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Inps Investigazioni Nonni Pantofolai Senili - Missione: Bella Addormentata
Inps Investigazioni Nonni Pantofolai Senili - Missione: Bella Addormentata
Inps Investigazioni Nonni Pantofolai Senili - Missione: Bella Addormentata
E-book127 pagine1 ora

Inps Investigazioni Nonni Pantofolai Senili - Missione: Bella Addormentata

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Info su questo ebook

Cinque amici, da poco in pensione, decidono di affittare un garage per passare il tempo e sconfiggere così la noia. Lo attrezzano con un biliardo e tutto quello che serve per passare delle piacevoli giornate.
Ma tutto questo salta quando trovano davanti alla porta della “tana”, nome con il quale indicano fra loro il garage, una ragazza addormentata e sotto l’effetto della droga. Questa novità li mette un po’ in ansia e decidono così di capire cosa succede intorno a loro.
La curiosità e la presenza fra loro di Giorgio, un ex poliziotto, fa sì che si diano da fare per capire come avviene il traffico di droga nel quartiere.
Organizzati da Giorgio come una vera e propria squadra investigativa, cominciano ad indagare sulla rete di spaccio organizzata.
Grazie al suo intuito Matteo riesce a scoprire come viene trasportata la droga e lo comunica alla polizia.
LinguaItaliano
Data di uscita17 mar 2021
ISBN9791220278850
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    Anteprima del libro

    Inps Investigazioni Nonni Pantofolai Senili - Missione - Massimo Margnelli

    CARTACEO

    CAPITOLO 1

    Dopo essersi svegliato, come tutte le mattine alle sei, per fare la sua ora di footing, Marco scende le scale per andare ad aprire la tana. Si accorge, così, di una persona che dorme distesa davanti alla porta del garage.

    D’istinto, pensa di tornare sui suoi passi poi, prende coraggio, piano piano si avvicina e, quasi annusandola, come farebbe un cane, nota che, nonostante gli abiti maschili, si tratta di una ragazza. La tocca sulla spalla per farla svegliare e lei al tocco reagisce con lentezza e a fatica.

    «Svegliati, co... co... cosa ci fai qui? Non ti senti bene? Hai bi... bi... bisogno di qualcosa?» Le domanda.

    La ragazza, per tutta risposta, si gira dall’altra parte.

    Vista la situazione, Marco, torna sui suoi passi e decide di aspettare gli altri prima di aprire la tana.

    La tana è il nome che hanno dato al garage Marco e i suoi amici: Matteo, Giorgio, Emilio e Andrea; lo hanno pensato e affittato per passare il tempo da quando sono andati in pensione.

    Si siede sui gradini del portone con un occhio sempre fisso dalla parte del garage. Il primo ad arrivare è Giorgio che, messo al corrente della novità, corre subito dalla ragazza e la scuote con energia.

    «Ehi, svegliati, chi sei e perché stai dormendo qui?», le intima.

    «Ce... ce... certo che te sei rimasto po... po... poliziotto anche da pensionato», lo riprende Marco. «Non riesci proprio a usare un po’ di ge... ge... gentilezza, non lo vedi che è una ragazzina?»

    «Perché, che cosa le ho detto di male, le ho chiesto solo cosa sta facendo qui. O forse dovevo portarle un cuscino e sistemarglielo con dolcezza sotto la testa?» Mentre i due battibeccano, sottovoce per non svegliare la ragazza, arrivano gli altri e fanno capannello intorno all’ingresso della tana.

    In quel momento, forse disturbata dal rumore, la ragazza si sveglia e, con gli occhi sgranati, comincia a urlare. Subito Marco cerca di farla smettere dicendole di non aver paura, che non le succederà niente. Con non poca difficoltà, riescono a calmarla e la invitano ad entrare nella tana a prendere qualcosa di caldo. Mentre Emilio, le prepara un caffè, gli altri, eccitati dalla novità, si siedono e cercano di sapere da lei qualcosa in più.

    «Come mai dormivi qui per terra, co... co... cosa ti è successo?», le chiede Marco mentre si gratta l’orecchio destro.

    Lei sembra tranquillizzarsi e si decide a sedere in mezzo a loro. Passano altri secondi di silenzio in cui sembra controllare bene dove e con chi si trova, infine, rassicurata, inizia a parlare con calma.

    «Sono una studentessa universitaria e ho dormito qui perché il ragazzo con cui sono uscita ieri sera mi ha lasciato per strada dopo che mi sono rifiutata di stare con lui.»

    Si guardano l’un l’altro con le facce schifate. E Matteo, con voce calma, ma perentoria, commenta:

    «Un vero gentiluomo! E come mai non sei ritornata a casa tua invece di dormire qui? Il marmo non mi sembra molto comodo?»

    «Perché sono a Roma da una settimana, abito a...». Tentenna, quasi non ricorda il suo indirizzo; poi riprende: «San Lorenzo, non conosco ancora bene le strade e non sapevo neanche dove mi trovassi. Ho pensato di ripararmi per far passare la notte, così da ritornare a casa con calma, alla luce del giorno».

    Emilio, mentre la ragazza parla, si avvicina con un vassoio e le porge la tazza.

    «Tieni, bevi il cappuccino bello caldo, così ti sentirai meglio e poi, ti riaccompagniamo noi a casa.»

    Matteo intanto si alza e si avvicina a Giorgio che, con le mani in tasca, continua a guardare con insistenza la ragazza senza dire niente. Gli chiede sottovoce, per non farsi sentire dagli altri, se c’è qualcosa che non va.

    Giorgio, senza girarsi verso di lui, non distoglie lo sguardo dalla nuova venuta e risponde con la faccia seria:

    «Secondo me ci sta raccontando un sacco di cazzate, adesso vedrai che rifiuterà di farsi accompagnare e dirà che le basta che la portiamo alla fermata della metro.»

    «Vabbè, ma a noi che ce ne frega, peggio per lei. Se non vuole essere aiutata, dopotutto è un problema suo. E poi che cosa potrebbe nascondere di così importante?»

    Giorgio si gira ora verso di lui, lo prende per un braccio e gli risponde sorridendo: «Certo che te sei proprio un ingenuo, possono rubarti il portafoglio sotto il naso che neanche te ne accorgi. Tanto per cominciare non vedi come si muove con lentezza?» Mentre parla gli indica le mani della ragazza che riescono, con difficoltà, a tenere la tazza. «Secondo me è venuta qua sotto a drogarsi e chi ci dice che non ci ritorna? Forse qui di notte c’è un bel movimento: vengono a spacciare e a drogarsi.»

    Matteo, diventa improvvisamente serio, spalanca gli occhi fissando Giorgio, poi si gira a guardare la ragazza preoccupato ma con più attenzione e nota, solo ora, i suoi movimenti rallentati. Si gira di nuovo verso Giorgio e, più per tranquillizzare sé stesso che l’amico, gli fa:

    «Però, finora non abbiamo mai trovato niente di strano: siringhe o altro. Forse ti stai sbagliando?»

    I due vengono interrotti dalla ragazza che, bevuto il cappuccino, si alza piano piano e, come aveva anticipato Giorgio, ringraziando dice che non si devono preoccupare per lei più di tanto, vista la bella giornata, se per loro non è troppo disturbo, è sufficiente che l’accompagnano alla fermata della metro più vicina. Matteo guarda sorpreso Giorgio che, corrucciando la fronte, fissa la giovane. Si avvicina a lei lentamente, sempre con le mani in tasca, le incolla lo sguardo negli occhi e, afferrandola per le braccia, le dice:

    «Perché ti droghi? Non ti piace la vita che fai? Hai problemi con il tuo ragazzo, con i tuoi genitori?»

    Lei, presa alla sprovvista, lo osserva meravigliata. Poi, mutando il suo viso da sorpreso a furente, gli urla in faccia:

    «Ma tu che cazzo vuoi? Io non mi drogo, e poi sono cazzi miei? Si può sapere cosa cerchi da me?»

    Giorgio non molla la presa né si fa spaventare dal cambiamento della ragazza e gli risponde con calma: «Nella mia carriera di persone drogate ne ho viste tante, puoi prendere in giro loro, ma a me non la racconti.»

    Divincolandosi dalla stretta di Giorgio la ragazza arretra di un passo e, pulendosi le braccia come fossero state sporcate da chissà cosa, ribatte con una freddezza inaspettata:

    «Me ne sono andata via da casa per non avere a che fare con mio padre, vorresti occuparlo tu il suo posto? Sono maggiorenne e faccio quello che mi pare, non devo certo rendere conto a te! Quindi lasciami in pace che è meglio per tutti e due.»

    Vista la piega che sta prendendo la discussione, Matteo si mette in mezzo per cercare di calmare gli animi.

    «No, cosa pensi, qui nessuno vuole farti la morale, semmai Giorgio voleva aiutarti, dicendoti quelle cose per il tuo bene. Sei giovane e hai tutta la vita davanti, non sprecarla.»

    Intanto la ragazza, mentre Matteo le parla, con la faccia sempre più arrabbiata arretra avvicinandosi alla porta per scappare da lì il prima possibile.

    «Accetto i vostri consigli, vi ringrazio anche del cappuccino, ma ora è meglio che io me ne vada, mi sono trattenuta anche troppo con voi, non voglio far perdere tempo a nessuno.»

    Marco allora si alza con in mano le chiavi della macchina.

    «A... a... andiamo, ti accompagno alla fermata della me... me... metro.»

    Sollevando le braccia, la ragazza le distende davanti a sé con le palme delle mani aperte come a difendersi.

    «No, non si preoccupi, faccio due passi a piedi, è anche una bella giornata che invoglia.»

    Quindi, apre la porta della tana e s’incammina verso il portone dello stabile. Con lentezza scende le scale dell’ingresso seguita dagli sguardi preoccupati di Marco e Matteo.

    A metà scalinata la vedono barcollare e appoggiarsi al muro. Marco fa per andare ad aiutarla, ma viene preso per un braccio da Giorgio che lo ferma facendogli segno che ci pensa lui.

    «Che vuoi fare, vuoi se... se... seguirla? Guarda che stai in pensione non lavori più in que... que... questura.»

    «Qui non si tratta di lavorare o no, se ci sono drogati che si fanno dentro lo scantinato del palazzo, vuol dire che in zona ci sono anche gli spacciatori, quindi è probabile che ci troviamo nel bel mezzo di un centro di spaccio e io voglio capire se devo preoccuparmi o no.»

    «Addirittura qua sotto! » Commenta Marco un po’ preoccupato. « Non ti sembra di co... co... correre un po’ troppo, a me qui sembra tutto tranquillo.»

    «Guarda che per fare in modo che il mercato vada bene, non ci devono essere problemi», continua Giorgio dando alla voce un tono solenne. «Se a qualcuno viene lo schiribizzo di creare casino, viene subito messo a tacere, così la polizia non rompe le scatole e tutti sono contenti.»

    Si dirige verso l’ingresso del palazzo, lo studia con fare cospirativo e, avvicinandosi all’orecchio di Matteo gli dice:

    «Io la seguo per vedere dove va, se vuoi accom-pagnarmi, sarebbe meglio, intanto gli altri potrebbero andare in giro a vedere il quartiere con occhi indagatori. Vediamo se questo posto è veramente tranquillo, o no.»

    Andrea, che segue i due, interviene:

    «L’ho detto io che alla fine sarebbe uscita l’anima do’ sbirro? Però noi che c’entramo? A’ Giorgio se a te, te va de fa’ l’eroe accomodate, ma a noi nun ce coinvorge che nun c’avemo tempo da perde.»

    Girandosi e squadrando Andrea, che nel frattempo si è allontanato quasi avesse paura della reazione, Giorgio insiste:

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