Mia madre è la mia stella
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Info su questo ebook
UN’EMOZIONANTE AVVENTURA UMANA CHE VI RIEMPIRÀ GLI OCCHI DI STELLE
****Un viaggio tra cielo e mare dall’altra parte del mondo ma anche dentro le vostre emozioni****
La storia commovente e toccante di due sorelle, Stella e Cassiopea che non si vedevano da molto tempo. Una è una grande stilista, parigina che vive nella menzogna e nella negazione della sorella affetta da sindrome di Down, mentre quest’ultima vive in una centro per giovani disabili a Nantes. Quando la loro madre, Linetta, viene portata d'urgenza in ospedale, la vita delle due sorelle sarà sconvolta. La madre delle due ragazze, appassionata di astronomia, e un certo Nicolas, hanno preparato per loro una grande sorpresa. Questi personaggi vi porteranno in un viaggio, verso un cambiamento animato da esotismo ed emozioni. Navigano sugli oceani, attraverso il tempo e lo spazio, passando dalle risate alle lacrime e dalla rabbia alla serenità.
Salite a bordo della Stella Maris.
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Anteprima del libro
Mia madre è la mia stella - Magali Dubreuil Bourguet
MIA MADRE È LA MIA STELLA
Ai sensi della legge dell'11 marzo 1957,
è vietata la riproduzione totale o parziale della presente opera, su qualsiasi supporto, senza l'autorizzazione dell'autore, dell'editore o del Centre français d'exploitation du droit de copy, 20 , rue des Grands-Augustins, 75006 Parigi.
Magali Dubreuil-Bourguet
(Mag. B.)
MIA MADRE È LA MIA STELLA
Romanzo
ISBN 9791034390489
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Ringraziamenti
Per questo settimo romanzo, vorrei ringraziare ancora tutti voi, i curiosi, gli amanti delle parole, coloro che mi scoprono e coloro che continuano a leggermi con tutto l'entusiasmo di sempre. A voi che mi aiutate e mi incoraggiate in questo processo di autopubblicazione, partecipando alle promozioni di prevendita, prestando, condividendo o offrendo le vostre letture. A voi che ordinate nelle librerie o su internet, che ogni giorno più numerosi mi seguite sui social, grazie per esserci.
Ringrazio più che mai la mia famiglia, mio marito, i miei figli, mia madre e i miei amici che mi sostengono sempre così tanto in questa avventura letteraria, una professione davvero appassionante e che richiede tempo.
Infine, ringrazio tutte quelle belle anime che mi ispirano con queste storie e la vita, dalle quali imparo ogni giorno a tirare fuori il meglio da me stessa attraverso queste righe di scrittura.
Magali Dubreuil-Bourguet.
––––––––
La storia di Stella, Cassiopea e Linetta è un po' la nostra storia. Può succedere che un handicap, un giorno, decida di trovare il suo posto da qualche parte, anche nella nostra famiglia. Ma non è sempre l’unico responsabile. Può essere qualcosa di insabbiato o anche invisibile... nel nostro lavoro, nella nostra città, nel nostro paese o perfino nella nostra vita di coppia.
La vita è ciò che accade quando avevi in programma qualcos'altro, come diceva John Lennon.
Guidiamo la nostra barca fino a quando non accade l'imprevisto, che sconvolge le nostre certezze, i nostri principi, i nostri valori, le nostre abitudini, costringendoci a creare un nuovo equilibrio.
Un continuo adattamento.
La nascita di Costellazioni
Eccoci qui! È il grande giorno, ci sono tutti, la sala è gremita, le ragazze sono al top, l’équipe è pronta, i fotografi stanno per scattare, ci sono anche i giornalisti. Quando guardo tutto il cammino percorso, mi dico che è incredibile. Questo evento, a cui stiamo lavorando da un anno, finalmente avrà luogo! Mamma, se ci stai guardando... so che ci sei e non ti perdi nulla... buon divertimento! Sii orgogliosa! Sono una stilista e creatrice di moda, e la sfilata di stasera è la prima del suo genere. Di sicuro farà colpo, farà parlare, farà tremare, forse farà ridere la gente, ma farà smuovere le cose, aiuterà le organizzazioni e soprattutto darà felicità a un intero gruppo di donne straordinarie che meritano assolutamente di essere guardate e non nascoste. Le mie modelle, questa sera, hanno tutte una cosa in comune, oltre a indossare le mie creazioni frutto di un lavoro di collaborazione con mia sorella maggiore. Hanno tutte la sindrome di Down, ogni abito che indossano è un pezzo unico il cui tessuto è prezioso ed è interamente dipinto a mano da mia sorella Stella, che ha la stessa sindrome. Una percentuale di tutti i profitti che deriveranno da questa sfilata, dalle vendite, dalle firme di contratti, dagli articoli sulla stampa o dai programmi TV sarà riservata alla fondazione di cui facciamo parte, nonché al programma di ricerca. Questa collezione si chiama Costellazioni
.
Probabilmente penserete che è una bella azione, che è un grosso rischio in un ambiente dove tutto deve essere bellezza, eleganza e perfezione... Ma chi può esserci più adatta di me per fare una cosa del genere? In effetti, ripensandoci, potrei dire che non ci vogliono persone come me... ma come mia sorella maggiore, come tutte le sue amiche, o come mia madre, per far cambiare le persone come me. Odio le teorie che dicono che le persone non cambiano. Io sono cambiata, sono cambiata molto. Due anni fa non avrei mai fatto quello che sto facendo, non avrei mai corso questo rischio e nemmeno immaginato di poterlo fare un giorno.
Ero egoista, superficiale ed egocentrica, credevo di sapere tutto di tutto, mi definivo solo attraverso lo sguardo degli altri, non sapevo ancora che spettava a me definire il loro sguardo, toccava a me farlo cambiare, e... per arrivarci, dovevo prima cambiare il mio.
* *
*
Mi chiamo Cassiopea, mia madre ha deciso di chiamarmi così per abbinare il mio nome a quello di mia sorella maggiore, Stella. Mi seguite? E pensare che per mia madre doveva avere un senso, ma da parte mia l'ho trovato ridicolo! Considerando che il mio nome non è facile da portare, immaginatelo insieme a quello di mia sorella, diventava decisamente imbarazzante. Una ragazza sola che si chiama Stella va bene, un'altra ragazza sola che si chiama Cassiopea va meno bene, ma va bene comunque, ma se sono i nomi di due sorelle... no, così non va per niente bene. Non so a cosa stesse pensando quel giorno mia madre, ma chiaramente non a me.
Così sono nata come Cassiopea, sorellina arrabbiata, a partire dal mio nome, ormai l’avrete capito, ma non solo. Non mi è mai stato permesso di godermi il ruolo di sorellina, mai. Sono nata, poi mi è stato detto chiaramente sbrigatela
o peggio cresci in fretta, perché avrò bisogno del tuo aiuto
. Il problema è che nessuno ha chiesto la mia opinione...
Mia madre si chiamava Linetta, ve lo concedo, non è proprio un bel nome, forse ha voluto solo vendicarsi scegliendo di darci nomi di pony... chissà?
Era una donna straordinaria, era insegnante e preside di scuola, era sposata con Jean-Claude quando è rimasta incinta di mia sorella. Quando hanno saputo che c'era un problema con il bambino, alla fine del quinto mese di gravidanza, Linetta aveva preferito tenerlo, mentre Jean-Claude non si era mai espresso al riguardo. Era più facile, gli permetteva una via di fuga, che ha preso alcuni mesi dopo il parto. Mia madre si disse che il buon Dio aveva deciso di mandarle un figlio diverso, così lo accolse come un dono del cielo, cioè una stella. Mia madre aveva quindi continuato a vegliare su Stella da sola. Correva sempre dappertutto, tra la sua attività professionale che aveva dovuto rallentare tenendo solo una classe part-time, e le visite mediche di mia sorella. Stella aveva spesso l’otite e doveva sottoporsi a delle sedute di fisioterapia, poi, successivamente, di ortottica e logopedia.
Dall'età di quattro anni, Stella ha potuto entrare in un istituto medico-educativo, ma mia mamma ha preferito rinunciare al suo lavoro di preside della scuola per poterle dedicare più tempo. Le stelle avevano sempre affascinato mia madre, passava molto tempo ad osservarle, conosceva il nome di ogni costellazione e aveva installato un telescopio regalatole dal suo nuovo compagno, Patrick, mio padre. Quando Stella aveva sei anni, si sono sposati e sono nata io, Cassiopea la storpia. Perché la storpia? Perché davo sempre l'impressione di portare sulle spalle tutta la miseria del mondo, mi trascinavo, come per dire anch’io sono malata, guardatemi, esisto
, ma il mio vero handicap, per me, si chiamava Stella. Invece di sviluppare una certa empatia, ho sviluppato gelosia e apatia, invece di fare volontariato, sono diventata insensibile e ribelle. Sono cresciuta convinta che Stella mi avesse rubato tutto, mia madre, il mio tempo, la mia infanzia spensierata, puntavo il dito solo su ciò che non mi piaceva. Non ne potevo più di sopportare lo sguardo dei miei amici a scuola, le loro domande, la loro curiosità, a volte la loro presa in giro, e gli sguardi dei loro genitori pieni di pietà o di compassione sdolcinata. Ero stufa di essere la sorella di una down
. Tutto quello che mi succedeva non era mai grave, dovevo relativizzare sempre tutto, non ho mai avuto il diritto di farmi male, di avere un grande dolore, di fare un vero capriccio. No, tutti questi benefici dell'infanzia non li ho mai conosciuti, non facevano altro che dirmi: sorveglia tua sorella
, stai attenta a tua sorella
, non dovresti lamentarti
, ti rendi conto della fortuna che hai
... allora tornavo in camera mia rimuginando della fortuna che ho
? No, francamente...
Inoltre, quando avevo sei anni, è stato mio padre ad andarsene, anche lui non ha resistito a lungo ad essere al secondo posto, lui era al secondo e io al terzo. A volte pensavo tra me e me che anch'io sarei dovuta nascere diversa, forse si sarebbero presi cura di me un po' di più. Loro si dicevano che siccome stavo bene, non avevo bisogno e che stavo cavandomela molto bene anche da sola. Mia madre ha sempre voluto il meglio per Stella, quindi passava molto tempo a insegnarle, voleva che sapesse il più possibile, in modo da potersi integrare al meglio in seguito. Non voleva che fosse normale
, ma voleva che fosse padrona
della sua differenza. Non voleva che dovesse subire la sua esistenza di persona disabile, ma che potesse scegliere dandole la capacità di farlo.
Vi direte che sono una persona orribile, lo so, e che devo avere anche dei bei ricordi. Ovviamente ne ho, soprattutto attorno alla passione che animava nostra madre e che un po' ci univa. Ogni estate metteva dei materassi sulla terrazza coperta accanto al telescopio, così potevamo osservare le stelle. Ci mostrava e ripeteva i loro nomi, poi ci sdraiavamo sui materassi a guardare le stelle cadenti ed esprimere desideri. La mamma credeva fermamente nelle stelle cadenti e nel loro potere magico di esaudire i desideri. Ci raccontava sempre come aveva funzionato per lei, con una storia di ritrovamento. Aveva espresso il desiderio di rivedere una vecchia conoscenza perduta da decenni e, il giorno dopo l’aveva incontrata in un supermercato, nonostante questa persona vivesse all'altra estremità della Francia.
Era per noi, più che un'abitudine, una vera tradizione di famiglia, forse l'unica cosa che ci univa davvero. Già all'epoca, Stella era veramente appiccicosa, e mi diceva sempre: Ti voglio bene Pea
. Sì, Pea
, immaginatevi, davanti agli amici, come ci si può sentire quando si hanno dodici o tredici anni. Insomma, Stella mi chiamava così, voleva abbracciarmi sempre e mi diceva: grazie Pea
, grazie sorella, ti voglio bene, Pea
. Era come un grosso marshmallow, appiccicoso e tutto soffice, ecco come la vedevo in quel momento. E, a forza di sentire la mamma parlarci di stelle e desideri, anche lei aveva sviluppato la sua passione per le stelle cadenti, ma con un'ossessione compulsiva. Nel corso degli anni, la notte delle stelle cadenti era diventata sempre più complicata da gestire, perché Stella voleva assolutamente scoprire il più grande mistero dell'Universo ai suoi occhi: Dove vanno le stelle cadenti?
Allora? Eh? Ditemi un po’! Come rispondere a qualcuno a cui si è sempre parlato di magia? Inutile tenere un discorso scientifico. No, lei vuole sapere dove atterrano le stelle cadenti per davvero! Punto e basta! E con Stella, punto e basta
è definitivo, è la sua grande replica quando si arrabbia e vuole una risposta. Ad ogni stella cadente che vedeva, lei si metteva a correre per andare a cercarla... La mamma giocava d’astuzia, riusciva sempre a trovare spiegazioni, le raccontava che andavano troppo lontano per poterle raggiungere. Bisognava prendere il treno, poi l'aereo, poi la barca, comunque, non potevi andarci a piedi. Solo che per Stella, quella risposta valeva solo per una stella; la seguente, dove va?
Inutile dirvi che ho abbandonato presto la questione delle stelle, ho lasciato queste cose agli illuminati del mondo celeste, scegliendo di rimanere con i piedi per terra. È così che, a quattordici anni, ho preso la decisione molto coraggiosa di andare a vivere con mio padre.
Prima di andarmene avevo già cominciato a parlare di mia sorella come di una sorellastra, o peggio ancora dicevo che era la figlia dell'ex di mia madre, come se rifiutassi di avere lo stesso sangue.