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Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4)
Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4)
Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4)
E-book312 pagine4 ore

Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4)

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Info su questo ebook

Quando un uomo viene trovato assassinato e un’importante reliquia è scomparsa, la brillante professoressa di storia Remi Laurent lavora in coppia con l’FBI in una selvaggia corsa del gatto contro il topo attraverso il Medioriente e l’Africa. Tutti i segnali puntano a un assassino ossessionato dal più sacro oggetto perduto di tutti i tempi: l’Arca nascosta.

IL CODICE DELLA VENDETTA (Un emozionante thriller FBI di Remi Laurent) è il quarto libro di una nuova serie carica di mistero e suspense, siglata dall’autore Ava Strong e che ha inizio con IL CODICE DELLA MORTE (Libro #1).

L’agente speciale dell’FBI Daniel Walker, 40 anni, noto per la sua abilità nel dare la caccia agli assassini, per la sua saggezza metropolitana e la sua disobbedienza, viene allontanato dal dipartimento di analisi comportamentale e assegnato alla nuova unità Antichità, sempre nell’FBI. La sezione, fondata per dare la caccia a preziosissime reliquie in tutto il mondo delle antichità, non ha idea di come entrare nella mente degli assassini.

Remi Laurent, 34 anni, brillante professoressa di storia a Georgetown, è la maggiore esperta mondiale in materia di oscuri artefatti storici. Scioccata quando l’FBI le chiede aiuto nel trovare un assassino, si trova a collaborare con riluttanza con questo rude agente americano. L’agente speciale Walker e Remi Laurent sono una coppia improbabile, con l’abilità che lui ha di entrare nelle menti degli assassini, e la competenza senza precedenti che possiede lei. L’unica cosa che hanno in comune è la determinazione a decifrare gli indizi e fermare l’assassino.


Il posto in cui si trova l’Arca è sempre stato velato dal segreto, tanto che l’oggetto si considera essere un mito. Ma tutte le nuove prove portano Remi a una domanda: lo è davvero?

Reale o no, una cosa è chiara: questo assassino non si fermerà davanti a nulla, fino a che non avrà quello che vuole. E Remy potrebbe essere l’unica persona rimasta, abbastanza furba da trovarlo.

Un incredibile ed emozionante thriller che mette in campo un’improbabile collaborazione tra uno stanco agente dell’FBI e una brillante storica, la serie di REMI LAURENT è un giallo che ti inchioda alle pagine, carico di storia e pieno zeppo di suspense e rivelazioni che ti lasceranno costantemente scioccato, costretto a leggere fino a notte fonda.

Sono ora disponibili i libri #5 e #6: IL CODICE DELL’INGANNO e IL CODICE DELLA SEDUZIONE.
LinguaItaliano
EditoreAva Strong
Data di uscita16 giu 2022
ISBN9781094356631
Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4)

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    Il Codice della Vendetta (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 4) - Ava Strong

    cover.jpg

    il codice della vendetta

    (un thriller di remi laurent -- volume 4)

    a v a   s t r o n g

    Ava Strong

    La nuova scrittrice Ava Strong è l’autrice della serie thriller di REMI LAURENT, che comprende sei libri (e altri di prossima uscita), della serie thriller di ILSE BECK, che comprende sette libri (e altri di prossima uscita) e della serie thriller carica di suspense psicologica di STELLA FALL, che comprende sei libri (e altri di prossima uscita).

    Un’avida lettrice e da sempre grande fan dei generi giallo e thriller, Ava ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il sito www.avastrongauthor.com per saperne di più e restare aggiornati.

    Copyright © 2022 di Ava Strong. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Authentic travel, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI AVA STRONG

    UN THRILLER PSICOLOGICO DI STELLA FALL

    L’ALTRA MOGLIE (Libro #1)

    L’ALTRA BUGIA (Libro #2)

    L’ALTRO SEGRETO (Libro #3)

    L’ALTRA AMANTE (Libro #4)

    UN THRILLER DELL’AGENTE FBI ILSE BECK

    NON COME NOI (Libro #1)

    NON COME SEMBRAVA (Libro #2)

    NON COME IERI (Libro #3)

    UN THRILLER DI REMI LAURENT

    IL CODICE DELLA MORTE (Libro #1)

    IL CODICE DELL’OMICIDIO (Libro #2)

    IL CODICE DELLA MALVAGITÀ (Libro #3)

    IL CODICE DELLA VENDETTA (Libro #4)

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRÉ

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    PROLOGO

    Richmond, Virginia

    Ore 22:15

    La casa era situata al termine di un piccolo cul-de-sac, in una zona di Richmond molto alla moda. Non l’antico ricco quartiere del centro città con palazzi ante-bellum adorni di facciate a colonne, sedi delle attività economiche più classiche, ma una zona più moderna, popolata da professionisti affermati. Il tipico quartiere di avvocati, banchieri, agenti immobiliari e medici. Se il Leone di Giuda fosse stato un semplice ladro, qui avrebbe trovato un ricco bottino.

    Ma a lui gioielli o computer non interessavano. Non inseguiva la ricchezza materiale. Gli oggetti erano di questa terra, quindi poco importanti; il denaro era semplicemente un mezzo utile per raggiungere i propri fini.

    No, non stava cercando oggetti di valore o soldi. Era lì per qualcosa di molto più prezioso.

    Informazioni.

    E tra tutti i dottori di ricerca del quartiere, i C.A. e gli A.A.L., in fondo a quella strada spiccava il dottore solitario.  

    Il professor Edward Hale dell’Università della Virginia, docente di ruolo di storia e teologia dell’Antico Testamento, conosceva il primo giudaismo meglio di chiunque altro negli Stati Uniti. Ecco perché era un buon punto di partenza. Aveva trascorso la sua carriera condividendo quella conoscenza con gli studenti attraverso anni di lezioni e con i lettori attraverso i suoi innumerevoli libri e articoli accademici.

    O almeno parte della sua conoscenza. Il Leone di Giuda sapeva che non aveva ancora mai rivelato al mondo la conoscenza più importante di tutte.

    Quella sera il professor Edward Hale l’avrebbe condivisa, in un modo o nell’altro.

    Il Leone di Giuda parcheggiò l’auto sull’altro lato della strada, controllando la zona per assicurarsi che non ci fossero passanti nei paraggi a tarda notte. Non vide nessuno. Bene. Quartieri come questo tendono a essere tranquilli e lui sapeva, avendo studiato la zona per diverse notti di seguito, che chi passeggiava con il cane o faceva jogging tendeva a frequentare un parco ben illuminato a meno di 500 metri di distanza.

    Guardandosi nello specchietto retrovisore notò che non aveva un aspetto minaccioso. Un bell’abito estivo, i capelli pettinati accuratamente che lasciavano intravedere una leggera calvizie tipica della tarda mezza età e un’aria da intellettuale. Prese un libro dal sedile del passeggero. Non un libro di storia né un trattato teologico ma un romanzo sui Navy Seals che combattono i terroristi. Non aveva importanza. Il professore avrebbe visto solo un libro e questo gli avrebbe fatto subito avvertire una certa affinità con il Leone di Giuda.

    Non avrebbe avuto il tempo di vedere altro.

    Dopo un’ultima occhiata per assicurarsi di essere solo, il Leone di Giuda scese dall’auto e attraversò la strada fino al portone d’ingresso del professore. Suonò il campanello. Le luci erano accese e il Leone di Giuda sapeva che il professor Hale era solo in casa. Sua moglie era morta pochi anni prima, i suoi figli erano ormai adulti e si erano trasferiti. A tarda notte di un giorno feriale, non avrebbe avuto compagnia.

    Dall’altro lato della porta risuonarono dei passi in avvicinamento. Alla finestra accanto alla porta si affacciò per un attimo un volto anziano e intellettuale. Il Leone di Giuda sorrise all’uomo e strinse il libro al petto in modo che il professore lo vedesse.

    Come previsto, la porta si aprì. Quanti assassini hanno portato con sé un libro sulla scena del crimine?

    Il professor Edward Hale aveva l’aspetto tipico di un professore: capelli bianchi raccolti all’indietro su un viso aperto, ampio e sorridente. Nonostante i suoi settantuno anni appariva in salute di bell’aspetto. La serata era calda, ma lui indossava ugualmente un cappotto sportivo di tweed e un paio di pantaloni lunghi. Il Leone di Giuda avvertì una zaffata di bourbon mentre il professore lo salutava.

    Salve. Come posso aiutarla?" chiese il professor Hale.

    Il Leone di Giuda si trattenne per qualche secondo, poi cercò di metterlo a suo agio con un sorriso incerto e una domanda. Salve, è questa la residenza dei McGregor?

    Eh! Una breve espressione divertita di una sola sillaba. Suonava allo stesso tempo sprezzante e ironica. I McGregor vivono due porte più in là, ma credo che lei lo sappia. Il professore aprì la porta. Entri pure. Non voglio che rompa una finestra.

    Il Leone di Giuda, preso alla sprovvista, oltrepassò la soglia.

    Presumo che sia qui per l’Arca, non è vero?" chiese il professor Hale, chiudendo la porta.

    Ehm, in effetti avrei qualche domanda.

    Non le fanno tutti? mormorò il professore. Venga nel mio ufficio.

    Altre persone le hanno fatto domande al riguardo?" chiese il Leone di Giuda, con il sospetto che aumentava mentre il professore lo conduceva attraverso un ingresso rivestito di pannelli di quercia e poi in un soggiorno arredato in modo accogliente. Sul tavolino, accanto a una pila di libri, c’erano una bottiglia di bourbon e un bicchiere. Il Leone di Giuda si chiese se il professor Hale fosse ubriaco. I suoi modi portavano a crederlo, ma le sue movenze no.

    Avrebbe dovuto stare attento a ogni mossa di Hale.

    Oh sì, qualcuno, nel corso degli anni. Il professore si fermò e fece un gesto verso la bottiglia. Posso offrirle da bere?

    No, grazie.

    Il professore inclinò la testa, come per leggere il titolo del romanzo che il Leone di Giuda stringeva ancora al petto. "Squadra speciale assassini: Terrore in Tunisia."

    Il Leone di Giuda gli fece un sorriso imbarazzato. Non posso leggere sempre l’ebraico antico.

    Il professore gli diede una pacca sulla spalla. Tutti abbiamo i nostri piccoli segreti. I miei sono il bourbon e la Indy 500. Lei è un veterano, vero? Lo capisco dal portamento eretto e dal fisico.

    Ho prestato servizio. Ma non nel modo in cui pensa.

    Anch’io sono stato nell’esercito per alcuni anni. Sono stato di stanza in Germania e in Corea però non ho mai combattuto. Ma suppongo che lei lo sappia. Venga nel mio ufficio. È il posto migliore per parlare di lavoro.

    Il Leone di Giuda lo seguì, disorientato. Non era affatto così che si era immaginato l’incontro. Aveva pensato che a quest’ora avrebbe già avuto il vecchio accademico in pugno.

    Un’altra sorpresa si materializzò nel corridoio sul retro, uno spazio stretto che conduceva alla porta aperta di un ufficio disordinato.

    Le pareti del corridoio erano tappezzate di foto incorniciate di Gilligan’s Island. Sembravano fotogrammi di film originali, alcuni firmati dagli attori.

    Il professor Hale sorrise. "Sorpreso di vedere qualcosa del genere nella casa di uno dei principali storici teologici del mondo? Mio zio era Alan Hale, Jr.

    Il Leone di Giuda spostò lo sguardo dal professor Hale a una delle foto che ritraevano lo Skipper, poi di nuovo verso l’anziano accademico.

    Vedo una somiglianza di famiglia.

    A volte mostro un episodio in classe. La maggior parte dei miei studenti sono troppo giovani per ricordare la serie, ma si divertono. Certe battute sono senza tempo. Venga.

    Proseguirono verso l’ufficio. Il Leone di Giuda era teso. Questa accoglienza, le foto, era tutto fatto per distrarlo? Il professor Hale era più intelligente di quanto pensasse. Doveva stare attento. Solo un uomo sarebbe morto stanotte, e non sarebbe stato certo lui.

    Alla fine del corridoio il professore indicò una foto in bianco e nero con un gruppo di uomini in abiti medievali in piedi nel bosco.

    Quello è il mio prozio, Alan Hale Sr. Anche lui era un attore. Ha interpretato Little John nella versione muta di Robin Hood.

    Non lo sapevo. Anche lei è un attore?

    Il professor Hale gli rivolse un sorriso da sopra la sua spalla. Mi sto comportando in modo disinvolto con lei, vero?

    Il Leone di Giuda scosse la testa per lo stupore. La serata non stava andando come si aspettava. Affatto.

    Finalmente entrarono in un ufficio. Gli scaffali di quercia fiancheggiavano le pareti, stracolmi di libri. Una scrivania, troppo grande per quella stanza, la rendeva angusta. Il professor Hale si sedette, facendo cenno al Leone di Giuda di accomodarsi anche lui. L’unico arredo disponibile era un piccolo sgabello su cui sospettava che il professore salisse in piedi per raggiungere gli scaffali più alti. Il Leone di Giuda preferì rimanere in piedi.

    Allora..., il professore si appoggiò all’indietro e incrociò le gambe. Vuole sapere dove si trova l’Arca dell’Alleanza.

    Sì, rispose il Leone di Giuda, con la gola secca.

    Suppongo che Axum in Etiopia non sia la risposta che sta cercando.

    Non ci vuole molto per sapere che è una pista falsa.

    Pier Paolo Manetti pensava che fosse lì, disse il professore con un sorriso.

    Era un pazzo.

    C’è voluto tutto il suo autocontrollo per non imprecare all’udire quel nome.

    Manetti era il conduttore italiano di una trasmissione televisiva di successo, Misterio 2000, che indagava sui misteri del mondo. L’uomo, famoso per i suoi lunghi baffi che spuntavano dai lati della testa e la sua abitudine di irrompere nell’opera, era stato arrestato dalle autorità etiopi per aver tentato di introdursi nella cattedrale di Santa Maria di Sion ad Axum. Grande televisione. Povera storia.

    Era stato ucciso alcuni mesi prima. Interessante che il professor Hale avesse tirato fuori questo argomento.

    Un pazzo, sì, ma un uomo più ricco di quanto io o lei saremo mai. Le dispiace se fumo?

    È casa sua.

    Osservava ogni singola mossa del professore.

    Il professor Hale tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca della sua giacca di tweed. Gliene offrì una, ottenendo una scossa della testa come risposta. Ne portò una alle labbra.

    Poi tirò fuori un accendino e lo avvicinò alla sigaretta. Lo accese e ne uscirono solo scintille. Il Leone di Giuda si spostò e si voltò leggermente in modo da non trovarsi di fronte al professore. Il professor Hale, con gli occhi socchiusi, non sembrò accorgersene mentre dava un altro colpetto all’accendino, senza ancora accendere la fiamma.

    Dannazione, mormorò e aprì un cassetto della sua scrivania.

    Il Leone di Giuda tirò fuori dalla giacca un’automatica compatta da 9 mm, proprio quando il professore estrasse una calibro 45.

    Gettala, gridò il Leone di Giuda. Non lo ripeterò.

    Il professor Hale fece una smorfia, rimise la pistola nella scrivania con un pesante colpo e chiuse il cassetto.

    Il suo accendino funziona, disse il Leone di Giuda. Ho visto che ha girato la ruota ma non ha abbassato la leva.

    Lentamente, il professore si abbassò, prese l’accendino e accese la sigaretta che era ancora tra le sue labbra.

    Ammiro il suo sangue freddo, disse il Leone di Giuda.

    Il professore lanciò uno sguardo a una foto incorniciata sulla sua scrivania, che mostrava una sua versione più giovane in compagnia di una donna bionda sorridente.

    Dopo la morte di Jenny, non mi importa più molto di quello che mi succede. Girò di nuovo lo sguardo verso l’intruso. Il che significa che non avrà quello che vuole.

    La vita è preziosa, disse il Leone di Giuda, puntando dritto al cuore. Sembra in salute. Altri dieci anni di ricerca e insegnamento. Venti, forse. Bourbon d’annata, pasti raffinati, buoni libri. Tutto quello che deve fare è dirmi dove si trova.

    Il professor Hale tenne gli occhi fissi sull’uomo che gli puntava contro la pistola. Non esitò mentre diceva sicuro: Sa che non lo dirò mai.

    Il Leone di Giuda si lasciò andare per un attimo. Lei è uno di loro, vero?

    Un lento cenno del capo. Sì, sono uno di loro. La fuga e qualche ricerca non ti metteranno al sicuro dai miei compatrioti.

    Ultima possibilità. Dimmi dov’è l’Arca dell’Alleanza.

    Vai all’inferno.

    E va bene. Ti torturerò.

    Prima che il Leone di Giuda potesse mettere in atto quel pensiero, Hale raggiunse il cassetto dove teneva la sua pistola.

    Il Leone di Giuda sparò.

    Il colpo risuonò assordante nell’ambiente chiuso. Il professor Hale sobbalzò sulla sedia, sbatté la testa contro lo scaffale, poi si accasciò con il volto sulla scrivania. La sua ultima sigaretta rotolò oltre la scrivania cadendo sul tappeto, dove iniziò a fumare.

    Il Leone di Giuda la schiacciò con il piede.

    Non vorrei dare fuoco a tutti questi libri importanti, disse. Ripose la pistola nella fondina a tracolla e salutò il professore. Mi dispiace doverlo fare, vecchio soldato.

    Da un’altra tasca estrasse un coltello a serramanico e si avvicinò al professore.

    Cominciò a tagliare.

    CAPITOLO UNO

    Washington, D.C.

    La mattina seguente

    Remi Laurent, ex professoressa di storia medievale alla Sorbona e docente distaccata a Georgetown, si stava rivelando un talento naturale.

    Il poligono di tiro della sede distaccata dell’FBI nel centro di Washington si trovava in un sotterraneo ben insonorizzato per non disturbare le attività commerciali e gli uffici che lo circondavano. Remi stava sparando l’ultimo caricatore della sua Glock in dotazione all’FBI contro un bersaglio di carta a misura d’uomo a 20 metri di distanza. Il suo istruttore, un ex marine con il triplo dei suoi anni, la osservava ammirato mentre creava un grappolo ordinato di fori nel petto della sagoma.

    Mira alla massa principale del corpo, le diceva sempre. Avrai le migliori possibilità di colpire e un buon potere di arresto. Non sparare alle gambe. Non camminare in punta di piedi e non cercare di essere gentile durante uno scontro armato. Se devi abbattere un uomo, significa che merita una pallottola nel torso. E non mirare alla testa. Nemmeno i cecchini dell’esercito lo fanno. Un proiettile da 9 mm attraverso il corpo fermerà chiunque, tranne un drogato di metanfetamina. Se ti trovi di fronte a un pazzo criminale, scaricagli addosso tutto il caricatore.

    Remi finì di svuotare il caricatore e premette il pulsante per riportare il bersaglio in posizione di tiro. Il suo istruttore fischiò.

    Ottimo. Tranne questo. Inserì un dito in uno dei fori visibilmente fuori mira, un paio di centimetri fuori dalla sagoma del corpo. Cos’è successo qui?

    Non mi sono concentrata prima del colpo successivo, disse Remi.

    Proprio così. Devi fare di ogni colpo un’azione individuale. Non avere fretta. Mira. Concentrati. Respira. Spara.

    Scusi. Remi si sentiva arrossire. Pur essendo consapevole che se la cavava molto meglio della maggior parte delle reclute nella stessa fase dell’addestramento, grazie anche al tiro al bersaglio da giovane con suo padre, membro della gendarmeria di Parigi, non le piaceva commettere errori. Aveva già visto abbastanza durante il suo impegno sul campo per sapere come un singolo errore potesse portare a conseguenze gravi, anche fatali.

    Era sempre stata una perfezionista. Ora che era un paio di settimane in un programma speciale di addestramento accelerato per l’FBI, quel perfezionismo era ancora più importante.

    Il suo istruttore guardò l’orologio a muro.

    Tempo scaduto. Pulisci, rimonta e riponi la tua arma.

    Sì, signore, disse lei, voltandosi.

    Laurent, disse lui. Lei si voltò. La perfezione è nemica del bene.

    Remi sbatté le palpebre. Questo montanaro ha appena citato Voltaire?

    Cosa vuol dire?" chiese lei.

    Questo non è un libro accademico in cui tutto è perfetto, in cui tutto è allineato e nessuno può dire che hai torto. Qui applichiamo la legge. Non sarai mai perfetta. Non riuscirai mai a centrare il bersaglio ogni singola volta. E non riuscirai mai a catturare ogni criminale che ti troverai a inseguire. Invece di avvilirti per non aver fatto mille punti, sii orgogliosa di essere in serie A.

    Remi non aveva idea di cosa significasse fare mille punti e aveva un’opinione eccessivamente ottimistica del rigore mentale tipico dell’editoria accademica, ma comprese il senso di quelle parole.

    Grazie, signore.

    Il suo istruttore fece un cenno verso la porta del poligono. Vada pure, agente Laurent.

    Agente Laurent. Le parole la riempirono di orgoglio mentre passava davanti agli altri tiratori. Non le sembrava ancora vero e, in effetti, lo era solo in parte. Solo due settimane prima era una professoressa universitaria in distaccamento a Georgetown per due semestri. In tre occasioni era stata chiamata dall’FBI come consulente civile per lavorare con la nuova Divisione Antichità su casi riguardanti l’arte medievale e rinascimentale. Almeno due volte aveva rischiato di essere uccisa, aveva viaggiato in vari stati esteri attraversando due continenti e ogni momento di quei giorni era stato per lei coinvolgente a appassionante.

    Si sedette nell’armeria, appoggiando la sua Glock sul bancone di fronte a lei. Eseguì con attenzione tutti i passaggi per smontare e pulire l’arma. Una procedura semplice definita passo dopo passo che si sposava perfettamente con la sua natura meticolosa e l’attenzione ai dettagli. Era più facile del tiro al bersaglio e molto più facile del programma di allenamento fisico che le avevano assegnato.

    Remi si era sempre mantenuta in buona salute con lunghe passeggiate e una dieta sana tipicamente non americana, ma non era più atleticamente attiva dai tempi del liceo. Ora si sentiva costantemente indolenzita, esausta, ma vedeva il suo corpo sempre più tonificato ogni volta che si specchiava dopo la doccia. Aveva ridotto il suo tempo per correre un miglio da dodici minuti a poco meno di undici. Le era stato ordinato di scendere sotto i dieci.

    Il capo di Remi alla Divisione Antichità, la vicedirettrice Keiko Ochiai, aveva bisogno che lei fosse sempre a disposizione e pronta per il servizio e questo metteva in difficoltà l’agenzia. Se l’avessero mandata all’accademia di Quantico, non sarebbe stata disponibile per mesi. Così decisero per una soluzione poco praticata in precedenza, un intenso programma di addestramento individuale utilizzato per le reclute che potevano rendersi necessarie senza preavviso. Così le giornate di Remi erano fitte di sessioni di tiro al bersaglio, addestramento al combattimento corpo a corpo e corsi individuali sulle tecniche investigative. Le notti scorrevano studiando la procedura e la legge.

    Tutto il resto doveva essere metterlo da parte. Non aveva più avuto tempo per proseguire le sue ricerche sul cryptex, la sua ossessione di sempre che l’aveva condotta verso le strane circostanze in cui si trovava.

    La sua vita sociale era diventata quasi inesistente. Vedeva poco gli altri studenti, che avevano i loro orari e venivano chiamati occasionalmente per il lavoro sul campo. Vedeva poco

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