Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Dante e i suoi amori
Dante e i suoi amori
Dante e i suoi amori
E-book98 pagine1 ora

Dante e i suoi amori

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Dopo settecento anni dalla morte di Dante è giusto  celebrarlo, scrivendo un romanzo sulla sua vita, in modo semplice e popolare, citando alcuni brani della Divina Commedia e ricostruendo in modo romantico il percorso della sua incredibile vita materiale e spirituale, senza pretesa di documentazione di valore storico, ma con il profondo piacere di condividere con lui gli amori e le emozioni del più grande poeta di tutti i tempi, più attuale che mai, per capire profondamente che l’uomo deve vivere seguendo virtù e conoscenza, per salvare la propria anima e raggiungere la felicità terrena e la beatitudine spirituale e universale.
LinguaItaliano
Data di uscita23 apr 2021
ISBN9791220296083
Dante e i suoi amori

Leggi altro di Umberto Vitali

Correlato a Dante e i suoi amori

Ebook correlati

Narrativa letteraria per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Dante e i suoi amori

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Dante e i suoi amori - Umberto Vitali

    INTRODUZIONE

    Quest’anno è la ricorrenza dei settecento anni dalla morte di Dante e mi sento di celebrarlo, scrivendo un romanzo sulla sua vita, in modo semplice e popolare, citando alcuni brani della Divina Commedia e ricostruendo in modo romantico il percorso della sua vita materiale e spirituale, senza pretesa di documentazione di valore storico, ma con il profondo piacere di condividere gli amori e le emozioni del piu’ grande poeta di tutti i tempi.

    Anche per rendere piu’ fruibile a tutti la sua storia ed il contenuto spirituale della sua vita in questa ricorrenza.

    Per realizzare questo romanzo è stato necessario considerare di partire dall’uomo semplice Dante, giovane politico, che con il passare degli anni soffre nell’esilio e cresce spiritualmente sempre piu’, predisposto da Dio ad elevarsi con: la letteratura, le scienze, la spiritualita’ e la religiosita’, cercando di capirlo con gli occhi degli anni dell’attuale modernita’.

    Un Padre che attualmente non ha eredi a causa del materialismo oggi imperante, per la carenza di morale, per la diffusione della corruzione anche a partire dai livelli piu’ bassi, per mancanza di sentimento spirituale e di alti letterati. Dante è piu’ attuale di quello che si pensi e ce n’è piu’ bisogno che mai.

    Inoltre manca un racconto popolare sul nostro massimo poeta comprensibile per le persone semplici, in modo da farlo conoscere a tutti ed indurre a riflettere sulla salvezza spirituale dell’uomo. Negli anni duemila il mondo sta sbagliando, scambiando l’abilita’, l’opulenza, la ricchezza, il cibo come mezzi per raggiungere la felicita’ nel paradiso terrestre, trascurando la beatitudine spirituale.

    In 700 anni il mondo non è cambiato, forse in peggio, esiste in gran parte il falso dio ricchezza e la ricerca della massima potenza economica e militare per espandersi con la forza, la guerra e non con il bene.

    Il libro è dedicato a tutti quanti vogliono leggerlo, perche’ questo desiderio esprime il possesso di un sentimento superiore, di amare il piu’ grande poeta della storia, di volere conoscere i suoi grandi amori, che portano alla beatitudine celeste.

    1. DANTE NEL CASENTINO

    Dante, poco piu’ che quarantenne, ando’ a vivere nel Casentino presso i conti Guidi a causa dell’esilio da Firenze.

    Ricordava bene le traversie precedenti e la battaglia di Campaldino (11 giugno 1289) ai piedi del colle di Poppi, che permise il predomino di Firenze in Toscana.

    Dante era cavaliere feditore, che durante la battaglia apriva varchi, sconvolgendo la prime linee nemiche con lancia e spada nelle file dei Guelfi fiorentini. Pur essendo pervaso da una grande paura, si comporto’ valorosamente contro i Ghibellini Aretini, vincendo la battaglia e scrisse:

    Mi ritrovai non fanciullo nelle armi e dove ebbi temenza molta, e nella fine grandissima allegrezza per li vari casi di quella battaglia.

    La memoria di quella epica battaglia gli risvegliava sempre il ricordo del cavaliere Bonconte da Montefeltro, ucciso con un colpo di spada alla gola.

    Dante lo incontro’ nel Purgatorio e Bonconte gli chiese di pregare per la salvezza della sua anima, poiche’ i suoi famigliari, ingrati e dimentichi di lui, non lo avevano fatto.

    Dante gli domando’ perche’ non fu trovato il suo corpo nel campo di battaglia. Con questi versi si rivolse a lui cosi’:

    Qual forza o qual ventura ti travio’ si fuor di Campaldino, che non si seppe mai tua sepultura?

    Bonconte gli rispose che cadde nei pressi del torrente Archiano, ferito alla gola, fuggi’ a piedi. Mentre perdeva sangue, non riusciva piu’ a vedere, stramazzo’ al suolo senza forze. Capi’ che era arrivato alla fine della sua vita, allora invoco’ la Santa Vergine Maria per ottenere il perdono dei suoi peccati e della sua tracotanza nella vita, incrociando le braccia sul petto del suo povero corpo rimasto solo, in seguito abbandonato dall’anima.

    Un angelo comparve subito per portarlo in Purgatorio, subito dopo si oppose un diavolo, che contendeva la sua anima e la voleva portare all’inferno, insieme agli altri morti per violenza in battaglia, ma quell’atto di pentimento perfetto gli salvo’ l’anima, guadagnando il purgatorio.

    Nel mentre e immediatamente il cielo si oscuro’, inizio’ una forte tempesta di pioggia, il fiume Archiano si ingrosso’, pietosamente trasporto’ il corpo alla confluenza con l’Arno. Le acque travolsero la povera salma, le braccia abbandonate vennero sciolte dalla posizione a croce, il corpo scomparve nel fiume Arno avvolto dai detriti.

    Cosi’ Bonconte rispose nella Divina Commedia:

    "a piè del Casentino traversa un’acqua

    c’ha nome l’Archiano,

    che sovra l’Emo nasce in Apennino,

    La’ ‘ve ‘l vocabol suo diventa vano.

    Arriva’io forato ne la gola,

    fuggendo a piede e ‘nsanguinando il piano.

    Quivi perdei la vista, e la parola

    nel nome di Maria fini’, e quivi

    caddi e rimase la mia carne sola.

    Io dirò vero e tu ‘l ridì trà vivi:

    l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno gridava: O tu del ciel, perché mi privi?

    Tu te ne porti di costui l’etterno

    per una lacrimetta che ‘l mi toglie,

    (per un semplice pentimento me lo sottrai);

    ma io farò dell’altro governo!"

    Ben sai come nell’aere si raccoglie

    quell’umido vapor che in acqua riede.

    Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo ‘ntelletto, e mosse il fummo e ‘l vento per la virtu’ che sua natura diede.

    Indi la valle, come il dì fu spento,

    da Pratomagno al gran giogo coperse

    di nebbia; e ‘l ciel di sopra fece intento, si’ che ‘l pregno aere in acqua si converse:

    (si formo’ un potente temporale che gonfio’ il fiume);

    la pioggia cadde ed a’ fossati venne

    di lei cio’ che la terra non sofferse,

    e come ai rivi grandi si convenne,

    ver lo fiume real tanto veloce

    si ruinò, che nulla la ritenne.

    Lo corpo mio gelato in su la foce

    trovo’ l’Archian rubesto; e quel sospinse nell’Arno, e sciolse al mio petto la croce ch’i fe’ di me quando ‘l dolor mi vinse;

    volto’mmi per le ripe e per lo fondo,

    poi di sua preda mi coperse e cinse".

    Il pentimento profondo in punto di morte, la propria preghiera e quella da parte dei propri cari, puo’ portare alla salvezza dell’anima. Dante voleva ricordare alla gente l’importanza della preghiera per gli uomini, per i propri famigliari, e di un atto perfetto di pentimento in fin di vita.

    Dante conobbe molto bene il Casentino, dopo essere stato esiliato da Firenze il 10 marzo del 1302, perche’ fu ospitato dal conte Guido da Battifolle.

    Anche nel decennio successivo visse maggiormente fra il Casentino e la Romagna ed in seguito fu ancora ospite dei conti Guidi nel castello di Poppi, che nel XXXIII° canto dell’Inferno definisce " nuovo di

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1