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Ma perché tante M?
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Ma perché tante M?
E-book160 pagine1 ora

Ma perché tante M?

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Info su questo ebook

***Una storia piena di imprevisti e contrasti, emozioni e umanità***

Il signor Michel Muller, devastato dal lutto, non fa che sopravvivere da diversi anni. Il suo hotel nel cuore della foresta ricorda il Titanic, i cui dipendenti, leali e fedeli, sono i musicisti che non lasciano la nave, fino all'arrivo della nuova cameriera andalusa, Malika e di sua figlia Millie.

Per sfuggire a una vita di violenza e dissolutezza, si sono stabilite clandestinamente nel terreno forestale dell'hotel nel loro vecchio camper.

Madre e figlia, con la loro umanità e la loro sensibilità, riusciranno a svegliare il signor Muller e il suo equipaggio, ormai sul punto di affondare.
 

LinguaItaliano
Data di uscita21 feb 2022
ISBN9781667426778
Ma perché tante M?

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    Anteprima del libro

    Ma perché tante M? - Magali Dubreuil Bourguet

    MA PERCHÉ TANTE M?

    Ai sensi della legge dell'11 marzo 1957,

    è vietata la riproduzione totale o parziale della presente opera, su qualsiasi supporto, senza l'autorizzazione dell'autore, dell'editore o del Centre français d'exploitation du droit de copy, 20 , rue des Grands-Augustins, 75006 Parigi.

    Magali Dubreuil-Bourguet

    (Mag.B)

    ––––––––

    MA PERCHÉ TANTE M?

    ––––––––

    Romanzo

    ISBN 9791034374168

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    Puoi trovare l'autore anche

    sui vari social network oltre che sul suo canale Youtube

    Ringrazio tutti coloro che mi scoprono, o che continuano a scoprirmi, attraverso i miei scritti, e che si divertono a evadere con le mie proposte di viaggio.

    Dedico questo romanzo a tutte le Malika, quelle donne che danno fastidio, che osano, che si arrabbiano perché sono troppo, mentre noi spesso siamo non abbastanza, e che, senza nemmeno saperlo, ci spingono ad essere un po' di più.

    Dedico questo romanzo anche a tutte le Millie, cioè a tutti i bambini della Terra, che spesso ci aiutano a ricordare la bellezza delle cose semplici, permettendoci di vederle attraverso il loro sguardo.

    Infine lo dedico a tutti quei Signor Muller, che la vita non ha risparmiato, che vorrebbero arrendersi almeno finché non ritroveranno i loro cari che se ne sono andati prima di loro. La vita è breve... così ho scritto una frase a riguardo:

    Concentriamoci su quelli che restano per ciò che resta.

    Valido nei due sensi:

    Concentriamoci su ciò che resta per quelli che restano.

    Magali Dubreuil-Bourguet

    Introduzione

    Questa storia cerca di ispirare l'idea che tutti noi percorriamo la nostra strada con il nostro fagotto più o meno pieno di gioie e dolori. Alcuni sono molto più pesanti da portare rispetto ad altri. Mi piace anche credere che chi porta meno peso possa alleggerire chi fa fatica a portare il proprio...

    Penso anche che tutti noi abbiamo una missione di vita su questa Terra e, anche se non comprendiamo appieno perché a volte dobbiamo attraversare grandi prove, o perché vediamo i nostri piani o progetti distrutti con uno schiocco di dita... Ebbene, non è necessariamente vero che la missione sia cambiata, è solo il modo per raggiungerla che cambia in base alla nostra evoluzione più o meno rapida.

    Sappiamo tutti come le difficoltà ci trasformino, rendendoci più deboli o più forti, è una questione di punti di vista. Bisogna passare attraverso la debolezza per acquisire umiltà e quindi saggezza.

    I cambiamenti di programma, quindi, non cambiano l'obiettivo, ma il modo in cui lo si raggiunge. Penso anche che le anime possano cambiare i piani terreni, e scegliere un altro corpo, un'altra famiglia, senza per questo cambiare missione.

    Magali Dubreuil-Bourguet

    Qualunque cosa debba accadere accadrà, non importa quanto tu cerchi di evitarla. Tutto ciò che non deve accadere non accadrà, non importa quanto tu ci provi per ottenerla.

    Guillaume Musso

    Il signor Michel Muller

    ––––––––

    Il signor e la signora Muller avevano acquistato questo hotel situato nel cuore di cento ettari di foresta, un luogo rilassante, selvaggio e protetto. Un sogno che avevano realizzato e costruito insieme. Per quindici anni avevano fatto crescere la loro attività, i clienti arrivavano da tutta la Francia e dall'estero per soggiornarvi, venivano a cercare riposo, autenticità e calma. Era un lusso, non un lusso materiale in senso stretto, ma derivato dalla serenità del luogo.

    Michel e Monica Muller potevano accogliere tutti i tipi di clientela: famiglie, perché il bosco era la felicità dei bambini, amanti della natura ed escursionisti, coppie in cerca di romanticismo, persone sole e gruppi che venivano per un ritiro spirituale, artisti in cerca di ispirazione, anziani desiderosi di tranquillità e persino una clientela d'affari che vi organizzava i propri seminari.

    Un'attività che funzionava bene. Avevano scelto questo luogo anche per il loro stesso equilibrio e Monica sognava di crescere lì i suoi figli. Sapevano di avere il privilegio di vivere in un ambiente splendido. Monica era molto vicina alla natura, agli animali, era un po' selvaggia, nel senso buono del termine. Non aveva paura del mondo, ma aveva bisogno di questa natura per potersi integrare meglio nel mondo, aveva bisogno di questo equilibrio, diviso tra relazioni umane e connessione col mondo animale e vegetale. Parlava agli alberi, ai fiori e agli uccelli. Le piaceva fare passeggiate la mattina all'alba o la sera al tramonto, perché questi sono i momenti migliori per incontrare animali selvatici, e la luce è fenomenale. Ne approfittava per scattare splendide fotografie, riusciva a catturare tutta la magia di questi momenti.

    In quel periodo il signore e la signora Muller erano felici, tranne che per un dettaglio... Monica voleva dei bambini ma non riuscivano ad averne. Avevano provato di tutto: le tecniche delle nonne, le tecniche dei medici, erano arrivati a tentare di concepire a un'ora precisa. Avevano fatto tutti gli esami possibili e immaginabili per scoprire ogni volta che tutto andava bene. Erano entrambi in ottima forma sotto ogni aspetto, nessun problema genitale, ormonale o genetico. A poco a poco, fare l'amore aveva perso il suo significato primario, per assumere il solo e unico significato di procreare. La signora Muller viveva ogni nuovo ciclo come una nuova delusione, e il signor Muller viveva ogni delusione come un fallimento, fino a perdere la voglia di ricominciare.

    Monica stava perdendo la sua identità di potenziale madre anno dopo anno, ma Michel si vedeva perdere giorno dopo giorno il suo status di marito amante, diventando solo un potenziale genitore fallito. Il loro rapporto diventava sempre più teso, anche se tra loro c'era stato un grande amore, poiché adesso la loro unica motivazione era quella di poter offrire all'altro il frutto della loro passione. Ma, paradossalmente, insistendo troppo, dimenticavano l'essenza stessa di ciò che fa nascere questo frutto, e invece di nutrire il loro amore in questo senso, lo logoravano...

    Monica era sempre più stressata vedendo avvicinarsi i suoi quarant'anni. Come quando si arriva alla fine di un libro senza leggere il lieto fine che avremmo voluto, man mano che vediamo diminuire il numero di pagine rimanenti, rallentiamo la lettura, ma non possiamo rallentare il tempo. Più passava il tempo, più vedeva svanire il suo sogno più prezioso di avere una bella e numerosa famiglia.

    E una mattina, mentre faceva di nuovo lo stesso test di ogni mese, la linea apparve, e non una parvenza di linea timida, no, una linea molto pronunciata, perfetta, una linea che aveva così tanto visualizzato in tutti i suoi sogni, che riuscì a malapena a credere ai suoi occhi. Un test avrebbe potuto sbagliare? Era forse un errore? Aveva difficoltà a crederci. Eppure era incinta. Durante i mesi successivi, la coppia era stata felice come non lo era da anni. Avevano finalmente ritrovato l'essenza del loro amore, e anche i gesti di tenerezza avevano ritrovato la loro spontaneità. Direi quasi la loro gratuità, poiché donare un gesto per amore significa riprendere la vera motivazione di donare tenerezza all'altro e di condividere il calore di un momento, senza nessun calcolo né nessuna volontà se non la condivisione.

    Avevano aspettato così a lungo questa gravidanza che erano felicissimi. Fin dai primi mesi, Monica aveva decorato la stanza del bambino e iniziato a comprare giocattoli, vestiti e accessori. L'ultimo esame aveva promesso loro una bambina e avevano già scelto il nome, si sarebbe chiamata Marie. Era il loro piccolo miracolo, come amavano dire. Monica diceva spesso che, quando finalmente era successo, non ci credeva più. Durante un ritiro di un gruppo di donne, raccontò loro di aver sentito il grido di una civetta per tutta la settimana precedente, che le aveva addirittura impedito di dormire. Una delle signore le aveva predetto che questo poteva annunciare l’arrivo di una bambina. A quel tempo, Monica non ne conosceva ancora il sesso.

    Poi, a metà del quinto mese, le cose si erano complicate. Il bambino non era posizionato correttamente e Monica soffriva di forti dolori e ogni tanto perdeva un po' di sangue. Era una donna piuttosto fragile, molto magra e piccolina, e la gravidanza la stancava molto. Negli ultimi mesi era stata ricoverata più volte in ospedale, finché alla fine era stata costretta a rimanere completamente allettata.

    Il giorno in cui era iniziato il travaglio, prima del termine, le cose si erano presentate in modo complicato. Monica voleva a tutti i costi partorire naturalmente anche se i medici glielo avevano sconsigliato, temendo troppe complicazioni. Fu così che, all'ultimo momento, avevano dovuto intervenire con un taglio cesareo d'urgenza, operazione che lei aveva tollerato molto male. Nonostante tutti gli sforzi dei medici, aveva avuto un'emorragia e la mancanza di preparazione al taglio cesareo l'aveva portata alla morte. Erano riusciti a salvare Marie, ma solo per pochi giorni. La bambina era stata colpita da un ictus dopo il parto, fatto che si verifica solo nel quattordici per cento dei casi in cui la mamma muoia durante il parto.

    L’essenziale all'inferno è sopravvivere.

    Michel Audiard

    L'hotel nel cuore della foresta

    ––––––––

    Sono passati dieci anni da quel dramma e Michel Muller gestisce ancora l'hotel, anche se la parola gestire non è proprio il termine giusto per descrivere la situazione. Sopravvive passivamente e tristemente, tutto ciò che lo circonda riflette lo

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