Solo omicidio (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 1)
Di Rylie Dark
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Info su questo ebook
L’agente speciale Sadie Price, una promettente recluta ventinovenne del BAU, stupisce i suoi colleghi chiedendo di essere riassegnata al remoto distaccamento dell’FBI in Alaska. Sadie, tornata nel suo luogo di origine, un posto che si era ripromessa di non visitare mai più, fugge da un segreto del suo recente passato a uno radicato nell’infanzia. Così l’agente dell’FBI si ritrova ad affrontare i suoi demoni, inclusa la morte irrisolta della sorella, mentre viene assegnata a un nuovo caso di omicidio.
Due donne vengono trovate morte in una zona remota dell’Alaska settentrionale, vicino alla città natale di Sadie. I corpi, preservati dal freddo, vengono rinvenuti dai laghi ghiacciati, proprio come era accaduto alla sorella di Sadie, un ricordo che ancora la tormenta. Il caso tocca Sadie nel profondo, offuscando il suo giudizio e rivangando la difficile relazione con il padre con cui ha rotto tutti i ponti, e la morte della sorella; ricordi con cui non è ancora pronta a fare i conti.
Questa parte dell’Alaska, gelida, aspra, remota e popolata da emarginati, si rivela impenetrabile anche per un’agente dell’FBI esperta come Sadie. Il serial killer, che rispecchia il paesaggio alascano, è più sinistro e intelligente di chiunque Sadie abbia mai incontrato. Tra gli indizi che portano a vicoli ciechi, Sadie è sicura di una sola cosa: che l’assassino colpirà ancora.
Contro la sua volontà, Sadie deve collaborare con lo sceriffo Logan Cooper, un uomo single, ostile e con un passato oscuro. Insieme, devono cercare di immedesimarsi nella mente contorta dell’assassino e cercare l’aiuto della gente del posto, per quanto ostile, per risolvere gli omicidi, prima che un’altra ragazza venga trovata morta.
Con una bufera in arrivo, Sadie sarà in grado di risolvere gli omicidi, prima che sia troppo tardi? Oppure si ritroverà con un altro cadavere sotto i laghi ghiacciati?
La serie SADIE PRICE è un avvincente thriller poliziesco, pieno di suspense, sorprese e colpi di scena inaspettati. Vi farà innamorare di un nuovo personaggio, brillante e tormentato, che vi sfiderà a risolvere un crimine impenetrabile in mezzo a un paesaggio desolato.
Il secondo e terzo volume della serie — SOLO RABBIA e SOLO SUA — sono ora disponibili.
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Solo omicidio (Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 1) - Rylie Dark
SOLO OMICIDIO
Thriller con l’agente Sadie Price – Libro 1
R y l i e D a r k
Traduzione italiana a cura di Cristina Grassi
Rylie Dark
Rylie Dark è una scrittrice esordiente, autrice della serie THRILLER MOZZAFIATO CON L’AGENTE DELL’FBI SADIE PRICE, composta da tre volumi (ad oggi), e autrice della serie THRILLER MOZZAFIATO CON L’AGENTE DELL’FBI CARLY SEE, anch’essa composta da tre libri (finora).
Avida lettrice e da sempre appassionata di romanzi mistery e thriller, Rylie apprezza sempre i vostri commenti; pertanto, siete invitati a visitare www.ryliedark.com per saperne di più e contattare Rylie.
Copyright © 2021 di Rylie Dark. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Ervin-Edward, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.
LIBRI DI RYLIE DARK
THRILLER CON L’AGENTE SADIE PRICE
SOLO OMICIDIO (Libro #1)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO UNO
Intorno non c’era nessuno.
Adorava queste ore del mattino quando il silenzio, così come il ghiaccio, avvolgeva tutto e il cielo era ancora di quel colore blu scuro da non lasciar intravedere nulla, se non con la torcia dell’elmetto. Mancava almeno un’ora all’alba e Tom Willoughby era l’unico pescatore a trovarsi al lago; ed era così che lui preferiva.
Trovava uno strano conforto nel silenzio, forse non poi così strano, visto che viveva con una moglie e una figlia chiacchierone e due nipoti che non la smettevano mai di parlare. Il lago ghiacciato e l’oscurità che precede l’alba erano diventati il suo rifugio. Circondato solo dal ghiaccio e dalle montagne ricoperte dai pini, il lago era un luogo ostile e inclemente. Ma per lui era il posto più bello al mondo.
Tom canticchiava a bassa voce tra sé e sé, mentre ripeteva i soliti gesti abitudinari che eseguiva da anni: sistemare il foro nel ghiaccio, preparare gli ami, assicurarsi che le canne e i mulinelli fossero in perfetta posizione. Questi gesti erano diventati dei movimenti automatici che Tom svolgeva senza pensarci. Dopo poco, tutto era pronto. Ora doveva solo aspettare.
La pesca sul ghiaccio poteva essere un compito laborioso e a volte ingrato, ma Tom era uno dei migliori. Conosceva gli orari ideali per pescare, i punti migliori e dove si poteva trovare un buon banco di salmerini alpini, i lucci più grandi e anche qualche salmone stanziale. Era trascorso un po’ di tempo da quando aveva portato a casa un bel bottino di salmone. Tom conosceva anche l’arte dello stare in silenzio, a differenza dei turisti che visitavano la zona con il loro equipaggiamento nuovo di zecca e i loro scarponi costosi, desiderosi di provare a pescare un bel po’ di pesci dai laghi ghiacciati.
Tom era perso nei suoi pensieri quando una delle sue lenze si mosse e lo riportò alla realtà. Con una certa urgenza cominciò a tirare su la sua cattura, solo per ritrovarsi con la canna piegata e la schiena curva per il peso esercitato da essa. Sentì un brivido di eccitazione; qualunque cosa fosse, era grande, anche di più dell’enorme luccio che aveva catturato cinque anni fa e di cui aveva parlato tutta Anchorage.
Proprio come quel luccio, questo pesce non voleva essere catturato. I suoi muscoli vennero messi a dura prova nel cercare di contrastare la forza del pescato e il sudore iniziò a velargli la fronte. Mentre lottava con la creatura all’estremità dell’amo, con la canna che minacciava di strapparsi dalle mani, Tom si chiese se fosse davvero un pesce quello che aveva catturato. Non c’era nessuna opposizione, nessun tentativo disperato di liberarsi. Sembrava di tirare un peso morto.
I suoi muscoli erano tesi come un cavo, mentre cercava di trascinarlo verso il buco nel ghiaccio, e Tom provò una sensazione di inquietudine che prese forma mano a mano che quell’essere si avvicinava.
Quella sensazione si concretizzò quando finalmente la sua preda si fece visibile, emergendo dalla superficie del buco, blu e gonfia, con una strana patina sulla pelle cerata.
Tom riconosceva una cosa morta quando la vedeva e i suoi occhi si sforzavano di vedere in che tipo di carcassa animale fosse capitato il suo gancio. Quale povera creatura era rimasta intrappolata sotto il lago ghiacciato fino a questo momento, quando Tom l’aveva riportata in superficie?
Poi vide le lunghe ciocche di capelli scuri e si sentì rivoltare lo stomaco. Gridò istintivamente per chiedere aiuto, anche se sapeva che non c’era nessuno che potesse sentirlo. All’improvviso il silenzio non gli sembrò per niente piacevole.
CAPITOLO DUE
Jessica!
Urlava Sadie, mentre correva giù per la collina, slittando sul ghiaccio. Dietro di lei, i suoi amici la invitavano a tornare indietro, a non guardare, ma Sadie si sentiva riempire di speranza, anche se in qualche modo sapeva già quanto fosse inutile.
Jessica era scomparsa da tre giorni, nel bel mezzo di un inverno che era rigido anche per le regioni dell’entroterra. Se era davvero sua sorella quella che stavano pescando dal lago ghiacciato ai piedi della collina, allora era impossibile che potesse essere ancora viva.
Nonostante ciò, Sadie non perdeva la speranza.
Jessica non poteva essersene davvero andata. Sua sorella maggiore era la sua roccia, la persona su cui poteva contare e quella che la proteggeva dagli scatti d’ira del padre ubriaco che, per qualche motivo, sembrava sempre prendersela con Sadie. Dopo qualche bicchiere, incolpava Sadie di tutto.
Avrebbe trovato un modo per darle la colpa anche di questo. Lo faceva sempre.
Il guizzo di speranza si trasformò in disperazione, quando Sadie raggiunse i piedi della collina e corse verso il lago. Si era radunata una folla di curiosi che stavano a guardare cosa — o chi — avesse trovato la squadra di sommozzatori. La gente si voltò a guardarla, mentre si avvicinava; Sadie sentiva bisbigliare tra la folla.
Avvertì compassione nelle loro voci, ancor prima di riuscire a capire cosa stessero dicendo; fu allora che capì. Che capì davvero.
Jessica se n’era andata. Ma il corpo che stavano tirando adesso fuori dal lago, quel corpo che aveva ora davanti agli occhi, non poteva essere quello di sua sorella. A causa della tinta bluastra e del gonfiore, poteva sembrare lei; certo, aveva i suoi capelli lunghi e scuri. Ma non era Jessica. Un ammasso di carne congelata non poteva essere la sua bellissima sorella piena di vita. Forse aveva abitato quel corpo una volta, ma Jessica non era più lì.
Qualcuno si piazzò davanti a Sadie, con le mani tese, impedendole di avvicinarsi ulteriormente.
Sadie, tesoro,
riconobbe la voce, era uno degli amici di suo padre, resta qui. Non vuoi vederla così.
Non è Jessica,
Sadie rispose ostinatamente, cercando di procedere in avanti. Delle mani le afferrarono le braccia. C’erano altre persone intorno a lei ora, le parlavano con toni sommessi che la irritavano. Cercava di liberarsi di loro. Un agente di polizia le venne vicino, sul viso aveva impressa la stessa espressione di compassione delle altre persone.
Lasciatemi andare!
gridò. Non voleva parlare al poliziotto, né a nessun altro. Non voleva sentirselo dire.
Si udì un forte gemito, che sembrava riecheggiare intorno ai laghi, disincarnato dal suo luogo di origine. Ci volle un po’ di tempo prima che Sadie capisse che proveniva da lei.
Si accasciò, sprofondando a terra e nella neve soffice. Le braccia di qualcuno la avvolsero, ma Sadie le respinse. Qualcuno le stava parlando, stava cercando di calmarla. Le stava dicendo che tutto sarebbe andato bene.
Sadie sapeva che stava mentendo.
Niente sarebbe mai più andato bene.
*
Sadie si svegliò di colpo, guardandosi freneticamente intorno e aspettandosi di vedere il lago e la folla di persone. Era confusa quando vide che si trovava in un taxi.
Era solo un sogno, pensò, mentre respirava profondamente, cercando di frenare il suo cuore che batteva all’impazzata. Solo un sogno.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva avuto quel tipo di sogni. Frammenti di un passato che aveva lavorato duramente per accantonare nella memoria, con cui ora si sarebbe dovuta confrontare.
Sadie vide il tassista che la guardava dallo specchietto retrovisore con preoccupazione. Sperava di non essersi agitata o di non aver parlato nel suo sonno frammentato.
Erano passate nove ore da quando il taxi l’aveva presa dall’aeroporto di Juneau e, a parte qualche pausa per andare al bagno, Sadie non aveva avuto la possibilità di sgranchirsi le gambe. Prima di aver fatto quel sogno, aveva provato a dormire a tratti, ma si era sempre svegliata di soprassalto quando la testa le sbatteva contro il finestrino e si ricordava dove si trovava e dove stava andando.
A casa.
Era strano, ma non le sembrava affatto di tornare a casa.
Il paesaggio dell’Alaska si estendeva per miglia, le montagne coperte di neve la sovrastavano e la facevano sentire molto più piccola di quanto facesse la città. Il buio pesto della notte, nera come la pece, aveva lasciato il posto al grigiore del primo mattino; l’ambiente circostante cominciava a prendere forma. In questo periodo dell’anno tutto era coperto da diverse sfumature di bianco, dalle coperte di neve dall’aspetto ingannevolmente soffice che coprivano gli arbusti sempreverdi, alle punte delle montagne bianche e blu che la sovrastavano. Era allo stesso tempo un mondo familiare ed estraneo, diverso da quello che conosceva dieci anni fa.
Su entrambi i lati della strada i cumuli di neve, alti il doppio di Sadie stessa, circondavano il taxi. Quella mattina poche erano le macchine che circolavano per strada, solo qualche sporadico spazzaneve e un altro taxi che viaggiava nella direzione opposta. Si lasciava Anchorage alle spalle, proprio mentre Sadie stava tornando.
A differenza di lei, il paesaggio non era cambiato. Anche quando lei se ne fosse andata, le montagne sarebbero rimaste lì, a guardare impassibilmente la gente di passaggio nella terra sottostante, indifferenti al loro andirivieni. Erano altrettanto insensibili al ritorno di Sadie, come lo erano state il giorno in cui se ne era andata, quando aveva giurato di non posare mai più gli occhi su di loro.
A differenza di molti che avevano lasciato l’Alaska, però, non era stato il territorio inclemente o il clima rigido a spingerla a partire.
Anche se non faceva freddo all’interno del taxi, Sadie rabbrividì e strinse il cappotto intorno a sé, come se così facendo, potesse evitare che i ricordi la assalissero. Più si avvicinava alla sua casa d’infanzia, più le immagini del suo passato diventavano chiare. Perché mai aveva pensato che il trascorrere del tempo le avrebbe rese più facili da sopportare? Non era la prima volta che dubitava della sua decisione di tornare. Di scappare nel primo luogo da cui avesse mai avuto bisogno di fuggire.
Siamo quasi arrivati, signora,
disse l’autista in modo burbero, interrompendo i suoi pensieri. Sadie mormorò un grazie, distogliendo gli occhi dalle montagne e dal ghiaccio e guardando avanti, mentre cominciavano ad avvicinarsi di nuovo a una parvenza di civiltà.
Uscirono dalla strada principale verso la città. I cumuli di neve e le vette di sempreverdi ricoperte di bianco ora facevano da sfondo alle file di edifici grigi e ai negozi locali sparsi qua e là. Un uomo su una slitta trainata da cani attraversò la strada davanti a loro e l’autista del taxi fece una smorfia di fastidio; senza dubbio, aveva fretta di scaricare Sadie e di andare a riposarsi.
Improvvisamente Sadie si ricordò della volta in cui era in macchina con suo padre lungo questa stessa strada: stavano andando in centro per fare la spesa del mese e rifornirsi di provviste per superare un inverno che era stato più rigido di quello attuale. Non che gli inverni dell’Alaska fossero mai stati miti.
La stava sgridando; aveva le nocche bianche, mentre le mani stringevano il volante. Sputacchiava e la saliva, dalla bocca, volava sul cruscotto di fronte a lui. Sadie non riusciva a ricordare cosa stesse urlando, ma non aveva importanza. Urlava sempre.
Specialmente contro di lei. Per qualche motivo, era sempre colpa di Sadie, almeno agli occhi di suo padre.
Il taxi si fermò davanti all’edificio quadrato e marrone dell’FBI di Anchorage. Sadie lasciò fuoriuscire un respiro che solo allora si rese conto di trattenere. Era arrivata alla sua nuova sede. All’improvviso, Sadie percepì la pesantezza delle implicazioni della sua decisione di trasferirsi da Washington fino in Alaska. Ma, prima di aprire la porta del taxi per uscire sulla strada principale, con i muscoli delle gambe che protestavano dopo aver trascorso ore seduta nel taxi, raddrizzò le spalle, si tirò su il cappuccio e la sciarpa, e ricordò a se stessa che aveva preso la decisione giusta.
Sadie sussultò quando il freddo la colpì come uno schiaffo.
Se lo aspettava, naturalmente, ma aveva dimenticato che qui, nelle profondità dell’Alaska, la parola freddo aveva connotazioni molto diverse da quelle che aveva al Sud. Soprattutto in pieno inverno. Era un freddo che si faceva sentire nelle ossa e che lasciava un velo di ghiaccio sulle ciglia, nonostante il cappuccio di pelliccia che indossava e la sciarpa pesante che le avvolgeva il viso. Mentre prendeva la valigia dal tassista e lo ringraziava per il suo servizio, la gola le si congelava ogni volta che inalava l’aria.
Non era solo una sensazione fisica. Lo shock termico, dopo essere stata all’interno del caldo taxi, sembrò congelarle persino i pensieri. Ci vollero alcuni minuti perché Sadie si riprendesse, per poi dirigersi verso l’ufficio e scoprire che la reception era vuota.
Battendo i piedi sulla griglia di plastica, che serviva come tappetino di benvenuto, per scrollarsi la neve dagli stivali, Sadie diede la sua prima occhiata al distaccamento dell’FBI di Anchorage.
Era molto più piccolo e trasandato di quello a cui era abituata, ben lontano dalle sale splendenti e lucide del quartier generale di Washington. Lì Sadie era una delle centinaia di persone indaffarate, tutte con un’aria importante, che si occupava di attività federali. Questo posto era tranquillo in modo quasi inquietante e uno strato di polvere sembrava aggrapparsi a ogni superficie. Per un momento pensò di aver preso la decisione sbagliata, quando si guardò intorno e si rese conto di ciò che aveva lasciato.
Al Sud, Anchorage era considerata un luogo senza sbocchi per la carriera, ma Sadie sapeva che ciò non determinava il calibro degli agenti che lavoravano lì. Per esperienza, sapeva che gli alascani erano gente dura e tenace. Sadie non pensava che questo sarebbe stato un posto di lavoro facile, sebbene fosse più tranquillo di quello a cui era stata abituata in precedenza.
Quella quiete, rammentò a se stessa, era il motivo per cui aveva richiesto il trasferimento. Sua madre aveva sempre definito l’Alaska come un ‘luogo di confini’ e, con il bianco infinito che si estendeva fino all’Oceano Artico, Sadie l’aveva sempre considerata come il confine del mondo.
Poi, naturalmente, c’erano le persone. L’aggettivo ‘spigolosi’ li descriveva bene. Oltre alla tenace perseveranza di chi era nato lì, dei pescatori e dei lavoratori delle piattaforme petrolifere, c’era la gente che si era trasferita da altri luoghi, cercando il silenzio e la neve. Di solito, si trattava di disadattati o criminali. Persone in fuga.
Sadie pensò che, forse, si sarebbe adattata subito.
Posso aiutarla?
Un giovane agente, con occhi azzurri e vivaci che guardavano Sadie con sospetto, fece capolino nella reception da una porta attigua. Sadie tirò fuori il distintivo dalla giacca pesante.
Agente speciale Price, a rapporto,
disse Sadie e osservò il luccichio di rispetto negli occhi dell’altro agente. Sembrava giovane e fresco di formazione, non aveva quell’aspetto stanco, tipico di tutti gli agenti, prima o poi.
Questione di tempo, pensò Sadie. I suoi dieci anni di servizio sarebbero stati sufficienti a far sentire stanco chiunque. Il giovane agente fece praticamente un balzo per stringerle la mano, ancora avvolta nel guanto imbottito. Non riusciva a immaginare di potersi mai sentire abbastanza al caldo per toglierseli.
Agente operativo O’Hara,
disse il giovane. Sadie notò la barbetta che aveva sul mento. Sono sicuro che avremo l’opportunità di lavorare insieme.
Sadie sorrise educatamente, non volendo rovinare le aspettative del giovane agente, dicendogli che preferiva lavorare da sola, quando possibile. Se non altro, in questo periodo.
Probabilmente O’Hara si aspettava una risposta più entusiasta, visto che il suo sorriso si affievolì leggermente. Bene, allora, la accompagno,
disse. Sadie lo seguì attraverso la porta da cui era arrivato e lungo il corridoio, fino all’ufficio del VASC, o dell’agente speciale capo. Anchorage non era abbastanza grande per giustificare la presenza di un vicedirettore, sebbene si occupasse di tutto lo Stato.
Sadie aveva fatto le sue ricerche e sapeva