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L'angelo di Sodoma
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E-book125 pagine1 ora

L'angelo di Sodoma

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Info su questo ebook

di Sodoma" è considerato uno dei primi romanzi in lingua spagnola sul tema dell'omosessualità. Pubblicato per la prima volta, in Spagna, nel 1927, racconta i turbamenti di José-María, diciotto anni, erede con due sorelle e un fratello, del nobile casato spagnolo dei Vélez Gomara. Rimasti orfani giovanissimi, i quattro ragazzi prenderanno ognuno la sua strada. Le sorelle si sposeranno, ma il destino dei due fratelli sarà meno fortunato. Jaime muore su una nave contrabbandiera attaccata dai pirati nel mare della Florida e, durante un viaggio solitario a Parigi, proprio quando pensa di essersi affrancato dal fardello del nobile nome e dal senso di colpa per la sua "diversità", José-María capisce che dalle due cose non sarà mai libero. Romanzo breve, intimo come un flusso di coscienza, discreto e coinvolgente come il suo protagonista, e a tratti anche divertente, "L'angelo di Sodoma" è l'opera più riuscita di Alfonso Hernández Catá (1885-1940), autore cubano oggi dimenticato, ma celebre ai suoi tempi. Quando, nel 1940 morì in un incidente aereo nei cieli di Rio de Janeiro, era ambasciatore cubano in Brasile. Il 24 novembre dello stesso anno la sua orazione funebre fu pronunciata dalla poetessa cilena Premio Nobel Gabriela Mistral e dallo scrittore austriaco Stefan Zweig.
LinguaItaliano
Data di uscita24 lug 2021
ISBN9791220836319
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    Anteprima del libro

    L'angelo di Sodoma - HERNÁNDEZ CATÁ ALFONSO

    Mauro Marchetti

    bozza2-Garamond

    UUID: 1fa03a45-9a00-4212-9ccf-3c0b7145c62b

    This ebook was created with StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Table of contents

    Titolo dell’opera originale EL ÁNGEL DE SODOMA

    Prima edizione «MUNDO LATINO MADRID» 1927

    Traduzione dallo spagnolo di

    LAURA PUTTI

    ALFONSO HERNÁNDEZ CATÁ

    L’ANGELO DI SODOMA

    Traduzione di Laura Putti

    Prefazione di Cira Romero

    UN ROMANZO SU «QUELLA COSA»: L’ANGELO DI SODOMA

    DI ALFONSO HERNÁNDEZ CATÁ

    Alfonso Hernández Catá, pur essendo uno scrittore cubano, non era nato a Cuba, ma in un paese della Castiglia, in Spagna, nel 1885, da padre spagnolo e madre cubana. E non morì nell’isola più grande delle Antille, ma in Brasile, nel 1940, quando l’aereo che lo trasportava da Rio de Janeiro a San Paolo precipitò in mare nella baia di Guanabara. La sua tragica fine commosse il mondo intellettuale dell’epoca, che gli rese omaggio attraverso grandi personaggi come l’austriaco Stephan Zweig e la cilena Gabriela Mistral nei rispettivi discorsi pronunciati a Rio de Janeiro durante i funerali dello scrittore.

    Al momento della scomparsa Alfonso Hernández Catá era ambasciatore di Cuba in Brasile. La sua carriera diplomatica era iniziata nel 1905, dopo essersi stabilito all’Avana e avere ottenuto la cittadinanza cubana. Dal 1909 fino alla morte, fu console a Le Havre, a Birmingham, a Santander, ad Alicante e a Madrid, dove fu anche ambasciatore, nonché a Lisbona, a Panama, in Cile e, alla fine della vita, nel più grande paese latinoamericano.

    5

    Hernández Catá appartiene al movimento della letteratura cubana conosciuto come Prima Generazione Repubblicana (1910-1923 circa), ma gli argomenti dei suoi romanzi furono sempre diversi da quelli dei quattro narratori più importanti dell’epoca: Jesús Castellano, Miguel de Carrión, Carlos Loveira e José Antonio Ramos, autori realisti che scrissero su tematiche locali connesse con il mondo contadino o urbano, su temi storici o politici, satirici o di costume.

    L’allontanamento da Cuba per motivi professionali è stato associato al carattere cosmopolita dei suoi racconti, romanzi brevi e romanzi: narrativa che incontrò, all’epoca, un grande successo, e di squisita fattura artistica. Ma Hernández Catá si sentì sempre legato al processo culturale cubano e, nonostante la sua assenza, alle vicende politiche del paese. Le questioni cubane sono trattate spesso, e con singolare maestria, in molta parte della sua narrativa, ma anche nella poesia e nei saggi.

    Pur essendo considerato da alcuni studiosi come un esponente della letteratura spagnola, a causa dei lunghi periodi trascorsi in Spagna come diplomatico e per l’attiva partecipazione alla vita culturale della penisola iberica, Hernández Catá difese sempre la sua condizione di cittadino cubano. Fu un intellettuale autodidatta e si abbeverò alla fonte di autori spagnoli come Benito Pérez Galdós, di francesi come Guy de Maupassant, verso il quale ebbe un dichiarato entusiasmo, e di lingua inglese come Edgar Allan Poe, di cui ammirava gli scritti con grande devozione.

    L’opera di Alfonso Hernández Catá transitò per quella tendenza che la critica letteraria ha definito «tendenza 6

    universalista», correlata, cioè, con la comprensione del mondo interiore di uomini, donne e perfino bambini, che si trovano a dover affrontare problemi individuali: la follia, trattata in non pochi dei suoi racconti, la paura, il dubbio, l’angoscia esistenziale, le deformità fisiche, i dilemmi morali e i conflitti psicologici, questi ultimi particolarmente proficui, poiché divennero un filone sfruttato in molte delle sue creazioni.

    I giudizi sulla sua opera sono stati unanimi nel riconoscergli magnifiche doti di narratore, soprattutto di scrittore di romanzi brevi, mentre al suo impegno come romanziere di maggior respiro è data minore rilevanza. Scrisse sei romanzi lunghi, ma fu un appassionato sostenitore del romanzo breve. A quella forma riconosceva due valori, essenziali, tra molti altri: vivacità ed efficacia. Le realizzava, nelle sue creazioni, grazie a un tatto speciale nell’affrontare temi complessi, esposti con postulati umanistici e con enorme rispetto verso gli altri. Fu un intellettuale di profonda coscienza artistica, di vasta cultura e uno scrittore consacrato a ideali estetici all’avanguardia per i suoi tempi. Offrì un’opera di alta qualità letteraria marcata da un forte impulso creativo, che nel suo caso partiva dal centro, dall’essenza stessa della cultura e dell’arte.

    Scrittore di spiccata sensibilità, la sua vasta produzione narrativa - tra le sue opere segnalo «Cuentos pasionales» (1907),

    «Novela erótica» (1909), «Los siete pecados» (1920), «La muerte nueva» (1922), «Piedras preciosas» (1924), «El ángel de Sodoma»

    (1927 in Spagna, 1928 a Cuba) e «Manicomio» (1931) - si nutre di temi universali ed eterni nei quali vibra la tragedia dell’uomo come essere umano, con le sue ansie più intime e spesso complesse. Gran parte dei suoi personaggi vengono presentati 7

    nella loro innocenza, schiacciati, però, da un senso di colpa che non riescono a collocare.

    La tematica omosessuale, sia maschile che femminile, è in letteratura un tema che risale all’epoca d’oro dell’antica Grecia. Nel corso dei secoli si è continuato ad affrontarlo: a volte con timore, altre con grande coraggio, proprio come è accaduto in anni più recenti. Uno dei primi romanzi che trattò questo tema fu «Pasión y muerte del cura Deusto», del cileno Augusto D’Halmar, pubblicato nel 1924, che si svolge a Siviglia.

    Sebbene non ci siano pagine esplicite di amore omoerotico, la vicenda presenta aspetti positivi per la forma delicata con cui viene trattata: l’autore diede infatti corpo ai propri desideri.

    Molto diverso fu il risultato ottenuto da Alfonso Hernández Catá con «L’angelo di Sodoma», titolo già di per sé tanto rivelatore dei suoi propositi, che fa del suo eroe uno spirito nobile e fuori dal comune, pur legandolo a Sodoma, città biblica segnata dal peccato. Fu talmente ben accolto dalla critica spagnola che nel 1928, l’anno seguente alla prima edizione, il romanzo ne ebbe una seconda, con la prefazione dell’endocrinologo spagnolo Gregorio Marañón, e un epilogo del giurista Luis Jimenéz de Azúa, i quali lo analizzarono a partire dalle loro competenze, senza mai censurarlo.

    Il protagonista di «L’angelo di Sodoma», José-María Veléz-Gomara, sa leggere la realtà solo attraverso lo specchio della propria sensibilità alla quale non può rinunciare neanche quando è immerso in situazioni quotidiane. E a rappresentare il maggior valore di quest’opera è proprio questa scoperta graduale della sua condizione omosessuale. All’inizio la rifiuta in maniera esplicita, considerandola come «un errore» della natura, salvo poi accettarla. Quando è ormai quasi sconfitto 8

    dalla forza della carne, ma «senza cadere nell’errore», preferisce mettere fine alla propria vita: sintesi molto dura di questa prima narrazione della tematica omosessuale nella letteratura cubana, cui più tardi si dedicheranno eccellenti scrittori come José Lezama Lima, Virgilio Piñera, Antón Arrufat, Reinaldo Arenas e Severo Sarduy, tra gli altri.

    «L’angelo di Sodoma», come molte altre opere di Hernández Catá, si svolge in un luogo geograficamente indeterminato che potrebbe essere L’Avana, Copenaghen, Londra o Madrid, tranne il capitolo finale, situato a Parigi, città a quel tempo identificata con i piaceri carnali più eccitanti.

    Penso tuttavia che si svolga nel mondo ispanico, per il nome e il cognome del protagonista, e quelli scelti per i suoi fratelli: Jaime, Amparo e Isabel-Luisa, e per il nome di suo padre, Santiago. Nonché per quello della fidanzata di José-María, Cecilia, con il quale forse l’autore evoca il nome della protagonista

    del

    più

    importante

    romanzo

    cubano

    dell’Ottocento, «Cecilia Valdés; o il Colle dell’Angelo» (1882) di Cirilo Villaverde. Ma l’ambiente descritto, le strade e gli edifici sono simili a quelli dei villaggi della provincia spagnola, pieni di vicoli tortuosi, in un’asfissiante atmosfera di paese.

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