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Una parola per le mamme: @mammamiacheviaggio
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E-book124 pagine1 ora

Una parola per le mamme: @mammamiacheviaggio

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Info su questo ebook

“Dai una forma alla tua Depressione, e trova delle ancore a cui aggrapparti per quando verrà a bussare.”
Ci sono parole che consolano, altre che causano maggiore sconforto. Le mamme hanno bisogno di sostegno, perché hanno la responsabilità più grande al mondo: dare a nuovi esseri umani gli strumenti giusti per andare da soli nel mondo e viverlo nel miglior modo possibile. Invece, spesso, vengono lasciate sole nel momento più delicato della loro esistenza, quello in cui nascono come madri. #UNAPAROLAPERLEMAMME è il contenitore in cui tutte le mamme possono dare voce alle paure e al sentirsi inadeguate di fronte a standard utopici di una società ancora troppo giudicante e ricca di stereotipi. È il tentativo incessante di evitare che altri figli perdano le loro madri, e che altre mamme perdano le loro figlie per un male che si può curare o almeno tenere sotto controllo. Ed è la rivendicazione di tutte coloro che una parola di conforto non potranno riceverla mai più.
Il progetto Instagram di @mammamiacheviaggio, #unaparolaperlemamme, diventa un libro autobiografico che parla di dolore e rinascita. Di come la vita possa spezzarti in un attimo e del coraggio di andare avanti. Di solitudine e sostegno. Di disperazione e amore incondizionato. E della comprensione di come, alla fine, avere un figlio non sia la fine del viaggio, ma solo l’inizio di una grande avventura: ristabilire un nuovo rapporto con sé stessi e con i propri sogni. Perché questi ultimi possono sempre realizzarsi, anche quando qualcuno, un giorno, ti chiamerà MAMMA!

LUCIA ANITA IULIANO (Calabria, 1982) è laureata in Biotecnologie molecolari e industriali. Vive a Pisa (per il momento) ed è mamma di tre bimbi. È autrice del Blog MammaMiaCheViaggio.com da cui, dal 2018, ha iniziato a realizzare alcuni progetti, attivi su Instagram e Facebook, a sostegno di mamme e papà che soffrono di depressione post-partum. Una parola per le mamme è la sua prima pubblicazione.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita1 lug 2020
ISBN9788833665849
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    Anteprima del libro

    Una parola per le mamme - Lucia Anita Iuliano

    Note

    Lucia Anita Iuliano

    UNA PAROLA PER LE MAMME

    @MAMMAMIACHEVIAGGIO

    Prefazione di Giorgia Cozza

    Postfazione di Flavia Marino

    Correzione di bozze: Emanuela Navone

    Illustrazione di copertina: Lucia Anita Iuliano

    2020 © PubMe, Lucia Anita Iuliano

    Tutti i diritti riservati

    Prefazione

    Mamma mia che viaggio . Io l’ho conosciuta così Lucia, visitando il suo profilo Instagram @ mammamiacheviaggio . E ora, leggendo queste pagine, il viaggio l’ho fatto davvero. E che viaggio. Dritto nel cuore delle madri, là dove a volte può capitare si addensino le ombre più cupe. Dove il dolore e la disperazione possono crescere a tradimento, inaspettate, in un momento della vita in cui siamo soliti aspettarci soltanto gioia ed emozioni positive. Ed è un dolore così grande, così profondo quello che descrive Lucia, che – a tratti – è davvero un pugno nello stomaco. Fa male leggere quanta sofferenza può nascondersi dietro il sorriso stanco di una mamma. È qualcosa che sappiamo, in teoria. Perché quando tutta quella sofferenza porta a un gesto estremo, quando quel dolore si trasforma in tragedia, social e mass media allora ne parlano. Per un po’. Non abbastanza, però. Non abbastanza per farci ricordare che le mamme sono creature speciali, un miscuglio di forza e vulnerabilità, di competenze innate e fragilità. E che sarebbe nostro compito prendercene cura.

    La neomamma accudisce il suo bambino con tutto il suo amore, ma la stanchezza, le incertezze, i dubbi possono essere davvero grandi. Il benessere del neonato, no, di più, la sopravvivenza del neonato, dipendono da lei. È una responsabilità enorme, mai sperimentata prima. In tutto questo spesso la mamma è sola. Il papà durante la giornata non c’è, le famiglie di origine non di rado sono lontane, le amiche di prima, le colleghe sono al lavoro. E la solitudine può essere terribile. Da sole, ogni fatica si fa più pesante, ogni dubbio più grande. Qualche volta la mamma non è sola fisicamente, perché ci sono delle persone accanto a lei, ma è sola nel cuore, perché chi la circonda è concentrato unicamente sul bimbo che è nato, e quando si rivolge alla neomamma è per offrire giudizi o addirittura critiche.

    Ho amato molto il progetto Una parola per le mamme perché richiama l’attenzione sulle mamme e sull’importanza delle parole. Parole gentili, incoraggianti, rispettose possono fare la differenza. Possono dare forza, consolare, alleviare la fatica. Non costano nulla eppure sono una merce così rara... E poi ci sono le aspettative, irrealistiche e quindi dannose, di una società che non è amica delle mamme, che non le sostiene ma le vuole sempre sorridenti, efficienti, capaci di arrivare dappertutto. E le mamme ci arrivano, dappertutto. Ma a quale prezzo? E soprattutto perché? Non dovrebbero arrivare dappertutto. Non ha senso. Le mamme hanno già il loro piccino di cui occuparsi. Al resto dovremmo pensare noi. Dovremmo essere noi, familiari, parenti, amici, a dare una mano nelle faccende, preparare un pasto, passare a fare la spesa. Basterebbe così poco. Basterebbe un: Come stai? E: Posso fare qualcosa?

    Dovremmo guardarle le neomamme. Guardarle davvero. Perché una mamma triste, una mamma scoraggiata, una mamma che ha paura di non farcela, di non essere abbastanza, di non... È una mamma che ha bisogno di aiuto.

    A volte l’aiuto, il sostegno, l’affetto possono essere quelli delle persone che le vogliono bene. A volte questo aiuto non basta e serve il supporto di una figura esperta. Ma parte tutto da quello sguardo, perché se non ci accorgiamo che lei non sta bene, se diamo per scontato che in quanto mamma debba essere per forza serena, non possiamo aiutarla. E quell’aiuto mancato, quel non saper vedere, pesano come macigni. Perché la mamma lo sa, lo vede che nessuno ha colto il suo malessere, che tutta quella sofferenza è solo sua, perché nessuno la comprende. E così rischia di sentirsi sbagliata o in colpa, perché per il mondo dovrebbe essere felice e lei invece ha tutto quel dolore dentro.

    Leggendo questo libro lo troverete questo dolore grande. Lucia apre il suo cuore per noi, ci concede il privilegio e l’opportunità di vedere. Io la ringrazio per il suo coraggio. E dopo aver letto la sua storia, sono ancora più consapevole del fatto che tocca a noi. Tocca a tutti noi osservare le neomamme. Chiederci come stanno. Prendercene cura.

    Per le mamme che in un passato vicino o lontano hanno vissuto questa sofferenza... un pensiero speciale. Alle mamme che in questo momento si sentono tristi, esauste, smarrite: chiedete aiuto. La storia di Lucia è un messaggio di speranza. Non siete sole. Piano piano, un sorriso stanco alla volta, tutto si risolverà. L’amore per i vostri bimbi, l’amore dei vostri bimbi, vi accompagna.

    Giorgia Cozza

    Ad Alice,

    affinché sia sempre orgogliosa della sua mamma;

    e alla mia famiglia,

    per essermi rimasta accanto.

    Costruire è potere e sapere rinunciare alla perfezione .

    Nicolò Fabi

    Chi sogna ad occhi aperti perde l’uso delle palpebre .

    Fedez

    Messina, novembre 2016

    È iniziata così.

    Avevo appena riposto gli avanzi della cena in frigorifero.

    In un attimo, una prepotente e subdola stanchezza mi ha imposto di accasciarmi a terra.

    Avevo la schiena appoggiata contro il pannello grigio del congelatore, le gambe rannicchiate verso il petto e le mani sulle ginocchia.

    Ero disorientata da quella tristezza arrivata così, senza preavviso.

    Le lacrime hanno sorpreso gli occhi.

    Piangevo in silenzio. Piano.

    In salotto l’audio del televisore era comunque troppo alto perché potessero sentirmi.

    E poi in me si era già fatta strada, da tempo, l’idea di non importare abbastanza per chiunque.

    Mi sentivo sola.

    Inadatta.

    Inadeguata.

    Un inutile spreco di spazio sul pianeta.

    La mente alimentava pensieri negativi, che a loro volta nutrivano la parte più autolesionista

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