Peter & Nancy
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Anteprima del libro
Peter & Nancy - Cristian Di Tondo
Indice
INTRODUZIONE
PETER
NANCY
PETER
ALCUNI GIORNI PRIMA...
NANCY
PETER
NANCY
PETER
JOSH
NANCY
PETER
BRAD
PETER
BRAD
MAX
NANCY
SABATO
JOSH
NANCY
PETER
PETER
NANCY
PETER
MAMCY
PETER
NANCY
PETER
FRANK
NANCY
FRANK
NANCY
Ringraziamenti
Il Canto Del Cuore
CRISTIAN DI TONDO
PETER & NANCY
ROMANZO
Peter & Nancy
Peter & Nancy è un’opera di fantasia. Personaggi e situazioni sono invenzioni dell’autore o hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, eventi o persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.
Titolo | Peter & Nancy
Autore | Cristian Di Tondo
ISBN | 9788893326551
© 2015 di Cristian Di Tondo. Tutti i diritti sono riservati.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il
preventivo assenso dell’Autore.
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Peter & Nancy
A Giuseppe Di Tondo, il mio papà,
che da lassù
mi osserva e sarà orgoglioso
Stars fading but I linger Le stelle svaniscono ma io
on dear mi soffermo tesoro
Still craving your kiss Aspettando il tuo bacio
I’m longin’ to linger till Voglio aspettare fino
dawn dear all’alba tesoro
Just saying this Solo per dire questo
Sweet dreams till Sogni d’oro fino a che
sunbeams find you i raggi del sole ti trovano
Sweet dreams that leave Sogni d’oro che ti lasciano
All worries behind you le preoccupazioni alle spalle
But in your dreams Ma nei tuoi sogni
whatever they be qualsiasi siano
Dream a little dream of me Fai un piccolo sogno su di me
(Dal Brano "Dream a little Dream of me dei
The Mamas & The Papas" 1968)
INTRODUZIONE
Mi chiamo Peter Living, ho 23 anni e vivo a New York. La mia passione per l’elettronica mi ha spinto dopo il diploma a iscrivermi all’università, per la precisione al politecnico con sede a Brooklyn. La mia vita si divide tra casa, studio e i miei inseparabili amici…sì, già lo so, vi starete chiedendo, la ragazza? Non so perché alla mia età mi pongono tutti la stessa domanda. La mia inesorabile risposta è: non ho ancora trovato la persona giusta. Ora però sono io a sottoporvi un interrogativo: Ma che cos’è l’amore?
Io mi pongo spesso questa domanda, ma onestamente non riesco a darmi una risposta…è come domandarsi Perché si muore?
È come chiedersi Quanto è grande l’universo?
Nella mitologia Cupido prende il suo arco, carica la sua freccia e…ed è l’inizio di tutto. Forse così sarebbe troppo semplice, magari nella realtà è più complicato, però sicuramente è un qualcosa che non ci avvisa, arriva e, come Cupido, punta e "boom"…da quel momento nulla ha più senso: solo un vortice di emozioni.
L’amore non ha età, l’amore non ha una logica.
PETER
Apro gli occhi, dalla finestra entra una luce leggera, che basta per costringermi a chiuderli di nuovo. Metto una mano per ripararmi e mi giro verso l’orologio sopra il comodino che segna le 6:59; sbuffo. Mi giro dall’altro lato, in modo da ripararmi completamente dalla luce. Il silenzio domina nella mia stanza che ovviamente è nel caos più totale: due magliette e un pantalone sulla mia sedia girevole, carte e scontrini sulla scrivania e uno schermo del computer che implora di essere pulito…ecco, i secondi passano, l’orologio sopra il mobiletto scatta. Sono le 7:00, il trillo maledetto rimbomba ovunque. Alzo la mano e senza troppa energia spengo la sveglia e mi rimetto nella mia posizione. La quiete torna per appena due secondi, mia madre irrompe nella stanza scoprendomi completamente, l’ondata gelida mi fa raggomitolare su me stesso.
«Ho un po’ di mal di testa» dico sbadigliando.
«Chi sa che hai combinato ieri sera!»
«Ho festeggiato adeguatamente i miei 23 anni» le rispondo assonato.
«Vabbè, lasciamo stare, alzati piuttosto.»
Alzo la testa e la vedo uscire dalla camera. Questa mattina mia madre è vestita in maniera particolarmente elegante: una camicetta bianca e una gonna nera fino alle ginocchia, sembra una di quelle manager dell’alta moda italiana.
Mi metto seduto sul letto e mi strofino per bene gli occhi, faccio un gran sospiro e mi alzo, attraverso la stanza quasi zoppicando.
«Hai qualche incontro galante?» domando curioso alzando la voce per farmi sentire.
«Colloquio di lavoro.»
«Dove?» chiedo quando ormai sono arrivato da lei in cucina.
«In un ufficio, ma ovviamente non mi faccio illusioni! Di solito a preparare il caffè e prendere gli appuntamenti mettono ragazze belle e giovani!»
«Allora tu sei perfetta, sei giovane e bella, la più bella mamma del mondo!» rispondo baciandola sulla fronte.
«Smettila! Muoviti o farai tardi.»
«Okay, mi muovo.»
Vado in bagno e mi guardo allo specchio, mi do una sistemata ai capelli che la notte ha collaborato a rendere irti come gli aculei di un porcospino, mi lavo il viso, mi infilo una maglietta aderente di colore blu, un jeans e delle Sneakers a collo alto. Esco dal bagno e mi dirigo in cucina, dove trovo ad attendermi il bicchiere di latte con i biscotti sul piattino che la mamma non mi fa mai mancare. Bevo tutto d’un fiato e poi via verso la porta. Mentre l’apro mi raggiunge la voce della mamma.
«Non mangi niente?»
«No, sono troppo in ritardo, ciao» e chiudo la porta senza che lei possa ribattere.
Indosso immediatamente le mie grandi cuffie color argento con la bandiera italiana al centro, accendo il mio Mp3 e scelgo il brano dei Cranberries, Dreams.
L’università è a pochi isolati da casa mia, ma ogni mattina è una corsa contro il tempo e sono costretto a prendere quasi sempre i mezzi. Vedo il bus che sta per arrivare alla fermata e mi metto a correre, riesco a salire appena in tempo. Sento la porta chiudersi proprio al mio passaggio, guardo contrariato l’autista, ma lui fa finta di niente. Cammino lungo il corridoio in cerca di un posto che non c’è, salvo trovarne uno in fondo vicino al finestrino. Mi siedo, due ragazzi davanti a me si baciano senza smettere mai, ma la cosa sembra non imbarazzare nessuno. Mi distraggo guardando fuori dal finestrino, ammiro la mia splendida New York, che non si è mai addormentata.
Quando capisco che sto per arrivare, mi alzo e raggiungo la porta. Scendo e inizio a camminare a passo sostenuto, arrivo con il fiatone, salgo le scale e guardo l’orologio, sono in ritardo di 5 minuti.
«Maledizione!» dico tra me e me.
La lezione di oggi è con la professoressa Scoot, Sheila Scoot, classica zitella, odiosa all’inverosimile. Entro e con aria indifferente raggiungo il mio posto che è vicino a George, grande amico dai tempi del liceo; ci salutiamo con un cenno. Mi siedo e alzo lo sguardo: gli occhi della signorina Scoot puntano dritti su di me.
«Peter Living le devo forse ricordare qual è l’orario delle lezioni?» mi chiede con la sua solita voce arrogante.
«No professoressa, le chiedo scusa per il ritardo!»
«È pregato di arrivare puntuale alle mie lezioni.»
«Sono rammaricato, farò in modo che non si ripeta più.»
«Ha detto così anche l’ultima volta.»
La fisso senza aggiungere altro e lei mi guarda con aria di sfida, poi improvvisamente torna alle sue argomentazioni.
Avete presente una pista piena di aerei pronti al decollo? Ecco, così mi sento a fine lezione. Esco dall’aula in gran fretta, seguito da George.
«Non immagini cosa devo dirti…la tipa di ieri sera…siamo stati a parlare un po’» racconta George entusiasta.
«Un po’? George, era il mio compleanno e praticamente l’ho trascorso solo con Alex» rispondo interrompendolo in modo sarcastico.
«Diciamo allora: un bel po’.»
«Bravo, diciamo: un gran bel po’.»
«Scusa, ma la cosa importante è che questa sera mi vuole rivedere» dice con entusiasmo.
«Ha tutto questo coraggio? Ammirevole!»
«Certo! Ci vediamo stasera al Grant. C’è solo un problema: Alex viene con me, non so come fare, tu ci sei?»
«Vuoi che venga, in modo che Alex non rimanga solo?» gli domando immaginando già la sua risposta.
«Ti prego, ne ho bisogno.»
«Ma non bastava dirgli la verità?»
«Lo so, ma la cosa mi è sfuggita di mano! Su, dimmi che verrai e avrò risolto il problema.»
«Ieri sera ho esagerato…»
«Dai, non puoi mollarmi!»
«George, davvero, ho un mal di testa che non mi lascia…ho paura di dover rifiutare il tuo invito.»
«Dai su, ci sarà il pieno di ragazze.»
«Sul serio George, oggi non me la sento.»
«Sono nei casini» insiste con una nota di disperazione.
«Ma perché, sei nei casini? Dì ad Alex la verità.»
«Non so come fare.»
Mi limito a fargli un verso di disapprovazione e vado via lasciandolo sul posto senza parole.
Torno a casa, entro, mi avvolgo le cuffie intorno al collo guardandomi attorno ma sembra non esserci nessuno.
«Mamma sei in casa?»
Nessuna risposta. Poso il mio zaino sul tavolo quando vedo sbucare mia madre dalla cucina con il viso sconvolto.
«Mamma ti ho chiamato, non mi hai sentito? Ma cos’hai? Ti senti bene?» domando molto preoccupato.
«Tranquillo, io sto bene.»
Il suo volto troppo serio e triste inizia a preoccuparmi. Poso le cuffie sul tavolo accanto allo zaino e mi avvicino a lei.
«Mamma, è tutto ok?»
«Peter, oggi quando sono tornata, ho trovato un messaggio in segreteria…era lei» la sua voce adesso trema.
«Lei chi?»
«Nancy! Ti pregava di richiamarla subito quando avresti sentito il suo messaggio e mentre parlava singhiozzava. Così l’ho richiamata, sembrava molto