Il serenissimo: ovvero, l'inatteso fascino della mediocrità
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Anteprima del libro
Il serenissimo - Biagio Iacovelli
Ringraziamenti
La visione di Biagio
di Moni Ovadia
Uno scrittore può condurci, con i suoi strumenti di pensiero e di narrazione, a prendere visione di una deriva antropologica nella quale ci siamo ritrovati a causa di una progressiva espropriazione di senso operata dall’insediamento di un « inaspettato » regime?
È ciò che, a mio parere, Biagio Iacovelli fa con questa sua personalissima e intrigante opera dal titolo programmatico: Il Serenissimo.
Lo fa collocando la sua visione in un paese immaginario, per non cadere in un J’accuse da pamphlet. Ci fa specchiare in uno specchio che ci deforma, ma non perché sia uno specchio deformante, ma perché ci restituisce la nostra deformità.
Il pretesto è quello di un’inchiesta giornalistica condotta per costruire la biografia di Serge Mathievz, sorta di «Grande Fratello» del regime di cui sopra, instaurato nel paese di Litaija. Il giornalista definisce sé stesso «l’Autore» e accompagna il sostantivo con lusinghieri attributi, come «amatissimo», a titolo di captatio benevolentiae.
Il regime di cui si parla, e di cui Serge Mathievz, uomo privo di qualsivoglia qualità, se non quella di sfruttare le debolezze degli altri, è il dominus assoluto, è la «Mediocrazia», ed è peggio della democratura e persino della dittatura. Il sistema prevede anche una propria «Resistenza» al regime denominata PIPPE, opposizione militante parolaia, intellettualistica, velleitaria, che è perfettamente funzionale agli scopi del regime stesso.
La Mediocrazia si fonda sulla sottrazione ai propri sudditi di ogni emozione, sentimento, vocazione, fine, destino; sudditi che ricevono in cambio la consapevolezza della propria inutilità per accedere a uno stato di ebetudine definito «serenità», anche in omaggio a Serge Mathievz, cui viene attribuito il titolo di «Serenissimo».
Biagio Iacovelli conduce la sua inchiesta giornalistica ‒ che percorre le tappe della formazione del Serenissimo dall’infanzia fino al Potere assoluto, passando per l’adolescenza, la giovinezza, l’educazione ideologica ‒ con uno stile in apparenza garbatamente ironico e autoironico, ma sotto la superficie si intuisce un’intenzione spietatamente apocalittica. L’uso di parti in un pastiche pseudodialettale arricchito da sapidi barbarismi conferisce all’opera una incantevole eccentricità. La sintesi con cui posso definire questo libro è un’espressione latina cara a Karl Marx: «de te fabula narratur».
In conclusione, confesso, io sono un fan di Biagio Iacovelli: c’è grande estro in questo giovane scrittore e c’è del genio.
A mio figlio.
Voglio che tu sappia che qualsiasi regola, qualsiasi dogma ti abbia imposto,
è sempre stato messo a tua disposizione per essere smantellato con la forza delle tue regole, dei tuoi dogmi, una volta diventato grande.
Tuo papà
Nel paese della bugia, la verità è una malattia
Gianni Rodari
Introduzione
immagine 1È necessario sapere, innanzitutto, per chiunque si trovi a leggere queste pagine, che il libro che vi apprestate a sfogliare non è una delle mille biografie che girano su uno degli uomini più importanti e illustri del nostro secolo e forse della storia moderna; ed è meno che mai un’opera di fantasia. Tutto ciò che passerà sotto i vostri occhi è la pura e semplice verità. Quello che vi preparate a leggere vuole essere uno dei documenti più importanti sulla vita di una personalità che è stata capace di cambiare totalmente le sorti della Litaija, e tutto ciò che nascerà dalla penna di chi scrive fa parte del più completo e imparziale report giornalistico su Serge Mathievz. Ovvero, l’uomo del secolo.
Prima di entrare nei dettagli, si ritiene opportuno spendere un paio di paroline sull’Autore: il Vostro affezionatissimo nasce al nord della Litaija, in una piccola cittadina del Varekot. Dopo un’infanzia felice e piena di affetti, si trasferisce nella capitale, Morala, dove consegue i suoi studi in giornalismo. Laureatosi, inizia a scrivere per importanti testate giornalistiche, quali il «Corriere del Pomeriggio» e la «Gazzetta del Mezzobiondo». Dopo anni di cronaca, l’A. si specializza nella stesura di appassionanti reportage biografici sulla vita dei più eminenti personaggi della nostra Mediocrazia (indimenticabile il libro Livia Regina Montalk: donna della mente, insignito del Premio Capitello).
Proprio per questa inclinazione dell’Autore, era impossibile non dedicare la maggior parte dei suoi sforzi nella stesura di un’accurata ricerca sulla vita di Serge Mathievz. C’è forse un solo bambino, in Litaija, che non conosca il Serenissimo? Eppure, quanto sappiamo di questa figura quasi mitologica? L’Autore si è prefissato l’obiettivo di rendere un servizio al pubblico, al popolo: regalare uno scorcio sulla vita di colui che ha cambiato in modo indelebile le vite di tutti noi.
Il report si compone di nove fondamentali interviste a chi ha condiviso una parte della propria vita con il Mathievz, nei momenti cruciali della sua vita: ascolteremo la voce di amici, parenti, di persone che hanno formato il pensiero e il Credo del Serenissimo. Che, insomma, hanno attraversato con un bagliore di stella cadente il cielo della vita di Serge Mathievz.
Un’ulteriore precisazione è necessaria: l’Autore è un fiero sostenitore del Giornalismo con la G maiuscola. Il suo intento non è quello di giudicare, dare opinioni o punti di vista: la sua voce, per tutta la durata del racconto, resterà del tutto imparziale ed estranea a ciò che «sentirete». Su una tela bianca le voci dei protagonisti di questo scritto incideranno le loro impressioni, emozioni, lacrime e sorrisi. Gli interventi dell’Autore si limiteranno alle necessarie informazioni introduttive, alle nozioni geografiche, storiche o, al limite, a rendere più chiari alcuni concetti espressi dai nostri protagonisti. Nella speranza che il nostro viaggio vi sia di gradimento e, perché no, d’ispirazione.
D’altronde, un uomo più saggio di me ha affermato che «tutto quello che è interessante accade nell’ombra, davvero. Non si sa nulla della vera storia degli uomini».
Noi, insieme, da oggi, cercheremo di accendere una piccola luce, foss’anche un fuoco fatuo, su quella zona d’ombra, sui misteri della vita di un uomo che, da qualsiasi lato lo si voglia guardare, ha avuto dello straordinario. Il Vostro affezionatissimo premerà insieme a Voi l’interruttore che getterà luce sulla storia di Serge Mathievz. E, si spera, sulla vita di tutti i lettori che accompagneranno l’Autore nella costruzione di questa ricerca che, soltanto ora, dopo mesi dai fatti che qui troverete narrati, porta indelebilmente su carta.
1. Infanzia
immagine 1Il viaggio del Vostro affezionatissimo inizia a Latarank, un ridente villaggio del Sud della Litaija. È il luogo che ha dato i natali a Serge Mathievz. Al suo ingresso nel paese, gli occhi dell’A. vengono subito calamitati dall’imponente montagna che si staglia nel cielo plumbeo di questa mattina: un enorme massiccio dolomitico incombe sul paese, come un vecchio, burbero guardiano. Il villaggio si estende in altezza, andando a formare un agglomerato dal quale spiccano le rovine di un vecchio monastero ormai in disuso. La gente di queste contrade è semplice, vive ancora di lavori di artigianato e si mostra sempre molto cordiale. Più volte buffi vecchietti, durante il sopralluogo dell’A., mandano sdentati buongiorno al suo indirizzo. Durante la passeggiata di chi