Delirium: Cronaca di un’ossessione
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Anteprima del libro
Delirium - Gabriele Chiarolanza
Delirium
Cronaca di un’ossessione
Gabriele Chiarolanza
Meligrana Editore
tmp_4f554a0665c3fbcc26b9438716e2f72d_X5xQeq_html_m2f969d6f.pngCopyright Meligrana Editore, 2021
Copyright Gabriele Chiarolanza, 2021
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868153854
Editing: Giulia Baldini
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
(+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
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Gabriele Chiarolanza
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Delirium
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Gabriele Chiarolanza
Gabriele Chiarolanza è nato nel 1978 a Venezia. Attualmente vive nella provincia di Treviso con la moglie e la figlia piccola. Intrapresa la carriera universitaria a Trieste, presto si è scoperto grande appassionato di storia, in particolare della Prima Guerra mondiale. Con Meligrana ha già pubblicato i romanzi: La Morte attende tranquilla (2018) e La crepa (2019) e i racconti La donna che attendeva il crepuscolo (2020). Gestisce un blog molto seguito: www.scrittureeracconti.com.
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barricata dietro un muro
di silenzio ostinato
Ho un gran bisogno di alzarmi in volo
ma non ho nessun posto verso cui andare
Roger Waters, The Wall
Tutto ciò che devia dalla linea ristretta e cosiddetta
normale rende gli uomini prima curiosi e poi cattivi.
Stefan Zweig, L’impazienza del cuore
1.
Una tranquilla giornata di fine estate
Luca Ferrari stava rientrando a casa quando il telefono squillò. Era una calda e tersa giornata di fine estate, una di quelle giornate in cui il clima sembra voler comunicare a gran voce che nulla può accadere, e perfino la nostra mente sembra avvolta in una vaporosa nuvola di tranquillità.
Luca stava trafficando per trovare la chiave che apriva la porta del suo appartamento, quando udì la suoneria del telefono annunciare una nuova chiamata. Non accadeva spesso che qualcuno gli telefonasse, perciò immaginò subito un qualche problema in arrivo. Magari qualcosa di piccolo e insignificante, giusto una piccola interruzione di quella bella giornata di sole tardo estivo di settembre.
Luca trovò finalmente la chiave e aprì la porta. Non voleva rispondere al telefono lì fuori, nel mezzo del corridoio. Preferiva di gran lunga parlare dentro casa. Le telefonate che era costretto a fare all’esterno lo mettevano sempre a disagio, chissà perché. Non ne aveva mai compreso il motivo, ma le cose funzionavano così. Entrato in casa, richiuse la porta alle sue spalle, buttò la borsa che teneva a tracolla sul divano e armeggiò per estrarre dalla tasca posteriore dei jeans il telefono, che stava ancora squillando. Immaginò fosse sua madre. Spesso capitava che lo chiamasse a quell’ora. Fu molto sorpreso quando vide che non era lei.
Lo schermo diceva: Andrea Lupo. Andrea era un suo caro amico. Non si vedevano tutti i giorni, ma erano sempre in contatto. A volte poteva accadere che non si sentissero per lungo tempo, ma quando si risentivano, era come se fossero trascorsi una decina di minuti soltanto. Riuscivano sempre a riprendere il filo dei discorsi e dei pensieri con facilità, loro due.
Era Andrea, dunque. Prima che Luca potesse domandarsi cosa l’amico potesse volere da lui, il telefono smise improvvisamente di squillare. Luca imprecò. Aveva perso tempo armeggiando con le chiavi e così Andrea aveva messo giù. Una sensazione strana si impadronì di Luca. Era inconsueto, infatti, che il suo amico avesse scelto di telefonargli. Di solito usavano i messaggi di testo per comunicare, poiché entrambi non amavano conversare al telefono e preferivano, quando era possibile, incontrarsi di persona.
Luca evitò di perdere tempo a porsi mille domande. Aperta la rubrica del telefono, individuò subito il nome di Andrea e lo richiamò. Dopo tre o quattro squilli Andrea rispose.
Sì? Luca?
Ciao Andrea. Sì, sono io. Non ho fatto in tempo a rispondere alla chiamata poco fa.
Ah sì, certo. Non preoccuparti. Non fa niente.
Di nuovo quella sensazione strana. Il tono di voce di Andrea aveva una sorta di vibrazione anomala. Pareva perfettamente normale, ma qualcosa non quadrava. Ormai Luca conosceva bene il suo amico, per non accorgersene. Era come se Andrea tentasse di dissimulare la tensione che scaturiva dalle sue parole. Pareva che una strana elettricità balzasse fuori dalla sua voce apparentemente pacata.
Come mai mi hai chiamato?
Luca si sforzò di non incalzare Andrea e di tenere a freno i suoi dubbi.
Ho bisogno di parlarti
disse Andrea, nascondendo a fatica la propria inquietudine.
Va bene, dimmi pure
lo esortò Luca, camminando su e giù nel salotto mentre gettava delle occhiate fuori dalla finestra, per stemperare la tensione.
Una calda e innocua giornata tardo estiva di sole. Luca percepì un segnale di allarme nella sua mente. Un rumore cupo, come quello del brontolio lontano di un tuono in arrivo. Qualcosa non andava, ora ne era quasi certo.
No, meglio parlare di persona. Senti Luca, posso fare un salto da te? Diciamo tra dieci o quindici minuti?
Il tuono si avvicinò pericolosamente. Doveva essere successo qualcosa. Andrea non gli avrebbe mai telefonato per chiedergli di vederlo con così breve preavviso, se non ci fosse stata una ragione valida.
D’accordo, vieni pure. Ti aspetto tra dieci minuti.
Luca udì la sua voce come se provenisse da lontano. Allo stesso tempo, mentre diceva ad Andrea di andare a casa sua, il rombo del tuono si fece ancora più forte e tetro. Fuori dalla finestra, il sole iniziava la sua parabola discendente nel cielo terso della sera incipiente. Il contrasto tra la serenità dell’atmosfera di quella giornata e il tuono minaccioso nella sua mente, colpì Luca come se qualcuno l’avesse improvvisamente spinto con forza, fino a farlo quasi cadere a terra.
Intanto che attendeva l’arrivo dell’amico, Luca si diede una sciacquata alla faccia per ritrovare un minimo di tranquillità. Forse, dopo tutto, la sua inquietudine era fuori luogo. A conti fatti, poteva anche darsi che la ragione per la quale Andrea desiderava vederlo non fosse tanto rilevante. Magari, dopo tutto, non c’era nulla di grave per cui allarmarsi tanto. Sì, le cose potevano benissimo stare così, meditò Luca andando a sedersi sul divano. Meglio evitare preoccupazioni eccessive, almeno finché Andrea non gli avesse spiegato esattamente il motivo di quell’incontro imprevisto.
Luca si era calmato un poco quando il campanello suonò, facendogli prendere un piccolo spavento. Era talmente assorto nei suoi pensieri, da non essersi avveduto che i quindici minuti, entro i quali il suo amico sarebbe dovuto arrivare a casa sua, erano quasi terminati.
Alzatosi dal divano, Luca andò al citofono.
Andrea? Sei tu?
Sì Luca, sono io.
Luca premette il pulsante per aprire il portone d’ingresso, in attesa di sentire i passi del suo amico in corridoio. Dopo una manciata di secondi li udì e spalancò la porta.
Eccomi qui
disse Andrea, entrando. Scusami per lo scarso preavviso, ma era importante.
Luca richiuse la porta, pensando che il tonfo prodotto dall’uscio somigliasse pericolosamente a quello di un tuono molto vicino.
Scuotendo la testa, disse: Prego, accomodati e spiegami cosa sta succedendo.
Andrea prese posto su una poltrona, mentre Luca tornò a sedersi sul divano.
Luca fissò Andrea nel tentativo di leggere un segno qualsiasi di tensione o angoscia sul suo viso. Non vide nulla di troppo palese, ma i tratti del volto del suo amico parevano più seri del solito.
Andrea taceva come se non sapesse