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Il decennio maledetto
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E-book206 pagine2 ore

Il decennio maledetto

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Info su questo ebook

2011-2021. Dieci anni che hanno sconvolto il nostro mondo, il nostro

spazio geografico, sociale e politico.Dalle primavere arabe al governo

Monti, dalle guerre imperialiste alla Brexit. L'ascesa e la caduta di

Donald Trump. Fino all'assalto al Congresso USA e al governo Draghi. Un

decennio ricco di eventi, che ha impresso l'accelerata finale

all'avvento della società del mercato globale. L'ultima spallata l'ha

data la pandemia di Covid-19 con cui continuiamo a fare i conti. Ma i

nodi venuti al pettine in questi mesi si erano andati velocemente

accumulando, fino a condensarsi in quella che si configura come una

"tempesta perfetta".

L'autore, con una raccolta

di saggi, relazioni e articoli scritti nel corso di questi dieci anni,

cerca di documentare i passaggi chiave della fase storica in cui viviamo

e analizzarne le conseguenze politiche e sociali. Per stimolare il

dibattito verso la costruzione di un'alternativa.
LinguaItaliano
Data di uscita7 lug 2021
ISBN9791280401045
Il decennio maledetto

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    Anteprima del libro

    Il decennio maledetto - Sergio Cararo

    *

    LAD Gruppo editoriale

    Viale Carso 1 00195 Roma

    www.lad-gruppoeditoriale.it

    Copertina di Gianluca Staderini

    @gianlu.graficax

    Scheda

    2011-2021. Dieci anni che hanno sconvolto il nostro mondo, il nostro spazio geografico, sociale e politico.

    Dalle primavere arabe al governo Monti, dalle guerre imperialiste alla Brexit. L'ascesa e la caduta di Donald Trump. Fino all'assalto al Congresso USA e al governo Draghi. Un decennio ricco di eventi, che ha impresso l'accelerata finale all'avvento della società del mercato globale. L'ultima spallata l'ha data la pandemia di Covid 19 con cui continuiamo a fare i conti. Ma i nodi venuti al pettine in questi mesi si erano andati velocemente accumulando, fino a condensarsi in quella che si configura come una tempesta perfetta.

    L'autore, con una raccolta di saggi, relazioni e articoli scritti nel corso di questi dieci anni, cerca di documentare i passaggi chiave della fase storica in cui viviamo e analizzarne le conseguenze politiche e sociali. Per stimolare il dibattito verso la costruzione di un'alternativa.

    Sergio Cararo è direttore responsabile del quotidiano online Contropiano

    Lavoratore pubblico a part time e giornalista pubblicista. È stato tra i fondatori della Rete dei Comunisti ed attualmente è membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo.

    Ha contribuito alla pubblicazione di libri come No/Made Italy e La coscienza di Cipputi (Mediaprint); Cuba. Orgoglio e pregiudizi (Achab), Palestina-lsraele, l'impossibile simmetria (Contropiano); Palestina. Una terra cancellata dalle mappe. Dieci domande sul sionismo (Rinascita).

    PREMESSA

    Quando Sergio Cararo ha chiesto a noi de l’AntiDiplomatico di introdurre il libro che doveva raccogliere 10 anni del suo lavoro sul giornale Contropiano siamo stati colti da un grande senso di gratitudine per la stima e la collaborazione che portiamo avanti da diversi anni.

    Presentare degnamente chi come Cararo si è dimostrato penna di rara efficacia e uno dei pochissimi (si contano veramente sulle dita di una mano in Italia) ad aver avuto una visione di analisi confermata dalla realtà di breve-medio periodo è impresa davvero ardua.

    E proprio di breve-medio periodo parliamo nel libro di Cararo. 2011-2021. Il decennio maledetto. Da Monti a Draghi. Dall’invasione della Libia alla distruzione della Siria. Sono 10 anni che hanno segnato profondamente l’Italia, il Mediterraneo e gli interessi strategici del nostro paese.

    Questi 10 anni li vivrete in una raccolta di articoli e scritti divisi con una tripartizione che – Sergio ci permetterà la provocazione – fornisce una visione autenticamente sovranista. Eh sì perché mai in nessun altro libro vengono sviscerati e messi a nudo in modo così nitido tutti i vincoli coloniali che l’Italia ha oggi con l’Ue (prima parte), zona euro (seconda parte) e Nato (terza parte). Trovate tanti libri che si concentrano su uno dei tre aspetti, ma per la prima volta li vedrete analizzati nel dettaglio contemporaneamente, in quello che è di fatto un manifesto politico da cui ripartire per chi, inutile nasconderlo, deve fare i conti con 10 anni di sconfitte e divisioni.

    Solo con la capacità di costruire un’alternativa politica in grado di rompere queste gabbie (tutte e tre) si può arrivare ad offrire un’alternativa reale al sistema fallito e fallimentare, quello neo-liberista totalizzante, causa prima di povertà, distruzione di diritti sociali acquisiti, attacco alla Costituzione antifascista.

    La divisione dei lavoratori e di chi dovrebbe difendere i loro interessi viene alimentata da una perenne guerra tra poveri creata ad arte.

    Ue, euro e Nato sono oggi gli avversari. I conglomerati finanziari e le industrie delle armi si nascondono dietro di loro. Le multinazionali che uccidono il tessuto produttivo italiano e quindi il lavoro si nascondono dietro di loro. Le politiche imperialistiche si nascondono dietro di loro. L’attacco all’istruzione, alla sanità e alle aziende di stato si cela dietro di loro.

    Nel decennio maledetto i nostri alleati del Mediterraneo sono stati bombardati e distrutti con l’Italia che si è piegata agli ordini della Nato. Nel decennio maledetto i lavoratori si sono impoveriti, i diritti sociali annullati e il nostro tessuto industriale distrutto sulla base dei diktat dell’Unione Europea e della zona euro.

    Come scrive l’autore: ‘Uscire dall’Unione Europea come condizione del cambiamento’. Perché come abbiamo detto, l’Unione Europea, le sue politiche volte a perpetuare l’austerità e la moneta unica, tengono intrappolata l’Italia. Nel libro una parte importante è dedicata alla costruzione di quell’Alba euro-mediterranea sviluppata in particolare dal prof. Luciano Vasapollo che rappresenta oggi una soluzione percorribile di exit strategy per il nostro paese.

    Il libro di Cararo è anche un manifesto di chi è in trincea nel campo dell’informazione. Di chi è in prima linea e ne paga le conseguenze. L’AntiDiplomatico e Contropiano vengono censurati sistematicamente da Google, Facebook, Twitter e i vari algoritmi di queste multinazionali (Usa) che oggi controllano quasi totalmente il filtro dell’informazione che poi arriva a voi (e)lettori. E questo perché autoproclamati debunker al servizio del pensiero unico neo-liberista hanno deciso che siamo noi a diffondere notizie false.

    Ecco ora pensate che questi giornali che hanno il monopolio dell’informazione sono coloro che hanno diffuso fake news che hanno la responsabilità di aver coperto efferati crimini internazionali in passato – le armi di distruzione di massa in Iraq, gli stupri con il viagra delle bambine da parte di soldati dei Gheddafi, i barili bomba di Assad, Maduro che ordina di bruciare gli aiuti umanitari per il Venezuela e potremo continuare per pagine e pagine. Milioni si contano i morti e i profughi, interi stati distrutti per avallare la logica imperialista di Stati Uniti e Unione Europea, embarghi criminali. Con quale autorità si permettono ancora di pontificare sull’informazione? Parliamo, del resto, degli stessi giornali che continuano a diffondere notizie ridicolmente false (il caso della Brexit e delle cavallette in arrivo nel Regno Unito su tutte) con il beneplacito degli algoritmi made in Usa chiaramente.

    Ecco ora leggete con attenzione le analisi e gli articoli di Cararo e vedrete non solo che non ci sono fake news ma che tutto quello che è stato scritto si è confermato e rafforzato nel tempo.

    E’ tempo di abbattere il pensiero unico neo-liberista che si è imposto come totalitario ed è fondamentale che si parta dalla coscienza di classe e da avanguardie di informazione.

    E’ tempo che si abbandonino divisioni e il perenne senso di sconfitta che ci ha pervaso in questi anni.

    E’ tempo che ci si attivi per lo scontro con gli strumenti necessari (anche nel campo dell’informazione). Troverete tutto nel libro di Cararo.

    Alessandro Bianchi e Fabrizio Verde, giugno 2021

    INTRODUZIONE

    Ci sono giorni che valgono anni e anni che valgono un secolo. I dieci anni trascorsi dal 2011 al 2021 hanno indubbiamente sconvolto il nostro mondo, il nostro spazio geografico, sociale, politico e la fase storica in cui ci è toccato di vivere.

    L’ultima spallata, in ordine di tempo, l’ha data la pandemia – o meglio ancora la sindemia - di Covid 19 con cui stiamo ancora facendo (e continueremo a fare) i conti anche in questo 2021.

    Ma i nodi venuti al pettine in questi mesi di pandemia/sindemia, sono andati velocemente accumulandosi, soprattutto nell’ultimo decennio, fino a condensarsi in quella che si configura come una tempesta perfetta.

    Perché iniziare proprio dal 2011? Perché è l’anno in cui l’Italia comprende chiaramente di essere un Paese commissariato dagli apparati dell’Unione europea, tramite i cui diktat, quest’ultima, ha capitalizzato le accelerazioni già impresse in precedenza con la crisi finanziaria del 2007/2008. E perché l’intero Mediterraneo Sud è stato attraversato dalle Primavere Arabe - manifestatesi con rivolte, movimenti e colpi di Stato - dalla Tunisia alla Siria, passando per Libia, Egitto, Libano, mentre la ferita di sempre, la questione palestinese, veniva definitivamente rimossa e liquidata dal politicidio israeliano ed internazionale denunciato da tempo da Kimmerling.

    Un decennio è, a seconda della prospettiva, un tempo breve e un tempo lungo. Lungo se manteniamo la visione storica del Secolo breve di Hobsbawn. Breve se quello che indicammo come Il piano inclinato la sera stessa dell’11 settembre 2001, ha impresso contemporaneamente una velocizzazione delle contraddizioni mondiali e lo stallo nelle possibilità dei principali imperialismi di continuare a governarle e dominarle.

    Per l’Italia il biennio 2011/2012 è quello che mette fuori gioco Berlusconi e, soprattutto, liquida l’alibi dell’antiberlusconismo che ha fatto polpette della sinistra.

    La lettera della Bce, dell’agosto 2011, spianerà alla strada a quello che, da un certo punto di vista, possiamo definire un golpe controfirmato dall’Unione europea, dai suoi leader politici e dai suoi interessi economico/finanziari.

    L’imposizione di Monti come Presidente al consiglio al posto del Cavaliere porta in dote l’obbedienza cieca ai diktat dell’austerity dei poteri decisori della Ue. Suggellata dall’imposizione del nuovo articolo 81 della Costituzione, che ha istituzionalizzato la tagliola sul pareggio di Bilancio. Mentre Mario Draghi, nello stesso anno, liquida definitivamente il mito del modello sociale europeo perché insostenibile.

    Decenni di elucubrazioni sulla diversità del modello capitalista renano, rispetto alla brutalità di quello anglosassone, vengono spazzate via dalla rivelazione che l’Unione europea – e non l’Europa – si reggerà sui dogmi dell’ordoliberismo tedesco piuttosto che sul neoliberismo statunitense.

    È un cambio di passo e di paradigma su cui la sinistra ha perso del tutto la bussola, finendo con l’allinearsi, o balbettare, su un'illusione europeista che non esiste più da almeno vent’anni. Ma che sopravvive anche grazie alla straordinaria indulgenza e subalternità su questa visione progressiva dell’Europa.

    Quando, però, l’Europa si è fatta Unione europea - ossia un apparato di comando, governance, gerarchizzazione e concentrazione di interessi capitalistici definiti - le cose sono cambiate strutturalmente. Al punto tale che se ne sono accorti anche gli Stati Uniti, spinti ad aumentare i fattori di competizione con la Ue su molti campi, fino ai dazi, alle guerre commerciali e alle tensioni dentro la Nato.

    Questo libro cerca, in qualche modo, di documentare i passaggi e le conseguenze di questo periodo. In ragione del fatto che, un cambiamento dei rapporti di forza tra i principali poli imperialisti, ha sempre un costo assai più pesante sui paesi della periferia e delle rispettive aree di influenza.

    Se la gerarchizzazione nella Ue ha condannato i paesi euromediterranei ad una posizione subalterna rispetto al centro (la kerner Europa), l’onda d’urto è arrivata con maggiore violenza nei paesi del Mediterraneo Sud.

    Abbiamo salutato con interesse le rivolte popolari in Tunisia ed Egitto, ma abbiamo preso le distanze da quanto avveniva in Libia e Siria. Erano situazioni diverse e con obiettivi ben diversi. Non a caso i primi due sono stati rapidamente stabilizzati (anche con la forza come in Egitto), mentre Libia e Siria sono state apertamente aggredite dall’interno e dall’esterno per la loro dissonanza dal progetto di stabilizzazione e dalla competizione inter-imperialista nella regione. Nei capitoli che seguono si prova a spiegare anche queste differenze e l’inaccettabilità di una destabilizzazione che ha come obiettivo la totale subordinazione agli interessi occidentali.

    Il libro, diversamente da altri, non è figlio del lockdown. È una raccolta di saggi, interventi, relazioni, articoli scritti nel corso di questi dieci anni, più o meno circolati in passato. Ma non erano mai stati sistematizzati per offrirne una lettura più lineare ed omogenea.

    L’incoraggiamento degli editori, l’emergenza pandemica e, ancora di più di quella sociale, sono stati la spinta per provare a sintetizzare i lavori e a connetterli proprio con le contraddizioni alle quali la pandemia ci sta mettendo di fronte. E che rendono ancora più urgente la rimessa in campo di alternative credibili alla crisi sistemica del capitalismo oggi così evidente.

    Nel testo c’è almeno un grande buco: la Cina, ma occorre su questo essere onesti. L’autore ha scelto di affrontare temi, fronti e teatri che conosce. Su quelli che non si conoscono bene è meglio leggere cosa scrivono altri autori più informati e approfonditi, magari sostituendo al virus della tuttologia la modestia di prendere carta e penna e prendere appunti su quello che altri più preparati cercano di socializzare.

    Un ringraziamento va agli editori che si sono assunti l’impegno di dare alle stampe un libro di saggistica, anche piuttosto rognoso per le questioni affrontate e la visione con cui le affronta.

    PARTE PRIMA

    Dall’Europa alla gabbia dell’Unione europea

    Dal Washington consensus alla competizione globale

    E’ evidente come l’elaborazione realizzata e documentata in questi anni indichi la formazione dell’Unione europea come il processo che ha portato alla costituzione di un polo imperialista. Non ancora uno Stato, ma un polo imperialista europeo che ha superato e distrutto quello che si era annunciato come uno spazio comune. E che, anche sulla base degli interessi che hanno egemonizzato e realizzato tale processo, non poteva che risultare come tale.

    Helmut Khol, nel 1996, affermava che l’integrazione economica europea sarà un problema di pace o di guerra nel XXI°secolo. Siamo nel XXI secolo e le conseguenze dell’integrazione europea, sia nelle relazioni interne che in quelle internazionali, non allontanano affatto lo spettro della guerra, ma, al contrario, lo stanno portando dentro l’agenda quotidiana e nelle prospettive di medio periodo.

    Come è potuto accadere che l’ambizione a uno spazio comune europeo producesse, invece, un polo imperialista? E’ avvenuto con la costituzione dell’Unione europea, con i trattati di Maastricht, Amsterdam, le cooperazione rafforzate tra alcuni Stati europei, la moneta unica e la raffica di Trattati con cui siamo stati tramortiti e ingabbiati tra il 2010 e il 2013.

    Quindi non si parli più di Europa ma di Unione europea. Confondere i due termini – come fanno sistematicamente le classi dominanti, i loro media mainstream e l’indolenza intellettuale della sinistra europea – serve solo a confondere le idee, le ambizioni e la realtà.

    La moderna Unione europea, dunque il polo imperialista europeo, è l’ambizione e la sperimentazione verso una sorta di sovrastato imperialista delle multinazionali. Un polo perché ormai è molto di più dei vecchi Stati-nazione federati tra loro, ma ancora un po’ meno di uno Stato nel senso compiuto della parola.

    Perché sta accadendo tutto questo? La competizione globale del nuovo secolo richiede una massa critica in termini di risorse, tecnologie, moneta, capitale umano e mercato interno che un singolo Stato – neanche la Germania da sola – non è in grado di mettere in campo. La competizione, quindi, avviene tra i poli imperialisti, e l’Unione europea è uno di questi.

    La concentrazione

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