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Non Io (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro 1)
Non Io (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro 1)
Non Io (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro 1)
E-book287 pagine3 ore

Non Io (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro 1)

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Info su questo ebook

In questa nuova serie di Kate Bold, autrice bestseller - e acclamata dalla critica - di romanzi gialli e thriller, la protagonista, Camille Grace, stella nascente dell’unità BAU (Unità di Analisi Comportamentale) dell’FBI, verrà inviata proprio nell’unico posto nel quale aveva giurato di non tornare mai più: il profondo Sud. Una serie di omicidi ad opera di un sospetto serial killer alle porte di New Orleans costringerà Camille ad affrontare le proprie radici creole, il suo passato tormentato, la famiglia dalla quale si è allontanata… ed i segreti che la ragazza tiene nascosti.

“Un debutto fenomenale che sa inquietare nel profondo. Ci sono così tanti colpi di scena ed è impossibile dire chi sarà la prossima vittima. Se cercate un thriller che vi terrà svegli fino a notte fonda, questo è il libro giusto per voi.”
—Recensione di un lettore per LASCIAMI STARE

La frustrazione di Camille non fa che aumentare, mentre tenta in tutti modi di entrare in sintonia con il suo nuovo partner, e gli indizi sembrano non portare a nessun risultato. Come se non bastasse, Camille è tormentata dai ricordi della scomparsa di sua sorella, avvenuta anni prima… e le vittime di questo nuovo serial killer sembrano corrispondere fin troppo bene alla stessa descrizione.

Potrebbe trattarsi dello stesso assassino?

Camille sa di dover assolutamente entrare nella mente contorta del killer, se vuole avere qualche speranza di fermarlo in tempo.

E se rischiasse di trascinarla nell’abisso assieme a lui?

Un coinvolgente thriller psicologico pieno di mistero e suspense, la serie di CAMILLE GRACE vi farà innamorare di una nuova protagonista dalla mente brillante. Piena di colpi di scena, la sua storia vi spingerà a divorare pagina dopo pagina fino a notte fonda.

NON IO, è il primo libro della serie, mentre il secondo e il terzo - NON ORA e NON BENE - sono già disponibili.

“È un libro eccellente… quando comincerete a leggerlo, assicuratevi di non dovervi alzare presto il giorno successivo!”
—Recensione di un lettore per IL GIOCO DELLA MORTE

“Questo libro mi è piaciuto molto. Vi immergerete subito nelle vicende raccontate, ritrovandovi sicuramente a divorare pagina dopo pagina, fino alla fine. Non vedo l’ora di leggere il prossimo volume.”
—Recensione di un lettore per LASCIAMI STARE


“WOW, davvero un’ottima lettura! Un killer veramente diabolico! Ho apprezzato molto questo libro. Spero di poterne leggere presto altri della stessa autrice.”
—Recensione di un lettore per IL GIOCO DELLA MORTE

“Un ottimo esordio per una nuova serie. Recuperate questo libro e leggetelo, ve ne innamorerete!”
—Recensione di un lettore per LASCIAMI STARE

“Una serie thriller suggestiva e coinvolgente con un tocco macabro. Scritta davvero bene.”
—Recensione di un lettore per IL GIOCO DELLA MORTE

“Un’ottima lettura con una buona trama, molta azione e un eccezionale sviluppo dei personaggi. Si tratta di un thriller che vi terrà svegli fino a notte fonda.”
—Recensione di un lettore per LASCIAMI STARE
LinguaItaliano
EditoreKate Bold
Data di uscita16 giu 2022
ISBN9781094356907
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    Anteprima del libro

    Non Io (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro 1) - Kate Bold

    cover.jpg

    N O N   I O

    (Un Thriller FBI di Camille Grace - Libro Uno)

    KATE BOLD

    Kate Bold

    L'esordiente Kate Bold è autrice della serie di thriller pieni di suspense di ALEXA CHASE, che per ora si compone di sei libri, e dell'avvincente serie di thriller di ASHLEY HOPE, che al momento conta tre libri. Appassionata lettrice e da sempre amante del genere mystery e thriller, Kate adora tenersi in contatto coi propri lettori: visitate il suo sito www.kateboldauthor.com per saperne di più e tenervi aggiornati.

    Copyright © 2022 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Sjstudio6, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI KATE BOLD

    UN THRILLER FBI DI CAMILLE GRACE

    NON IO (Libro #1)

    UN EMOZIONANTE THRILLER DI ALEXA CHASE

    IL GIOCO DELLA MORTE (Libro #1)

    LA MAREA DELLA MORTE (Libro #2)

    L’ORA DELLA MORTE (Libro #3)

    UN THRILLER DI ASHLEY HOPE

    LASCIAMI STARE (Libro #1)

    LASCIAMI USCIRE (Libro #2)

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    CAPITOLO TRENTATRE

    CAPITOLO TRENTAQUATTRO

    CAPITOLO TRENTACINQUE

    CAPITOLO TRENTASEI

    PROLOGO

    Victoria percorreva le strade di New Orleans, stringendosi nella giacca per ripararsi dal freddo delle prime ore del mattino. Stava tentando di ignorare il brusio alle sue spalle. All’inizio non ci aveva nemmeno fatto caso: probabilmente si trattava solo di un cane, o di qualcuno che camminava lungo la strada. 

    Si guardò un’altra volta alle spalle: non vide nulla.

    Era ormai notte fonda. Aveva detto alle amiche del bar che preferiva andarsene prima ma nessuno le aveva dato ascolto e, come al solito, erano rimasti fino a tardi, lasciandola tornare a casa da sola.

    All’inizio le era sembrata una buona idea, ma una volta rimasta al buio, tra i vicoli immersi nell’oscurità e gli edifici avvolti dalle ombre, ci aveva ripensato. Prese mentalmente nota di iniziare a portare con sé dello spray al peperoncino nella borsa. Ci aveva sempre pensato, ma non era mai riuscita a farlo davvero.

    Poi successe di nuovo. Il rumore di poco prima si fece risentire.

    Dopo aver appena pensato allo spray al peperoncino, suonava ancora più minaccioso.

    Prese a camminare più velocemente, sperando di riuscire a raggiungere casa sua prima di scoprire quale fosse la fonte. 

    Il rumore si ripeté ancora, e lei si girò. Era una figura umana quella che aveva visto? La forma di una testa, e delle spalle?

    Sì, si trattava decisamente di una persona. Era ancora a parecchia distanza da lei, ma c’era.

    E comunque… la stava davvero seguendo? Non era facile dirlo. L’uomo non la stava esattamente pedinando, ma non sembravano esserci altre ragioni a giustificare la sua presenza. Sembrava girovagare a vuoto.

    I passi alle sue spalle si affrettarono. Non si azzardò nemmeno a guardare indietro. E comunque, rifletté, come faccio a sapere che si tratta di un uomo?

    Allungò il passo: non sarebbe mai riuscita a correre, non sui tacchi alti che indossava. Magari non c’era nulla di cui aver paura, e si stava solo rendendo ridicola. Santo cielo, aveva proprio bisogno di darsi una calmata. Doveva aspettarselo, immaginò, dopo essere uscita a quell’ora dal bar.

    Continuò a camminare, cercando di ignorare l’uomo… la persona. E per quanto stesse cercando di tranquillizzarsi, trenta secondi più tardi si rese conto che riusciva ad udire il suo respiro. Era abbastanza vicino a lei da farle credere di essere davvero pedinata.

    Victoria si tolse le scarpe, le gettò via e corse. Si trovava a più di un isolato di distanza da casa sua, e sapeva di poter correre velocemente. Se anche qualcuno di sua conoscenza l’avesse vista e l’avesse considerata una stupida, non gliene sarebbe importato nulla. Corse, e basta. 

    Raggiunse il porticato di casa sua completamente senza fiato. Annaspò in cerca delle chiavi, le trovò nella borsa e lottò per infilarle nella serratura. Girò il pomello ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi andare ad un sospiro di sollievo.

    Era al sicuro, a casa sua. Ma, per qualche strana ragione, non si sentiva affatto tranquilla. Non riusciva a calmarsi: doveva constatarlo di persona. Quel tizio l’aveva seguita fin lì? Magari si trovava all’esterno, e la stava osservando dal marciapiedi? 

    Doveva scoprirlo.

    Lentamente, esitando, si avvicinò alla finestra e lanciò un’occhiata fuori. Un gemito strozzato le si bloccò in gola.

    C’era un uomo all’esterno, il viso celato dall’oscurità della notte. E non si trovava sul marciapiedi come aveva ipotizzato, ma nel suo cortile. La fissava attraverso la finestra, dritto di fronte a lei.

    Sentì il cuore congelarsi in petto, il corpo paralizzato dalla paura. Dall’altra parte del vetro, lui le sorrise: un sorriso ampio, affilato. Poi alzò la mano, e lo sguardo di lei si spostò sul mattone che stringeva nel pugno. 

    Prima che potesse anche solo reagire, lo lanciò nella sua direzione. Il vetro della finestra si infranse e la ragazza saltò indietro con un gemito, mentre le schegge piovevano tutte intorno a lei, in casa, sul pavimento.

    Poi, quasi le fosse stato riservato un posto in prima fila per un incubo ad occhi aperti, lo vide rimuovere i vetri attorno alla cornice della finestra con un pugno per infilarsi all’interno. Fece irruzione in casa sua come fosse la cosa più naturale del mondo.

    Ti prego, sussurrò rivolta allo sconosciuto, ti prego. N-non voglio morire.

    Victoria era troppo terrorizzata per dire altro. Persino respirare era diventato faticoso. Lui le afferrò il viso e lei gli sferrò uno schiaffo, cercando di allontanarlo a calci. L’intruso riuscì comunque a coprirle la bocca con una mano, stringendo il corpo di lei contro il suo. 

    Non disse nulla, ma la studiò come se stesse cercando qualcosa di preciso. Nel mentre, continuava a sorridere.

    Lo vide estrarre un oggetto dalla tasca della giacca, ma dall’angolazione in cui la teneva ferma non riuscì ad identificarlo. Si trattava forse di un ago, o di un qualche genere di arnese puntuto? 

    Non riusciva a capire. Sapeva solo che brillava alla luce dei lampioni che penetrava dalla finestra.

    Victoria urlò contro la sua mano, mentre qualcosa di aguzzo la pungeva. Tentò di gridare di nuovo, ma sentiva il respiro abbandonarla.

    Un attimo dopo, ogni cosa piombò nell’oscurità.

    CAPITOLO UNO

    L’agente speciale dell’FBI Camille Grace fece il suo ingresso nel blocco celle del carcere di massima sicurezza, preparandosi mentalmente al suono metallico ormai fin troppo familiare della porta che le veniva sbattuta alle spalle.

    Molte volte aveva visitato prigioni come quella, ma quel suono non smetteva mai di farla rabbrividire. Le ricordava fin troppo del suo passato, della sua gioventù. Delle visite a suo padre, in una prigione molto simile.

    Camille percorse il corridoio, accompagnata da due secondini che le torreggiavano accanto. Tentò di rimanere concentrata. Il serial killer che stava per incontrare avrebbe sicuramente approfittato di una qualsiasi sua debolezza o distrazione per usarla contro di lei. Doveva restare in guardia. Le ci era voluto moltissimo tempo per inchiodare quel bastardo, e adesso non aveva di certo intenzione di concedergli un qualsiasi vantaggio.

    Non poteva permettersi di vacillare. Aveva bisogno di risposte. Era appena riuscita a catturare quel mostro dopo un’orribile serie di omicidi, l’unica agente dell’FBI che fosse riuscita in quel compito. Adesso il suo nome era scritto su tutti i giornali, e odiava quella consapevolezza. Si chiese se l’informazione fosse giunta anche all’assassino.

    Sbatterlo in cella non era stato sufficiente. Persino saperlo in carcere e lontano dalle strade non l’aiutava a dormire più serenamente. Doveva sapere perché. Perché aveva compiuto azioni tanto orribili? Era un pensiero fisso che la tormentava, il modo in cui tutta quella questione sembrava non avere il minimo senso. Non riusciva a comprenderla, e quel sentimento le risultava estraneo. Fino a quel momento era sempre stata in grado di individuare il movente di un omicidio, ciò che spingeva un killer ad agire. Negli anni era riuscita a sbattere in cella un gran numero di assassini, ma questo… questo la confondeva. E sarebbe uscita certamente di senno, se non avesse trovato il modo di scavare più a fondo nella questione.

    Perché mi disturba in questo modo? ponderò fra sé e sé, mentre raggiungeva il corridoio centrale della prigione.

    Sai bene perché, rispose la sua voce interiore. Queste uccisioni sono perverse. Non ti era mai capitato di incontrare un assassino dalla mente così contorta. Hai bisogno di sapere che c’è una ragione dietro alle sue azioni, non puoi accettare che quest’uomo abbia solo perso la testa. È la prima volta che nulla in un caso sembra avere il minimo senso.

    La porta di un’altra cella si spalancò d’improvviso, e le guardie, apparentemente spaventate, non si avventurarono all’interno: con un gesto invitarono Camille ad entrare. Evidentemente, intendevano aspettare là fuori.

    Facevano bene ad avere paura, pensò lei. E non avevano nemmeno idea di cosa fosse capace quell’uomo, a differenza sua.

    Varcò lentamente la soglia, incerta su cosa aspettarsi. Dentro, incatenato ad una sedia di metallo mentre la fissava con un sorrisetto, c’era Richard. O meglio, Sir Richard, come l’aveva soprannominato la stampa. Il killer più diabolico che il paese avesse visto negli ultimi anni. Venti donne in venti giorni. Indossava una maglietta e dei pantaloni bianchi, e portava un bracciale bianco al polso. Persino vestito così e confinato in un penitenziario, aveva un’aria malvagia.

    Le sorrise.

    Si sieda, agente Grace, disse gentilmente, indicando la sedia di fronte a lui. La stavo aspettando.

    Dio, se le faceva venire i brividi. Strinse i denti per non lasciarsi sfuggire nulla di disdicevole. Quando si accomodò, finalmente si lasciò andare alla più innocente delle constatazioni. Sono qui per farti delle domande.

    Lui sogghignò. Ah, certo, domande. Le domande sono importanti. Conducono a delle risposte. Ma si tratta del viaggio, non della meta. E a me interessa molto il viaggio.

    Camille si accigliò. Qualcosa in quell’uomo la metteva a disagio. Negli occhi aveva una strana luce, ma non riusciva a capire se fosse dovuta alla sua pazzia o a qualcos’altro. Lo fissò, sperando che avesse finito coi suoi indovinelli e il suo modo di parlare vagamente pretenzioso, e attese che ricominciasse.

    Dobbiamo guadagnarci le nostre conversazioni, Camille, continuò lui. Sa, proprio come in una danza. Lei mi farà una domanda, e io dovrò fargliene un’altra di rimando. Poi sarà di nuovo il suo turno.

    Non intendo danzare con te, Richard, disse lei in tono neutrale.

    Allora parliamo. Impariamo a conoscerci.

    E se non volessi affatto conoscerti?

    Oh, mia cara, ma allora per quale motivo si troverebbe qui? Quelle parole lasciarono le sue labbra come una canzone. Quello che faremo sarà parlare. Lei ed io avremo una conversazione. Sono sicuro che avrà molte domande da farmi, ed io ho molte risposte da darle. Confido, agente Grace, che riuscirà a sopportare l’orrore di tali risposte. Ha visto coi suoi occhi gli omicidi che ho commesso. Ha potuto osservare gli orrori che quelle povere anime hanno subito. Lei, in quanto donna, sa bene cosa significhi sentirsi violata nel corpo. E sa anche cosa significhi tentare di resistere a tale violazione. Può immaginare cosa voglia dire non desiderare altro se non morire, sapere che tutto finirà presto.

    Se ne stava lì, nella sua uniforme carceraria, con una sigaretta in mano. Quasi non avesse già abbastanza di cui rispondere.

    Vuole sapere perché ho ucciso quelle donne? le chiese, cercando di suonare amichevole. È qui per questo, giusto?

    Sono qui per scoprire il perché, rispose lei, cercando di impedirgli di sviare l’argomento.

    Lui sorrise ancora. Non glielo dirò, ovviamente. Ma lei lo scoprirà, agente Grace. E alla fine mi ringrazierà. Il paese lo sta già facendo.

    Lei fece una smorfia. Cosa ti fa pensare che potrei mai ringraziarti per qualcosa?

    Lo farà, agente Grace, disse l’uomo. Il suo tono di voce era basso, il solito che utilizzava ogni volta che si rivolgeva a lei, quasi consapevole di quanto fosse vulnerabile nella sua giovane età e innocenza. Su questo ho bisogno della sua fiducia.

    Perché hai preso di mira quelle donne? Ti hanno forse minacciato?

    No, agente Grace, rispose lui, lo sguardo quasi raggiante. La ragione è semplice. Erano così graziose, così innocenti. Meritavano di essere immortalate. Ho voluto catturare la loro bellezza per l’eternità.

    Allora perché non ti sei limitato a ritrarle? chiese lei con una malcelata vena sarcastica dettata dalla rabbia che provava. I materiali da dipinto che avevano ritrovato nel seminterrato dell’assassino erano stati citati in parecchi articoli di giornale scritti sul suo conto, probabilmente perché i giornalisti non avevano avuto modo di vederli utilizzati. A quanto sembrava, l’uomo era stato sul punto di dipingere qualcosa, ma poi aveva cambiato idea.

    Oh, ci ho provato, confessò lui, Ma non è stato abbastanza. Quindi le ho dipinte col sangue. Dopo averle fatte a pezzi, come sa.

    Perché? chiese lei, piano.

    Perché potevo, ammise lui. Perché ero adirato con loro. Perché ero triste. Perché la vita è complicata. Perché l’idea mi rendeva felice. È difficile spiegarlo, agente Grace, ma è anche molto semplice.

    Camille sentì la bile risalirle la gola. Sei malato, sibilò tra i denti.

    Questione di punti di vista, disse lui con un sorrisetto.

    La squadrò da capo a piedi, e lei percepì il suo sguardo addosso. Lottò per ingoiare la bile, facendo del suo meglio per non perdere la compostezza, ma quella conversazione era molto più complicata di quelle a cui era abituata. Richard era molto abile ad entrare nella mente sia delle donne che degli uomini, spingendoli a stare al suo gioco senza che se ne accorgessero.

    Camille ci rifletté su, e più ponderava la questione, più cominciava a capire. Sir Richard non era solamente un assassino diabolico. Un’etichetta simile era quasi pericolosa da utilizzare. No, era solo un uomo. L’ennesimo uomo debole e patetico che era stato abusato da bambino. L’aveva sempre saputo, fin da quando aveva iniziato ad occuparsi del caso. Ma mai, prima di quel momento, aveva davvero capito quanto debole fosse in realtà.

    Si alzò in piedi: aveva ottenuto ciò per cui era venuta. Richard non aveva un vero movente. Era semplicemente fuori di testa. Cominciò ad avere paura per gli ipotetici risvolti del processo giudiziario a suo carico. Se fosse stato rilasciato e internato presso un istituto psichiatrico, tutto il suo lavoro si sarebbe concluso in un fallimento.

    Abbiamo finito, gli disse.

    Lui sorrise. Tutto il contrario, agente Grace. Come scoprirà presto.

    Mi stai minacciando? chiese lei, incredula.

    Minacciando? Oh no, mia cara, disse. La sto proteggendo.

    Si morse la lingua per non rispondere come avrebbe voluto. Invece, si voltò verso i secondini alle sue spalle. Ho finito.

    Non poteva vederlo sorridere, ma riuscì comunque a percepirlo, assieme al suo sguardo su di sé. Tagliava come un lama attraverso quell’atmosfera tesa. Continuò a sentirsi i suoi occhi addosso finché non raggiunse l’auto. La sua mente andò al litigio che sicuramente l’aspettava una volta rientrata a casa, e non fu più davvero sicura di volersene andare da lì.

    Qual era il senso di avere una casa, se non desiderava tornarci?

    Quella domanda la feriva in molti modi. Pensarci le riportava alla mente l’immagine di suo padre, chiaramente non la persona che avrebbe voluto vedere dopo aver appena parlato con Sir Richard.

    Da lontano, suo padre aveva esercitato un enorme potere sulla sua vita fin troppo a lungo, attraverso i ricordi.

    Perché dargli di nuovo quel potere proprio ora?

    Turbata da un profondo senso di inquietudine, Camille accese l’auto e si avviò verso casa, mentre dentro di lei si faceva strada uno strano presentimento, come fosse in procinto di separarsi da qualcosa.

    CAPITOLO DUE

    Riuscì a scrollarsi di dosso quella sensazione di freddo solo una volta tornata a casa. Abitava in un piccolo appartamento al centro di Birmingham, in Alabama, un posto in cui viveva da ben sei anni. Mentre rincasava, si augurò di sentire odore di cucina. Magari di salmone, o di pollo aromatizzato. A dirla tutta, il ragazzo con cui stava da ormai due anni non era bravo praticamente in nulla, ma avrebbe perlomeno potuto preparare qualcosa.

    E comunque, quel giorno toccava a lui. Era una decisione presa di comune accordo che ultimamente non rispettava più, ma lei aveva preferito non dire nulla al riguardo.

    Dall’interno non proveniva alcun odore. L’unico aroma che pervadeva l’appartamento era quello di candele profumate, accese sul tavolino. Mogano, o forse legno di teak, non ne era certa. Seduto sul divano dietro al tavolino c’era Declan. Si era accomodato in maniera scomposta, e smanettava con il suo smartphone. La televisione, inchiodata nel muro, trasmetteva una di quelle tremende gare di cucina.

    Ehi, lo salutò Camille, cercando di fare del suo meglio per combattere contro l’irritazione che sentiva montarle dentro.

    Ehi piccola, le rispose Declan. Non alzò nemmeno lo sguardo dal cellulare. Lei lo superò e notò che stava guardando qualcosa sulla sua app di gestione del mercato azionario. Alcuni mesi prima aveva rischiato grosso puntando un sacco di soldi su un’azienda appena nata che però alla fine era decollata, facendogli guadagnare quasi diciannove mila dollari in un solo mese. 

    Ma li aveva subito persi altrettanto rapidamente con altre mosse azzardate, operazioni che non erano andate bene quanto la precedente. E, dato che era disoccupato, trascorreva un sacco di tempo senza fare nulla. Non era la prima volta che lo trovava in quello stato. Stava davvero iniziando a stancarsi.

    Non hai preparato la cena? chiese lei.

    "No, piccola. Mi sono accorto che non sapevo cosa volessi

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