Barbara La Vita
Di Aldo Tanchis
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Anteprima del libro
Barbara La Vita - Aldo Tanchis
Dio c’era
Il vecchio con il bidone in mano attraversa lentamente la strada. Appena passato, un'auto ne calpesta l'ombra e fa volare un po' di foglie secche. Il vecchio non si gira, entra nel parco. Dal bidone, che tiene per una maniglia, partono alcuni tubicini di plastica trasparenti. Un cerbiatto di bronzo gli si inchina davanti. Il vecchio fa qualche passo, si ferma davanti a due panchine affiancate, come per valutarle. Si dirige verso quella più lontana, dove un raggio di sole illumina un quotidiano abbandonato. Il vecchio si siede - poggia il bidone accanto a sé. Afferra il giornale e lo scuote, accertandosi che non ci sia in mezzo una qualche schifezza. La data è quella di oggi. Vede subito la foto del papa, curvo e con un buffo cappello da vacanza in testa. Il vecchio comincia a sfogliare il giornale. Due piccioni gli si avvicinano e, per nulla intimoriti, gli fanno un goffo inchino. Il vecchio non si accorge nemmeno di loro, immerso com'è nella lettura.
Domani mattina, dopo una notte di sonno profondo, come non gli capitava da molto tempo, il vecchio si risveglierà, e d’improvviso si ricorderà chi è.
«Mi sono apparso in sogno» si dirà cercando di mettersi le pantofole, che non s’infilano subito perché sono nuove. Si laverà in fretta dopo aver messo un pentolino sul fuoco.
«Mi sono rivelato» - penserà infilando una bustina di tè deteinato nell'acqua bollente.
«Come ho fatto a dimenticarmene per tutto questo tempo?» - si chiederà biascicando una fetta di pane tostato ammorbidita nel tè. Non ha più denti, il vecchio.
Dopo colazione non accenderà la radio. A che gli servirebbe? Ora si è ricordato. Si era rivelato a se stesso - lui. Lui. Però darà il mangime al pesce rosso. Che si agiterà un po' risalendo in superficie - avvertendo la gigantesca sagoma che gli dà la vita. «È vivace, oggi» - osserverà il vecchio.
Si vestirà molto lentamente, rimanendo a lungo seduto sul letto con un calzino grigio in mano - pensieroso.
«L'Universo è piatto, come diceva l'articolo del giornale di ieri. Nella pagina degli articoli di scienza. Beh, l'hanno capito, finalmente.»
Domani uscirà un po' più tardi del solito, immerso in riflessioni profonde. Col bidoncino in mano scenderà molto lentamente due rampe di scale, un gradino alla volta. Spalancherà la porta di vetro e alluminio sul cortile, e la corrente che attraversa il portone d’ingresso, spalancato, agiterà le piante nei vasi. «Come al solito, escono con l'auto e dimenticano di chiuderlo.» Come ogni mattina le foglie di rododendri, aspidistre e ficus torneranno a parlargli. Un blah blah verdeggiante - semplici saluti.
«Le piante sono così forti ma sanno così poco» penserà il vecchio, tornando a dominare la flora universale. Piante e alberi, arbusti e siepi, fiori e frutti.
«L'Universo è molto più grande di quanto credano gli uomini. Ha davvero un alto e un basso, un davanti e un dietro. Ed io sono ovunque, in ogni momento.»
La custode non lo saluterà con un cenno del capo perché sarà nel suo primo giorno di ferie. Nella sua macchina lucente e rovente, verso il mare.
«L'ho creata toscana, della Versilia, e le ho dato l'auto senza l'aria condizionata. Arriveranno cotti, lei e suo marito. Ma arriveranno presto, in una fiat.»
Butta un sacchetto con pochissima spazzatura nel bidone - la butta ogni giorno perché teme che attiri le blatte. Nella casella della posta numero 22, la sua, ci sarà solo un volantino. Il vecchio lo prenderà e lo butterà nel cestino senza leggerlo: saprà già cosa c'è scritto. Cerchiamo persone che vogliono perdere 5 chili in due settimane. Ne aveva trovato uno uguale giorni prima. Allora aveva ghignato perché lui è magro magro - la maglietta vuota sul petto incavato, tirata sulla pancia gonfia. Avesse perso cinque chili sarebbe morto. Intanto qualcuno avrà chiuso il portone.
«Sono ovunque, in ogni momento. Così ho occupato l'Universo. Ubiquo, si dice. Ci sono arrivato in un tempo infinitesimale, dappertutto. Qualcosa come un 0,000000000000000000000001 micromiliardesimo di microsecondo. Sì, così è successo. Ora ricordo.»
Il vecchio indugerà, sino a quando un'auto entrerà nel cortile. Il vecchio uscirà, sollevato - che ci pensino gli altri a chiudere il portone. È pesante e da quando è stato operato lui fa molta fatica ad aprirlo. E il bidone lo impaccia.
Sulla strada, via Lazzaretto, la sua pelle bianca avvertirà subito il calore del sole e quello dell'asfalto caldo. Il naso ne sentirà la puzza acre. Le orecchie lasceranno passare il rumore delle scavatrici.
«Adesso che sono tornato, che devo fare? La strada la stanno asfaltando gli operai del Comune. Approfittano che a Milano non c'è più nessuno. Che giorno è oggi? Il dieci agosto? Accidenti, non ricordo più il mio compleanno... Forse perché ci sono sempre stato. Non è possibile diversamente. Altrimenti lo ricorderei. Sì, così è successo. In quel niente che è passato mentre occupavo l'universo, si è creato il tempo. Mi pare che ci fosse anche questo nel giornale di ieri Così è successo.»
Domani il vecchio col bidoncino in mano non saluterà l'Ernestina dell'edicola perché al suo posto ci sarà un giovanotto ricciuto, la barbetta e una sigaretta tra le labbra. Il sostituto estivo - un nipote o qualcosa del genere. Che lo guarderà in attesa di una richiesta. Ma lui non prenderà nulla, sono anni che non compra giornali. Il vecchio si allontanerà, dicendo a se stesso di non essere deluso per non aver fatto le solite chiacchiere con l'Ernestina.
«È il distacco, il distacco che ci deve essere. Io sono Dio, lei è un’edicolante.»
Si allontanerà, diretto verso i giardini comunali. Per strada quasi tutte le saracinesche saranno abbassate. Cartelli avvertiranno che i proprietari di bar, ristoranti, lavanderie torneranno il 25, il 28, il 2, o che non torneranno più…
Che sia una fortuna abitare vicino ai giardini, il vecchio lo ha sempre pensato - lo penserà anche domani. Dal marciapiede di fronte osserverà le cime degli alberi che come al solito cercheranno di superare le sbarre.
«Sembra che guardino fuori. È uno zoo per le piante, il parco.»
Prima di attraversare la strada si fermerà per un attimo, a riposare. Attraversare lo inquieta sempre - lo agita. In quel punto la strada non è asfaltata, i grandi lastroni lucidati dai pneumatici sono sconnessi. Potrebbe poggiare male un piede e cadere. Se arrivasse un'auto guidata da un farabutto non riuscirebbe ad evitarla. Il mondo è pieno di incoscienti così.
«È bastato quel momento, quel niente di tempo durante il quale ho occupato l'universo, e guarda cosa è successo. Tutto questo. Il mondo - lo chiamano. Assassini, inquinamento, epidemie... E già - Dio non c'era, delinquenti, Dio non c'era ancora.»
Il semaforo gli dirà ‘Avanti’ in verde ma lui esiterà. All'altro incrocio, a duecento metri - un'auto starà per partire e dall'impazienza del motore il vecchio capirà che l'autista arriverà a tutta velocità. In estate sono più cattivi. Deciderà comunque di avanzare. A piccoli passi, mettendo bene i piedi, come attraversasse un ruscello posando i piedi sui sassi più piatti.
«Sono ovunque, io - anche in questa strada bollente. In quell’auto che si avvicina. Per la precisione, sono anche quell’auto e quel figlio di puttana che la guida.»
Per fare più in fretta non si volterà verso l'auto ma sarà comunque concentrato a sentire il rombo che si avvicinerà. Fosse un uomo normale il cuore gli pulserebbe più in fretta, il respiro accelererebbe eccetera. Lui semplicemente chinerà la testa e cercherà di muoversi più spedito. Per la fretta inciamperà sul gradino del marciapiede, un naufrago che si lascia gettare sugli scogli pur di sfuggire alle onde. Appena ritrovato l’equilibrio si volterà, incuriosito. L’auto non ci sarà più perché avrà girato prima, in una strada laterale. Una corsa inutile.
«Perché sono tornato, poi! Una corsa inutile. Non è così interessante. Questo non è neanche il centro dell’universo. Adesso loro credono che non ci sia un centro... Ma che ne sanno? Non c’erano, non ci saranno. Non ci sarà neanche questo distributore.
Il vecchio costeggerà la cancellata dalla quale sporgerà un ciuffo