Sintonizzarsi con il bambino - Integrare le ferite
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Anteprima del libro
Sintonizzarsi con il bambino - Integrare le ferite - Sonia Baudacci
Milano
La parola a Peter Levine
(estratto dal video)
"Vorrei esprimermi sul Convegno e raccontarvi su come sono arrivato ad interessarmi a lavorare con l’infanzia e il prenatale.
Ho cominciato a sviluppare SE all’inizio degli anni Settanta, con 1’incontro e l’osservazione di persone che presentavano diversi tipi di quello che ora chiamiamo trauma
, e molto spesso questo risaliva a momenti precedenti alla vita adulta della persona, magari a cose successe nell’infanzia, al momento della nascita o per stress del feto. Ovviamente, lavoravo con queste persone, ma riflettevo su come sarebbe stato bello lavorare con quei bambini piccoli, neonati, fanciulli. In quel modo avrebbero avuto una vita libera dal peso di molti traumi. In tal modo avrebbero potuto non solo guarire precocemente nella loro vita, ma anche di poter sviluppare una grande resilienza e una grande capacità di recuperare da eventi successivi della loro infanzia, della loro adolescenza e della loro età adulta, quando sarebbero stati oltrepassati da altre persone, e di avere maggiori capacità di ripresa. Sarebbero stati capaci di affrontare questi eventi e accrescere la loro resilienza, la fiducia e la gioia come atteggiamenti fondamentali verso la vita.
Un bel modo per ognuno di noi per cominciare. Acquisire l’abilità a lavorare con i bambini e con l’infanzia fin dai loro primi passi, sarà porre fondamenta solide per lavorare con le persone che hanno interagito con loro ed è altrettanto fondamentale per apprendere.
Vedremo come lavoriamo con questo linguaggio non verbale del corpo, perché non è una lingua, è un linguaggio vivo. Un linguaggio delle emozioni, un linguaggio delle sensazioni.
Come lavorare con questi piccoli che non hanno un linguaggio verbale ancora sviluppato con chiarezza come negli adulti? Come li coinvolgiamo nei momenti e nei movimenti del gioco?
Naturalmente molti terapeuti soprattutto quelli che hanno una formazione in SE, lavorano con gli adulti per aiutarli a guarire dai traumi e dagli stress che si sono creati nella primissima infanzia. In questo senso, possiamo dire che lavoriamo con il bambino che è nell’adulto in modo da poter aiutare l’adulto a muoversi da dove era rimasto bloccato, fissato, per tornare alla vita; e se c’è una cosa interessante che ho notato, con le persone per esempio, quando inizia a generarsi il trauma, è interessante osservare che, in un certo senso, non erano mai cresciuti, ma appena vai nella risoluzione del trauma cominciano a crescere e a fiorire. Ho sempre detto che il trauma è un fatto della vita, accade a tutti noi. Tutti sperimentiamo tempi di grande accumulo di stress, in cui ci sentiamo sopraffatti e impotenti. Questa è la brutta notizia, il trauma è un fatto della vita, la buona notizia è che il trauma non deve essere una condanna della vita. Possiamo accompagnare un bambino, un adulto alle radici del suo trauma per aiutarlo ad andare oltre. Alcuni parlano di portare le persone a regredire a uno stadio precedente, a stadi della prima fanciullezza e dell’infanzia. A me non piace il termine regredire; lo vedo piuttosto un progredire da dove eravamo rimasti bloccati, per muoversi in modo da essere nel presente, nel qui ed ora, come adulti compassionevoli.
Auguro a tutti voi che il Convegno sia un momento di esplorazione, di apprendimento e un momento di condivisione. Una delle cose che ho notato in uno dei Convegni di SE a cui ho partecipato in Europa è che c’era un meraviglioso clima di condivisione tra le persone. Condivisione delle conoscenze, delle esperienze di lavoro, con un atteggiamento non competitivo. Auguro che questo Convegno possa dare la possibilità di imparare l’uno dall’altro, di condividere e tornare a casa e al proprio lavoro arricchiti da questi giorni trascorsi insieme al Convegno di SE a Milano"
Peter A. Levine Medico e Psicologo Educatore e teorico di psicofisiologìa del trauma Creatore, praticante e formatore di SE Direttore di Foundation for Human Enrichment
Parlano i relatori
Dominique Dégranges
Nato in Bretagna, vive da anni in Svizzera, dove lavora e insegna al Da-Sein Istitute
di Winterrthur (Zurigo).
Faculty SE, noto per le sue notevoli qualità umane, sì è formato con Peter Levine. Insegna nel Training Somatic Experìencing in Francia e nella Svizzera francese, oltre che in Italia dove ha portato l’esplorazione avanzata del GHIA, il trauma con attivazione ad alta intensità globale.
Si è specializzato in Imprinting Pre, Peri e Postnatale con William Emerson e Rey Castellino, e dal 2009 conduce in Italia, presso Vassociazione Kalapa, il relativo Training per operatori, oltre ai seminari per piccoli gruppi di lavoro sugli imprinting precoci.
E inoltre insegnante di Cranio Sacrale Biodinamica dal 1999, secondo l’approccio di Franklyn Sìlls.
Non sono un animale da palcoscenico, come mi si richiede in questo momento di essere su questo palco del Convegno, di sicuro sono un animale; neppure un animale inglese, dato che abbiamo deciso di esporre in lingua inglese. Per me sarà difficile: sono un animale francese e spero mi comprendiate. Volevo ringraziare tutti, con Elisabetta Ugolotti ci conosciamo da tempo e mi ha invitato ad offrire tutto il mio lavoro sui pre, perinatale, tutto quello che ha a che fare con la nascita. Non mi ricordo quando abbiamo iniziato, ma è passato molto tempo; nel fra tempo siamo diventati amici. Ho il difficile compito di essere il primo a parlare ed una parte sarà di presentarvi di come e quando ho conosciuto SE e poi aggiungere nozioni in generale sul trauma. Nella mia vita non avevo mai pensato di fare il terapista e neanche l’insegnante, ma poi il flusso mi ha portato a esserlo per trentacinque anni; quindi, ho iniziato il mio lavoro come terapista in un contesto psichiatrico in Svizzera. I pazienti ospedalizzati erano schizofrenici, nevrotici o con disturbi psichiatrici. All’epoca non conoscevo il lavoro di Peter Levine e neppure quello sul trauma: all’epoca era più un lavoro creativo e cognitivo; a volte ottenevo buoni risultati, altre volte scarsi o per nulla. Ci ho lavorato per otto anni e in questo tempo ho cominciato a capire che facevo degli errori. Nel mio lavoro separavo la psiche dal corpo e avevo capito che se non inserivo nel lavoro una nuova esperienza corporea non avrebbe funzionato. Nello stesso tempo hai davanti delle persone a cui non puoi proporre troppe esperienze nuove perché stanno affrontando delle grandi difficoltà nella loro vita. La prima cosa che ho fatto è stata di integrare il corpo nel mio lavoro con me stesso ed è avvenuto nel momento in cui ho conosciuto, 17 anni fa, Peter Levine. Cambiando totalmente tutto ha cambiato il mio modo di incontrare i miei pazienti, le loro storie e anche quello di incontrare me stesso. Sono sicuro che tutti sapete che non si può incontrare gli altri se prima non incontriamo noi stessi, perciò dopo otto anni ho deciso di cambiare un pochino la mia fecalizzazione, anzi il cambiamento è stato estremo: avevo deciso basta adulti e che avrei lavorato con i bambini piccoli. Nel fra tempo stavo finendo la formazione in cranio-sacrale e avevo conosciuto persone che lavoravano sulle impronte molto precoci; mi sono interessato sempre di più sulla conoscenza di cose che riguardano la nostra origine: Cosa sto facendo qui? Chi sono? Cosa è che mi allontana o avvicina da me stesso? Tutto ciò mi ha cambiato la vita, infatti mi sono tolto dalla pratica professionale e ho aperto il mio studio e contemporaneamente ho iniziato ad imparare, imparare, imparare. SE è la base del mio lavoro: non potrei pensare di lavorare senza questo apprendimento di base, ma il trauma è una cosa molto complicata, ognuno di noi lo sa. Se lavoriamo con i traumi complessi ci rendiamo conto che è una questione umana e penso che P. Levine ha ragione quando dice che dobbiamo cambiare il modo in cui stiamo con noi stessi e anche come ci poniamo con gli altri; il modo in cui ci relazioniamo con noi stessi e con le persone è influenzato dalle storie che ci portiamo dentro. Quindi, è stato un sollievo scoprire che il trauma può essere guarito. Se consideriamo come esempio la storia di P. Levine e di come tutto è iniziato: una donna di nome Nancy è arrivata nel suo studio, e quello che successo nel giro di due anni non riusciva più a funzionare: attacchi di panico, stanchezza cronica, non dormiva, insonnia e non riusciva più ad alzarsi e andare a lavorare. Gli psichiatri pensavano che forse aveva bisogno di rilassare il suo corpo. Gli proposero un incontro con P. Levine e che forse lui potesse aiutarla. Accade che lei ebbe un grande attacco di panico proprio durante la seduta. La situazione era difficile e non sapeva cosa fare. Si chiedeva come fare a calmarla, come fare a riportarla in contatto con sé stessa. Gli venne un’ispirazione folle. Le disse
Nancy, sembra che tu stia fuggendo perché aggredita da una tigre quindi corri, corri!" e Nancy iniziò a correre nello studio di P. Levine, continuò a correre per un bel po’. Forse P. Levine si sentì sollevato perché in poco tempo, tutti i sintomi che Nancy aveva erano andati via: niente più attacchi di panico. Ha iniziato a dormire, riprese una vita sociale, è stata una magia. P. Levine ha iniziato a comprendere che era stato fortunato.
Adesso tocca a me imparare qualcosa in più, quelli strumenti ci possono servire, magari potrebbe accadere l’opposto: un paziente senza nessun movimento, che non è più sé stesso, perso, smarrito, senza più amici, immobile dentro a una modalità di sopravvivenza. Spesso diciamo che il trauma è un accadimento molto umano, presente nella vita, ma in quel momento non ci sentiamo umani. In quel momento perdiamo la gioia, la creatività, la fiducia negli altri e in noi stessi. Si presenta davanti a noi un punto interrogativo. Quello che ho capito è che possiamo cambiare. Noi tutti ci portiamo addosso tante storie, tanti traumi e altre cose fin dall’inizio della nostra vita e se possiamo cambiarle o se possiamo aiutare i bambini piccoli a farlo, allora la nostra vita può cambiare e trasformarci per adeguarci ai momenti che stiamo vivendo e renderci aperti all’esperienza. Ecco perché sono molto felice di essere qui, incontrarvi e approfondire con voi le tematiche che riguardano l’inizio e il prima della nostra vita. L’impronta della nascita ce la portiamo fino al mondo presente, quindi siamo contemporaneamente degli adulti stabili, che funzionano bene e anche quei piccolini che intanto mi stanno ascoltando. Grazie!"
Ale Duarte
È terapeuta, educatore e operatore certificato SE. Fa parte del programma di leadership della School of Creative Leadership Coaching presso l’Istituto Hudson di Santa Barbara. Inoltre, è formatore in Rolfing Structural Integration e in Rolfing Movement.
Esercita a livello internazionale come formatore di operatori nei campi della psicologia, dell’istruzione, della terapia orientata al corpo e all’imprenditoria sociale. La sua specializzazione è l’esperienza del trauma infantile e la capacità intrinseca del corpo del bambino di riprendersi dall’impatto del trauma attraverso una coscienza somatica che viene sintonizzata all’interno della relazione terapeutica.
Nella sua carriera professionale, ha fornito supporto logistico ai professionisti operanti nelle aree soggette a conflitti e a disastri naturali, come lo tsunami in Asia nel 2005, l’uragano Katrìna nel 2006, il terremoto in Cina nel 2008, lo tsunami in Giappone nel 2011 e i conflitti civili in Sri Lanka e in Siria. In questi contesti, lavorava direttamente con i sopravvissuti, oltre ad offrire formazione e supporto logistico alle squadre di crisi.
La sua attività di collaborazione dinamica con realtà diversificate riflette la sua dedizione a condividere un approccio alla guarigione centrato sul corpo, sull’esplorazione di sé e sul benessere
"Ringrazio tutti e vorrei condividere le mie esperienze in questo viaggio. Ho cominciato a pensare che qua avrò da imparare tante belle cose, mettendomi dalla parte del partecipante; questo mi tranquillizza! Non so se sapete, ma io sono Brasiliano e lavoro con SE da tempo, non so come ho fatto ad arrivare fino qui a Milano, ma so la ragione: è per continuare ad andare avanti, apprendere sempre di più a lavorare con i bambini. Sono un terapeuta, ma in realtà sono un insegnante, mi piace esserlo: insegno ai piccoli e agli adulti. Mi piace molto fare questo, e penso spesso alla mia carriera professionale e al momento in cui ho incontrato Peter Levine e la sua metodologia. All’epoca ero insegnante di Rolfing e sappiate che anche lui era un Rolfer. La comunità Rolfer brasiliana aveva invitato questo uomo straordinario affinché venisse ad insegnarci delle cose. Era il 1998 e all’epoca non parlavo tanto bene l’inglese e anche le neuroscienze non erano ancora così evolute, nemmeno ora lo sono, ma ho visto la magia del suo lavoro e ho detto a me stesso che volevo imparare e ho avuto la fortuna di imparare tutti i moduli direttamente con Peter Levine. E un’altra fortuna è stata che pur non sapendo bene l’inglese, io lo potevo ugualmente guardare o percepire in un altro modo. In quel momento della mia vita