Vuoti d’aria
Di Viola P.
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Info su questo ebook
L’unica soluzione è cercare le risposte di cui hai bisogno dentro di te, finché quella ricerca non ti porta a conoscere il tuo io più profondo.
E all’improvviso capisci che la risposta sei sempre stata tu.
Viola è una ragazza profonda e sensibile, una professionista nel settore del benessere fisico e psicologico. I suoi interessi e il bisogno di mettersi costantemente alla prova l’hanno portata ad affrontare un lungo viaggio dentro di sé, che si è concretizzato nel suo romanzo biografico, Vuoti d’aria, edito da Europa Edizioni.
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Anteprima del libro
Vuoti d’aria - Viola P.
Viola P.
Vuoti d’aria
© 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it
ISBN 979-12-201-3038-7
I edizione novembre 2022
Finito di stampare nel mese di novembre 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.
Vuoti d’aria
Ho iniziato a scrivere questa autobiografia quando ancora non mi conoscevo bene. L’ho fatto di getto, parlando di tutte quelle esperienze che hanno reso la mia vita quella che è oggi, e non sono ancora certa su quale giudizio dare del mio percorso fino a questo momento, probabilmente perché c’è ancora molto da fare e io stessa sono una donna ancora in evoluzione. Questa però è una bella cosa, mi piace pensare di non essere ancor arrivata, di non aver raggiunto la tappa definitiva del mio viaggio, perché sono d’accordo con quello che si dice, ovvero che ciò che conta non è la destinazione ma il viaggio stesso.
Durante il mio, io ho imparato molto su me stessa, ho scoperto aspetti del mio carattere che mi erano totalmente estranei, ho trovato una forza che non sapevo di possedere e che mi ha aiutata a scalare vette altissime, che un tempo non riuscivo neanche a vedere. Insomma, quello che voglio dire è che credo di aver superato molti dei miei limiti e l’ho fatto semplicemente vivendo, continuando ad andare avanti, anche quando tutto mi remava contro e una voce – probabilmente sempre e comunque la mia – mi sussurrava di lasciar perdere e fermarmi dov’ero.
Ecco, il segreto è non fermarsi, non fermarsi mai, anche quando sembra tutto finito, quando non vediamo una soluzione. In realtà la soluzione c’è e non è lontana come pensiamo, potrebbe essere sotto il nostro naso e la ignoriamo perché siamo abituati a fissare un punto troppo lontano, siamo abituati a complicarci la vita, a rendere tutto più difficile da ottenere, come se senza fatica e sofferenza niente valesse abbastanza. Invece bisogna procedere a piccoli passi, andando avanti senza fretta e godendosi ogni singolo istante, così, senza accorgercene, siamo cambiati, siamo cresciuti e del nostro io precedente, quello spaventato e confuso è rimasto solo il ricordo.
Io non ricordo molto della me del passato, la mia infanzia è una nebbia fitta dove visi e voci si confondono in un insieme caotico, ma questo mi fa capire quanto debba essere stato difficile per me quel periodo, così tanto da volerlo praticamente rimuovere. Ci sono state tante mancanze nella mia vita, alcune molto gravi, e a volte è meglio dimenticare torti come quelli, soprattutto se a causarli sono state persone importanti, come lo sono i membri della tua famiglia. Ma quel periodo buio della mia vita non ha compromesso il mio futuro come credevo e non mi ha privato di nessuna possibilità. All’inizio potevo pensare di essere stata svantaggiata dalla vita, di partecipare a una corsa in cui tutti avevano un’auto mentre io viaggiavo in bicicletta, invece quella bicicletta è stata la mia salvezza, ha fatto sì che mi allenassi più duramente degli altri, che sperimentassi la fatica e la delusione, diventando sempre più forte, sempre più pronta ad affrontare gli ostacoli del percorso.
È ovvio che abbia avvertito la nostalgia di un affetto sincero, dell’appoggio incondizionato di una famiglia, ma questo mi ha insegnato a essere migliore, a non commettere gli stessi sbagli, così. Se mai dovessi costruire una famiglia tutta mia, lo farò consapevole di essere una versione migliore dei miei genitori.
Le pagine che seguono non sono un rimprovero nei loro confronti o nei confronti di tutti quelli che in un modo o nell’altro mi hanno ferita, queste pagine sono soltanto il frutto di una ricerca interiore, rappresentano una ragazza che cerca se stessa e che si costruisce andando a ricomporre un puzzle fino a ora incompleto. Ci saranno momenti di riflessione, altri di sfogo, altri ancora di una sana autocritica, e alla fine tutto condurrà a un unico risultato: me.
Non condivido questo vortice di sentimenti, paure e sogni per dare un insegnamento o per fare la morale a qualcuno, ogni singola parola serve a me, per capire e per guarire, per migliorarmi e soprattutto per accettare quella che sono, al di là di tutte le imperfezioni. Perché non è la perfezione che cerco, ma la verità. E quando sarò davvero in gradi di accettarmi, potrò cambiare la mia vita, anche se in definitiva lo sto già facendo mettendomi nero su bianco.
Fino a qualche anno fa – forse anche solo qualche mese – non avrei mai pensato di condividere tutto questo, eppure eccomi qui, spaventata ed emozionata allo stesso tempo, consapevole solo a metà di quello che significhi tutto questo.
Forse leggendo questo libro, qualcun altro avrà l’impressione di trovarsi bloccato dove mi sono bloccata anch’io, avvertirà la sensazione di solitudine e confusione che io stessa ho provato e mi capita di provare tuttora, e magari troverà delle risposte qui dentro, risposte a domande che non si era nemmeno posto. Io sono stata inconsapevole di molti aspetti della mia indole fino a quando non ne ho parlato qui, completamente di getto. Più scrivevo, più mi rendevo conto di quanto avessi sepolto dentro di me, quante emozioni e paure messe a tacere per non restarne schiacciata.
Ma una volta aperto quel cassetto, mi sono sentita finalmente libera, pronta a esplorare ogni anfratto, e ho continuato a farlo anche quando questo ha significato fare i conti con verità spiacevoli.
Continuando a scavare ho dovuto accettare che non tutte le persone che ho conosciuto e che professavano di tenere a me erano sincere, alcune probabilmente lo facevano solo per convenienza, ma venirne a conoscenza, per quanto doloroso, è stata la cosa migliore che potesse capitarmi. Mi ha aiutata a guardare le cose dalla giusta prospettiva, a capire quali dovessero essere le mie priorità e le decisioni da prendere per la mia felicità.
È stato un viaggio lungo e faticoso, ma è valso ogni singolo giorno di attesa, perché finalmente mi è stato chiaro che sono io a valere questa attesa, la scoperta di me stessa e di ciò che desidero vale più di qualsiasi altra cosa.
Per questo auguro a tutti di intraprendere un viaggio come il mio e mentre aspettate di partire, vi invito a leggere il mio e a farvi un’idea di quello che vi aspetta.
Viola
1
Una svolta
Io non voglio cancellare il mio passato, perché nel bene o nel male mi ha reso quello che sono oggi. Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l’amore e il dolore, chi mi ha amato e usato, chi mi ha detto ti voglio bene credendoci e chi invece l’ha fatto solo per i suoi sporchi comodi. Io ringrazio me stesso per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre.
Oscar Wilde
Nel corso della mia vita, ho avuto l’impressione di non avere mai avuto davvero il controllo di ciò che mi capitava, c’era sempre qualche fattore esterno che finiva per compromettere le mie decisioni e che stravolgeva l’esito che avevo immaginato per me e per il mio futuro. Non si trattava solo di grandi sconvolgimenti, ma anche di piccolezze, di cose apparentemente innocue che però con il tempo hanno minato il modo in cui giudicavo me stessa.
Credo che l’origine del problema trovi radici nella mia famiglia e nel rapporto disfunzionale che ci lega gli uni agli altri. Se penso agli anni vissuti con i miei genitori e mia sorella, non ricordo momenti particolarmente sereni, solo grandi silenzi e l’impressione di essere un’intrusa dentro la mia stessa casa. All’interno di quelle quattro mura non c’erano chiacchiere spensierate o risate felici, solo una tensione opprimente e la paura di sbagliare qualcosa e scatenare la reazione dei miei genitori – di mio padre soprattutto – una prospettiva che mi terrorizzava, spingendomi a passare ore in camera mia nel più assoluto silenzio. Quindi sì, spesso c’era calma in casa mia, ma una tranquillità come quella non è reale, è solo il velo di ipocrisia con cui i miei genitori tentavano di nascondere i problemi della nostra famiglia, problemi che preferivano ignorare invece di provare a risolvere.
In quella casa mi veniva a malapena rivolta la parola, quasi non venivo considerata, e tutto per non ferire la sensibilità di mia sorella Jessica, che nutriva nei miei confronti una gelosia eccessiva e immotivata, patologica, a mio parere. A differenza mia, che mi vedevo negata persino la possibilità di gestire i miei rapporti familiari, Jessica aveva il controllo su ogni cosa, compreso il modo in cui mia madre e mio padre avrebbero dovuto rivolgersi a me. Ha sempre avuto questo atteggiamento dispotico e prepotente, che con il tempo l’ha portata a considerarsi un surrogato dei nostri genitori, arrivando a controllare la mia vita proprio come avrebbe fatto uno di loro. Non era un compito che spettasse a lei, eppure nessuno ha mai osato contraddirla, nessuno è riuscito a riportare un equilibrio all’interno del nostro nucleo familiare, probabilmente perché né mio padre, né mia madre ne erano in grado, nessuno dei due aveva la lucidità mentale necessaria per risolvere la marea di problemi che rischiava di farci affogare.
Sono stati anni difficili per me, anni in cui ho dovuto sopportare il rapporto tormentato dei miei genitori, la loro inconcludenza e l’incapacità di porre fine a un matrimonio ormai in frantumi. La situazione è migliorata quando finalmente mio padre si è allontanato in modo definitivo, trasferendosi in una nuova casa. È stato come tornare a respirare dopo una lunga apnea. Il suo allontanamento ha significato la fine di notti insonni, della paura di vederlo esplodere in una delle sue crisi, quando le cose non andavano secondo i suoi piani. Insieme a lui, dunque, se ne sono andate anche le liti furibonde e la rabbia incontrollata, ma Jessica e mia madre erano rimaste e vivere unicamente con loro è stato peggio che vivere in completa solitudine. Non era una condizione che avrei potuto sopportare a lungo, dal momento che l’allontanamento dell’uomo di casa aveva acuito le manie di controllo di Jessica, rendendo la convivenza tra noi praticamente impossibile. Così, compiuti quindici anni, ho deciso di trasferirmi da mio padre per sfuggire alla prigione in cui ero stata rinchiusa, per allontanarmi da quegli ordini continui e dallo sguardo di mia sorella, che sembrava seguire ogni mia mossa.
Non posso dire di aver trovato finalmente il mio posto in quella nuova casa, ma quantomeno non avvertivo più l’opprimente sensazione di essere controllata, forse