Amante ed ereditiera: Harmony Collezione
Di Sandra Field
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Info su questo ebook
La loro storia, viste quelle premesse, potrà avere un futuro?
Sandra Field
Prolifica autrice inglese, cura con particolare amore la sua piccola collezione di bonsai.
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Anteprima del libro
Amante ed ereditiera - Sandra Field
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Billionaire’s Virgin Mistress
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2008 Sandra Field
Traduzione di Gloria Fraternale Garavalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-849-6
1
Non appena il traghetto entrò nel porto dell’isola di Malagash, Cade Lorimer avviò il motore della sua adorata Maserati e si preparò a uno sgradevole compito.
Scese dalla rampa e si avviò sulla strada. Sapeva esattamente dove dirigersi, anche perché era proprietario di gran parte dell’isola.
Era stato Del, suo padre adottivo, a mandarlo lì per compiere una ricerca che non avrebbe portato altro che guai. Perché la donna che era venuto a cercare era in teoria la nipote di Del.
La nipote di Del? Impossibile! Doveva per forza essere un inganno.
A detta del padre adottivo, sua nipote era nata a Madrid e aveva trascorso la maggior parte della vita in Europa, ma da undici mesi si era trasferita a una cinquantina di chilometri dalla villa di Del, che si trovava sulla costa del Maine.
Cade non credeva nelle coincidenze. Era convinto che Tess Ritchie fosse una truffatrice a cui era giunta voce dell’ingente fortuna di Del, e che aveva deciso di impossessarsene in qualche modo.
Stava a lui impedirglielo. E ci sarebbe riuscito.
Del gli aveva detto di essere sempre stato a conoscenza della sua esistenza e di averla sostenuta economicamente per tutta la vita, ma di non essersi mai messo in contatto con lei, né di aver comunicato ad altri di avere una nipote.
Da diverso tempo, Cade aveva scoperto che Del aveva avuto un figlio, Cory, la pecora nera della famiglia, che quindi doveva essere il padre di Tess. Per anni, Del non aveva accennato nemmeno all’esistenza di Cory.
I due più grandi segreti della costa orientale, rifletté Cade, stringendo il volante di pelle. Se Tess Ritchie non era l’imbrogliona che lui credeva, allora aveva un legame di sangue con Del. Legame che lui, Cade, non aveva.
Il solo pensiero lo infastidiva. Anche solo la possibilità che Del avesse una nipote lo urtava. Era stupido da parte sua, ma la sua reazione non era altro che l’ennesima dimostrazione di come si fosse sempre sentito privato di un vero legame con il padre adottivo.
Abbassò il finestrino e la fresca brezza settembrina gli agitò i capelli. Ancora un paio di minuti e sarebbe arrivato a destinazione. Dalle informazioni dell’investigatore privato risultava che Tess Ritchie avesse preso in affitto un vecchio capanno per la pesca ristrutturato alla periferia del villaggio.
Non aveva ancora pensato a una strategia, ma una volta a faccia a faccia con lei era certo che avrebbe saputo come muoversi. Non era ancora nata una donna in grado di resistere ai soldi di Del, men che meno all’ancora più ingente fortuna di Cade.
Svoltato l’angolo, individuò la casupola sulla riva della baia. Il contrasto con Moorings, la sontuosa residenza estiva di Del, era così netto, che la sua rabbia non poté che aumentare.
Non c’erano auto parcheggiate all’esterno, né altri segni di vita. Tess Ritchie lavorava a tempo pieno nella biblioteca del paese dal martedì al sabato ed era per questo che lui si era presentato lì ben prima delle nove.
Si fermò davanti al capanno e scese dall’auto. Due gabbiani volarono eleganti sopra la sua testa. Dopo aver inspirato profondamente la fresca aria salmastra, Cade dimenticò per un attimo il motivo della sua ricerca, godendo di quel momento di piacere. Il suo amore per il mare era uno dei rari aspetti che lo accomunava a Del.
Scuotendo il capo con impazienza, si avvicinò alla porta e bussò con vigore, rendendosi subito conto che in casa non c’era nessuno. Tempo sprecato.
Stava per andarsene, quando sentì un rumore di passi sui ciottoli e si diresse sul retro del capanno. Una donna con pantaloncini e canotta stava correndo sulla riva verso di lui. Era agile, abbronzata e sciolta e aveva un cappellino da baseball arancione calcato sulla fronte.
Non appena si accorse della sua presenza, si fermò con il fiato corto per lo sforzo e lo fissò per un istante.
Poi riprese a correre con passo più lento, e Cade non riuscì a capire se la sua esitazione fosse dovuta a riluttanza o a paura.
Arrivando lì, si era immaginato una finta bionda con le labbra evidenziate da un rossetto rosso e un corpo voluttuoso e sexy.
Si era sbagliato davvero. La osservò a bocca aperta mentre si fermava a pochi passi da lui, con le spalle al sole. Niente rossetto. Un velo di sudore le imperlava la fronte. Ai piedi calzava delle tennis vissute e le sue gambe erano mozzafiato.
Cade si avvicinò di qualche passo e la vide indietreggiare impercettibilmente.
«Si è perso? Il villaggio è da quella parte.»
«Tess Ritchie?»
«Sì.»
«Mi chiamo Cade Lorimer. Ho bisogno di parlarti.»
A Cade non sfuggì la rapida reazione sul viso di lei quando pronunciò il proprio nome.
«Mi dispiace» gli disse, non sembrando per nulla dispiaciuta. «Non la conosco e non ho tempo per parlare con lei. Devo prepararmi per andare al lavoro.»
«Credo che, quando saprai il motivo della mia visita, troverai il tempo.»
«Allora si sbaglia. Se vuole davvero parlarmi, venga alla biblioteca pubblica. È a poco meno di un chilometro da qui, di fronte alla posta. Mi troverà lì fino alle cinque del pomeriggio. Ora, se mi vuole scusare...»
«Lorimer...» ripeté Cade, scandendo le sillabe. «Non ti dice niente il nome?»
«E perché dovrebbe?»
«Del Lorimer è mio padre... Mi ha mandato qui lui. L’altro suo figlio, Cory, era tuo padre.»
Tess si irrigidì. «Come fa a conoscere il nome di mio padre?» gli domandò con voce stridula.
«Entriamo. Come ti ho già detto, dobbiamo parlare.»
«Io non vado da nessuna parte con lei» ribadì la donna, con i pugni stretti lungo i fianchi.
Perché diavolo era così terrorizzata da lui? Sarebbe dovuta essere al settimo cielo per la gioia che Del Lorimer avesse finalmente mandato qualcuno a cercarla. «Se non vuoi entrare, possiamo parlare qui. Abbiamo parecchio tempo. La biblioteca non aprirà che fra un’ora e mezza.»
«Parlare di che cosa?»
«Di tuo nonno. Wendel Lorimer, meglio conosciuto come Del Lorimer. Che, guarda caso, trascorre le vacanze a una cinquantina di chilometri da qui. Non dirmi che non lo sapevi, perché non ci credo.»
«Lei è impazzito! Io non ho un nonno. I miei nonni sono morti anni fa... non che questo debba interessarle. Non so a che gioco stia giocando, signor Lorimer, ma non mi piace. Per favore, se ne vada. E non provi a tornare o chiamerò la polizia.»
Lo sceriffo dell’isola era un vecchio amico di Cade. Avrebbe dovuto studiare una strategia, pensò Cade con stizza, perché l’incontro non stava andando come aveva previsto. «Chi ti ha detto che i tuoi nonni sono morti?»
Tess fu percorsa da un brivido e si strinse le braccia al petto. «Se ne vada... mi lasci stare.»
«Questa non è tra le possibilità contemplate.» Cade serrò la mascella. Dalla scollatura della canotta si intravedeva la riga tra i seni. Le sue braccia erano marcate da muscoli delicati, le sue dita erano lunghe e sottili. Non portava anelli, notò Cade, e in un moto di rabbia rammentò i diamanti dei Lorimer.
Ne aveva abbastanza di quella sua ridicola ostinazione. Le si avvicinò di scatto e la prese per le braccia. «È stato tuo nonno a mandarmi qui. Il padre di Cory Lorimer» le sibilò.
Tess abbassò il capo e gli sferrò un calcio.
Cade riuscì a evitare il colpo del suo piede, ma lei gli sfuggì e si mise a correre lungo la riva. La raggiunse con poche falcate e l’afferrò per le spalle, costringendola a girarsi. Prima che potesse dire qualcosa, però, la sentì afflosciarsi. Oh, il solito vecchio trucco. Strinse la presa con una mano e le cinse la vita con l’altro braccio.
Poi si accorse con disappunto che non si trattava di uno scherzo. Tess Ritchie era davvero svenuta. Il suo volto era pallido, gli occhi chiusi e il corpo senza vita. Inveendo, l’adagiò a terra e le sollevò le gambe.
Quindi il terrore non era simulato. Che cosa stava succedendo? Istintivamente le tolse il berretto, lasciando libera una massa di morbidi riccioli castani che brillavano al sole. Era troppo magra, ma la sua pelle sembrava di seta.
A un tratto Tess si mosse, mormorando qualcosa.
«Scusami... non avrei dovuto spaventarti a quel modo» dichiarò lui, ostentando una calma che in realtà non provava. «Non mi è mai successo di far svenire una donna per il terrore, non è nel mio stile, te lo assicuro. Ascolta, ricominciamo da capo. Ho un messaggio molto importante per te, che ho promesso ti avrei recapitato. Però, se ti senti più sicura, possiamo parlare qui fuori.»
Tess sollevò il capo lentamente e i capelli le caddero intorno al viso. Doveva tagliarli, pensò confusa. Era tempo di prendere le forbici ed eliminare le punte.
L’uomo era ancora lì. Attraverso la cortina di ricci, vide che aveva i capelli neri, gli occhi grigi e un viso duro e scolpito, terribilmente e pericolosamente mascolino.
Un estraneo. Ma era ancora peggio di un estraneo, pensò con terrore. Era il suo destino. Oscuro, pericoloso, colmo di segreti.
Tess si tirò indietro i capelli, sentendosi ancora minacciata. «Io non ho niente che valga la pena di essere rubato. Non ho soldi e non tratto droga, lo giuro.»
«I tuoi occhi» commentò Cade come in trance. «Sono verdi.»
Tess lo fissò in preda al panico. Chi era quell’uomo? Un artista stravagante o un pazzo da legare? Cosa diavolo c’entravano i suoi occhi? Tess lo spinse via con decisione. «Non c’è niente qui per te. Cory è morto... è morto da anni. Perché non mi lasci in pace?»
Cade sentiva il cuore battergli forte. Udì a malapena le sue parole. In tutta la sua vita aveva conosciuto soltanto un’altra persona con gli occhi di quella tonalità di verde, intensa come le foglie bagnate dalla rugiada in primavera. Quella persona era Del Lorimer.
Lei doveva essere per forza la nipote di Del. «Porti le lenti a contatto?»
La paura fu per un attimo soffocata dalla rabbia per l’assurdità di quella domanda. «Da quale ospedale psichiatrico sei scappato? Sei qui per derubarmi e vuoi sapere se porto le lenti a contatto?»
«Tu rispondimi» insistette Cade. «I tuoi occhi sono davvero verdi?» chiese, fissandola come un pazzo.
«Certo che lo sono... che razza di domanda stupida è mai questa?»
«La sola che conta» replicò lui. Quindi non era una truffatrice. Era andato completamente fuori strada. E anche questo non era nel suo stile.
Lei, intanto, era un fascio di nervi e lo fissava inorridita, come se fosse davvero scappato da un manicomio. O come se fosse un ladro.
Per logica, avrebbe dovuto spiegarle il significato del colore dei suoi occhi, ma non era ancora pronto a farlo. «Non sono un ladro. Ho tutto il denaro che mi serve... e sono sano di mente. Per quanto riguarda le droghe, non ne ho mai fatto uso. C’è già abbastanza eccitazione nella vita quotidiana senza dover ingerire anche delle sostanze