica, con tutto il programma di appuntamenti e prove. Gli orari sono bene in evidenza. Gli italiani hanno la fama di essere sempre in ritardo. Ma li guarderà con cura dopo, ora vuole affacciarsi alla grande porta finestra che dà sull’Avenue des Anglais. È aprile e, anche se oggi c’è appena un leggero sole, il panorama merita qualche minuto. Si siede sulla poltroncina del terrazzino per rilassarsi un po’, pensando al suo nuovo ruolo di capo d’orchestra e alla vita che ha davanti. Peccato che Alessia non sia con lui. Ora le avrebbe preso la mano con dolcezza e avrebbero condiviso finalmente questo insospettato benessere. Anni e anni di dura gavetta in tutti gli organici possibili e immaginabili. Gli è toccato suonare anche a dei matrimoni e a imbarazzanti sagre paesane. Però sempre con lei accanto.
Gli cala un po’ di tristezza. Peccato sia finito tutto così male, proprio ora. D’altronde è colpa sua. La vita da musicista sempre in viaggio gli ha offerto troppe distrazioni, e l’ultima gli sta costando il matrimonio.
Rientra in stanza per farsi una doccia e togliersi di dosso l’odore del treno.
Mentre si asciuga i capelli, tira fuori il tablet dalla valigia e controlla le email.
C’è n’è una proprio di Alessia. Sono i documenti da firmare per il divorzio. Certo non ha perso tempo! Getta l’asciugamano sul letto e comincia a imprecare a voce alta. Sapeva che lo avrebbe fatto! Questa volta sembra proprio decisa. Un altro divorzio! E dove troverà la forza per affrontarlo? Gli sale subito un forte mal di testa e sente che passerà una pessima serata.
Si toglie l’asciugamano bagnato e indugia per qualche istante davanti allo specchio. Un’ eccedenza di grasso sui fianchi, i testicoli un po’ calati e la fronte che guadagna sempre più spazio sui capelli che insistono ad abbandonarlo. Ma il quadro generale è ancor quello di un uomo piacente, o almeno così vuole credere.
Si lascia andare supino sul letto. Il soffitto è lievemente affrescato con dei fregi color verde menta e lilla. Questo hotel gli ricorda il viaggio che hanno fatto insieme lo scorso anno a Capri. Allora sembrava tutto perfetto. È bastato un anno. Eppure le cose, come si rovinano, possono sempre aggiustarsi. E poi Alessia non sarà mica così scema da rinunciare a tutto, proprio adesso che la vita si è decisa a ricordarsi di lui, di loro! Ha sbagliato a pensare che sarebbe stato inutile tentare di farla ricredere. C’è sempre una soluzione con qualcuno che comunque, sotto sotto, continua ad amarti.
Deve chiamarla e convincerla a venire a Nizza. Questi giorni lavoreranno per lui. Alessia non è stupida e si renderà conto che qualcosa sta cambiando. Ha passato troppo tempo aspettando che accadesse e, in fondo, è anche opera sua! Quindi non vorrà mollarlo proprio ora.
Si alza di scatto e prende il telefono.
– Pronto! Ciao…sì, sto bene. Tu piuttosto…sì, ho visto l’email. Ma non è per questo che ti chiamo. Sono appena arrivato a Nizza e ho una stanza magnifica. Mi sei subito venuta in mente. Dovresti essere qui a godertela con me e passare questi giorni insieme, te lo meriti! No, ascolta, non voglio fare il solito romantico fuori tempo massimo. È la verità, mi manchi davvero! Non ha senso se non ci sei, è come un film dove manca la protagonista. Sì, lo so, non me lo devi ricordare. So bene perché siamo a questo punto, ma quello che ti propongo è soltanto un week end senza impegni, senza pensare al futuro e, possibilmente, al passato. Come due innamorati al primo viaggio. Voglio offrirtelo, te lo devo. Non devi decidere subito. Pensaci, ti prego! Ti richiamo domattina.
Alberto chiude la conversazione e si lascia ricadere sul letto. «Avrò fatto bene? Ma la amo ancora? È proprio questo che voglio o è solo paura di non averla più con me?». Lei, che a differenza di lui, sopporta i danni del tempo in maniera impeccabile. È bella Alessia, lo è sempre stata, non una bellezza mozzafiato, ma la tipologia di donna che con l’eleganza e la raffinatezza riesce senza sforzo a conservare una distinta sensualità. Certo gli anni passano, eppure per lui rimane sempre la stessa, una donna con uno spessore indiscutibile, l’unica che sente realmente vicina e da cui costantemente non può fare a meno di ritornare.
Con uno sforzo si rialza e prende la lista degli appuntamenti. Tra un paio d’ore c’è un meeting con la direttrice di produzione, Herr Schulz e Madame Landowski.
Il tempo di vestirsi e prendere un caffè sulla Promenade.
Apre gli occhi a fatica. La stanza è invasa dalla luce. Oggi a quanto pare niente nuvole.
Guarda l’orologio, le 10 passate! Cazzo! Ieri sera tutto quel vino ha colpito duro a quanto pare. La direzione dell’evento ha offerto la cena in uno dei ristoranti più esclusivi e lui non si è certo fatto pregare. Forse ha un po’ esagerato. Non ricorda molto ed è questo che lo preoccupa.
«Proprio la prima sera col Maestro! Un bell’inizio. Spero soltanto che anche gli altri si siano lasciati un po' andare. Figuriamoci! Quella scopa della Landowski e il sergente Schulz! Mi auguro di non aver flirtato con Isabelle, la direttrice dell’evento. Bella donna! Ci mancherebbe pure questo!»
Prende il telefono. Ci sono quattro chiamate di Alessia.
– Sì, perdonami, ma la cena di ieri sera è andata per le lunghe e mi sono svegliato ora. Ma certo che sono solo! Che domande fai? Allora cosa mi dici? Ci hai pensato? Vieni?
Se non fossi sicuro non ti avrei chiamato. Mi manchi davvero. Vedrai, staremo bene. Ti vizierò! Se riesci a salire sul treno delle undici arrivi in tempo per pranzare insieme. Ti vengo a prendere. Dai, a dopo!
Alla stazione c’è una folla imprevista. Forse il week end, o forse anche il concerto di stasera? Il treno di Alessia è in ritardo. Ha prenotato un bel ristorantino con vista sul mare, ma la cucina chiude alle quindici. «Speriamo di farcela» pensa tra sé, mentre sfoglia un quotidiano francese. Non parla benissimo la lingua, ma la capisce e dovrà per forza migliorarla nel suo nuovo ruolo di capo d’orchestra. I musicisti sono quasi tutti del posto e comunicare con loro diventerà imperativo.
Mentre è perso nelle pagine del giornale, qualcuno gli bussa su una spalla.
– Ciao Maestro…
– Alessia! Amore mio!
E la abbraccia con passione. Lei ricambia debolmente. Capisce che se vuole riallacciare, questo week end dovrà impegnarsi.
– Hai viaggiato bene?
– Sì grazie, ma ora ho fame.
– Era quello che speravo! Ho prenotato un posto perfetto per il déjeuner
.
Ma dobbiamo sbrigarci o ci lasciano fuori!
Lei gli lancia uno sguardo tra il compiaciuto e il diffidente, ma Alberto ora si sente più sicuro con lei accanto e sa che andrà tutto bene.
Il tavolo è proprio di fronte a una vetrata che dà sul mare. La giornata è splendida e ad Alessia comincia a spuntare un bel sorriso.
– Ero convinto che alla fine avresti rinunciato.
– Anch’io, fino a ieri sera. Poi la mattina così piena di sole mi ha dato la spinta. Ho pure rischiato di perdere il treno. Alla stazione mi sono ricordata di aver dimenticato le mie gocce per dormire e ho dovuto fare un salto in farmacia, solo che c’era una lunga fila. Sono quasi salita sulla carrozza in corsa. E ora mi chiedo, avrò fatto la cosa giusta? Tu cosa dici?
– È ovvio! Guardati ora! Sei bellissima e contenta. O sbaglio?
Lei sorride e prende il menù. Lui la ferma con un gesto.
– Se per te va bene, ho già ordinato. So quello che ti piace. Non resterai delusa!
Il servizio è rapido e gentile, il vino bianco è freddo e secco, perfetto con i frutti di mare e i piatti scelti. Tutto procede per il meglio, l'atmosfera è distesa e l'argomento principale è il suo nuovo lavoro alla filarmonica. Per ora neanche una parola su loro due. Alberto non vuole forzare la mano, tanto sa che prima o poi verrà fuori.
Dalla porta a vetri che dà sulla terrazza esterna, entra una bambina. Avrà circa 10 anni, vestiti logori e sporchi. Vende accendini, portachiavi, piccoli oggetti. Fa il giro dei clienti e poi si avvicina a loro. Alessia le sorride. La piccola ne approfitta e riversa sul tavolo tutti le cose che ha in mano.
- No! Non qui, per favore! Ti prego, non darle spago altrimenti non ce la togliamo più di torno.
- Dai Alberto, è solo un attimo.
- Non capisco, cos'è? Hai bisogno di un accendino? Ti sei messa a fumare ora?
- È una ragazzina, lasciala fare.
- Lo sai come sono, finché non gli compri una di quelle porcherie, non si staccano.
- Rilassati, certo che con i bambini non hai un briciolo di pazienza!
- Quella che invece a te non manca mai.
Alberto si adagia sullo schienale e fa cadere le braccia lungo i fianchi, guardandole entrambe visibilmente spazientito.
Alessia dà una carezza alla piccola – D'accordo, ti prendo uno di questi, altrimenti qui al signore gli si blocca la digestione – e si mette al polso un grosso bracciale fosforescente con una luce rossa che si illumina a intermittenza.
La bambina prende i soldi, raccoglie le sue cose e si allontana in fretta.
- Non vorrai lasciartelo davvero?! Sembri un'adolescente che deve uscire con le amichette di borgata. E poi è sporco, chissà dove li tengono.
Lei lo guarda annoiata – Oggi mi sento di fare qualsiasi sciocchezza, compresa quella di essere venuta fin qui. Ma stai tranquillo, stasera al concerto me lo tolgo! Sempre ammesso che ci venga!
Alberto capisce che è meglio smetterla e