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La pulsazione del Sé: Qualità del contatto nel massaggio e nel counseling
La pulsazione del Sé: Qualità del contatto nel massaggio e nel counseling
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E-book370 pagine5 ore

La pulsazione del Sé: Qualità del contatto nel massaggio e nel counseling

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In questo suo libro, l’autore continua il suo appassionante viaggio nel mondo del massaggio terapeutico. Il corpo è custode di tutte quelle esperienze che vengono relegate nell’inconscio quando risultano troppo difficili da tollerare . Il massaggio, nel suo significato multidimensionale e spirituale, è uno strumento particolarmente utile per far riemergere nella coscienza tali esperienze. Antiche sensazioni si risvegliano, nuovi orizzonti si aprono e il campo della coscienza si espande, in un benefico processo in cui il contatto con l’altro si trasforma in contatto con se stessi.
 
LinguaItaliano
Data di uscita16 feb 2017
ISBN9788871835228
La pulsazione del Sé: Qualità del contatto nel massaggio e nel counseling

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    Anteprima del libro

    La pulsazione del Sé - Francesco Ruiz

    Prefazione

    Il corpo è il dato centrale della nostra presenza. Non tanto il corpo che abbiamo, il corpo descritto dalla scienza ufficiale, quanto il corpo che siamo, il corpo vivente, sensibile, con cui entriamo in relazione con gli altri e con ciò che ci circonda. Ci sentiamo dentro e siamo visti da fuori. Guardiamo il mondo con i nostri occhi, tocchiamo con le nostre mani, ascoltiamo con le nostre orecchie, ci arrossiamo per le emozioni, risuoniamo della voce che produciamo: tutto questo, e molto altro ancora, è corpo.

    Tutti oggi parlano del corpo. La realtà quotidiana è sommersa da processi comunicativi che fanno del corpo lo strumento privilegiato per la diffusione di comportamenti, sensibilità e forme confacenti al consenso sociale. Ma questo corpo di cui tutti parlano, al di là delle valutazioni etiche che a questi discorsi si accompagnano, è un corpo di cui appunto soprattutto si parla, molto meno è un corpo che si ascolta.

    Di questo corpo sappiamo poco perché siamo stati cresciuti ed educati a un’idea di matrice perlopiù medica, il corpo anatomico, letteralmente fatto a pezzi. Il corpo anatomico è, ad esempio, il corpo del chirurgo, dal greco tomé (taglio orientato e preciso), una visione che negli ultimi decenni ha certamente compiuto passi da gigante, offrendoci oggi soluzioni ai tanti mali che ci affliggono completamente sconosciute solo poco tempo fa. Non possiamo che essere riconoscenti e ammirati per questi progressi. Ma non esiste solo una rappresentazione possibile, altre visioni attendono di essere esplorate con altrettanto vigore, visioni forse più consone ad altri e differenti contesti di vita, quali appunto quelli dell’educazione e della cura. Il corpo che abitiamo, infatti, è anche un corpo energetico, magnetico, biochimico, psicologico, spirituale…, in una parola, un corpo relazionale.

    Il corpo relazionale, che potremmo definire come lo spazio che si apre fra me e te, è l’oggetto di questo libro. Che cosa abita questa distanza? Che cosa succede quando alla parola, pur senza rinunciarvi, si associa il contatto corporeo? Quali cambiamenti produce il toccare, quali emozioni, quali sentimenti? Come disporsi ed educarsi all’ascolto di un corpo che parla, che è cosa ben diversa da un corpo parlato da altri linguaggi?

    Il desiderio e la mancanza di un adeguato spazio di sovraesposizione del dato dell’esperienza corporea in ambito educativo, ha portato chi scrive a dare vita, circa quindici anni fa, a una disciplina, la pedagogia del corpo (www.pedagogiadelcorpo.it), che è oggi insegnata in corsi universitari e in master accademici e di alta formazione professionale rivolti a futuri educatori, formatori, counselor, analisti, terapeuti.

    Imparare a stare con il proprio corpo in una relazione viva equivale a ridare voce a sensibilità e saperi per molto tempo sacrificati sull’altare di una presunta razionalità. Il riferimento al corpo può segnare il passaggio da un modello di conoscenza speculativo e astratto a uno caratterizzato dall’adesione partecipata: il superamento della divisione fra teoria e pratica a favore di una visione integrata di una teoria come azione.

    Il corpo connette: riunifica qui e ora, riattualizzandole, esperienze il cui significato è già presente nella sintassi del suo racconto. Un esempio in forma di domanda: In che modo baciate? (ovvero, da quale parte inclinate il capo quando vi apprestate a farlo?). Per la maggior parte di voi, che starà ora mimando l’inclinazione a destra della testa, può essere illuminante scoprire che ciò si connette con la tendenza preferenziale del feto ad assumere tale posizione all’interno del ventre materno.

    Per far vivere il corpo nelle relazioni occorre osservarlo e permettergli di agire. E naturalmente sviluppare un pensiero per comprenderlo (senza precederlo, senza sostituirlo) che si alimenti di una consonante qualità. Ben lungi, quindi, dal volere semplicemente giustapporre un altro sapere ai molti già esistenti, la pedagogia del corpo intende rivisitare criticamente gli abituali scenari dell’educazione e della cura, dove il corpo risulta spesso assente o imbrigliato, semplicemente parlato (teorizzare senza incorporare è uno dei grandi limiti del sapere accademico), per integrare saperi ed esperienze abitualmente separati. La formazione corporea all’educazione e alla cura è preparazione a una presenza, a una competenza a esserci. Essa intende far emergere un particolare stile educativo e formativo fondato sulla narrazione e sulla memoria, su certe ritualità, sulla scelta attenta dei luoghi, delle parole, dei gesti, delle posture, dei silenzi.

    In questa direzione muove anche la riflessione del testo che segue, il cui principale pregio consiste, a mio avviso, nel cercare di indicare setting e strategie d’intervento nuove, legate soprattutto al counseling di matrice gestaltica, a partire dalla notevole esperienza maturata dall’autore rispetto alla dimensione del massaggio, intesa nel suo senso più ampio e profondo, come ben documentata nel suo precedente lavoro, Il Massaggio del Sé©.

    Toccare è essere toccati. Il con-tatto che caratterizza chiunque si approcci all’altro in una pratica di cura fa entrare il terapeuta in una relazione segnata da un’imprescindibile e intima reciprocità. La mano è il cervello dell’uomo, sentenziava Kant. Grazie alla liberazione della mano dalla locomozione quadrupedica, quale conseguenza della conquista della posizione eretta nel corso della sua evoluzione, la specie umana ha potuto da subito manipolare utensili, e poi oggetti via via sempre più sofisticati. Questa straordinaria capacità e sensibilità manuale, oggi lo sappiamo, è all’origine dello sviluppo della neocorteccia, del pensiero simbolico e di tutte le facoltà della coscienza proprie dell’Homo Sapiens Sapiens. Il sentire e il sapere che passano attraverso il contatto, applicati nell’ambito della consulenza e della terapia, aprono a nuove possibilità di pensare e praticare la relazione d’aiuto. Non a caso, l’arte del massaggio è qui coniugata con una conoscenza psicologica e psicoterapeutica altrettanto ampia, nonché con saperi riconducibili a tradizioni spirituali di altre culture, mostrando come sia possibile integrare nel lavoro di cura mente e corpo, dimensione razionale e spirituale, nel tentativo di superare il tradizionale modello che vede affidata alla sola parola il compito di far emergere il vissuto profondo di colui/colei che intraprende un qualsivoglia percorso di guarigione. Che è sempre, innanzitutto, un viaggio affascinante e misterioso nella conoscenza di sé.

    Ivano Gamelli

    Docente di Pedagogia del corpo

    Università di Milano-Bicocca

    PREMESSA

    A questo punto, diventa straordinariamente facile comprendere la nostra vita: comunque siamo, non potevamo essere altrimenti. Niente rimpianti, niente strade sbagliate, niente veri errori. L’occhio della Necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere.

    J. Hillman

    Alla malattia viene notoriamente associata una connotazione negativa, riconducibile alla paura e alla sofferenza. Eppure, in un certo senso, essa rappresenta una delle forme possibili dell’esistere, una declinazione rispetto al modo sano e benefico di relazionarsi con l’ambiente. Ricerche scientifiche condotte su un campione di malati psichiatrici hanno dimostrato che esiste qualcosa di comune e somigliante tra una persona sana ed una malata e che, in entrambi gli stati, è presente una miriade di contrastanti sfumature che rende permeabile il confine che li tiene distinti. L’evoluzione è un processo dinamico che implica una modificazione costante dello status quo. Con l’avvento dell’Esistenzialismo si è diffusa la consapevolezza che, rimanere ancorati a modelli rigidi, non lascia nessuna strada aperta al cambiamento. Gradualmente, il focus si è spostato dalla malattia alla possibilità di sviluppare la capacità di contattare i propri bisogni e desideri. Il disagio non è più tanto considerato una forza negativa o una barriera da rimuovere, quanto un’opportunità creativa per affrontare, in modo sostenibile, le situazioni avverse della vita.

    Quando l’uomo oppone resistenza all’ambiente circostante adotta un tipo particolare di comportamento, quello che si adatta in modo più adeguato alla sua struttura psicofisica, ovvero quello che gli permette di raggiungere il risultato migliore. Il disagio insorge quando l’adattamento è una risposta ispirata ad un copione stereotipato, richiamata inconsapevolmente in tutte le situazioni che presentano condizioni analoghe. Il disagio è una spia che esprime, in forma simbolica, la voce del Sé. Esso è parte integrante dell’identità dell’uomo e non va trattato come un qualcosa da eliminare, come qualcosa di deviante rispetto ad un ideale stato di purezza interiore. Le tendenze più recenti della scienza nel campo della biologia e della fisica postulano l’esistenza di un sistema di auto-organizzazione. In particolare, gli scienziati Maturana e Varela hanno evidenziato come l’autoreferenza e l’autopoiesi siano processi primari e naturali in ogni sistema, sia vivente che non vivente. Questi stessi elementi si ritrovano anche nel campo della relazione d’aiuto.

    La prima fase del processo di aiuto è auto-referenziale ed è concentrata sull’auto-analisi. Siamo ancora distanti dalla fase di interpersonalità matura che è l’obiettivo finale del processo di facilitazione stesso. Le prime battute del processo implicano che il cliente prenda le distanze dai suoi meccanismi di transfert, dalle sue proiezioni e dalla sua dipendenza, non soltanto all’interno dello spazio consulenziale, ma anche nella vita quotidiana. Il cliente, maggiormente focalizzato su se stesso, piuttosto che sulla relazione, è più attento a ciò che pensa di sé, piuttosto che a ciò che gli altri pensano di lui. Tuttavia, anche il contatto con gli altri migliora. Migliora per certi aspetti anche il piano empatico, il riconoscimento delle emozioni altrui, che è la cifra che differenzia, in senso positivo, il narcisismo dalla maturità. Il contatto sano richiede un certo livello di empatia e di maturità. In questa prima fase del processo, il contatto fisico acquista la connotazione di capacità matura di entrare in relazione con l’Altro.

    Questo nuovo approccio ha un’ulteriore conseguenza: viene valorizzata l’importanza di vivere nel momento presente. La stessa esperienza della relazione d’aiuto ad approccio corporeo si inquadra in quest’ottica, non semplicemente come evento preparatorio e finalizzato ad un risultato, ma come esperienza che ha valore di per sé, nel momento stesso in cui viene vissuta. Nella metafora dell’albero, un seme accudito amorevolmente, in un terreno fertile, sarà in grado di estendere radici profonde nel sottosuolo e una bella e folta chioma all’esterno, espressione massima delle potenzialità individuali all’interno della propria bio-diversità.

    Il ricordo del primo massaggio che ho ricevuto ad Esalen da Kathleen O’Shaughnessy resta indelebile nella memoria della mia pelle. Nonostante gli anni trascorsi, la sensazione delle sue mani, profondamente radicate nel suo cuore, vive, si rinnova continuamente e mi induce a ricercare quel tipo di contatto nelle situazioni della vita quotidiana. La mia ricerca sulle complesse implicazioni del contatto umano, ed in particolare del massaggio, si è ispirata a quella originaria ed illuminante esperienza. Il Massaggio del Sé© è una sintesi creativa ed innovativa di un insieme di tecniche che ho appreso nel corso della mia esperienza formativa e professionale. Nel protocollo che ho messo a punto, si fondono il Massaggio svedese, il Massaggio californiano, il Massaggio sensitivo gestaltico e tutte le influenze dei maestri che hanno dedicato la loro vita al corpo e al risveglio sensoriale. Ciò che differenzia il Massaggio del Sé© dagli altri tipi di massaggio è la ricchezza dei contenuti filosofici, scientifici e spirituali di cui esso è portatore. Rappresenta una personale sintesi integrata, frutto di trent’anni di esperienza nel campo del counseling psicocorporeo e supportata da solide teorie e da sperimentazioni scientifiche condotte in numerosi e diversi campi del sapere. Una confluenza di contributi diversi che tendono verso una conoscenza autentica dell’uomo e diretta al suo benessere. Per il counselor, l’intervento somatico rappresenta una vera e propria meditazione, un momento ed uno spazio in cui la mente si calma, pienamente presente con l’Altro nel qui ed ora; uno stato di quiete che favorisce la libera espressione delle sue naturali intuizioni.

    Da un punto di vista filosofico, i due aspetti fondamentali, da monitorare costantemente per l’intera durata del processo, sono la presenza piena ed empatica del counselor corporeo e la centralità della persona trattata. Uno degli insegnamenti che più hanno inciso sulla mia formazione professionale è stato il costante incoraggiamento ad assumere una chiarezza interiore, un riallineamento energetico ed un recupero del mio personale centro. In questo modo, ho imparato a nutrire l’Altro entrando profondamente in contatto con la sua anima incarnata. Una delle ragioni fondamentali che mi hanno spinto verso lo studio della relazione di counseling gestaltico ad approccio corporeo è l’importanza che la Gestalt riconosce all’intuizione, motore costante della mia ricerca personale e professionale. La Terapia Gestalt, pur affondando le sue radici in un terreno di autorevoli e solide teorie scientifiche, trasversali ed appartenenti a campi diversi del sapere, attribuisce alla comprensione intuitiva un valore fenomenologico fondamentale e si sviluppa per il tramite di un’esperienza responsabile e consapevole, vissuta nel momento presente, nel qui ed ora della relazione umana. In linea con questi principi, il senso autentico del Massaggio del Sé© risiede, non tanto nella tecnica o nello stile con cui esso viene eseguito, quanto nella qualità del tatto che deriva dalla capacità di essere contemporaneamente centrati in se stessi e ben sintonizzati con il cliente e con i messaggi non verbali che egli inconsapevolmente invia.

    È un tipo di contatto che modifica sostanzialmente la qualità delle esperienze umane, connotandole da un punto di vista spirituale. Il massaggio è un prezioso pretesto relazionale che utilizza il contatto fisico a fini evolutivi. La modalità del massaggio spinge inizialmente verso la regressione, per andare a recuperare le energie potenziali racchiuse nel nucleo del Sé, temporaneamente bloccate a scopo difensivo. La qualità del contatto con cui si interviene a sostegno del Sé, in questo naturale e delicato processo, è il filo rosso di questo libro. L’esperienza del contatto è determinante per la crescita evolutiva dell’individuo adulto e per rafforzare la sua capacità di entrare efficacemente ed efficientemente in relazione con il mondo esterno: quanto più quest’esperienza è positiva, tanto meglio ci si rapporta con il mondo. Come dimostrato scientificamente, il contatto empatico ha una funzione fondamentale nello sviluppo umano, fin dai primissimi istanti di vita nel grembo materno. Il contatto epidermico promuove cambiamenti neurali, ghiandolari, muscolari e mentali ed è principalmente attraverso esperienze tattili che si sviluppa ciò che viene comunemente chiamato sentimento. Ciò che ha maggiormente ispirato il mio lavoro è l’intuizione di quanto sia importante, a livello psicologico ed organico, una sana Pulsazione-del-Sé per un felice incontro dell’individuo con l’ambiente esterno e tale intuizione è stata successivamente confortata da un’ampia letteratura scientifica sugli effetti benefici del contatto. Il ritmo di questa Pulsazione definisce la qualità del contatto fisico, psichico, emotivo, intimo che la persona ha con se stessa e con gli altri. La Pulsazione-del-Sé è un movimento circolare che si muove tra due polarità: Pulsazione verso il nucleo e Pulsazione verso la periferia. Essa pervade trasversalmente le diverse modalità di sostegno psicofisico da me esplorate nel corso della mia esperienza professionale e ampiamente divulgate nel mio precedente libro Il Massaggio del Sé©. Questo testo si prefigge di evidenziare ulteriormente la qualità del contatto, definibile come elemento che differenzia i numerosi approcci corporei e che, all’interno del medesimo approccio ne determina l’esito. La qualità del contatto dipende dalla misura in cui si è in grado di intervenire sul ritmo naturale della Pulsazione-del-Sé, rendendolo fluido, spontaneo e naturale.

    PARTE I

    ANTROPOLOGIA E FENOMENOLOGIA DEL CONTATTO UMANO

    1

    LA TERAPIA GESTALT NEL PROCESSO DI COUNSELING CORPOREO

    La Terapia della Gestalt, anche se formalmente si presenta come un tipo specifico di psicoterapia, si fonda in realtà su principi che possiamo considerare come una solida forma di vita. In altre parole, è innanzitutto una filosofia, uno stile di vita.

    W. Kempler

    Ritengo sia utile, in questa sede, richiamare i principi teorici fondamentali della Terapia Gestalt, in quanto hanno costantemente ispirato la mia attività professionale e di ricerca. Prima di illustrarli da un punto di vista scientifico, vorrei condividere con il lettore la mia personale intuizione di come la Terapia Gestalt non rappresenti soltanto una teoria, ma un modo dell’individuo di esistere nel mondo. Il continuum di consapevolezza, la naturalezza dei processi, la capacità dell’uomo di autodeterminare la propria guarigione, temi già tanto cari alla psicologia umanistico-esistenziale e transpersonale cui la Gestalt attinge, fanno da sfondo alle tecniche di intervento corporeo ed ai processi cognitivo-simbolici che hanno luogo all’interno della relazione empatica di sostegno, sostanziandoli di una qualità trasformativa particolarmente efficace. Il focus della Terapia Gestalt non è l’azione fine a se stessa, quanto piuttosto il fare esperienza, attraverso i sensi, imparando a riconoscere e a gestire creativamente l’esistenza con tutte le sue complessità. La Terapia Gestalt nasce per rispondere a questo forte bisogno umano ed integra nel suo approccio contributi diversi delle scienze umane, con un’attenzione particolare al corpo e al contesto fenomenologico della relazione. La sua impostazione sottolinea l’impossibilità di ridurre la relazione di sostegno ad un piano puramente teorico e cognitivo.

    ESERCIZIO

    Fantasia guidata per agevolare la chiusura di una Gestalt

    Mettetevi in una posizione comoda e normalizzate la respirazione. Chiudete gli occhi per entrare più agevolmente in contatto con ciò che sta accadendo dentro di voi, sia in termini di sensazioni fisiche, che di emozioni e di sentimenti. Non fatevi rapire dai vostri pensieri. Semplicemente osservateli e siatene consapevoli. Adesso immaginate di tornare indietro, ad una esperienza sgradevole che vi è accaduta di recente. Sperimentate i sentimenti negativi che tale esperienza vi ha procurato e percepiteli nel silenzio del momento presente. Lasciatevi attraversare dalle sensazioni, osservatele, percepitele a livello corporeo. Probabilmente, vedrete emergere qualcosa che avreste voluto dire o fare e che non avete fatto o detto. Immaginate ora di rivivere quella stessa esperienza e dite o fate ciò che avreste voluto. Osservate ciò che accade. Adesso, immaginate di essere la persona a cui avete appena detto o fatto le cose che erano rimaste in sospeso. Calatevi in questa persona e osservate come vi sentite in conseguenza del vostro comportamento. Nella vostra mente, impersonate ora l’uno ora l’altro attore e portate avanti il dialogo tra i due interlocutori. Osservate ciò che accade. Ascoltate le vostre sensazioni fisiche ed emotive, relative a ciò che state sperimentando.

    Ora, riaprite gli occhi e riprendete contatto con la realtà. Mettetevi comodi e condividete l’esperienza in prima persona, utilizzando il tempo verbale presente, che equivale a raccontarla come se stesse accadendo nuovamente. Chi ascolta, alla fine del racconto, darà il suo feedback, soprattutto emozionale.

    Nella relazione di facilitazione, così come nella vita quotidiana, l’obiettivo è il cambiamento in termini evolutivi. Il processo che ne consente la realizzazione è per sua natura dinamico, quindi non ancorabile a rigide teorie scientifiche, ma ad approcci esperienziali che, pur confermati scientificamente, si adattano al contesto e si evolvono continuamente.

    Fin dall’avvento del movimento filosofico esistenzialista, fu evidente che non sarebbe più stato possibile applicare rigidamente modelli precostituiti, concepiti a compartimenti stagni, in quanto ostacolanti l’apertura creativa al cambiamento e all’auto-guarigione, cui l’individuo è predisposto per natura. Nel corso del XX Secolo c’è stata una tendenziale convergenza verso l’integrazione e il riconoscimento del potere intrinseco dell’uomo di tendere al benessere ed al soddisfacimento dei bisogni e dei desideri autentici.

    FASI DI INTERVENTO TERAPEUTICO

    Wilhelm Reich, fondatore della vegetoterapia, ha individuato tre fasi di intervento terapeutico: psicoterapia corporea, orientamento psicosomatico e approccio funzionale.

    ✓  La psicoterapia corporea – L’Analisi bioenergetica utilizza, nel processo interpretativo, l’inscindibile unità corpo-mente. Nella sua Analisi del carattere, Reich pone l’attenzione alla qualità di tutte le forme espressive, sia corporee che verbali; la storia personale del paziente gioca un ruolo fondamentale nella comprensione del suo comportamento ed il primato spetta alla comprensione dell’esperienza su un piano analitico.

    ✓  Il lavoro di tipo psicosomatico – Esso si basa sulla comprensione del rapporto tra psiche e soma e della loro reciproca influenza. Questo approccio evidenzia come ciò che accade in ambito psichico abbia ripercussioni tangibili sul corpo. Si tratta di un lavoro connotato da una forte espressione emozionale, funzionale al rilascio di blocchi muscolari e allo scarico delle energie trattenute nella corazza.

    ✓  L’approccio funzionale – Esso rappresenta l’ultima fase della sperimentazione reichiana. A questo punto, Reich tende verso una comprensione olistica delle funzioni energetiche che animano l’ambiente e gli individui. Tutto in natura è permeato della stessa energia. Ciò che appartiene alla psiche non è altro che una manifestazione di tale flusso primario ed è pertanto sul flusso che occorre intervenire, piuttosto che sul sintomo. A differenza dell’approccio psicosomatico, il cui focus è rappresentato dal rapporto tra psiche e corpo, nell’approccio funzionale l’attenzione è rivolta al funzionamento energetico nel suo insieme complesso, che permea tutte le strutture fisiche e psichiche, riflettendosi sui comportamenti.

    Questa nuova impostazione esistenziale valorizza l’importanza di vivere una vita piena nel momento presente, senza rimandare la felicità ed il benessere ad un futuro più o meno imminente. Spesso, l’esperienza quotidiana si riduce ad una serie di eventi preparatori verso qualcosa che ci auspichiamo produrrà benefici successivamente. Tuttavia, nel momento dell’agognata ricompensa, l’inevitabile impossibilità di controllare gli eventi esporrà l’individuo ad un senso di profonda frustrazione. Nella relazione d’aiuto ad approccio corporeo, il counselor ed il suo cliente lavorano insieme per riqualificare il qui-ed-ora. Il momento presente deve ri-acquistare quell’originario valore intrinseco, che svincolerà la persona dal bisogno di conferma da parte di un referente esterno.

    L’individuo ha un’innata capacità di cogliere ed organizzare le sensazioni elementari che l’ambiente in cui vive gli trasmette come un insieme dotato di senso e la cui struttura emerge da uno sfondo. È da questo sfondo, significativo ed energeticamente potente, che prendono forma i significati umani.

    Il termine Gestalt significa struttura-forma e rappresenta il processo morfogenetico di progressiva configurazione delle esperienze nel percorso evolutivo. Questo processo riguarda tanto la trasformazione degli elementi inorganici, da semplici a complessi, quanto l’evoluzione delle strutture organiche e di pensiero. In natura, un’attenzione profonda e consapevole al fenomeno ha, come risultato, la possibilità di entrare in contatto con l’essenza che lo sostiene.

    La Terapia Gestalt è nata dalla sintesi di innovativi e poliedrici apporti scientifici. Tra gli innumerevoli contributi teorici e sperimentali cui la Gestalt si è ispirata, vi sono la Teoria del Campo di K. Lewin, il concetto di Autoregolazione Organismica di K. Goldstein, il pensiero differenziale di S. Friedlander, la Semantica Generale di A. Korzybsky, la teoria dei bisogni di R. May e A. Maslow. Tra gli apporti metodologici è importante ricordare lo Psicodramma, la Sensory Awareness, la visione olistica di J. Smuts e la prassi terapeutica non invasiva proposta da C. Rogers. In particolare, J. Smuts propone esercizi di Concentrazione terapeutica che stimolano il silenzio interiore per una maggiore presenza nel vissuto corporeo.

    I punti fondamentali che definiscono l’impianto teorico della Gestalt, peraltro figli della forte eredità ricevuta dalla psicologia umanistico-esistenziale e dalla fenomenologia, fanno riferimento all’esperienza autentica e condivisa nel momento presente:

    ✓  Il potere è nel presente.

    ✓  L’esperienza è centrale.

    ✓  Il counselor è parte integrante dell’esperienza.

    ✓  L’intervento di sostegno è utile a tutti coloro che vogliono avere una maggiore consapevolezza di loro stessi e dare una direzione positiva alla propria vita.

    ✓  Il concetto di malattia lascia spazio a quello di guarigione, in un’ottica evolutiva e di crescita personale.

    Fritz Perls è considerato il fondatore della Terapia Gestalt. Egli ha importato, in ambito terapeutico, i principi di questo originale approccio, rivoluzionando la tradizionale impostazione di quei tempi ed arricchendo di nuova linfa la sua stessa formazione iniziale, di matrice psicoanalitica. Da un punto di vista puramente filosofico, egli si ispira ai concetti dell’esistenzialismo con cui la Terapia Gestalt condivide alcuni fondamentali presupposti:

    ✓  Il primato del vissuto concreto sugli elementi astratti dell’esperienza.

    ✓  L’unicità dell’esperienza umana, mai completamente assimilabile a modelli sociali predefiniti.

    ✓  La responsabilità intesa come possibilità per l’individuo di scegliere indipendentemente dai condizionamenti oggettivi, sia biologici che socio-ambientali.

    ✓  L’enfasi sulla consapevolezza, più che sulla conoscenza intellettuale.

    ✓  La valorizzazione dei vissuti corporei come veicolo di conoscenza e di radicamento nel momento presente.

    ✓  La fiducia nei processi di autoregolazione dei funzionamenti organismici e la tensione verso l’autorealizzazione del Sé.

    ✓  La prevalenza dell’immanenza sulla trascendenza.

    Le sue collaborazioni nel campo della psicanalisi sono state numerose ed autorevoli. Fra l’altro, F. Perls è stato allievo di Ferenczi ed ha collaborato con W. Reich ad un progetto su nuove modalità per favorire la presa di contatto con i blocchi della corazza muscolare. All’interno di questa cornice, il corpo assume un valore fondamentale, grazie al suo linguaggio diretto, all’assenza di filtri comunicativi, all’autenticità e alla complessità dei messaggi che esprime. Agisce oltrepassando il potere manipolativo delle parole che sono, spesso, l’espressione di rappresentazioni sociali autoimposte e di modelli relazionali stereotipati. Uno degli elementi innovativi introdotti da Perls riguarda l’utilizzo, nel processo analitico, delle leggi della percezione, mutuate dalla Psicologia della Forma.

    Al centro dell’indagine vengono poste le dinamiche di figura e sfondo, due realtà tra loro dinamicamente interconnesse che organizzano il campo percettivo umano. I concetti di figura e sfondo sono stati introdotti da Edgar Rubin, che ha messo in risalto come la figura emergente rappresenti il focus dell’attenzione e sia caricata di una maggiore energia che dà sostanza e significato alla relazione tra l’oggetto e l’osservatore. Lo sfondo rappresenta il resto del campo visivo ed è caratterizzato da elementi che l’osservatore, con il suo vissuto, connota di qualità affettive. La tendenza a privilegiare figura o sfondo come focus dell’attenzione, non è casuale. In condizioni di normalità e di salute psicofisica, il contatto con lo sfondo del campo di esperienza viene mantenuto aperto e fluido. Questo evita, alla persona, di irrigidirsi su elementi disfunzionali che interrompono il suo percorso evolutivo. Perls utilizza intenzionalmente la frustrazione, invitando il cliente a focalizzarsi su esperienze o emozioni negative, che egli volutamente evita di far emergere in primo piano, ma che sono cariche di significato. Questo senso di frustrazione è considerato da Perls un portatore di grandi potenzialità per il cliente.

    All’interno della Terapia Gestalt e del Counseling ad orientamento gestaltico, l’osservazione, la valutazione ed il trattamento sono considerati come parti di un procedimento unificato. Da un punto di vista fenomenologico, il processo che conduce alla formazione del significato della relazione

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