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Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2)
Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2)
Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2)
E-book297 pagine3 ore

Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2)

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IL CODICE DELL’OMICIDIO (Un Thriller di Remi Laurent) è il secondo volume di una nuova serie ricca di mistero e suspense dell’autrice Ava Strong, iniziata con IL CODICE DELLA MORTE (Volume 1).

L’agente speciale dell’FBI Daniel Walker, 40 anni, famoso per la sua abilità nel dare la caccia agli assassini, il suo intuito e la sua insofferenza alle regole, viene scelto dall’Unità di Analisi Comportamentale e assegnato alla nuova unità Reperti Antichi dell’FBI. Questa unità, costituita per rintracciare cimeli inestimabili, non ha idea di come entrare nella mente di un assassino.

Remi Laurent, 34 anni, brillante docente di storia alla Georgetown, è la principale esperta mondiale nel campo dei reperti storici di origine sconosciuta. Scioccata quando l’FBI chiede il suo aiuto per scovare l’assassino, Remi si dimostra riluttante a collaborare con questo agente dai modi bruschi. L’agente speciale Walker e Remi Laurent sono un improbabile duo, con l’abilità del primo di entrare nelle menti degli assassini e l’incomparabile cultura della seconda: l’unica cosa che hanno in comune è la determinazione a decodificare gli indizi e catturare il responsabile.

Un dipinto storico di inestimabile valore viene rubato da un museo di Washington, dove viene anche rinvenuto un cadavere. Quando le tracce riconducono a Parigi e richiedono l’esperienza di uno storico, l’agente speciale dell’FBI Walker si rende conto di non avere altra scelta se non quella di chiedere nuovamente aiuto a Remi Laurent. Insieme dovranno recarsi al Louvre, esaminare la scena del primo omicidio, decifrare il messaggio nel dipinto rubato e fermare l’assassino prima che colpisca di nuovo.

Una caccia all’uomo seguita da una corsa contro il tempo, mentre Remi cerca di decifrare velocemente gli indizi e impara in fretta che questo killer è più diabolico di quello che avrebbe mai immaginato.

Quella di REMI LAURENT, con questa complicata collaborazione tra un cinico agente dell’FBI e una brillante storica, è un’avvincente serie di thriller mozzafiato basati sulla storia e ricchi di suspense e colpi di scena che vi lasceranno continuamente a bocca aperta, tenendovi incollati alle pagine fino a notte fonda.

Il Volume 3 della serie, IL CODICE DELLA MALVAGITÀ, è ora disponibile.
LinguaItaliano
EditoreAva Strong
Data di uscita1 feb 2022
ISBN9781094347912
Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2)

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    Anteprima del libro

    Il Codice dell’Omicidio (Un Thriller di Remi Laurent – Volume 2) - Ava Strong

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    il codice dell’omicidio

    un thriller di remi laurent -- volume 2

    a v a   s t r o n g

    Ava Strong

    La debuttante Ava Strong è autrice della serie di GIALLI DI REMI LAURENT, composta (per il momento) da tre volumi. Ava vorrebbe leggere i vostri pareri, quindi vi preghiamo di visitare il sito  www.avastrongauthor.com per ricevere e-book gratuiti, apprendere le ultime novità e rimanere in contatto.

    Copyright © 2021 di Ava Strong. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook è concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non può essere rivenduto né ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non è stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright KTRphoto, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com.

    LIBRI DI AVA STRONG

    UN THRILLER PSICOLOGICO DI STELLA FALL

    L’ALTRA MOGLIE (Libro #1)

    UN THRILLER DELL’AGENTE FBI ILSE BECK

    NON COME NOI (Libro #1)

    NON COME SEMBRAVA (Libro #2)

    UN THRILLER DI REMI LAURENT

    IL CODICE DELLA MORTE (Libro #1)

    IL CODICE DELL’OMICIDIO (Libro #2)

    INDICE

    PROLOGO

    CAPITOLO UNO

    CAPITOLO DUE

    CAPITOLO TRE

    CAPITOLO QUATTRO

    CAPITOLO CINQUE

    CAPITOLO SEI

    CAPITOLO SETTE

    CAPITOLO OTTO

    CAPITOLO NOVE

    CAPITOLO DIECI

    CAPITOLO UNDICI

    CAPITOLO DODICI

    CAPITOLO TREDICI

    CAPITOLO QUATTORDICI

    CAPITOLO QUINDICI

    CAPITOLO SEDICI

    CAPITOLO DICIASSETTE

    CAPITOLO DICIOTTO

    CAPITOLO DICIANNOVE

    CAPITOLO VENTI

    CAPITOLO VENTUNO

    CAPITOLO VENTIDUE

    CAPITOLO VENTITRE

    CAPITOLO VENTIQUATTRO

    CAPITOLO VENTICINQUE

    CAPITOLO VENTISEI

    CAPITOLO VENTISETTE

    CAPITOLO VENTOTTO

    CAPITOLO VENTINOVE

    CAPITOLO TRENTA

    CAPITOLO TRENTUNO

    CAPITOLO TRENTADUE

    PROLOGO

    East Hampton, Long Island

    Ore 2:15.

    Che vittoria.

    Quel dipinto era tutto ciò in cui aveva sperato, se non di più.

    Era tutto così chiaro, così ovvio per chiunque sapesse cosa cercare.

    E naturalmente, solo pochi eletti sapevano farlo.

    Il miliardario Montgomery Dyson si trovava nella Galleria Est di una delle sue dimore. Era solo, e fissava assorto la sua ultima acquisizione. Una calda brezza estiva entrava dalla finestra portando con sé il forte odore di salsedine e la pacifica serenità del surf atlantico.

    Sulle pareti erano appesi dipinti risalenti alle principali epoche della civiltà occidentale: un delicato ritratto della Vergine con Bambino della Firenze del XIV secolo, eseguito con colori a tempera che nel corso dei secoli avevano conservato tutta la loro brillantezza, un’incisione del XV secolo ad opera di Albrecht Dürer, e opere di Rembrandt, Matisse e Van Gogh.

    Sopra ad un tavolo dorato, che un tempo abbelliva l’interno della reggia di Versailles, era posata una statua in bronzo di Rodin.

    Ma Dyson non notò niente di tutto ciò. Aveva occhi solo per la sua ultima acquisizione. Collezionista d’arte per gran parte dei suoi sessantotto anni, avrebbe rinunciato a tutta la sua vasta collezione pur di mettere le mani sul dipinto che stava contemplando in quel momento.

    Il soggetto del quadro era la Morte intenta a cavalcare un cavallo rosso nel cielo stellato. La figura, che sembrava enorme, occupava gran parte della tela e dominava il piccolo villaggio sottostante. Alcune luci brillavano nei cottage. Un contadino, di ritorno tardivo dai campi, guidava un carro trainato da buoi lungo una stradina sterrata, ignaro della creatura terrificante che cavalcava sopra la sua testa. Nell’angolo in basso a destra, a ridosso della cornice, si scorgeva un maniero di campagna con torrette in pietra e un ampio giardino. Un’ala dell’edificio presentava grandi finestre, al cui interno sembrava essere in corso una festa.

    La Morte pareva puntare proprio verso il maniero. Aveva un braccio alzato verso alto e la curva crudele della sua falce incorniciava una costellazione del cielo notturno.

    Affascinante, mormorò Dyson studiando le stelle nel dipinto.

    Si avvicinò a una libreria in legno di mogano e recuperò un volume rilegato in pelle. Iniziò a sfogliare il libro facendo rimbalzare lo sguardo dal dipinto alle pagine e viceversa.

    No, no, mormorò tra sé continuando a sfogliare il volume.

    I suoi occhi si illuminarono.

    Ah! Che sia possibile? disse mentre i suoi occhi si spostavano dall’illustrazione contenuta nel libro al dipinto per poi ritornare al libro. Sì! Dev’essere proprio così.

    Alle sue spalle si udì il suono di una porta che si apriva. Poi più nulla, come se qualcuno stesse esitando sulla soglia.

    Non ho bisogno di niente, Winston, grazie, disse Dyson senza voltarsi.

    La porta si richiuse.

    Sentì dei passi leggeri avvicinarsi lungo il tappeto persiano del XVIII secolo.

    Dyson si voltò irritato.

    Ho detto che...

    Le parole gli morirono in gola.

    Uno sconosciuto si fermò in mezzo alla stanza. Indossava una veste da monaco e il suo viso era oscurato da un cappuccio.

    Ma Dyson non fece particolare attenzione a questo dettaglio. Ad attirare il suo sguardo era la falce che l’uomo portava con sé, somigliante ad uno di quegli attrezzi usati dai contadini nell’Ottocento per mietere il grano.

    Cosa vuoi da me? chiese con voce gracchiante Dyson. Sentì il bisogno di chiedere aiuto, ma la vista di quella lama arrugginita e affilata di fresco gli tolse la voce.

    L’uomo ammantato indicò prima il dipinto e poi il libro che Dyson aveva lasciato cadere a terra. La sua mano appariva molto forte; aveva dita grosse e robuste, eppure era anche ben curata.

    Dyson rimase immobile mentre l’intruso avanzava di un ulteriore passo nella sua direzione, la veste da monaco che frusciava leggermente. La mano che aveva puntato contro di lui afferrò la falce.

    Dyson alzò le mani in un gesto di resa e allo stesso tempo di difesa e fece un passo verso sinistra.

    L’uomo gli fece un cenno con la falce, come per indicare a Dyson di spostarsi ancora.

    Aspetta! esclamò allora Dyson superando temporaneamente la sua paura. Non prendere il dipinto. Qualsiasi cosa ma non quel dipinto. Prendi il libro se vuoi. Prendi qualsiasi altra cosa!

    L’intruso fece un altro cenno.

    Vuoi dei soldi? Posso darti milioni. Solo non...

    L’uomo vestito da monaco sollevò la falce.

    Dyson tremò. Poi, però, prese una decisione. Dopo una vita dedicata allo studio e alla ricerca, non poteva rinunciare. No. Mai.

    Il suo corpo si frappose tra lo sconosciuto e il prezioso dipinto.

    Ti darò qualsiasi cosa, disse. Ma non puoi...

    Lo sconosciuto girò la falce e usò l’estremità posteriore dell’attrezzo per colpire Dyson. Il miliardario barcollò di lato.

    Il dolore improvviso abbatté la sua determinazione. Dopotutto era un uomo di grandi risorse e avrebbe potuto assumere dei detective privati per dare la caccia a quel pazzo e riavere indietro ciò che gli apparteneva.

    L’intruso parve giungere alla medesima conclusione. Fece due lunghi passi in avanti e gli fece cadere addosso la falce.

    Dyson alzò le braccia per proteggersi la testa dal colpo.

    Per poco il primo taglio non gli recise di netto l’avambraccio destro. Dyson sussultò e cadde in ginocchio stringendosi il braccio.

    Non riuscì nemmeno a vedere il fendente che si abbatté sul suo collo. La lama recise l’arteria carotidea facendo fuoriuscire un fiotto di sangue che andò ad imbrattare uno schizzo di Caillebotte.

    Dyson cadde a terra. L’intruso sollevò la falce per la terza volta, poi si fermò.

    Non ce n’era bisogno. Montgomery Dyson era morto.

    CAPITOLO UNO

    La professoressa Remi Laurent mescolò gli appunti e si preparò a terminare la sua lezione sul simbolismo religioso medievale. Dinnanzi a lei sedeva il solito gruppo di studenti universitari annoiati. Sfortunatamente, dal momento che quella lezione soddisfava i requisiti di accesso al corso di storia dell’arte, aveva attirato più matricole disinteressate del solito.

    Perlomeno, quella sera ad attenderla c’erano dell’ottima cucina italiana e l’amore esperto del suo compagno. Per un uomo di mezza età, il professor Cyril Mullen era molto virile e disinibito e stare con lui la faceva sentire come se avesse di nuovo vent’ anni. Tranne quando l’assillava perché fissassero una data per il matrimonio, a proposito del quale diventava sempre più combattuta ogni giorno che passava.

    Fai il tuo lavoro e pensaci più tardi, disse a se stessa.

    Bene, ora diamo un’occhiata alla prossima diapositiva, disse cercando di ignorare i numerosi studenti intenti a messaggiare con i cellulari nascosti sotto i banchi.

    Remi passò all’ultima diapositiva della sua presentazione in PowerPoint.

    "Parliamo un po’ del simbolismo del colore nella pittura rinascimentale. La prossima volta ne parleremo in maniera più approfondita, ma oggi vorrei anticiparvi alcuni concetti. Il significato era determinato non solo dal simbolismo del colore stesso, ma anche da questioni pratiche come il costo dei pigmenti. Prendiamo ad esempio il blu. Qui abbiamo la pala d’altare Martinengo dipinta da Lorenzo Lotto intorno al 1516. La Vergine Maria tiene in braccio il Bambino Gesù ed è affiancata da varie figure, tra cui un Gesù adulto con le stimmate.

    Notate che il blu è stato usato principalmente sul vestito della Vergine Maria. Le uniche altre figure vestite di blu sono Gesù adulto e i due angeli che volano sopra di loro. Il blu era riservato alle figure allora considerate più sacre perché si trattava della vernice più costosa. Era fatto di lapislazzuli e doveva essere importato dall’Afghanistan.

    Qualcuno alzò la mano. Remi riconobbe una studentessa di archeologia. Era una giovane donna molto intelligente e preparata.

    Il lapislazzuli non fu usato dagli antichi egizi per decorare la maschera di Tutankhamon?

    In realtà non era una domanda. Più che altro era un’affermazione. La studentessa era sempre estremamente desiderosa di mettere in mostra le proprie conoscenze.

    Remi la perdonò. Perlomeno quella ragazza sapeva qualcosa sull’argomento.

    Si, esattamente. Il lapislazzuli veniva ampiamente utilizzato nell’antico Egitto. Tuttavia, non posso parlarvi del simbolismo in quella cultura. È un po’ troppo indietro per me.

    Rise della sua battuta ma nessuno dei suoi studenti si unì a lei.

    Un giovane seduto verso il fondo della classe alzò la mano.

    Sì?

    Ha letto di quell’assassino che cercava il cryptex?

    Remi si irrigidì. Quel folle aveva ucciso diverse persone nel corso della sua ricerca sul manufatto medievale ed era arrivato ad un soffio dallo svelarne i misteri.

    Lei aveva contribuito personalmente a consegnarlo alla giustizia, un’impresa che la faceva sentire più orgogliosa e realizzata di qualsiasi alloro accademico.

    Per fortuna, non aveva attirato l’attenzione dei media. O perlomeno non ancora.

    Sì, certo che ne ho sentito parlare, rispose passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

    L’hanno tipo chiamata o qualcosa del genere?

    Perché avrebbero dovuto?

    Beh, lei ha tipo parlato molto del cryptex. È una vera esperta in materia, giusto?

    Non so molto del caso. Solo quello che ho letto sui giornali. Immagino che l’FBI lo abbia catturato usando i suoi soliti metodi.

    Come, per esempio, rivolgersi ad un consulente civile esperto, pensò con orgoglio.

    Quindi non è stata coinvolta nel caso? insistette lo studente.

    No. Remi si voltò di nuovo verso lo schermo. Ora, la cosa importante da ricordare del Rinascimento è che a volte il simbolismo era vincolato dal costo, e che gli artisti dovevano lavorare cercando di esprimere il maggior significato possibile rimanendo all’interno di determinati parametri pratici. La prossima volta parleremo di come gli artisti di quel periodo divennero molto abili nell’introdurre molteplici stratificazioni di significato nelle loro opere. È tutto per oggi...

    Un rombo di libri chiusi e sedie spostate andò a coprire le sue prossime parole, così Remi alzò il volume del microfono. Il feedback gracchiò attraverso gli altoparlanti e gli studenti sussultarono.

    Remi sorrise. Non era efficace come un gessetto nuovo che graffia la lavagna, ma poteva andare bene.

    Per favore, per la prossima volta leggete il capitolo cinque.

    Gli studenti fecero una pausa. Quando videro che non avrebbe detto altro si precipitarono verso la porta, molti con il cellulare già in mano.

    Remi sospirò e mise via i suoi appunti. Ad ogni lezione che faceva in quell’università la sua nostalgia per la Sorbona cresceva. Lì gli studenti erano il meglio del meglio: preparatissimi e desiderosi di imparare.

    Ma non doveva lamentarsi, pensò mentre seguiva l’ultimo dei suoi studenti fuori dalla sala conferenze. Georgetown pagava bene, finanziava i suoi viaggi di ricerca e le aveva dato l’occasione di stare con Cyril.

    Aveva anche portato, seppur indirettamente, al suo coinvolgimento in un caso dell’FBI, qualcosa in cui non avrebbe mai immaginato di essere coinvolta. Era a quello che si riferiva lo studente.

    Scrutò la folla cercandolo con lo sguardo nella speranza che non la fermasse nel corridoio per porle altre domande. Remi non era mai stata molto brava a mentire.

    Con suo sollievo, vide la parte posteriore della testa dello studente ad almeno cinquanta metri di distanza. Stava uscendo di corsa dall’edificio con la stessa rapidità di tutti gli altri.

    Mentre si affrettava verso il suo ufficio, situato al piano superiore, la tensione si allentò e lasciò il posto ad un senso di anticipazione. La sua ultima lezione della giornata era finita e ora poteva finalmente tornare alla sua vera vocazione: scoprire il segreto del cryptex.

    Ciò che lo studente non sapeva (che nessuno sapeva) era che mentre l’agente dell’FBI Daniel Walker e la polizia portavano via l’assassino, lei aveva approfittato dei pochi momenti preziosi in cui era rimasta sola con il manufatto per sbloccarlo usando il codice scoperto dall’assassino.

    Mentre percorreva rapida il corridoio con conduceva al suo ufficio, Remi rispose distrattamente al saluto di un collega di passaggio e per poco non andò a sbattere contro un altro collega. Infine, raggiunse l’ufficio e si chiuse dentro a chiave. Non voleva interruzioni.

    Accese il computer, aprì un file che aveva deliberatamente nominato Foto di famiglia per ingannare gli occhi indiscreti e scorse le sottocartelle etichettate Estate 2019 e Viaggi in fattoria fino a raggiungerne una denominata Ottavo compleanno di Bridgette.

    Non aveva parenti di otto anni di nome Bridgette.

    Aprì la cartella. Al suo interno, c’erano le sei foto che aveva scattato quella notte.

    Le prime due erano sfocate e ritraevano il cryptex soltanto parzialmente. Dopo essere finalmente riuscita ad aprirlo, era talmente nervosa che riusciva a malapena ad usare il cellulare per scattare le fotografie.

    Le altre quattro immagini invece erano chiare e messe perfettamente a fuoco. Ne aprì una.

    Sulla parte interna del cryptex, realizzata in avorio, era stata incisa una mappa. Una piccola città sorgeva accanto ad un fiume tortuoso. Una fila di colline, o forse montagne, sorgeva leggermente a destra, abbracciando la mappa da un lato all’altro e indicando quindi che la catena montuosa proseguiva verso entrambe le direzioni.

    Oltre il fiume, partendo dalla città e andando leggermente a valle o a monte, c’era un punto contrassegnato con una X.

    Nell’angolo in basso a destra c’era la pianta di una chiesa. A metà della navata era stata segnata un’altra X.

    Si appoggiò allo schienale e sorrise. Per diversi giorni aveva trascorso tutte le sue ore di veglia, e molte di quelle in cui avrebbe dovuto dormire, cercando di capire la posizione di quella città e di quella chiesa. Non c’erano indicazioni né scritte all’interno del cryptex, quindi chiunque avesse aperto quel dispositivo avrebbe dovuto sapere di quale città e di quale chiesa si trattava.

    Remi, ovviamente, non lo sapeva. Per questo aveva dovuto trascorrere infinite ore a consultare Google Earth e diverse mappe dell’Europa medievale e rinascimentale per trovare una corrispondenza.

    Non era stato affatto semplice. Durante i sette secoli trascorsi da quando la mappa era stata incisa all’interno del cryptex, i fiumi avevano cambiato corso, le città erano andate e venute e le chiese erano scomparse oppure erano state ristrutturate fino a diventare irriconoscibili.

    Remi però non si era arresa: aveva continuato a studiare, a fare verifiche e ad analizzare le planimetrie di ogni chiesa che potesse essere presente in quel secolo.

    Alla fine, la sua perseveranza era stata premiata.

    Aveva trovato la chiesa. Era localizzata nella campagna toscana, non lontano da Firenze. Il fiume scorreva ancora nella stessa zona, anche se il suo corso era stato leggermente deviato da una diga costruita da Mussolini alla fine degli anni Venti. La città esisteva ancora.

    La Chiesa di San Pantaleone di Nicomedia era stata costruita agli inizi del XIII secolo ed era dedicata al santo patrono dei medici. Convertitosi dal paganesimo al cristianesimo alla fine del III secolo, quando l’Impero Romano perseguitava ancora i cristiani, San Pantaleone lavorò come medico presso la corte dell’Imperatore Galerio Massimiano. Poco dopo aver professato la sua fede l’uomo perse quel lavoro e iniziò a fare miracoli di guarigione. Infine, fu martirizzato insieme a molti altri cristiani del luogo nell’anno 303.

    Ciò che la colpì di più di quella storia era la provenienza del martire. La Nicomedia faceva parte dell’Impero Romano e si trovava nell’attuale Turchia nordoccidentale. Attualmente quasi scomparsa, fu per breve tempo la capitale dell’Impero Romano d’Oriente, nonché il luogo di provenienza dei primi cristiani.

    Tra questi vi era anche un altro santo: Sant’Adriano.

    Nel loro ultimo caso, avevano catturato un monaco proveniente dal monastero di Sant’Adriano di Nicomedia vicino a Ravenna, nel nord Italia. Remi aveva scoperto che questo ordine di monaci si occupava di proteggere il segreto del cryptex. Avevano preso l’uomo mentre cercava di rubare il manufatto, azione che sarebbe stata di certo considerata un peccato se la persona a cui stava tentando di sottrarlo non fosse stata un serial killer.

    Al momento il cryptex era in possesso del Vaticano. Il monaco era stato rilasciato e Remi si chiedeva cosa ne fosse stato di lui e del suo antico ordine religioso.

    Si interrogava anche sul legame con la Nicomedia. Sant’ Adriano fu martirizzato soltanto tre anni dopo San Pantaleone, nella medesima città. Si conoscevano?

    Remi recuperò la posizione della chiesa su Google Maps e la esaminò per la centesima volta. Sì, doveva essere il posto giusto. La mappa all’interno del cryptex era tutt’altro che precisa, ma il fiume e le colline formavano lo stesso angolo e la posizione relativa della città e della chiesa era la stessa. Doveva essere la chiesa giusta.

    L’unica cosa che la faceva dubitare era il fatto di non disporre di una mappa accurata della chiesa del XIV secolo. La sola mappa pubblicata che riuscì a reperire era tratta da un libro dei primi anni del XX secolo e le sue ipotesi in merito allo stato della chiesa nei diversi secoli erano puramente speculative. Probabilmente gli scavi del 2007 avevano portato alla luce numerose informazioni, ma purtroppo il rapporto sullo scavo non era mai stato pubblicato, un’abitudine alquanto irritante diffusa tra gli archeologi. Per leggere il manoscritto avrebbe dovuto recarsi all’archivio di Firenze.

    Ed era proprio quello che intendeva fare. Una volta capito come chiedere e ottenere una settimana di ferie, si sarebbe recata in Italia e avrebbe rintracciato il manoscritto. Aveva richiesto molti giorni liberi per seguire il caso dell’FBI e non era nella posizione migliore per chiedere altre ferie.

    Tuttavia, doveva trovare un modo. Quel lavoro era il più importante della sua vita. Dopo aver letto quanti più dettagli possibili sulla chiesa e sulla sua costruzione, ed essersi guadagnata la libertà di allontanarsi dall’università per una settimana, sarebbe andata sul posto e avrebbe finalmente scoperto cosa c’era in corrispondenza di quella X.

    Ammesso, ovviamente, che vi fosse realmente qualcosa. Come molti edifici antichi, anche quella chiesa era stata ampliata e restaurata più volte nel corso

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