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Greensleeves
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E-book214 pagine2 ore

Greensleeves

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Info su questo ebook

Abraham solo apparentemente è un giovane uomo come tanti, in realtà convive con un passato difficile. Un passato che è passato, sì, ma che ora ha bisogno di rimettere a fuoco per poter andare avanti con la sua vita.
Abbandonato dalla madre all’età di tre anni, un rapporto quasi inesistente con il padre, la perdita di un amico a causa di un incidente provocato da un ubriaco e il suicidio della sua prima fidanzata, Jasmine, impiccatasi nella sua camera da letto.
Si dice che con il tempo le ferite si rimarginano, ma non è così per Abraham che, incapace di gestire i suoi ricordi, è sempre più tormentato nel corpo e nell’anima. Il legame impercettibile con Jasmine non si è mai spezzato, come se quando si ama profondamente, rimanesse un varco aperto tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Tuttavia, deve spezzare il filo che ancora lo lega a lei, deve liberarsi di quella sensazione che lo fa dubitare di se stesso, e soprattutto deve smettere di fare quel sogno che lo perseguita.
Un sogno lucido introdotto ogni volta dalla musica di Greensleeves, la stessa che suona il carillon che lui le aveva regalato.
Dire addio a Jasmine, spezzare un legame che va oltre il conoscibile e la realtà effettuale, non ritrovarla più nei suoi sogni, non interagire più con lei, è una decisione sofferta, per questo Abraham chiede aiuto all’amico di sempre, lo stesso che lo aiutò a superare l’abbandono della madre e che in tutti questi anni gli è rimasto accanto: Luca.
Una decisione comprensibile quella di Abraham, persino condivisibile. Se non che, Abraham, senza esserne consapevole, è schizofrenico e in fuga dissociativa da un passato che potrebbe non esistere.
Un romanzo intenso ed emotivamente potente.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2022
ISBN9791254570098
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    Anteprima del libro

    Greensleeves - Maurizio Secchi

    Prologo

    Un tuono prorompente mi svegliò all’improvviso quella notte, la sveglia segnava le 3:37 e per l’ennesima volta, mancò la corrente elettrica in tutto il quartiere.

    Erano nove giorni che non smetteva di piovere.

    Sembrava che il cielo non volesse accettare la tua scomparsa.

    E nemmeno io.

    Forse domani sarà un giorno migliore… mi dicesti la sera prima di lasciarci.

    Non lo fu.

    E non fu un giorno migliore per molto tempo.

    Aspettai che il vento portasse via la pioggia prima di riaddormentarmi.

    Passarono altri due giorni e altre due notti prima che accadesse.

    Era il marzo del 2010.

    Prima parte

    1

    Dodici anni, dodici anni a oggi da quella mattina in cui sei andata via senza preavviso, senza che potessi accorgermi di quanto bruciavi dentro. Non capivo, non ti capivo e non ti ho salvata. A distanza di tempo dall’accaduto, rileggendo i tuoi messaggi e rivivendo i nostri ricordi tramite foto e video, ho percepito il buio che ti oscurava il viso e solo ora mi rendo conto che forse, era lo sguardo spento di una ragazza che aveva già deciso.

    Perché hai voluto fare tutto da sola senza confidarti con nessuno? Forse, insieme ne saremmo usciti.

    Penso a noi, lo faccio spesso. Alle volte capita di immergermi talmente tanto nei nostri ricordi, che ho paura di rimanerci intrappolato. Come un re che, sotto scacco, non ha difese né possibilità d’uscita.

    Non hai futuro se vivi nel passato. Questo è il mio mantra adesso, cerco di farmi strada in una vita che togliendomi te mi ha tolto tutto, ma che imperterrita, continua ad andare avanti. Alcune volte mi sento più fragile e, ancora oggi, non mi do pace.

    Guardo dal finestrino del treno mentre arrivo a Firenze. Fuori c’è il sole, il riflesso della mia persona sul vetro è flebile, la mente viaggia alla stessa velocità del Freccia Rossa ed è andata a cercare proprio lei, Jasmine, nello splendore dei suoi sedici anni. Ripenso al suo sorriso, un sorriso che ho cercato a lungo. Nessuno adesso mi sorride come lo faceva lei. Era una ragazza meravigliosa, alta quasi un metro e ottanta, aveva un voluminosissimo riccio rossastro che le arrivava a metà della schiena. Due grandi occhi azzurri e una carnagione chiarissima, punteggiata, specialmente in viso, di lentiggini che ne abbellivano il dipinto senza soffocarlo. Era una ragazza semplice, non la si vedeva quasi mai truccata salvo rarissime occasioni, in compenso aveva un carattere particolarmente irascibile. Si arrabbiava per niente e, viceversa, in un attimo le passava qualsiasi malumore. Ora la chiamerei simpaticamente Ribelle come Merida stessa chioma, stesso sguardo, stesso caratterino pungente. Chissà se le sarebbe piaciuto questo nomignolo. Faccio un po’ fatica a ricostruire il suo volto a distanza di anni; la sua immagine è ogni anno più sfuocata e meno immediata quando vado a pescarla nella mia memoria. Allora mi sforzo soffermandomi sui dettagli, alle volte mi basta pensare alle sue mani, alla sua pelle delicata. Solitamente però, è ricordando la sua voce con i suoi modi di dire, che metto a fuoco tutto il resto. Mi piace scherzosamente immaginare come sarebbe adesso. Non riesco molto bene nell’intento perché mi viene in mente il suo viso angelico così com’era, ci provo comunque: aggiungo un po’ di seno, un po’ di maniglie sulla vita e provo a cambiare il suo look con diverse pettinature. Mi dà gusto e mi fa sorridere farlo. Ora avrebbe trent’anni, come me.

    Io sono cambiato molto, sono più orso di prima, la barba è folta e mi piace rimanere da solo. La voce è potente ma baritona. Ora sono un uomo. Lo sono diventato quella mattina, ma me ne accorsi tempo dopo.

    Abraham, è vero secondo te che il cuore, una volta perso, non lo si ritrova più? mi chiedesti una sera mentre rientravamo da una cena.

    Bella domanda! ti risposi divertito. L’hai perso con me, Jasmine?

    Che sciocco sei! Certo, l’ho perso con te e sono più che sicura che non lo ritroverò più. Dove lo tieni?

    Io ancora adesso non saprei rispondere, ma ogni volta che credo di essere felice, sento che un vuoto incolmabile è rimasto dentro me; un buco nero che, specialmente nelle giornate di pioggia e nelle notti di fulmini e saette, cerca di risucchiarmi, di buttarmi giù. Per quanto mi sforzi, alla fine mi rattrista.

    Chissà se è vero che, come si dice, col tempo si rimarginano le ferite, personalmente continuo a non crederci. Penso invece che col passare degli anni, i ricordi, quelli belli e soprattutto quelli brutti, abbiano uno spiacevole effetto: disintegrino anima e corpo di chi non ha imparato a gestirli. Evidentemente quando ci si vuole bene, sia esso amore o affetto, si crea un legame impercettibile che unisce le due anime in maniera così forte che, quando accadono disgrazie improvvise, spezzare quella connessione diventa quasi impossibile. Come se rimanesse un varco aperto tra i due mondi, lasciando un pericolosissimo canale di interscambio tra il regno dei vivi e quello dei morti. Sinceramente però, sento la necessità di farlo, Jasmine! Devo spezzare il filo che ancora mi lega a te. Non voglio assolutamente dimenticarti, anzi custodirti dentro me più fedelmente, cancellando l’angoscia e la malinconia che unisce il mio stato d’animo al tuo ricordo. Voglio ricordarti sì, ma per la gioia che mi hai dato e non per il dolore che ne è conseguito.

    Sovente mi capita di avere giorni cupi. Non mi riferisco a giornate iniziate col piede sbagliato, quelle capitano a tutti. Penso piuttosto a giornate proprio nere, nelle quali non riesco a smettere di soffrire per il male che ho patito. Quei giorni divento un’altra persona e non me lo posso più permettere: sembro uno straccio, sono burbero e antipatico, dormo male, poco e niente anzi, e sono scontroso con tutti. E quei giorni appunto, li riconosco subito, hanno tutti una cosa in comune: coincidono sempre con quel sogno. Sì, quel solito sogno che mi perseguita da un po’ di tempo. Erano anni che non lo facevo più. Pensavo di aver superato il problema e invece non è affatto così. Mi sono fatto un’idea tutta mia al riguardo: per spezzare il legame invisibile con te, ho bisogno di rivederti e di riviverti, credo spetti a me permetterti di prendere il tuo posto tra gli angeli. Ho questa particolare convinzione che salutandoti per davvero, riuscirò a lasciarti andare chiudendo quel varco per sempre. Per questo ho deciso di cercarti dove sei rimasta intrappolata. Nella mia mente, ma ancor di più nei miei sogni. Verrò a salvarti e ti libererò per davvero. Forse solo così, anche io uscirò dal limbo nel quale mi sento di essere.

    2

    Non devi avere paura dell’acqua, disse Luca e, cambiando tono di voce, aggiunse scimmiottando: " Il cuore di un uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, le sue maree e, nelle sue profondità, ha anche le sue perle. [1] Diceva così il grande prof. non è vero Abraham?"

    Non era certamente farina del suo sacco, risposi riferendomi alla citazione di Luca che imitava un docente delle scuole superiori. Ma che ci posso fare se mi sento annegare? È una cosa dalla quale non riesco a esimermi.

    Cosa ti ha detto l’istruttore?

    Che non vuole più vedermi in piscina fino a quando non risolvo i miei problemi con uno specialista. Ci rinuncia! Ha detto che sono un caso senza speranze. Questa era la terza volta in tre lezioni che svenivo in acqua. Vorrà dire che mi terrò la fobia e che, anche quest’estate, il mare lo guarderò dalle vostre foto.

    Sembra impossibile, un incubo. A proposito di incubi, Abraham, non dirmi che hai ripreso a fare quel solito sogno!

    Sì invece, risposi, ho ripreso da due settimane. Ogni notte. Se sogno, faccio quel sogno. Anche più volte nella stessa notte.

    Luca è il mio migliore amico, ci conosciamo da sempre, abbiamo fatto un percorso didattico identico dall’asilo nido al diploma. Sa tutto di me, o quasi. Quello che ancora non sa, glielo dirò presto. Gli ho chiesto infatti di incontrarci proprio adesso al solito bar per bere un ammazzacaffè pomeridiano. Oggi è sabato ed è il giorno ideale per fare una prova sulle mie presunte capacità di manipolare un sogno; alle volte infatti, all’interno di esso, capita di esserne cosciente e, sempre alle volte, di riuscire a modificarne gli eventi in maniera del tutto controllata. In realtà non è niente di speciale, si tratta, come lo chiamano gli esperti, di un sogno lucido, capita a tantissima gente, ma il fatto di poter far andare gli eventi nella direzione che più mi aggrada, potrebbe aiutarmi a risolvere il problema con Jasmine una volta per tutte.

    Luca ha un carattere gentile, simpatico ed è molto intelligente. È sempre stato un filino in sovrappeso, ma da quando si è trasferito in un’altra città per seguire un corso universitario, si è messo in carreggiata su tutto. Malignamente mi verrebbe da dire che non sapendo cucinare non si sia mai applicato abbastanza, ma in realtà, devo ammettere che è cambiato sensibilmente sotto tanti punti di vista. Siamo rimasti lontani per qualche anno e, proprio in questo periodo, si è trasformato: si preoccupa molto della forma fisica e dell’alimentazione, ora presta attenzione anche al modo di vestire, molto meno trasandato di come lo ricordavo, e ha iniziato a frequentare pub e locali notturni riuscendo addirittura a divertirsi. È scoccata la scintilla con Maria, una splendida ragazza (a dir suo, ancora non me l’ha presentata!), che lui stesso definisce l’amore della sua vita. Chi l’avrebbe detto? Adesso, finalmente, raccoglie i frutti dei sacrifici fatti e sembra inizi a mettere radici stabili qui a Firenze dopo varie gavette lavorative in giro per la Toscana.

    Quindi, dissi, hai capito perché ho bisogno di te stasera? Fai la guardia al mio pisolino, semplice no?

    Però Abraham, non capisco come possa aiutarti in questo. Come faccio a capire quando è il momento di tirarti fuori da lì. E soprattutto, come dovrei fare? Nel mentre, fissava con concentrazione il bicchiere di rum facendolo ruotare con abile maestria.

    Semplice Luca, non dovrai tirarmi fuori, ma lasciarmi dentro… E, detto ciò, in un sorso buttai giù il mio rum. Un altro giro per favore! ordinai dal tavolino al barista, alzando la mano e mostrando il bicchiere vuoto. Vedi Luca, ripresi parlando sottovoce, la notte scorsa ho messo una telecamera fissa di fronte al letto dove dormivo e ho visto cosa mi succede qualche attimo prima di svegliarmi. È in quel momento che entrerai in azione. Non devo svegliarmi assolutamente.

    E cosa succede esattamente poco prima di svegliarti? chiese con tono preoccupato.

    Presi lo smartphone e feci partire il video. Mandai avanti fino al momento interessato.

    Ecco, guarda qua.

    Incredibile, esclamò Luca, ora capisco come ti provochi quei graffi sul viso e sul collo, spaventoso.

    Eh sì, lo era! Inconsciamente nel sonno, poco prima di svegliarmi, grattavo in maniera energica la parte alta del collo e il viso, procurandomi anche ferite profonde, il tutto fino a quando non mi svegliava il dolore.

    Questo ti succede solo quando fai quel sogno? Perché?

    Sì, solo in quel sogno. Il perché non lo so neppure io, ma è quello che ho intenzione di scoprire. Ho bisogno che tu mi osservi mentre dormo. Solo per stasera. Quando proverò a grattarmi, me lo impedirai in qualche modo. Devo continuare a dormire assolutamente!

    Va bene amico mio, lo farò. Ma stare sveglio senza fare nulla è difficile; senti il piano: stasera pizza da te, birra à gogo e pigiama party! A tue spese naturalmente.

    Non obiettai, e lui rincalzò: Fantastico, no? Ah, dimenticavo, voglio la Play 5 sia chiaro!

    Grazie Boss.

    Mentre rientravo a casa, ricordai di avere totalmente trascurato Lara in queste due settimane. Aveva provato a cercarmi più volte e non mi ero fatto trovare inventando scuse balorde per evitarla. Non se lo meritava, è anche per lei che volevo risolvere questo problema. È una splendida ragazza, rispettosa ed educata come pochi. Decisi di mandarle un messaggio chiedendole di vederci l’indomani per un’uscita domenicale. Rispose subito e, anche se fece notare il suo più che lecito rancore per il mio comportamento, accettò.

    Fantastico!

    [1] Citazione attribuita a Vincent Van Gogh.

    3

    Luca mi diede la buonanotte e mi addormentai.

    Eccomi, sono entrato, sto sognando. Me ne rendo conto perché una musica accompagna sempre questo sogno. È la celebre Greensleeves. [1] Jasmine e io rientriamo dalla palestra di quartiere mentre piove copiosamente e non abbiamo l’ombrello. Sto rivivendo la scena del nostro primo bacio che è esattamente uguale a come accadde nella realtà. È il 2008 e abbiamo entrambi sedici anni. A passo svelto ci indirizziamo verso casa. La sua abitazione è quasi di passaggio per me, l’accompagno tutte le volte dopo l’allenamento ma tra noi non c’è niente, siamo solamente buoni amici che frequentano la stessa scuola e con gli stessi hobby. So che si sente con un ragazzo del corso ma ancora non si frequentano, spero egoisticamente che le cose non funzionino tra loro perché lei mi piace molto anche se non ho mai fatto nulla per farglielo capire. Questo a causa del mio pessimo essere timido fino al midollo. Una macchina ci sfreccia accanto tirando su un’onda d’acqua da una pozzanghera che ci investe in pieno. Ora siamo fradici! Jasmine si ferma stupefatta in mezzo alla strada e si rivolge a me con fare stizzito.

    Guardami Abraham, sono completamente bagnata! A casa mi dovrò nuovamente fare la doccia.

    Mi volto verso di lei, è arrabbiatissima, mi fissa immobile con le braccia aperte. Mi scappa una risata incontenibile, la scena tragicomica diventa esilarante e, spostandoci di lato, ci appartiamo sotto un cunicolo per ripararci almeno dall’acqua piovana. Il suo sguardo sorridente e sfuggevole mi attrae più di sempre. La pesante chioma rossa selvaggia le scende meravigliosamente sul viso. Il silenzio rotto dallo scroscio di pioggia diventa musica. Le poggio il mio giubbotto sulle spalle e, senza rifletterci, prendendo la sua testa tra le mie mani, la bacio sulle labbra. Il mondo si ferma lì.

    Una scena così intensa, così vera, così forte, non la vissi mai più e la custodisco tutt’ora nel mio cuore. Sembravamo due innamorati su un carillon, giravamo su noi stessi in una bolla di sapone e il mondo ne restava fuori.

    Nella realtà, fuori dal sogno che sto rivivendo ora, dopo quel giorno, passammo poco più di due anni insieme.

    Il mio sogno invece prosegue con la fantasia tipica dei sogni. Accadono cose impossibili, si creano scene immaginarie e si costruiscono certezze che si frantumano un attimo dopo. Lo lascio scorrere, il sogno. Arrivo verso la fine, lo so, ormai lo conosco a memoria.

    Sono cosciente. Se Luca farà ciò che gli ho chiesto, forse riuscirò ad andare oltre il solito punto stanotte.

    Mi trovo davanti a Jasmine sull’uscio della porta di casa sua. Mi invita a entrare. Solitamente, in questo momento, uno sciame di api mi punge sul volto e, nell’inconscio, per cercare di rimuovere i pungiglioni, mi gratto in faccia fino a svegliarmi. Questa volta però, tutto fila liscio, lo

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