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In fuga da te: Harmony Collezione
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In fuga da te: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

In fuga da te: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Seduzione italiana 1/3
Tre uomini uniti da oscuri segreti di famiglia, che nessuno osa sfidare. Tranne le donne che hanno scelto di stare al loro fianco.

Nel disperato tentativo di sfuggire al passato, Grace Holden ha vagabondato come una fuggiasca dando alla luce la propria bambina da sola. Ma tutti i suoi sforzi non sono serviti a nulla dal momento che Luca è riuscito ugualmente a rintracciarla.

Grace aveva giurato che sua figlia non sarebbe cresciuta all'ombra della famiglia di suo marito, ma in fondo doveva sapere che nessuno riesce a sfuggire a Luca Mastrangelo. E adesso che è tornata a essere in suo potere, si accorge che l'irrefrenabile desiderio che li aveva uniti non è scomparso, ma anzi li può aiutare a costruire un futuro insieme.
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2020
ISBN9788830522848
In fuga da te: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    In fuga da te - Michelle Smart

    successivo.

    1

    Grace scese le scale a piedi nudi e, ancora insonnolita, digitò il codice del segnale d'allarme per disattivarlo. Una volta soltanto se n'era dimenticata e quando era entrata in cucina era scoppiato un baccano peggiore di quello che avrebbero potuto causare dozzine di galline che becchettavano ovunque.

    Sbadigliando mise sul gas il bollitore.

    Caffè. Ne aveva proprio bisogno. Una forte dose di caffeina e tanto zucchero.

    Mentre aspettava che l'acqua bollisse scostò le tende della porta posteriore e guardò fuori. Per un attimo fu accecata dalla luce del giorno. Strizzò gli occhi e scorse uno spesso strato di ghiaccio che ricopriva il giardino. Era sufficiente guardarlo per rabbrividire. Lasciò ricadere subito la tenda.

    Sempre rabbrividendo avviò il computer che era sul tavolo di cucina, poi versò il caffè e stava per portare alle labbra la tazzina quando squillò il campanello.

    Il brivido che la percorse non aveva niente a che fare con il freddo all'esterno, era un brivido che le penetrò nelle ossa.

    Il cuore batteva impazzito, al punto che le mani tremarono e rovesciò parte del caffè.

    Con una smorfia si asciugò la mano nella vestaglia poi da un cestino sul mobile prese la pistola nascosta sotto una pila di tovaglioli.

    Il campanello squillò una seconda volta.

    Adesso il computer era funzionante. Cliccò sull'icona connessa alle telecamere di sorveglianza che controllavano il perimetro della casa. Lo schermo si divise in quattro settori. Solo quello in alto a destra mostrava qualcosa di anomalo.

    Non riconobbe la figura minuta avvolta in un parka, con un cappello di lana sul capo e una sciarpa coordinata attorno al collo. La donna stringeva al petto una borsa, senza dubbio nel tentativo di tenersi calda.

    Combattuta tra la diffidenza nei confronti degli estranei e la compassione per quella povera donna gelata, Grace si avvicinò alla porta d'ingresso e scostò di poco la tendina. La vista era difficoltosa a causa del vetro ghiacciato. Tenendo in mano la pistola, aprì i tre chiavistelli e allentò la catena di sicurezza, poi aprì la porta di quel tanto che consentiva la catena ancora agganciata.

    «Mi scusi se la disturbo» esordì la donna battendo i denti. Mostrò il proprio cellulare. «La mia macchina non parte più. Mi permette di usare il suo telefono per chiamare mio marito? La prego, non c'è segnale sul mio cellulare.»

    Non c'era da sorprendersi, pensò Grace. In quel piccolo villaggio spesso mancava il segnale. Per fortuna il suo gestore forniva una linea quasi sicura.

    Studiò la sconosciuta a lungo. Era minuta, il viso arrossato dal freddo.

    Razionalmente sapeva che quell'estranea non costituiva una minaccia, eppure...

    Eppure valutò tutte le buone ragioni per cui non avrebbe dovuto farla entrare in casa.

    Quando aveva quasi deciso di sbattere la porta in faccia alla sconosciuta e indirizzarla alla fattoria alla fine della strada, si rese conto di non potere mancare di carità fino a quel punto. Sarebbero stati almeno dieci minuti di cammino per quella povera donna.

    Sei stupida e paranoica. Ti nascondi da troppo tempo. Non riesci neppure ad aprire la porta senza aspettarti un'imboscata.

    Tolse la catena e aprì la porta.

    «Grazie mille...» mormorò la donna pulendosi i piedi sullo zerbino. «Cominciavo a temere di non trovare nemmeno un'ombra di civiltà. Le strade qui attorno sono terribili.»

    Grace esibì un sorriso forzato poi chiuse la porta. Il gelo era già entrato in casa, contemporaneamente a una sensazione di disagio che cercò di ignorare.

    «Il telefono è lì» disse alla donna indicando il tavolino di fronte alla porta d'ingresso. «Chiami pure.»

    La donna alzò il ricevitore e fece la telefonata parlando a voce molto bassa.

    Una conversazione che si protrasse per diversi minuti. Una volta conclusa, posò il ricevitore e sorrise a Grace. Il sorriso non raggiunse però gli occhi. «Grazie mille. Adesso me ne vado.»

    «Se vuole aspettare qui suo marito...» la invitò Grace, non sopportando l'idea che qualcuno aspettasse fuori con quel freddo.

    «No, non è necessario. Verrà subito.» La donna posò la mano sulla maniglia. «Ne sono certa. Grazie ancora.» Uscì e percorse il vialetto senza voltarsi.

    Perplessa, Grace rimase a osservarla qualche secondo mentre si allontanava velocemente, poi chiuse la porta.

    Rabbrividì.

    Le si rizzarono i peli sulla nuca e le ci vollero alcuni secondi per rendersi conto che si trattava di un avvertimento inconscio e non di una pura reazione fisica.

    Qualcosa non...

    Scioccata drizzò le orecchie. La casa era immersa nel silenzio più totale.

    Sei stupida. Sei paranoica.

    Al contempo però qualcosa nel comportamento della donna la metteva in allarme. Avviandosi verso la cucina non faceva che pensare a come se ne fosse andata di tutta fretta...

    Lo shock provato allo squillo del campanello non era minimamente paragonabile al terrore che la colse nel trovare quell'imponente, splendido individuo nella sua cucina, con due gorilla a fianco.

    Senza togliere gli occhi da Grace, l'uomo ordinò ai due di aspettarlo in macchina.

    I gorilla se ne andarono subito uscendo dalla porta posteriore, quella stessa porta che pochi minuti prima era chiusa a chiave.

    «Buongiorno, bella.»

    Bella. Il modo come quella parola gli era fluita dalle labbra come una carezza la paralizzò. Il cuore batté impazzito, un ricordo che riprendeva vita al suono della sua voce. Una voce ricca, con un marcato accento siciliano che rendeva musicale il suo inglese.

    La paralisi fu sostituita da un'immediata scossa di energia, che le schiarì la mente dalla nebbia che l'aveva avvolta. Senza distogliere lo sguardo da lui, estrasse dalla tasca la pistola.

    «Hai cinque secondi per andartene.»

    Luca si limitò ad aggrottare un sopracciglio. «Oppure... cosa? Mi spari?»

    «Non muoverti» ordinò lei sbarrando gli occhi quando lui avanzò di un passo. «Stai indietro!»

    Sarebbe potuto risultare divertente il fatto che Luca, con una pistola puntata contro, fosse del tutto tranquillo mentre lei, con l'arma in mano, tremava di paura.

    Ma Grace dubitava che lui avesse mai provato paura in tutta la sua vita.

    Non doveva permettere che il panico assumesse il controllo della mente. Aveva sempre saputo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Ed era preparata.

    «Ti ho detto di non muoverti.» Per mantenere ferma la mano che reggeva la pistola dovette impegnarsi a fondo.

    «È in questo modo che accogli gli ospiti, bella?» Inclinò il capo di lato e avanzò di un passo, poi di un altro ancora, senza mai distogliere gli occhi dai suoi. A un certo punto lei aveva dimenticato quanto quegli occhi fossero ipnotici, come le ciglia scure incorniciassero occhi così scuri che un tempo aveva ritenuto fossero neri. Solo molto da vicino si notava che erano blu, come una chiara serata estiva. E una volta visto, quel colore non lo si dimenticava più.

    Ricordava bene la prima volta che aveva visto da vicino quegli occhi. Era stato il momento in cui ogni cellula del suo corpo era sbocciata a nuova vita. Il momento in cui si era innamorata di lui.

    Ma era stato tanto tempo prima. L'amore che aveva provato nei suoi confronti era morto dieci mesi prima, quando la verità su di lui era venuta a galla.

    «Solo quelli che non sono bene accetti.» Deliberatamente Grace posò il dito sul grilletto. «Te lo dico per l'ultima volta. Esci da casa mia.» Lui si era avvicinato al punto che poteva vedergli la tempia che pulsava. Doveva mandarlo via. Subito.

    «Metti giù quell'arma, Grace. Non hai la minima idea di come si possa maneggiare.»

    Luca non si era certo aspettato di trovarsi un'arma puntata contro. Il cuore gli batteva forte, e pur convinto che lei non gli avrebbe sparato, non voleva che fosse colta dal panico con il rischio di commettere un atto inconsulto.

    Non riusciva a credere di averla finalmente trovata.

    Non appena l'aveva identificata sulla foto era salito sul jet ed era andato subito in Inghilterra.

    Il viso di Grace era privo di espressione. «Come mi hai trovato?» si limitò a ribattere.

    In qualche modo lui riuscì a non risentirsi per quel tono del tutto privo di emozioni. «Con molta difficoltà. Adesso posa quella pistola. Voglio solo parlarti. Nient'altro.»

    Lei non fece nulla per nascondere l'incredulità. «E hai fatto tutta questa strada e ti sei preso tutti questi fastidi solo per parlarmi? Se avessi voluto solo parlarmi ti saresti limitato a bussare alla porta come una persona normale, invece di spedirmi qui un'estranea per distrarmi in modo da poterti introdurre dalla porta posteriore.»

    «Vedi, mia cara Grace, falsa che non sei altro, mi hai fatto girare per tutta Europa alla tua ricerca.» E si era nascosta con tale successo da essere sempre un passo avanti a lui. Pareva che avesse la capacità di svanire ogni volta che lui si avvicinava troppo. Quando aveva constatato dalla foto che si trattava proprio di lei, aveva dato ordine ai suoi uomini di tenere d'occhio la casa e di seguirla se si fosse allontanata. Non se la sarebbe lasciata sfuggire dalle mani ancora una volta.

    «Non sono stata io a farti girare per tutta Europa. Se avessi voluto che mi trovassi ti avrei lasciato qualche indizio.» Sempre con la pistola in una mano si asciugò l'altra sulla vestaglia, i cui lembi nel movimento si scostarono.

    Lui osservò la sua figura sottile. Eppure c'era qualcosa di più dolce nel suo fisico di quanto ricordasse, una dolcezza che non si accordava allo sguardo gelido che gli rivolgeva.

    Era cambiata molto. Umettandosi le labbra continuò a studiarla. Se l'avesse incontrata per strada era molto probabile che non l'avrebbe riconosciuta. E questa, chiaramente, era stata la sua intenzione.

    In un primo momento aveva messo da parte la foto scattata dai suoi uomini mentre lei era uscita un attimo di casa per prendere la posta.

    Ma poi la postura, il modo in cui il capo era inclinato, l'aveva convinto. Era Grace. Inclinava sempre il capo in quel modo quando rifletteva, quando aveva il pennello in mano di fronte a una tela. Ovviamente allora i capelli erano lunghi e biondi. Non corti e rossi come li aveva adesso, in uno stile che in genere lo disgustava, ma che su Grace trovava chissà come attraente. Sexy.

    «Come potevo sapere che tu non volessi essere trovata?» le chiese freddamente. «Te ne sei andata senza una parola. Non hai avuto neppure la decenza di lasciarmi un biglietto.»

    «Pensavo che il mio silenzio fosse eloquente.»

    Sì, il silenzio era stato chiaro. Ma lui l'avrebbe cercata per sempre.

    Quella era la donna che si era impegnata a onorarlo e ad amarlo finché la vita non li avesse separati, finché...

    Questo era il problema. Non aveva la minima idea della ragione per cui lei era svanita dalla sua vita.

    E adesso non gli pareva vero di trovarsela di fronte.

    «Non hai portato con te nessuno dei tuoi abiti.» Era uscita per una passeggiata, aveva scavalcato la recinzione ed era sparita.

    «I tuoi gorilla si sarebbero insospettiti se mi avessero vista andare in giro per la proprietà con una valigia.»

    C'era realmente del sarcasmo nella sua voce?

    «Sapevo che avresti cercato di rintracciarmi. Per questo ho una pistola... per impedire a te o ai tuoi gorilla di costringermi a tornare. Perché, ti avverto, non ho nessuna intenzione di mettere di nuovo

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