Ombre nella pietra
Di Alex Coman
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Info su questo ebook
Fantascienza - racconto lungo (44 pagine) - Per poter entrare nella Bolla erano costretti a indossare l'ombra, ma rinunciando a ogni dignità umana.
Monte Alto è circondato dall'oceano l'aria è fredda e corrosiva, la gente per poter sopravvivere è costretta a vivere nelle caverne agognando la vita nella Bolla, dove la natura prospera e l'aria è incontaminata. Lo sanno bene Mina e Robi che, per poter entrare nella Bolla, sono costretti a indossare l'ombra, rinunciando alla loro libertà e portando a termine gli incarichi assegnati dal collare. Le ombre non sono autorizzate a parlare con i cittadini, non sono autorizzate a fare nulla se non espressamente richiesto.
Solo così possono respirare l'aria tossica fuori dalla Bolla per un massimo di 150 ore.
Alex Coman, nato in Romania, si è trasferito a Terni all'età di tredici anni insieme alla famiglia.
Da sempre appassionato di scrittura, fa parte dello staff del Terni Horror Fest, festival che si svolge ogni anno nella sua città.
È uno degli ScrittoriSopravvissuti, una trasmissione su Radio Galileo in onda ogni giovedì ed è uno dei recensori del sito www.LeggereDistopico.com. Ultimamente ha aperto anche un canale YouTube, dove parla di libri, scienza, scacchi e dove legge racconti propri o di altri scrittori.
Nel 2020 ha pubblicato Tra le stupide righe, il suo primo romanzo (Argento Vivo Edizioni).
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Anteprima del libro
Ombre nella pietra - Alex Coman
Edizioni).
1. La Bolla di Monte Alto
Inspirò.
Trattenne nei polmoni quell’aria pulita il più a lungo possibile.
Espirò.
Percorse il vialetto che si insinuava tra gli alberi, osservandoli tutti, uno per uno. Ogni foglia, ogni ramo, ogni tronco. Avrebbe voluto toccarli, sentirne la consistenza, assaggiare col tatto le superfici delle foglie e dei fiori.
Il collare bruciò, nella sua testa esplose un avviso, un invito a sbrigarsi.
Incarico portato a termine. Prego, uscire dalla Bolla.
Mentalmente rispose che lo stava facendo.
Il collare bruciò di nuovo, insieme ai bracciali e alle cavigliere.
Questa volta non rispose, ma allungò il passo, gli occhi ancora puntati sulla vegetazione del giardino. Il bruciore diminuì.
Mina si chiuse il piccolo cancelletto di ferro battuto alle spalle e si ritrovò sul marciapiede verde, piante e fiori alti fino alle ginocchia a delimitarlo dalla strada di prato, il verde puntellato dai colori dei petali. Si chiese ancora una volta se qualcuno si fermava mai a sdraiarsi sopra, a sentire l'erba tra le dita e sulla schiena.
Solo un minuto, pensò. Mi basterebbe un minuto distesa sul prato della strada o del marciapiede.
Si fermò un istante, il tempo di perdersi in un pensiero, nella fantasia in mezzo alla strada deserta.
Prego, uscire dalla Bolla.
S'incamminò lungo il marciapiede, accontentandosi di sentire l'erba sotto le suole delle scarpe. Si concesse solo un secondo per alzare gli occhi sul soffitto della Bolla e osservare la proiezione del cielo sereno, decorato con qualche nuvola qua e là. Uccelli volavano spensierati sopra le fronde degli alberi, volavano e cantavano.
Il collare mandò questa volta un allarme: una breve scena di un'ombra che stava per andare contro a un cittadino della Bolla.
Mina reagì d'istinto e si spostò di lato. Si tolse dalla traiettoria del passante appena in tempo, evitando di far avverare la previsione. L'uomo continuò a camminare senza guardarla. Mina non lo conosceva, non lo aveva mai avuto come padrone. Decise di tenersi sul lato del marciapiede, cercando di prevenire eventuali incidenti simili.
Nei pressi del perimetro della Bolla iniziò a scorgere altre ombre in giro, tutte impegnate nei loro doveri quotidiani. Quattro di queste stavano sistemando una siepe lungo il marciapiede; l'intera zona era delimitata affinché i cittadini della bolla non si avvicinassero troppo. Mina osservò le quattro forme scure armate di enormi forbici. Le sembrò che due di loro avessero alzato lo sguardo per fissarla, interrompendo per un secondo il loro lavoro.
Chissà chi sono? si ritrovò a pensare. Magari li conosceva, ma non poteva saperlo finché era all'interno della Bolla. Forse uno di loro è Robi. C'erano poche possibilità che fosse lui, ma nel caso si sarebbe fatta dire com'era stare al contatto con la siepe.
Arrivò a pochi metri dalla sua uscita dove il cielo azzurro toccava letteralmente la terra. In quel punto la Bolla finiva, il perimetro della cupola era tangibile.
Delle guardie incanalavano le ombre verso il corridoio di uscita che si apriva nella cupola, altre le facevano entrare sui vagoni che sarebbero partiti per portarle ai loro incarichi più lontani.
Una guardia agganciò Mina mentalmente mentre stava ancora in fila. Ombra 324, devi andare nella sala D3.
Ricevuto, si limitò a pensare. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi sul suono degli uccelli che svolazzavano tra gli alberi lungo il perimetro. Quando la fila riprese a scorrere, alzò lo sguardo per cercare di individuare i volatili, non sapeva come si chiamavano, per lei erano solo uccelli. Alcuni dei padroni per i quali aveva lavorato si riferivano a loro con dei nomi, ma Mina non era mai riuscita a distinguere le varie specie. Erano uccelli e cantavano, questo a lei bastava. Cantavano e volavano all'interno della Bolla, potevano toccare il punto più alto della cupola se lo avessero voluto. Potevano adagiarsi sui rami degli alberi, nascondersi tra le foglie, sentire le foglie.
Sospirò. Magari il prossimo incarico sarà qualcosa che ha a che fare con le piante, sperò dentro di sé. Come le quattro ombre che aveva visto intorno alla siepe.
La fila si smaltì in fretta e Mina si ritrovò davanti all'entrata del corridoio, un enorme