Rivista di Psicosintesi Terapeutica n.33-34
Di AA.VV., Elisabetta Giuli, Andrea Bocconi e
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■ INDICE
EDITORIALE
Alberto Alberti Identità e diversità
■ PSICOPATOLOGIA
INTERPRETAZIONE E TERAPIA
Alberto Alberti L’anima nel limbo. Interpretazione e terapia dei disturbi psicotici
■ PSICOTERAPIA
APPLICAZIONI
Elisabetta Giuli, Massimo Rosselli
Psicoterapia di gruppo dinamico-esistenziale con pazienti oncologici
■ CONTRIBUTI E SVILUPPI TEORICI
Andrea Bocconi
La psicosintesi è universale?
Mauro Ventola
La volontà integrale
Anna Zini
Lo psicologo dipendente in un servizio sanitario pubblico: alcune riflessioni
■ LE ENERGIE LATENTI IN NOI
Roberto Assagioli
Le energie latenti in noi. IV. Come si fa la suggestione
Roberto Assagioli
Le energie latenti in noi. V. Veleni e farmaci psicologici
■ NEWS DAL PIANETA PSICOTERAPIA
RUBRICA a cura del Gruppo Studi e Ricerca Sipt
Alessandro Toccafondi
Il distress degli oncologi. Meta-analisi e analisi sistematica della letteratura
Massimo Rosselli
Osservazioni sul congresso della SOPSI
■ RECENSIONI LIBRI, FILM
Temple Grandin
Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica – Recensione di Anna Maria Cavaciocchi
Mauro Ventola
Decidere dall’essere – Recensione di Don Rito Maresca
«INSIDEOUT» (film di animazione della Pixar): una lettura psicologica e non solo – Recensione di Gioele D’Ambrosio
■ EVENTI
Conferenza inaugurale di Alberto Alberti al Gruppo di Psicosintesi di Forlì-Cesena e Ravenna di Enrico Pasi
NOVITÀ EDITORIALI
NORME REDAZIONALI
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Recensioni su Rivista di Psicosintesi Terapeutica n.33-34
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Rivista di Psicosintesi Terapeutica n.33-34 - AA.VV.
■ INDICE
EDITORIALE
Alberto Alberti Identità e diversità
■ PSICOPATOLOGIA
INTERPRETAZIONE E TERAPIA
Alberto Alberti L’anima nel limbo. Interpretazione e terapia dei disturbi psicotici
■ PSICOTERAPIA
APPLICAZIONI
Elisabetta Giuli, Massimo Rosselli
Psicoterapia di gruppo dinamico-esistenziale con pazienti oncologici
■ CONTRIBUTI E SVILUPPI TEORICI
Andrea Bocconi
La psicosintesi è universale?
Mauro Ventola
La volontà integrale
Anna Zini
Lo psicologo dipendente in un servizio sanitario pubblico: alcune riflessioni
■ LE ENERGIE LATENTI IN NOI
Roberto Assagioli
Le energie latenti in noi. IV. Come si fa la suggestione
Roberto Assagioli
Le energie latenti in noi. V. Veleni e farmaci psicologici
■ NEWS DAL PIANETA PSICOTERAPIA
RUBRICA a cura del Gruppo Studi e Ricerca Sipt
Alessandro Toccafondi
Il distress degli oncologi. Meta-analisi e analisi sistematica della letteratura
Massimo Rosselli
Osservazioni sul congresso della SOPSI
■ RECENSIONI LIBRI, FILM
Temple Grandin
Pensare in immagini e altre testimonianze della mia vita di autistica – Recensione di Anna Maria Cavaciocchi
Mauro Ventola
Decidere dall’essere – Recensione di Don Rito Maresca
«INSIDEOUT» (film di animazione della Pixar): una lettura psicologica e non solo – Recensione di Gioele D’Ambrosio
■ EVENTI
Conferenza inaugurale di Alberto Alberti al Gruppo di Psicosintesi di Forlì-Cesena e Ravenna di Enrico Pasi
NOVITÀ EDITORIALI
NORME REDAZIONALI
■ EDITORIALE
Identità e diversità
L’essenza fondamentale dell’essere umano è la sua dimensione di libertà, che si manifesta in primis come libertà di essere se stesso, libertà di essere quello che è. Questa libertà coincide in fondo con una necessità, perché non si può essere altro che se stessi.
Ciascuno è quello che è e, per quanti sforzi possa fare, non potrà mai veramente diventare diverso da se stesso. E non potrà, similmente, neppure riuscire a far diventare l’altro diverso da quello che è. Lo sforzo della diversificazione – che nasce dall’insoddisfazione per quello che siamo e/o che gli altri sono e/o che il mondo è, e dal desiderio di diversità – porta all’alienazione e alla psicopatologia.
Per diversificarci e diversificare bisogna cambiare la forma. È la forma che definisce e contiene la realtà oggettiva. Però, per cambiare la forma, è necessario romperne i confini. Ma ciò è un evento che può verificarsi solo nell’immaginario. Nella dimensione della realtà oggettiva, ciascuna forma vivente è e resta quello che è. Possiamo solo immaginare di diventare/essere diventati diversi da quello che siamo e/o di aver fatto diventare l’altro diverso da quello che è e/o di aver reso diverso il mondo.
Una volta infranti i limiti (sempre nell’immaginario simbolico), ci si inflaziona nella deificazione di se stessi (delirio megalomanico), oppure ci si perde nel caos, nel nulla e nell’angoscia della disintegrazione (delirio depressivo), oppure ci si salva (apparentemente) mediante un tentativo di ricostruzione falsa e artificiosa della personalità (personalità di sopravvivenza). In tutti questi casi viene meno l’autenticità: il soggetto perde la sensazione di essere autore
di se stesso, non riesce più a cogliere, plasmare e manifestare la propria forma in modo corrispondente alla sua natura.
L’identità va quindi intesa come identicità: ovvero una coincidenza/uguaglianza con la propria natura. Qui sta la nostra autenticità. È questa la nostra libertà, e insieme il nostro vincolo. Non possiamo che essere/diventare quello che siamo, ma solo nell’essere/diventare se stessi possiamo sentirci liberi.
Ma nessun essere umano basta da solo. Non esiste un’autorealizzazione individualistica e separativa. Ciascuno è di per sé incompleto. Sovrabbondiamo di alcune cose, e siamo carenti di altre. Abbiamo bisogno di incontrarci e realizzare un mutuo dare e ricevere con ciò che è altro da noi, scambiando gesti, pensieri e sentimenti. Abbiamo la necessità di comprendere a fondo e integrarci con la diversità. Ciascuno è unico e diverso da ogni altra forma esistente. La diversità è l’espressione stessa della pluralità della vita, è la ricchezza della manifestazione, è l’arcobaleno dei colori della vita.
Dobbiamo riuscire a incontrarci con l’altro, il Tu, prendendo coscienza che questo Tu non è una proiezione d’immagine che parte dal nostro Io, ma è una realtà vivente di per sé, un altro Io, che esiste di per sé, indipendentemente da noi, ed è l’espressione visibile di una sacralità
interna.
È fondamentale comprendere a fondo il mistero della diversità. Per riuscirci, dobbiamo abbandonare lo sforzo di diversificazione da noi stessi e di diversificare l’altro da se stesso, e sostituirlo con la semplicità dell’incontro naturale con chi o ciò che è diverso da noi. Se cessiamo lo sforzo di diventare diversi da quello che siamo, controllandone l’impulso e abbandonandone il desiderio, ci ritroviamo, come d’incanto, davanti, accanto e dentro noi stessi. Se cessiamo lo sforzo di far diventare l’altro diverso da quello che è, controllando e ritirando le nostre aspettative, bisogni, timori e desideri su di lui, ci ritroviamo, come d’incanto, davanti all’altro, e lo vediamo come veramente è nella sua realtà e autenticità.
Allora ci accorgiamo di quello che siamo noi e di quello che l’altro è. Prendiamo coscienza che ogni forma di vita ha una gemma preziosa dentro di sé, un tesoro
nascosto nelle pieghe della sua profondità, e può manifestarlo solo attraverso la sua unicità, singolarità e diversità (diversità liberata). E se guardiamo al divino
, presente in ogni forma di vita, con rispetto, amore, gioia e meraviglia, favoriamo il miracolo
del suo manifestarsi e rendersi visibile.
Inizia così l’incontro autentico con la diversità. Ogni diversità è un’identità irripetibile a se stante, è una luce, un raggio: una tonalità di colore e di suono, che aggiunge un tassello al mosaico del mondo e una nota alla sinfonia del cosmo.
Alberto Alberti
■ PSICOPATOLOGIA INTERPRETAZIONE E TERAPIA
● Alberto Alberti
L’ANIMA NEL LIMBO. INTERPRETAZIONE E TERAPIA DEI DISTURBI PSICOTICI
● L’ANIMA NEL LIMBO. INTERPRETAZIONE E TERAPIA DEI DISTURBI PSICOTICI¹
Alberto Alberti
Alberto Alberti, medico neuropsichiatra e psicoterapeuta, allievo e collaboratore di Roberto Assagioli, socio fondatore e didatta della Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica (SIPT), docente della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Psicosintetica. Indirizzo per la corrispondenza: info@luomoedizioni.it
The author, in this article, provides an interpretation of psychotic disorders in the perspective of psychosynthesis. Psychosis is understood as the outcome of a wound brought to its own individuality (primary wound), the suspension of the soul into a dimension of limbo and a subsequent split of the biopsychic unity of personality.
Cure is a mixed therapy that is based on the creation of a positive relational climate
and on a set of attitudes, techniques and methods directed to both personality and soul.
Personality care consists in a process of reduction, containment and existential understanding of the psychotic part (through the use of pharmacological and psychotherapeutic techniques), in the elaboration of an individualized project (ideal model) and the systematic use – depending on the model chosen – of a set of educational and rehabilitative techniques and methods (active exercises in a group of physical and psychic functions), designed to reconstruct a new, more autonomous, integrated and mature personality (psychagogy).
Finally, the cure at level of the soul consists in a maieutic
work of recovering the part of the individuality suspended in a limbo dimension, through a resonance and consonance relationship between the Self of the therapist and the Self of the patient and the use of specific spiritual techniques, including the direct calling
of the patient’s soul by the therapist.
Keywords: psychosis, psychosynthesis, mixed therapy, positive relational climate, care of the personality, pharmacotherapy, psychotherapy, rehabilitation, individualized projects, ideal model, psychagogy, care of the soul, maieutic method, resonance, consonance, calling.
L’autore, in questo articolo, fornisce un’interpretazione dei disturbi psicotici nell’ottica della psicosintesi. La psicosi è intesa come l’esito di una ferita inferta alla propria individualità (ferita primaria), la sospensione dell’anima in una dimensione di limbo e una successiva scissione dell’unità biopsichica della personalità.
La cura è una terapia mista, che si basa sulla creazione di un clima relazionale positivo
e su di un insieme di atteggiamenti, tecniche e metodi diretti sia alla personalità che all’anima.
La cura a livello della personalità consiste in un processo di riduzione, contenimento e comprensione esistenziale della parte psicotica (mediante l’uso di tecniche farmacologiche e psicoterapeutiche), nell’elaborazione di un progetto individualizzato (modello ideale) e l’utilizzazione in modo sistematico – in funzione del modello scelto – di un insieme di tecniche e metodi educativi e riabilitativi (esercizi attivi in gruppo delle funzioni fisiche e psichiche), atti a ricostruire concretamente una nuova personalità più autonoma, integrata e matura (psicagogia).
La cura a livello dell’anima infine consiste in un lavoro maieutico
di recupero della parte dell’individualità del paziente rimasta sospesa in una dimensione di limbo, mediante una relazione di risonanza e consonanza tra il Sé del terapeuta e il Sé del paziente e l’uso di tecniche spirituali specifiche, tra cui la chiamata
diretta dell’anima del paziente da parte del terapeuta.
Parole chiave: psicosi, psicosintesi, terapia mista, clima relazionale positivo, cura della personalità, farmacoterapia, psicoterapia, riabilitazione, progetti individualizzati, modello ideale, psicagogia, cura dell’anima, metodo maieutico, risonanza, consonanza, chiamata.
INTERPRETAZIONE DEI DISTURBI PSICOTICI
L’UOMO PSICOTICO
Voglio iniziare, prendendo spunto da alcune impressioni, sensazioni che possiamo avvertire quando ci troviamo di fronte a un soggetto psicotico.
Diversità
La prima impressione che generalmente proviamo quando incontriamo un soggetto affetto da psicosi – in particolare una psicosi mentale, come per esempio la psicosi schizofrenica – è di diversità, di estraneità, come se quello che abbiamo davanti non fosse uguale a noi, ma un qualcosa di diverso
, quasi appartenesse a un altro mondo, provenisse da un altro pianeta.
Inautenticità
Abbiamo anche una sensazione di finzione e di ambiguità: è come se non fosse un essere umano autentico, ma fingesse di esserlo. Allo stesso tempo è come se fosse un essere umano vero, che facesse finta di essere falso.
Sospensione esistenziale
Si ha l’impressione di una sospensione dell’esistenza. Il paziente non ci appare definito dal punto di vista esistenziale, ma sospeso tra la vita e la morte, e anche tra la non-vita e la non-morte. Non ci appare completamente vivo, ma neppure del tutto morto: un qualcosa di morto che si sforza di apparire vivo, e allo stesso tempo un qualcosa di vivo che cerca di apparire morto.
Incompletezza della presenza
L’uomo psicotico non c’è totalmente, ma solo in parte. È come se non avesse completato la propria presenza. È qui davanti a noi, ma è come se abitasse anche altrove, in un altro mondo, in un’altra dimensione. C’è, ma allo stesso tempo non c’è. È come se fosse costretto a essere lì, ma in realtà non vorrebbe esserci. R. D. Laing parlava di «insicurezza ontologica», una specie d’incertezza esistenziale, come se il paziente non avesse ancora deciso se esser-ci o non esser-ci, e fosse per così dire rimasto a mezza strada. È come se non fosse del tutto venuto alla luce.
Solitudine, isolamento
«Tutto comincia, quando gli altri fanno muro. Io tiro la palla nel muro, e la palla torna indietro a me solo.»
Testimonianza
Si ha anche la sensazione di una profonda solitudine, di un completo isolamento da tutto, come se il soggetto fosse separato dagli altri, dal mondo, dalla realtà, dalla vita, dall’universo intero. È come se vivesse in un altro mondo, in un’altra dimensione, in cui è precipitato, o che si è costruito egli stesso, e non fosse più capace di porsi in relazione con gli altri e col mondo. È come se vivesse in un altro piano di esistenza, inaccessibile agli altri.
Staticità, immobilità
«Fermo come un sasso è anche il sangue nelle vene.»
Testimonianza
Un’altra sensazione che proviamo è un senso di staticità, di mancanza di movimento, come se tutto si fosse fermato o addirittura non si fosse mai mosso. È come se fosse stato perduto o sia sempre mancato il senso del fluire dinamico della vita. È come se il soggetto si fosse pietrificato in una dimensione astratta senza vita e senza tempo. Manca il divenire trasformativo dell’esistenza.
Anaffettività, spegnimento affettivo
«I sentimenti sono naufragati nelle acque morte dell’indifferenza.»
Testimonianza
Si ha anche la sensazione di uno spegnimento affettivo. Manca il cuore, con i suoi sentimenti. Soprattutto manca la speranza. È come se tutto fosse vissuto in uno stato di impotenza. Insieme alla speranza, mancano tutti i sentimenti positivi, i sentimenti spirituali, i sentimenti liberi dell’anima: la fiducia, il coraggio, la gioia, l’amore.
Eterno assente, nulla eterno
Si ha anche una strana sensazione di eternità. Ma non è un eterno gioioso, bensì un eterno triste. Si ha l’impressione che il tempo non scorra più, come se si fosse fermato. Non c’è più il flusso del divenire, come se il soggetto si trovasse in una falsa dimensione dell’essere, dove tutto è immobile e fermo nel tempo. Ma non si tratta dell’esperienza dell’eterno presente
(nella quale c’è calore, coscienza, vita, relazione, amore, gioia), che si ha 12 quando si sfiora l’esperienza dell’anima, bensì dell’esperienza di un "eterno assente", di un’eterna assenza del tempo, nella quale si tocca soltanto il vuoto, il nulla, il non essere.
Assenza, mancanza
Possiamo riassumere quello che proviamo nel contatto con i soggetti psicotici come un senso di mancanza, di assenza. Si sente che manca qualcosa di molto importante. Cos’è che manca? Manca la vita, la vera vita, la vita del Sé (Sé-Vita), la vita dell’anima. E c’è anche un senso d’impotenza: è come se la vita fosse stata perduta o non ci fosse mai stata, e comunque non fosse assolutamente possibile raggiungerla.
Se osserviamo le immagini della creatività artistica (c.d. Art Brut) di questi soggetti, possiamo riuscire a intravedere questo senso di vuoto esistenziale e ontologico, nella sua trasfigurazione espressiva. Si tratta di opere in molti casi anche di buona qualità e valore artistico, di cui presentiamo alcune immagini, tratte dall’Archivio del Centro di Attività Espressive La Tinaia
².
Pierluigi Cortesia, Il rotto, Archivio La Tinaia
Marco Raugei, Il Duomo e la cupola, Archivio La Tinaia
Claudio Ulivieri, Senza titolo, Archivio La Tinaia
– Angela Fidilio, Senza titolo, Archivio La Tinaia
Attilio Scarpa, Senza Titolo, Archivio La Tinaia
Massimo Modisti, Senza titolo, Archivio La Tinaia
Nara Degli Innocenti, Senza titolo, Archivio La Tinaia
Claudio Ulivieri, L’uomo radar (particolare), Archivio La Tinaia
LA PSICOSI COME ASSENZA
La psicosi è dunque assenza. Manca, abbiamo detto, l’esser-ci, la vita, la vera vita, il verbo vivere. Manca il suono della vita.
La vita è un principio cosmico: è l’energia fondamentale dell’universo. La vita, per potersi manifestare, ha bisogno di innestarsi in una forma. È solo attraverso una forma che la vita può essere percepita. Per esistere e per essere sentita, deve autolimitarsi, autodefinirsi. Deve tracciare dei confini, individuarsi, assumere un corpo, incarnarsi. Non c’è vita senza forma, non c’è forma senza vita.
Nelle psicosi c’è un disallineamento, una disarmonia tra la vita e la forma. Viene a mancare il suono della vita dentro una forma. Manca l’individualità, il suono dell’anima individuale. Manca il canto, la musica, la nota interiore, che ciascuno ha bisogno e anche il compito di far vibrare.
Prima dell’avvento dell’uomo, l’anima animale era un’anima-gruppo: solo l’essere umano è cosciente di sé come individuo singolo. È con l’uomo che nascono l’autocoscienza e il senso di individualità.
Roberto Assagioli afferma l’importanza fondamentale della presenza e dello sviluppo del senso d’individualità nella vita universale. Egli suggerisce che l’uomo potrebbe avere un compito esistenziale specifico: portare il senso d’individualità nell’armonia cosmica. Ecco le sue parole:
«Il principio dell’individualità, dell’autocoscienza,