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Progetto H.P.C.P.: Libro 3 - Una nuova Terra
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E-book420 pagine4 ore

Progetto H.P.C.P.: Libro 3 - Una nuova Terra

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Info su questo ebook

La razza Homo Sapiens è la dominatrice, nel bene o nel male, di questo mondo, ma quanto di tutto ciò che ha fatto merita veramente di essere ricordato?
Se è vero che la natura commette talora errori anche grossolani, non è plausibile pensare che l'uomo possa rappresentare uno di questi errori?
Esiste qualcuno, o qualcosa, in grado di sovvertire l’ordine imposto da miliardi di anni di evoluzione?
Un viaggio in uno strano futuro obbligherà due viaggiatori del tempo a rivedere le loro posizioni, il tutto al fine di adeguarsi alle scelte e agli sbagli del passato.
Due razze, divise da centinaia di migliaia di anni di evoluzione, si ritroveranno a vivere insieme in una maniera del tutto inaspettata, ma questa volta non sarà la razza "dominante" a prevalere su quella "inferiore", ma piuttosto sarà proprio quest'ultima ad impartire, anche se involontariamente, una lezione di morale a tutti coloro che ancora saranno in grado di ascoltare.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2022
ISBN9791221323337
Progetto H.P.C.P.: Libro 3 - Una nuova Terra

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    Anteprima del libro

    Progetto H.P.C.P. - Emanuele Tosco

    Gli uomini possono essere solamente di tre tipi: stupidi, infami oppure eroi; a voi la scelta

    CAPITOLO 1 - Mille teorie

    Tempo, dopo tutti questi anni trascorsi a ricordare il passato senza intravvedere alcun futuro, il tempo pareva proprio non voler scorrere più a Jebel Irhoud.

    Mi adagiai nel caldo abbraccio di ciò che era stato, cercando ogni sotterfugio, lecito oppure no, nel tentativo di non pensare, non ricordare, e di conseguenza non soffrire mai più.

    In quel periodo vivevo con Natsuko un’esistenza sospesa, è proprio il caso di dirlo, tra passato, eventi improbabili, presente, ma soprattutto un eventuale futuro.

    Parrà incredibile, ma in nessuno dei quattro casi mi fu possibile ritrovare una qualche sicurezza che potesse aiutare entrambi a non alzare lo sguardo al cielo tutte le mattine domandando a Dio il perché di tutto quello.

    I nostri amici continuavano a scrutarci di sottecchi quasi fossimo alieni giunti da mondi distanti milioni di anni luce, esseri non di questo mondo ma provenienti da chissà dove.

    Tutte le volte che accennavamo a ciò che avevamo dovuto affrontare soli e dispersi negli universi a bolla di sapone, così avevo preso a definirli dopo una sonora bevuta, essi tendevano a concludere i loro discorsi con un sempre più frequente – D’accordo, probabilmente sarà proprio come dite voi.

    Da parte mia potevo solamente dire che l’intera avventura sarebbe rimasta per sempre un’esperienza unica e terribile, un’esperienza che aveva causato cicatrici oltremodo evidenti in tutti e due.

    Infatti io e Natsuko avremmo portato per sempre dentro di noi una miriade di ricordi e di immagini scattate mentalmente all’interno di mondi tanto incredibili quanto pericolosi, nonché la memoria di alcuni buoni amici tra cui Akane, Jean e Isabelle sopra tutti; il dispiacere per la loro fine e per le sofferenze che avevano dovuto certamente patire a causa nostra era veramente incommensurabile.

    Ma che cosa aveva veramente portato a tutto questo?

    Una prima teoria relativa alla stabilità dei nuovi universi, seppur fumosa e alquanto incompleta, era passata per la testa anche a me mentre mi trovavo a fare da guardiano alla tenda di Gengis Khan, ma essendo la mia capacità di ragionamento decisamente offuscata dalla situazione piuttosto annosa, al tempo non le avevo dato il giusto peso, relegandola in un angolo particolarmente buio della mia coscienza.

    Volendo continuare a raccontare questa mia esperienza nella maniera più dettagliata possibile farò ora una piccola divagazione, tentando di rendere intellegibile una teoria decisamente astrusa della quale avrò capito, nel migliore dei casi, non più del venti per cento.

    Iniziamo col dire che gli universi nei quali ci siamo venuti a trovare dopo la riattivazione del portale erano stati generati dalla fusione di singoli universi presenti all’interno di un’unica stringa in grado di contenerne ventisei in tutto, una stringa detta appunto stringa a multiuniversi.

    Lo schema tracciato da Cosmo prima della nostra partenza, la cui paternità è stata categoricamente rigettata dallo stesso autore dopo il nostro rientro, pareva non voler tenere conto di una condizione imprescindibile, vale a dire l’interferenza reciproca delle differenti realtà originali all’interno della stringa stessa.

    Se è sicuramente vero che il risultato delle fusioni ha interessato unicamente due sole realtà alla volta, e che per qualche motivo dovuto al fatto che il portale, essendo costituito da materia di tipo terrestre,  tendeva ad aprirsi sempre e comunque su realtà simili alla nostra o per lo meno adatte a sostenere la vita come noi la conosciamo, è anche vero che l’energia emessa durante la fusione, lo sfasamento spaziotemporale determinato da fluttuazioni gravitazionali all’interno della stringa durante il collasso delle dimensioni originali, l’energia irradiata dalle altre dimensioni contigue a loro volta eccitate da un qualche effetto elettromagnetico generato dallo sbalzo energetico della fusione, e mille altri motivi di cui ignoriamo, volontariamente oppure no, strani e intensi effetti, avevano provocato nel momento del collasso finale un effetto che Cosmo definì come conversione estemporanea della materia.

    Può sembrare una teoria difficile da comprendere, ma se spiegata nel dettaglio è anche peggio.

    Tanto per intenderci, sempre stando alla teoria iniziale questa sorta di conversione estemporanea avrebbe fatto sì che la materia risultante presente nell’universo appena formatosi a seguito della fusione, se trasferita in un altro universo avrebbe dovuto comportarsi esattamente come avrebbe fatto l’antimateria con la materia a noi tanto cara, ovvero avrebbe dovuto annichilita al solo contatto.

    Ma andiamo per ordine; per poter dare una spiegazione efficace è necessario innanzitutto distinguere tre diverse tipologie di situazioni:

    passaggio di materia tra questo mondo e mondi nati a seguito di fusioni o mondi fusione;

    passaggio di materia tra due diversi mondi fusione;

    passaggio di materia tra un mondo fusione e questo mondo.

    Per ciò che riguarda il trasferimento di materia tra questo mondo e i mondi derivanti dalle fusioni avvenute durante il nostro primo salto, la sola cosa certa è che il tutto non ha portato a nessun effetto fisico evidente, se non a una sorta di sensazione di smarrimento da me provata subito dopo il passaggio.

    Per quel che riguarda, invece, il passaggio di materia tra due diversi mondi derivanti da fusioni, stando a quanto detto da Cosmo, il quale non ha comunque mai veramente creduto fino in fondo alle parole mie e di Natsuko esattamente come tutti gli altri del gruppo, i mondi fusione potrebbero essere effettivamente scomparsi durante il nostro passaggio da un universo a un altro.

    La teoria iniziale prevedeva che presi due universi A e B, e definito il senso della transizione da A verso B, al momento del salto l’universo A avrebbe dovuto cessare la sua esistenza immediatamente, per trasferire parte della sua energia di annichilazione verso l’universo B, il quale avrebbe avuto a quel punto la possibilità di esistere metastabilmente per il periodo necessario affinché io e Natsuko riuscissimo a portare a termine la nostra missione.

    In realtà la situazione risultò essere palesemente molto più complessa, una situazione che potremmo semplificare dicendo che in realtà una volta trasferita una quantità di materia da A verso B, l’universo A non sarebbe semplicemente scomparso all’istante come previsto inizialmente, ma si sarebbe venuto a trovare in una condizione di destabilizzazione strutturale, e solamente una volta completati tutti i salti richiesti dalla fusione questo avrebbe cessato definitivamente di esistere.

    C’è da dire, inoltre, che in tutti i casi durante le transizioni tra un universo e l’altro, qualcosa da A si sarebbe inevitabilmente riversato in B; a riprova di questa mia affermazione posso mettere in risalto il trasferimento di monete d’oro dall’universo dell’antica Roma in quello di Gengis Khan.

    Questo trasferimento di materia avvenne senza che nulla di catastrofico accadesse, per cui con tutta probabilità potrebbe essere necessaria una non quantificabile massa critica, paragonabile ad esempio a quella utilizzata dai fisici per dare avvio ad una reazione nucleare incontrollata, per poter innescare il processo di annichilimento istantaneo.

    Se questa condizione fondamentale non fosse infatti convalidata, allora anche una minima porzione di materia di un universo, come ad esempio un granello di polvere, se trasferita in un altro avrebbe teoricamente dovuto innescare immediatamente il processo di distruzione.

    Il contatto tra materie differenti, come appunto quello tra A e B, avrebbe dovuto produrre infatti un immediato sbilanciamento puntuale in B simile a quello conseguente l’interazione tra materia e antimateria nel verso dell’antimateria, generando un fronte di annichilazione che si sarebbe dovuto propagare, senza possibilità di soluzione, all’interno dell’universo alla velocità della luce, portando di conseguenza alla distruzione di tutto il sistema.

    In A, invece, avremmo assistito al classico sbilanciamento strutturale di cui sopra.

    È superfluo ricordare che in questo caso sia io che Natsuko saremmo stati annichiliti insieme all’intero universo B.

    Vi è però una seconda teoria al riguardo, per la cui comprensione è necessario inserire all’interno del discorso un’ulteriore convenzione; per semplicità farò riferimento alla materia relativa al mondo di partenza definendola materia, mentre mi riferirò alla materia dell’universo di arrivo come antimateria.

    Quando informammo il gruppo di Jebel Irhoud che Jean e Isabelle erano transitati con noi attraverso il portale, e che con molta probabilità lo avrebbero attraversato nuovamente anche in direzione del nostro universo, Cosmo ebbe un sussulto di puro terrore, avvertendoci che – Per quel che ne posso capire direi che avete corso un bel pericolo, e lo avete fatto correre molto probabilmente anche a noi e a tutto l’universo così come lo conosciamo.

    A discredito di questa teoria facemmo presente che anche noi avremmo dovuto comportarci come una sorta di antimateria negli universi che avevamo visitato sino a quel momento, ma al tempo non ricevemmo alcuna risposta utile alla comprensione del fenomeno.

    Ripensandoci adesso, potremmo dire che ciò non accadde sia a causa della teoria della massa critica sopra citata, e sia perché i vari mondi visitati si trovavano con molta probabilità già in una condizione metastabile, e questo perché la materia di cui noi eravamo fatti era indiscutibilmente differente da quella degli mondi fusione.

    Se ciò non fosse l’avvio di questo annichilimento si sarebbe verificato tutte le volte nelle quali noi avessimo attraversato il portale, sbilanciando in maniera considerevole il rapporto materia – antimateria, e innescando di conseguenza una sorta di fluttuazione energetica estremamente consistente conseguente ad un probabile collasso elettromagnetico del sistema.

    Sostanzialmente, sempre secondo Cosmo, le cose sarebbero andate più o meno in questo modo:

    questi universi esistevano, a livello metastabile, come sospesi sulla lama di un rasoio immediatamente dopo la fusione che li aveva generati;

    la nostra entrata in scena non aveva fatto altro che accrescere il livello di stabilità del sistema, andando probabilmente ad aumentare la quantità di materia presente, e rendendo temporaneamente impossibile la formazione del fronte di annichilimento;

    inevitabilmente tutte le volte che attraversavamo il portale per spostarci nell’universo successivo, il bilanciamento descritto in precedenza veniva meno, facendo precipitare l’ago della bilancia nella direzione dell’antimateria, che a quel punto prendeva il sopravvento;

    l’eccitazione del sistema indotta dall’azione del portale faceva il resto, generando un’onda puntuale di energia capace di innescare l’annichilazione dell’universo.

    Per concludere questa parte della trattazione è comunque opportuno ricordare anche una terza possibilità, e cioè che il portale durante la fase di riattivazione fosse in grado di sottrarre energia tanto al sistema Terra quanto al sistema generato dalla fusione, contribuendo in maniera sostanziale al collasso elettromagnetico dell’universo da noi appena visitato.

    L’onda tempo – gravitazionale del nostro mondo sarebbe stata in tal modo rifasata, spostando di conseguenza, sempre teoricamente, le lancette degli orologi presenti all’interno dell’habitat indietro di alcune ore.

    Infine per quel che riguarda il passaggio di materia tra un mondo derivante da fusione e il nostro mondo, si potrebbe senza dubbio ipotizzare che l’annichilimento totale del sistema possa avvenire unicamente a senso unico, cioè solamente all’interno del mondo derivante da fusione.

    Questo è facilmente comprensibile se si pensa che la materia riversata nel nostro universo è per il 99.99 per cento identica a quella già presente; se, al contrario, facciamo riferimento al problema di Jean e Isabelle, questo non fa che rafforzare la teoria della massa critica.

    L’effetto relativo al transito di materia tra mondi fusione e il nostro, denominato sempre dalla nostra equipe di scienziati del Pleistocene effetto reverse, si è di fatto palesato nel momento stesso del nostro rientro.

    In quell’occasione, infatti, avevamo con noi ancora alcune monete e monili d’oro ereditati dai vari mondi visitati, che nel momento stesso del salto tra mondo fusione e nostro mondo si sono volatilizzati all’istante, e questo senza che null’altro accadesse al sistema nel suo insieme, annichilendo probabilmente insieme ad una porzione insignificante di materia prelevata da questo universo.

    Questo effetto spiegherebbe sia l’annichilimento a senso unico degli universi, e sia il fatto che nulla di ciò che esiste in un universo fusione potrà mai esistere nel nostro universo, e questo con enorme sollievo da parte nostra e anche di tutti coloro che non credono alle nostre parole.

    In realtà a questo punto sorge spontanea un’ennesima domanda, che cosa sarebbe successo a Jean e Isabelle una volta transitati all’interno del nostro universo?

    Ebbene, in tutta onestà penso proprio che questo quesito rimarrà per sempre senza una vera risposta.

    Volendo fare i pignoli vi sarebbe un’ulteriore teoria sulle fusioni tra universi e le loro interazione a livello sub atomico, e cioè la formazione di un nuovo e strano tipo di materia ancora sconosciuto in questa porzione di universo.

    Non sto parlando di materia oscura o di materia strana, ma di un vero e proprio stato della materia finora mai sperimentato in alcun modo da nessun essere vivente; una condizione metastabile in grado di unire ciò che, stando alle leggi a noi note, risulterebbe incompatibile in tutto e per tutto.

    Si tratterebbe di una sorta di nuova e straordinaria materia in grado di generare universi nei quali la gravità può essere invertita, e la velocità della luce superata anche nel vuoto.

    Cosmo vorrebbe battezzare questo nuovo stato della materia materia super strana, ma io e Natsuko preferiamo chiamarla materia MN, a ricordo di chi, realmente, sperimentò i viaggi tra universi derivanti da fusioni dimensionali, riportando miracolosamente la pelle a casa.

    Comunque sia andata, in fondo non credo che nessuno potrà mai capire realmente i segreti della fisica che regola il tutto; vi sono leggi per ogni singolo evento, e il più delle volte le nostre capacità intuitive possono solamente tradurne l’apparente incongruenza o scalfirne superficialmente il senso profondo, ma mai comprenderne la straordinaria bellezza che permette loro di lavorare all’unisono come un unico, stupendo orologio cosmico.

    La prerogativa di una vera comprensione universale appare a tutt’oggi ai miei occhi ormai disillusi, in tutto e per tutto ad uso esclusivo del Creatore Supremo.

    Sempre secondo il mio modesto parere, anche volendo tentare un ennesimo salto a ritroso nel tempo per meglio documentare questi effetti fisici, non riusciremmo comunque ad ottenere delle vere e proprie prove provate dei fenomeni sopra descritti, in quanto un salto nel tempo di questo tipo porterebbe all’azzeramento di qualsiasi evidenza relativa ad un futuro esistito e poi scomparso.

    Inoltre, essendo i calcoli necessari ad avvalorare tali tesi, almeno a livello teorico parzialmente in contraddizione con alcune equazioni di campo assunte a livello di assiomi nella teoria delle fusioni dimensionali, il tentativo non farebbe altro che generare un’enorme bolla di sapone destinata a renderci comunque orfani di una vera e propria prova scientifica.

    Teorie e improbabili soluzioni a parte, in tutta onestà a quel tempo non sapevo se augurarmi che l’avventura avesse finalmente termine, oppure sperare, come a volte facevo, che il portale si riattivasse offrendoci un’ulteriore occasione per fare le valigie e avventurarci alla volta di qualche nuovo mondo sempre più strano.

    Fortunatamente per me avevo portato dal nostro XXI° secolo una buona riserva di antidepressivi e di ansiolitici, perché pur con tutta la buona volontà di questo nuovo mondo, ero comunque fermamente convinto che non sarei mai riuscito ad abituarmi in qualunque caso ad uno sconvolgimento esistenziale simile.

    Le mie piccole pillole rosa e bianche risultarono in effetti estremamente utili in quelle notti particolarmente buie nelle quali tutto appariva freddo e ostile, in quelle notti nelle quali i ricordi mi assalivano con estrema violenza, mentre i rimpianti operavano alla stregua di lance arroventate, perforandomi la mente sino ad insidiarsi nelle più recondite profondità dei miei ormai labili pensieri.

    Tutto prima o poi torna a galla, anche ciò che si tenta di seppellire più in profondità, le cose che avremmo voluto fare ed avere, le cose che già avevamo ma che abbiamo perso, e tutto ciò che né in questo, né in un qualsiasi altro universo potrà mai realizzarsi; tutto questo si concretizzò, infine, nelle nostre vite come il più buio di tutti gli incubi.

    Natsuko pareva patire le mie stesse pene, ma il suo pragmatismo e la ferrea disciplina ricevuta nel suo paese d’origine riuscivano sempre e comunque a mettere una sorta di pezza tra lei e l’oblio; anche quando cercavamo di parlarne apertamente sembrava che nulla potesse scalfirla, come se anche i pensieri più bui non fossero altro che foglie eteree trasportate dal vento, e comunque incapaci di posarsi sulla sua anima oscurandola per sempre.

    Sempre più spesso la sentivo domandarmi – Che cos’hai che non va Manuel? Togliti quel peso che hai dentro e parlami – Ma purtroppo più passava il tempo, e più trovavo difficile aprirmi su questi argomenti.

    Non era certo per mancanza di fiducia, ci mancherebbe altro, ma molto semplicemente il più delle volte non riuscivo a dare un nome al malessere che mi devasta sin nel profondo, e quindi mi rintanavo in un ostinato silenzio.

    Altre volte era Claudio a tentare un approccio di tipo medico alle mie paure dicendomi – Parlamene Manuel, vedrai che ne usciremo insieme, non ucciderti di antidepressivi – Ma anche in quel caso il risultato risultava essere alquanto deludente.

    Sempre più spesso lo osservavo andarsene sconsolato scuotendo la testa, sicuro che la mia mente fosse ad un passo dal collasso definitivo.

    Da parte mia ero più che certo che nessuno all’interno del gruppo avrebbe più scommesso anche un solo, singolo centesimo sulla mia futura stabilità mentale, ma in fondo la cosa non mi interessava affatto.

    Stavo forse diventando pazzo?

    In realtà no, in realtà le cose non stavano esattamente in questi termini; non volevo di certo negare che tutta la vicenda non avesse avuto una certa influenza su di me, questo ovviamente no, ma se proprio dovevo offrire una spiegazione logica ad un ipotetico interlocutore interessato, allora avrei potuto paragonare il mio stato attuale a quello in cui si sarebbe trovato, suo malgrado, un astronauta di ritorno dalla Luna.

    Una volta rientrato sulla Terra non sarebbe più riuscito ad adattarsi a una vita normale; il suo spirito si era ormai trasferito per sempre lassù, e nessuna forza al mondo sarebbe mai più riuscita a riportarlo al nostro livello.

    Forse mi ero scoperto malgrado tutto un novello esploratore, forse tutta quella pazzia aveva avuto il merito di risvegliare in me una forza interiore costretta a vegetare inattiva, ingabbiata e febbricitante all’interno del mio personale mondo di tenebre per troppo tempo; chi poteva dirlo?

    Quella stasi nella mia esistenza fu sicuramente un evento non desiderato a priori, un evento in grado di generare una persona nuova, totalmente diversa da ciò che ero stato in precedenza, una persona che ormai mal si adattava ad un surrogato della sua vita recente.

    Mi ritrovavo sempre più spesso ad osservare i miei compagni di avventura da una posizione elevata al di sopra del campo base, la mia sporgenza meditativa come avevo voluto ribattezzarla, e da lì avevo la netta sensazione di essere ormai un alieno che scrutava dalla sua astronave una forma di vita a lui sconosciuta, una forma di vita intenta più a vegetare in un ambiente ostile, piuttosto che vivere una vera vita sfidando l’ignoto.

    In ogni caso non potevo di certo esimermi dallo svolgere le mansioni di routine che permettevano a tutti noi di sopravvivere, come ad esempio il lavoro alla serra, le manutenzioni al sistema di filtraggio dell’acqua, e così via, ma a parte questo il resto della giornata lo trascorrevo chiuso in una disperata solitudine, attendendo che giungesse Natsuko sin sulla mia rupe solitaria per trascinarmi, quasi a forza, giù al campo per pranzare o per cenare insieme a tutti gli altri.

    Non puoi continuare così, te ne rendi conto? – Mi diceva infervorandosi di giorno in giorno sempre più, tuttavia la cosa mi risultava del tutto indifferente, il che non poteva che peggiorare il nostro rapporto.

    Di fatto vivevamo due vite separate, io seduto in solitaria su di uno sperone roccioso, lei al campo base insieme a tutti gli altri.

    Ormai ai miei occhi tutto era silenzio, tutto era immobilità, decadenza e morte, almeno sino a alla ripresa delle ostilità, ed è proprio da qua che intendo riprende il mio racconto.

    Quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna dice sempre che è suo dovere

    George Bernard Shaw

    CAPITOLO 2 - Calma apparente

    COSMO – Quanti anni sono che siamo qua al campo? Qualcuno se lo ricorda? Personalmente devo avvalermi del nostro calendario computerizzato per non sbagliare – Domandò Cosmo continuando ad ingurgitare pomodori e carote poco condite.

    NATSUKO – Lo sai che hai ragione Cosmo… – Replicò Natsuko – …se non controllo sul tablet nemmeno io lo ricordo più.

    DAPHNE – Me lo ricordo io… – Disse Daphne intervenendo bruscamente con un tono misto di disgusto e rabbia.

    COSMO – Davvero? E quanti sarebbero? – Domandò con strafottenza Cosmo.

    DAPHNE – Dieci anni, quattro mesi, quindici giorni, venti ore, otto minuti e diciassette secondi, caro Cosmo.

    COSMO – Che cosa? Diciassette secondi? Ma che cosa stai dicendo Daphne?

    DAPHNE – Ma perché non ti riesce mai di capire una battuta maledetto fisico, prova a pensare che non tutto è una formula oppure un numero primo a questo cazzo di mondo.

    COSMO – D’accordo, d’accordo, non ti arrabbiare, lo avevo capito che era uno scherzo.

    DAPHNE – No, non lo era, sono veramente dieci anni e quattro mesi che ci troviamo in questo maledettissimo posto.

    CLAUDIO – Perché maledettissimo posto? In fondo non stiamo poi così male….

    DAPHNE – Certo, a te basta avere il piatto pieno e sei contento… – Replicò stizzita Daphne.

    CLAUDIO – Ma cosa c’è che non va questa mattina Daphne? Sei più caustica del solito, volevo solamente dire che le cose potrebbero andare in tutt’altra maniera, in fondo abbiamo tutto ciò che ci serve.

    NATSUKO – No, non è vero, Daphne ha ragione… – Disse a bassa voce Natsuko – …non abbiamo tutto ciò che ci serve; siamo vivi nel senso biologico del termine, questo è certo, ma in senso prettamente umano siamo ormai cadaveri da parecchio tempo, e in qualsiasi caso è comunque tardi per lamentarsi, non trovate anche voi?

    NOAH – Sempre positivi tu e Manuel, mi raccomando… – Disse Noah senza alzare gli occhi dal piatto.

    DAPHNE – Comunque non preoccupatevi, ve lo do io un buon motivo per rallegrarvi, se azione è ciò che volete, allora azione avrete – Dichiarò Daphne posando la forchetta sul tavolo in maniera quasi solenne.

    MANUEL – Che cos’hai detto? – Le domandai alzando lentamente la testa con ancora il boccone di cibo in bocca.

    DAPHNE – Allora non sei morto Manuel, ho detto che se ciò che vi manca è l’azione, a breve ne avrete a bizzeffe.

    MANUEL – Ho capito quello che hai detto Daphne, vorrei sapere da dove salta fuori un’affermazione del genere.

    DAPHNE – Salta fuori dal fatto che la tribù di Kaori si sta preparando per lasciare Jebel Irhoud, ecco da dove salta fuori.

    DIEGO – Che cosa? E dove diavolo vorrebbero andare quei quattro disperati? – Domandò con gli occhi spalancati Diego.

    DAPHNE – E chi può saperlo? Non dimenticate che anche i Sapiens al tempo compirono migrazioni epiche che li portarono a colonizzare l’intero pianeta.

    RAMA – D’accordo, ma questi non sono Sapiens, sono originari dell’Europa, e se si trovano qua è solo a causa di una precedente migrazione effettuata dai loro antenati – Dichiarò Rama.

    DAPHNE – Verissimo, ma è anche vero che i Sapiens non ci sono più; signori miei, volete capirlo che ci troviamo di fronte ad un nuovo inizio? Saranno loro i futuri dominatori del mondo, speriamo solo che non commettano i nostri stessi errori.

    MANUEL – Dobbiamo seguirli… – Affermai laconicamente riprendendo a mangiare.

    ROLO – Cosa? E perché mai dovremmo seguirli? Noi abbiamo completato la missione che ci era stata affidata, e comunque sono Neanderthal, non potranno mai fare peggio dei Sapiens – Intervenne con foga Rolo.

    MANUEL – A te chi te lo ha detto che sono migliori di noi Rolo? – Gli domandai sbattendo il piatto sul tavolo – Chi ce lo dice che questi non siano l’avanguardia di una futura stirpe di unni?

    NOAH – E se anche lo fossero? – Mi risponde Noah con un filo di voce – Che cosa potremmo farci a questo punto?

    Alzai lo sguardo osservando ciò che rimaneva del vecchio Noah; Claudio si era dimostrato certamente un ottimo medico salvandolo da morte certa, ma non era riuscito a donargli nulla più che una mezza esistenza da trascorrere per lo più standosene seduto su di una sedia a rotelle, divorato dai rimorsi e flagellato da un dolore fisico sempre presente.

    MANUEL – Va bene, allora confessione per confessione ne ho una anch’io da farvi, anzi, lascio che sia Cosmo a darvi la bella notizia.

    DAPHNE – Quale bella notizia?

    COSMO – Non so se ciò che sto per dirvi sia una notizia di cui potersi rallegrare… – Rivelò a tutti Cosmo alzandosi per dare maggiore solennità alle sue parole – …ma in ogni caso è giusto che lo sappiate; il portale può essere riattivato, non perché noi si disponga di una nuova e incredibile fonte di energia occulta, ma perché la struttura appare a tutti gli affetti come energizzata da una fonte esterna.

    DAPHNE – Ma quale fonte esterna? Il portale è da anni solo più un quadrato di metallo inerte.

    COSMO – Lo hai osservato ultimamente Daphne?

    DAPHNE – In realtà no….

    COSMO – "Dagli un’occhiata, secondo i miei calcoli necessita di una minima iniezione di potenza per riattivarsi, e questo porta ad una conclusione piuttosto ovvia, Manuel e Natsuko probabilmente hanno realmente compiuto i salti dimensionali

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