Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La casa stregata e altri racconti
La casa stregata e altri racconti
La casa stregata e altri racconti
E-book248 pagine3 ore

La casa stregata e altri racconti

Valutazione: 4 su 5 stelle

4/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Cura e traduzione di Gianni Pilo
Edizioni integrali

Il racconto La casa stregata venne ispirato a Lovecraft da una casa realmente esistente a Providence, da lui definita «maledetta o nutrita di cadaveri». Il tema di antichi orrori che si risvegliano, di misteriose auree demoniache, la suspense e il senso di oppressione soprannaturale trasmessi da queste pagine si incontrano anche nel celebre L’orrore a Red Hook, molto citato dagli appassionati di Lovecraft che sostengono l’ipotesi che lo scrittore fosse un affiliato di una setta occulta, vista la precisione con cui riporta alcune formule usate durante rituali esoterici. Con L’orrore di Dunwich entriamo in un altro mondo, in quell’universo alieno inaugurato dalla figura di Cthulhu che lo scrittore svilupperà in una serie di famose raccolte. Ne I sogni nella casa stregata Lovecraft introduce un’intuizione che influenzerà molti scrittori di fantasy suoi contemporanei: l’orrore non proviene solo dallo spazio infinito, ma anche dall’infinità di universi paralleli al nostro. Creatore e caposcuola incontestato del filone dell’orrore soprannaturale, Lovecraft fa risalire le radici della sua narrativa alle angosce e agli incubi più oscuri dell’animo umano.

«Perfino negli orrori più spaventosi di rado manca l’ironia. Talvolta essa entra direttamente nell’insieme degli avvenimenti, mentre altre volte è legata soltanto alla posizione fortuita di questi tra le persone ed i luoghi.»



Howard P. Lovecraft

nacque il 20 agosto del 1890 a Providence nel Rhode Island. Vissuto in un ambiente familiare ben poco felice, dopo un’infanzia trascorsa in totale solitudine, fin da giovane dovette lottare con una serie di difficoltà economiche e si guadagnò da vivere con il mestiere ingrato e mal pagato di revisore dei testi narrativi di aspiranti scrittori. Grazie ai suoi romanzi e racconti, ispirati a una concezione del Cosmo particolare e singolarissima, è l’unico scrittore americano a poter rivaleggiare con Edgar Allan Poe. Divenuto, ancora vivente, una vera e propria “leggenda”, morì nella sua Providence, alla quale era legato in maniera viscerale, il 5 marzo del 1937. Moriva l’uomo, nasceva il mito.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2013
ISBN9788854128842
La casa stregata e altri racconti
Autore

H. P. Lovecraft

Renowned as one of the great horror-writers of all time, H.P. Lovecraft was born in 1890 and lived most of his life in Providence, Rhode Island. Among his many classic horror stories, many of which were published in book form only after his death in 1937, are ‘At the Mountains of Madness and Other Novels of Terror’ (1964), ‘Dagon and Other Macabre Tales’ (1965), and ‘The Horror in the Museum and Other Revisions’ (1970).

Autori correlati

Correlato a La casa stregata e altri racconti

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa horror per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su La casa stregata e altri racconti

Valutazione: 4.080152883969466 su 5 stelle
4/5

131 valutazioni4 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

  • Valutazione: 3 su 5 stelle
    3/5
    This is the third volume in S. T. Joshi's excellently edited series by Penguin of the collected fictions of the master of weird-fiction, H. P. Lovecraft. As Joshi notes in the introduction, this volume collects much of Lovecraft's "Dunsanian" pieces, ones inspired by Lord Dunsaney's fantasy fictions as opposed to the cosmic horrors of the Arkham Cycle. These stories form the Dream Cycle and in this volume include The Other Gods, Polaris, The Doom that Came to Sarnath, The Cats of Ulthar, The Silver Key, Through The Gate of the Silver Key, Hypnos, The Strange High House in the Mist, and the crowning work in the Cycle, The Dream Quest of Unknown Kadath.

    These stories, while a departure from Lovecraft's cosmic horror stories, are still enjoyable though coloured by the influence of Lord Dunsaney. Still there are genuine parts of excellent writing, particularly in The Dream Quest and The Cats of Ulthar is a stand-out piece as well.

    Of the other stories, the stand-out pieces include The Horror At Red Hook (a horror-infused detective story) and the masterpiece that is The Shadow Out of Time; rightly considered one of Lovecraft's best. This is a fitting conclusion to this volume and to the series by a writer whose own shadow still falls long over fiction today.
  • Valutazione: 4 su 5 stelle
    4/5
    H.P. Lovecraft at his best. The story's short, fact-paced, and terrifying to the core. I guess it's that sort of stories that set Lovecraft's name as a trademark of a whole class of horror stories. I won't discuss the story itself, all I'll say is that it's a great success. Try it. You'll thank me.
  • Valutazione: 3 su 5 stelle
    3/5
    This, I think, will be a constant refrain as I slowly work my way through these Lovecraft volumes: I love Lovecraft's imagination, but my god, the man's writing really needed some work.

    The idea of a late-17th century witch using higher mathematics to break through time and space is just a stunning concept. There's the suitably confused main protagonist, Gilman, the titular witch, the rat-man Brown Jenkins, and the ominous Black Man.

    All of them are very, very cool.

    But when the reader is then forced to uncover these nuggets in Lovecraft's dense prose, the experience is lessened. In this story's almost 50 pages, there's not a single line of dialogue. Not one. Anything that was said was instead told to the reader through narrative. There's so much passive verb use that the whole thing tends to bog down.

    And then there's the standard insistence by the protagonist that what he's--and it's always a he--experiencing is so far out of the norm, and usually occurring at night, that it's all a dream. Howard, using it once it a while is fine, but for you, it's a trope.

    So, as usual, five stars for concept, and one star for written execution.

    I keep thinking how amazing it would be for some author to come along and rewrite each of these stories, hewing to the ideas and storyline, but actually applying some writing sensibility to them.
  • Valutazione: 5 su 5 stelle
    5/5
    Well I'm done with Penguin's three volumes of Lovecraft tales. I enjoyed each one. However, I wish they would make another volume or two because there they are missing some Lovecraft stories I see. His non-fiction would be "fun" to read as well. Some other time I might read them online because all his stuff is public domain thank the gods.

    With this volume I enjoyed the title story the most, but I also really like Dream-Quest of Unknown Kadath. Even though that story is really long, to me, it reads like a perfect Lovecraft story. I also enjoyed reading these tales after Alan Moore's Providence comic book (helps me understand the plot a little bit more).

Anteprima del libro

La casa stregata e altri racconti - H. P. Lovecraft

e-classici.png

212

Titoli originali: The Shunned House, The Horror at Red Hook,

The Dunwich Horror, The Dreams in the Witch-House

Traduzione di Gianni Pilo

Prima edizione ebook: dicembre 2010

© 2010 Newton Compton editori s.r.l.

Roma, Casella postale 6214

ISBN 978-88-541-2884-2

www.newtoncompton.com

Howard Phillips Lovecraft

La casa stregata

e altri racconti

La casa stregata – L’orrore a Red Hook

L’orrore di Dunwich – I sogni nella casa stregata

A cura di Gianni Pilo

Edizioni integrali

OMINO-2.png

Newton Compton editori

Lovecraft, fabbro di sogni e di visioni

Per molto tempo – fino a quando, negli anni Sessanta, la critica europea non lo ha scoperto – l’americano Howard Phillips Lovecraft è stato uno scrittore praticamente «rimosso» dalla letteratura del suo Paese. Nato nel 1890 a Providence, nel Rhode Island, scrisse un’ottantina di racconti, tre romanzi non lunghi e un gran numero di liriche e saggi, per la quasi totalità nell’ambito della narrativa fantastica, onirica e dell’orrore. Quando morì, a 46 anni, gran parte della sua produzione era ancora inedita, o pubblicata soltanto su riviste popolari ignorate dalla critica ufficiale.

Tutta la sua fama è postuma, e si deve al successo delle traduzioni delle sue opere in francese, italiano e tedesco; opere che soltanto l’affetto dei suoi conoscenti e colleghi autori di narrativa fantastica aveva permesso fossero preservate. Oggi Lovecraft è divenuto l’oggetto di un vero e proprio culto letterario, e i suoi scritti vengono riesaminati con scrupolo filologico. La sua figura è tracciata in tutte le enciclopedie e le storie letterarie, e ne viene riconosciuto l’influsso su tutta la narrativa moderna del soprannaturale.

La breve vita di Lovecraft è affascinante quasi quanto la sua narrativa. Bimbo precoce che aveva imparato l’alfabeto a due anni, che leggeva correntemente a quattro e scriveva poesie e racconti a sei, fu allevato da una madre nevrotica e iperprotettiva dopo aver perso il padre, ricoverato in una clinica per malati di mente quando lui aveva solo tre anni.

Crebbe come un giovane introverso e devoto ai libri, in cui l’interesse per la letteratura del soprannaturale si legava a quello per la scienza, specialmente l’astronomia e la chimica. Leggendo i vecchi volumi della biblioteca del nonno, imparò a parlare, scrivere e pensare nell’inglese del Settecento, e per tutta la vita rimase legato al XVIII secolo.

Amava l’architettura coloniale americana, la scienza, l’arte, la letteratura, i gatti, la cucina italiana, i gelati. Aborriva la volgarità, l’ignoranza, il freddo, il pesce, e detestava, al limite della ferocia, ogni intrusione straniera nell’integrità culturale del suo amato New England.

La cattiva salute – che lo perseguitò fin dall’infanzia, portandolo a morte prematura – gli impedì di seguire studi regolari: supplì procurandosi da solo un’erudizione immensa in ogni campo dello scibile grazie a estese letture e a una fenomenale memoria. Elargì questa erudizione ai suoi conoscenti sparsi in tutta l’America, con i quali intrecciò una delle più fitte corrispondenze che si conoscano nella storia dell’epistolografia: oltre centomila lettere, molte delle quali lunghe più di cinquanta pagine, che oggi si vanno raccogliendo in diversi volumi.

Visse gran parte della sua vita nella nativa Providence, tranne un periodo di circa due anni (1924-1926) trascorso a New York, ove convisse con la moglie Sonia, sposata nel 1924 e dalla quale si divise presto. Viaggiò comunque molto negli Stati Uniti, specie nel corso del suo ultimo decennio di vita, alla ricerca di antichità coloniali e luoghi storici. I suoi molti amici lo ricordano concordemente come un uomo mite, cortese, colto, di grande fascino personale e di integrità adamantina: quando lo descrivono, l’espressione che più ricorre è: «Un gentiluomo, nel vero senso della parola».

La letteratura era tutta la sua vita: ma, poiché restrinse le sue prove a un settore – la narrativa fantastica – di scarsa diffusione, non riuscì mai a trarne di che sostenersi. Si guadagnò l’esistenza facendo il revisore di manoscritti altrui: un lavoro faticoso, misconosciuto e mal pagato, che non gli permise mai di superare la soglia della povertà.

La sua integrità di letterato è degna di grande rispetto.

Scrisse soltanto quando qualcosa, entro di sé, gli imponeva di farlo, e praticamente mai per pure esigenze commerciali.

Vero perfezionista, scriveva e riscriveva all’infinito i suoi testi, sempre alla ricerca dell’espressione giusta: ma non ne era mai soddisfatto, tanto che lasciò gran parte delle sue opere nel cassetto, facendole leggere soltanto agli amici più stretti. Quando le inviava per la pubblicazione, preferiva ritirarle piuttosto che consentire ai direttori delle riviste popolari (come è pratica comune) di correggerle o manipolarle per renderne lo stile più adatto ai palati grossi dei loro lettori: e ciò malgrado la povertà che lo stringeva da presso. Credeva alla letteratura come fine a se stessa, e scrisse soltanto per propria soddisfazione personale, rifiutando sempre di venire a compromessi con la propria arte.

La sua vita onirica incredibilmente ricca fu la fonte principale delle sue storie. Filosoficamente era peraltro un razionalista, e non credeva in nulla di soprannaturale, neppure dal punto di vista religioso. È un paradosso, perciò, che sia divenuto autore di alcune delle più famose storie del soprannaturale che siano mai state scritte, dando vita addirittura a una vera e propria mitologia letteraria (quella dei «Miti di Cthulhu», dal nome di una delle divinità fantastiche da lui inventate), che oggi ha un’infinità di seguaci in tutto il mondo, e persino gruppi di persone che aderiscono ad essa come ad un vero e proprio culto.

Ma forse la ragione del suo successo sta proprio nel radicale scetticismo del suo pensiero: quelle che ha scritto sono, in effetti, «parabole per non credenti». Non considerando più plausibili come fonti di terrore, nel mondo moderno, i fantasmi, i dèmoni e i mostri della narrativa gotica tradizionale, spostò le fonti dell’orrore verso l’infinito, negli abissi insondabili del tempo e dello spazio, calandole allo stesso tempo negli altrettanto sconosciuti abissi della mente umana. In tal modo, attuò un vero e proprio rovesciamento di prospettiva rispetto agli schemi classici della Horror Story: tanto che Fritz Leiber (uno degli autori contemporanei che più furono influenzati dal suo punto di vista) lo definì «un Copernico letterario».

Il punto di osservazione di Lovecraft non è più antropocentrico: è invece – secondo un aggettivo che in lui ricorre frequentemente – «cosmico». Il cosmo da lui raffigurato nelle sue storie è vasto e incomprensibile, ed è ancor più terrificante per la sua radicale indifferenza nei confronti di «quell’incidente banale che è la vita organica, uomo compreso».

Nella sua opera ricorre una vasta serie di tematiche (la degenerazione, gli illeciti connubi, la ricerca di sogni impossibili, la possessione psichica, la morte, le intrusioni dell’impossibile nella realtà, la sospensione delle leggi naturali, l’impotenza e inessenzialità dell’uomo in un universo rigidamente meccanicistico): ma, alla radice, tutti i suoi scritti sono interconnessi, e costituiscono un complesso letterario omogeneo che potrebbe essere letto come i capitoli indipendenti di un solo romanzo-fiume.

Un effetto questo che Lovecraft ha reso con due artifici fondamentali. In primo luogo, l’invenzione di un vero e proprio Pantheon orrorifico, citato in gran parte delle sue storie: una complessa mitologia formata di entità e forze abominevoli, e completa di culti segreti e «libri sacri» proibiti, come il famoso Necronomicon. In secondo luogo, la tendenza a far manifestare queste entità in un ambiente ben definito, una specie di cerchio magico evocatorio il cui perimetro si sovrappone ai confini geografici di un New England immaginario ma perfettamente realistico e perfettamente sovrapponibile a quello reale, con la città di Arkham e la sua Miskatonic University custode di sapienze proibite; lo sperduto borgo di Dunwich in cui si praticano riti blasfemi; il porticciolo di Innsmouth sede di commerci innominabili con entità abissali, e così via. Questa mitologia e questi toponimi ricorrono nella maggioranza delle sue opere, conferendo loro un senso di unità e un’impressione coerente del tutto particolari e indimenticabili.

Nel suo complesso, l’opera di Lovecraft sfida ogni tentativo di classificazione. Pur trattando di entità extraterrestri, i suoi non sono veri racconti di fantascienza, perché non si basano sull’estrapolazione di conoscenze acquisite o ipotizzabili.

Non sono opere fantastiche o epico-fantastiche alla maniera di Tolkien, perché non presuppongono l’esistenza di una storia umana alternativa o sconosciuta, non sono narrativa di fantasmi, o di mostri come vampiri o licantropi, perché non prevedono l’estensione della vita dopo la morte, e un Aldilà dal quale siano concessi indebiti ritorni. Di fatto, costituiscono una nuova e del tutto originale categoria narrativa, solo debolmente collegata alla tradizione letteraria del soprannaturale, e più per un fattore d’atmosfera che di struttura o di forma.

La lingua nella quale sono scritte è anch’essa originale. Un inglese dalla «aristocratica densità» (come hanno affermato in Italia Fruttero e Lucentini), prodotto dalla sovrapposizione di termini e locuzioni settecentesche su un tessuto sintattico e formale nettamente moderno nel quale, ad aggettivi desueti, si accoppiano precise terminologie scientifiche. Un esperimento linguistico derivante non da affettazione, ma dal suo naturale modo di esprimersi, nato dalle letture e dagli interessi giovanili, che pochi altri scrittori hanno tentato, e ancor meno realizzato, con pari efficacia.

Lovecraft fu certamente uno strano uomo, fabbro di sogni e di visioni ancor più strani. Catalogarne la figura è difficile quanto catalogarne l’opera: l’una e l’altra sono oggetto di valutazioni radicalmente controverse. Il giudizio più efficace sulla sua personalità l’ha dato forse uno dei suoi biografi, L. Sprague de Camp, che così termina il libro di cinquecento pagine che gli ha dedicato: «Malgrado le sue stranezze, coloro che lo conobbero lo amarono e ne furono affascinati. Cercò sempre di fare la cosa giusta. Continuò a imparare e a migliorarsi per tutta la vita: e questo, mi sembra, è il miglior uso cui si possa mettere la mente umana».

GIANNI PILO

Cronologia della vita e delle opere

1890. 20 marzo. Nasce a Providence, nel Rhode Island, figlio unico di Winfield Scott Lovecraft (1853-1898), rappresentante di commercio della Gorham Silver Company (una ditta di argentieri), e di Sarah Susan Phillips (1857-1921), seconda delle tre figlie di un possidente un tempo dovizioso ma a quell’epoca in declino.

1891. I genitori si stabiliscono ad Auburndale, nel Massachusetts, pur trasferendosi di frequente in altre località, in genere nella zona di Boston.

1893. Durante un viaggio a Chicago, Winfield Scott Lovecraft dà i primi segni di squilibrio mentale. In un albergo, dichiara che la cameriera lo ha insultato, e che la moglie era stata aggredita nella sua camera. Viene ricoverato nel Butler Hospital di Providence e interdetto. La moglie Sarah va a vivere con il figlio nella casa dei genitori, una bella villa di tre piani, con ampio giardino, al n. 194 di Angell Street. Lì Lovecraft trascorrerà gli anni più felici della sua vita.

1894. Stimolato dalla presenza di una vasta biblioteca in casa dei nonni, Lovecraft impara precocemente a leggere. Le fiabe sono la sua prima passione, in particolare quelle de Le mille e una notte (da cui trarrà le suggestioni per inventare il personaggio del folle arabo Abdul Alhazred e del suo Necronomicon), e le novelle dei fratelli Grimm.

1896. Muore la nonna materna Rhobinia Alzada Phillips (1827-1896).

L’atmosfera di lutto familiare provoca in lui i primi sogni spaventosi, in particolare la visione di esseri d’incubo simili a demoni che battezza «Magri Notturni» (Night-Gaunts); per anni, perseguiteranno tutte le sue notti.

1897. Una storia della mitologia greca lo fa innamorare del mondo classico.

Scrive il suo primo componimento in versi, ispirato all’Odissea, e i primi racconti, The Noble Eavesdropper (perduto) e The Little Glass Bottle.

1898. Muore in manicomio il padre (che nel frattempo era stato colpito da paresi). Per tutta la vita Lovecraft ne parlerà pochissimo, ricordandolo sempre comunque con rispetto, e lodandone la cultura, la conoscenza delle lingue, lo stile di comportamento «all’inglese»: qualità che ebbe modo di conoscere quando, negli intervalli di lucidità concessi dalla follia, l’uomo poteva trascorrere dei periodi insieme con la famiglia.

Si appassiona alla narrativa di Poe, Verne e Wells, che stimoleranno il suo interesse – oltre che per l’insolito – anche per le scienze naturali, in particolare la chimica e l’astronomia.

Continua a scrivere brevi racconti, vergandoli sui quaderni di scuola.

Frequenta saltuariamente le elementari: maestri privati curano la sua educazione negli intervalli. Stringe le prime amicizie con i compagni d’infanzia, alcuni dei quali, come i fratelli Chester e Harold Munroe, gli resteranno vicini a lungo.

1899. Si sviluppa il suo interesse per le scienze. Attrezza in cantina un piccolo laboratorio chimico. Dopo la sua morte, i nuovi proprietari della casa troveranno ancora, incise sulle pareti di legno, le sue formule chimiche, che verranno scambiate per segni magici e cabalistici. Viene trovata anche una targa che dice «H.P. Lovecraft – Chemist». A partire dal 4 marzo, tiene un resoconto settimanale dei suoi studi in un bollettino duplicato con la carta carbone che intitola Scientific Gazette. Lo porterà avanti per dieci anni, fino al 1909.

1900. È vittima dei primi esaurimenti nervosi, che gli impediranno di frequentare regolarmente le scuole. Secondo alcuni biografi, si tratta di conseguenze dell’atteggiamento iperprotettivo della madre (che manifesta a sua volta segni di non perfetto equilibrio mentale). La donna, ad esempio, smussa e imbottisce gli spigoli dei mobili per impedire che il figlio possa farsi male urtandovi e, per limitarne le uscite da casa, ricorre a un espediente di incredibile crudeltà: gli dice che è troppo brutto per farsi vedere dagli estranei, per cui è più opportuno che resti in famiglia.

1901. Si intensifica la sua produzione in versi, ispirata al ’700 inglese.

1902. Scrive brevi racconti, dalle trame avventurose ma realistiche.

1903. A partire del 3 agosto, redige un altro bollettino scientifico: il Rhode Island Journal of Astronomy. Anche questo proseguirà fino al 1909.

1904. Muore il nonno materno, Wipple V. Phillips (n. 1833), al quale era molto legato, e che gli faceva da «guida» fra i libri della vasta biblioteca, ricca di testi settecenteschi dalla cui lettura Lovecraft finì per trarre uno stile colto e a tratti arcaicizzante. In seguito alle difficoltà finanziarie derivanti dalla sua morte, le figlie vendono la villa di Angell Street. Lovecraft e la madre si trasferiscono in un appartamento più modesto sulla stessa strada, al n. 598. Lo scrittore vi abiterà fino al 1924.

Inizia gli studi liceali, ma la salute cagionevole gli impedirà di portarli avanti regolarmente. Non prenderà mai il diploma.

1905. Cade da un’impalcatura e si ferisce gravemente al capo. È questa, secondo alcuni biografi, la «infermità» cui accenna ripetutamente nell’epistolario, attribuendole la saltuarietà dell’impegno scolastico. Per tutta la vita sarà perseguitato da feroci mal di testa.

Continua a scrivere racconti, ispirati sopratutto alla narrativa di Arthur Conan Doyle.

1906. Appare in stampa per la prima volta. Il 3 giugno, il Providence Sunday Journal pubblica una sua lettera contenente una ridicolizzazione dell’astrologia (più volte, in seguito, entrerà in polemica con astrologi, accusandoli di ciarlataneria). Il 25 agosto lo Scientific American pubblica un’altra sua lettera nella quale analizza favorevolmente le prove dell’esistenza di un pianeta al di là di Nettuno. (Plutone verrà fotografato soltanto nel 1930 dall’astronomo Clyde Tombaugh.) Da luglio a dicembre, pubblica una serie di articoli astronomici sul Pawtuxet Valley Gleaner, un settimanale di Phoenix, West Warwick. Ad agosto inizia una collaborazione mensile, che durerà fino al 1908, con il Providence Morning Tribune e il Providence Evening Tribune, sempre con articoli di astronomia.

1907. Continua a scrivere racconti.

1908. Interrompe definitivamente il liceo. Insieme con gli amici d’infanzia, comincia le sue «esplorazioni» della regione natale, con lunghe scampagnate in bicicletta.

In seguito a un giudizio negativo della madre (che vedeva in lui un poeta più che un narratore), distrugge tutti i racconti scritti fino ad allora, salvando soltanto quattro novelline infantili e due storie lunghe: The Beast in the Cave (1905) e The Alchemist (1908).

1909. Inizia un corso di chimica per corrispondenza. Non lo porterà a termine a causa dei consueti esaurimenti nervosi.

1910. Scrive un manuale intitolato Inorganic Chemistry, andato perduto.

1911. Serio rovescio economico per Lovecraft e la madre, in seguito ad investimenti sbagliati fatti dallo zio Edwin E. Phillips (1864-1918). Lo scrittore non uscirà mai più dalla povertà.

1912. Primi versi pubblicati. È la lirica Providence in 2000 A.D., che appare sul Providence Evening Bulletin.

1913. Una serie di lettere pubblicate da Lovecraft su Argosy lo fa notare da Edward F. Daas, presidente dell’uapa, un’organizzazione di scrittori dilettanti, che prende contatto con lui. Sarà il suo ingresso nel mondo del giornalismo amatoriale, e la sua apertura verso un ambiente non ristretto a Providence, la cerchia familiare e gli amici più intimi.

1914. Altri articoli di astronomia sul Providence Evening News e la Gazette-News di Asherville, North Carolina.

Si iscrive alla United Amateur Press Association, l’organizzazione di Daas.

1915. Inizia quello che sarà, sino alla fine, il suo unico lavoro continuativo: la revisione di manoscritti altrui. Primo cliente, il poeta e conferenziere David Van Bush, un ecclesiastico che si servirà della sua opera per oltre dieci anni.

Pubblica il primo numero di una sua rivista amatoriale, The Conservative, sulla quale ospita saggi e poesie. Ne usciranno tredici fascicoli, fino al 1923.

1916. La sua corrispondenza, stimolata dai contatti avuti nel mondo del giornalismo dilettante, assume dimensioni prodigiose, ed assorbe – come sarà per tutta la sua vita – la maggior parte del suo tempo. Il suo biografo de Camp ha calcolato in circa centomila i messaggi epistolari, dalle semplici cartoline a missive-monstre lunghe settanta e più pagine, inviati da Lovecraft. Derleth, Wandrei e Turner, curatori dell’epistolario, hanno impiegato oltre vent’anni per raccogliere e trascrivere le lettere conservate dai destinatari, finendo con circa ventimila cartelle dattiloscritte, che rappresentano solo una parte del totale, perché moltissime non sono state concesse.

Nel numero di novembre 1916 di The United Amateur (una rivista amatoriale) appare il suo racconto giovanile The Alchemist.

1917. Su invito di W. Paul Cook (1881-1948), curatore di varie riviste dilettantistiche, riprende la narrativa e scrive i racconti brevi The Tomb e Dagon. Cerca di arruolarsi nella Guardia Nazionale del Rhode Island, ma viene riformato in seguito a un intervento

Ti è piaciuta l'anteprima?
Pagina 1 di 1